Kofun

Dizionario di Storia (2010)

Kofun


(o Yamato) Periodo della storia giapponese (300-700 d.C. ca.) in cui aristocrazie sviluppatesi all’interno dei piccoli gruppi di risicoltori del periodo Yayoi diedero vita a diverse entità regionali protostatali. I limiti cronologici sono basati per l’inizio sul rinvenimento di specchi di bronzo cinesi della metà del 3° secolo. Dopo la diffusione della risicoltura (tardo Jomon-prime fasi Yayoi) dal medio Yayoi al medio K. si sviluppò il sottosistema culturale delle élite e di gerarchie territoriali; in seguito, fra tardo K. ed età storica arcaica, si affermarono strutture amministrative e complessi sistemi di produzione e scambio non più limitati ai beni di status. Risicoltura, villaggi fortificati ed elementi di diseguaglianza sociale nel Kyushu nordoccid. avrebbero portato alla nascita dello Stato «giapponese». Il nome del periodo deriva dalle antiche «tombe a tumulo» (kofun), caratteristiche particolarmente della regione del Kinai (Kyoto, Nara e Osaka): grandi tumuli sepolcrali, colline artificiali spesso circondate da un fossato, il cui profilo è a «toppa di serratura» e che la tradizione ritiene le sepolture dei più antichi sovrani di Yamato, il primo Stato giapponese (da cui l’altro nome dell’era). I kofun nacquero dallo sviluppo di elementi endogeni (modi di seppellimento delle élite del tardo Yayoi) e di origine continentale, legati alla formazione e alla ascesa politica di aristocrazie cavalleresche, che si verificò più o meno contemporaneamente (3°-7° sec.) dal Giappone all’Asia centrale e oltre, lungo la fascia delle steppe; durante il periodo K., con l’affermarsi di alleanze politiche interregionali, i diversi tipi regionali si unificarono in un unico stile (sempokoen) tra la fine del 4° e l’inizio del 5° sec.; ornamentazioni simboliche erano distribuite sulla sommità, lungo il perimetro e ai piedi del tumulo. Dalla metà ca. del 5° sec. dai tumuli del Kyushu settentr. iniziò la diffusione di camere sepolcrali con lungo corridoio che conduce a una o più camere funerarie da utilizzare più volte; il profilo del tumulo diventò «a zucca» e comparvero nuovi tipi di ornamenti di bronzo dorato, monili di conchiglia, finimenti per cavallo di bronzo e ferro, spade di ferro fuso, spesso con iscrizioni, un nuovo tipo di ceramica di colore grigio metallico (Sueki, ceramica Sue), gran parte della quale importata dalla Corea, e un nuovo tipo di sarcofago di pietra; tutti elementi, questi, prova di una fitta rete di scambi con il continente e di una volontà dell’aristocrazia giapponese di emulare i raffinati modelli artistici e civili di Cina e Corea. Tale emulazione avrebbe portato al fiorire di quell’originale cultura, pur profondamente sinizzata, dei periodi Nara e Heian. L’affermarsi di uno strato intermedio tra l’aristocrazia dei grandi tumuli e la gente comune dei villaggi agricoli è testimoniato dai molti gruppi di piccoli tumuli funerari presso i maggiori centri economici e politici dell’epoca. L’era K. terminò alla metà del 7° sec. (o nel 712 d.C., anno della compilazione della più antica cronaca scritta giapponese, in caratteri cinesi, il Kojiki, Cronaca degli antichi fatti), quando un editto dell’imperatore Kotoku (➔ Taika, riforma) mise fine agli antichi usi funebri e impose rigide norme suntuarie sulle dimensioni e sulla ricchezza delle sepolture in base ai sei strati in cui la società giapponese era divisa; e quando si diffusero tra l’aristocrazia giapponese il buddhismo (entrato in Giappone nel 552 secondo il Nihonshoki) e la scrittura.

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