KIRGHIZISTAN

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2007)

Kirghizistan

Albertina Migliaccio e Paola Salvatori
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Geografia umana ed economica

di Albertina Migliaccio

Stato dell'Asia centrale. Al censimento del 1999 la popolazione risultava di 4.822.938 ab. (saliti a 5.264.000 secondo una stima del 2005). Il lieve ma costante incremento de-mografico rappresenta una diretta conseguenza dell'abbassamento della mortalità in presenza di una natalità ancora relativamente alta. La lenta crescita del reddito pro capite e la sua ineguale distribuzione tra le diverse classi sociali e i diversi comparti territoriali (oltre il 40% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà) alimentano consistenti flussi migratori verso il Kazakistan e la Russia (nel 2005 si stima che sia emigrato il 2,4‰ della popolazione).

L'economia del Paese, nonostante andamenti contrastanti, presenta favorevoli prospettive di crescita, ma lo sviluppo è in parte frenato da un'azione di governo non sempre tempestiva, soprattutto per quanto concerne la ristrutturazione del comparto industriale, la privatizzazione delle terre nonché l'apertura dell'economia agli investimenti provenienti dall'estero. Altro elemento di vulnerabilità economica è rappresentato dalla posizione geografica: ben chiuso tra Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan e Cina, il K. deve sottostare agli alti pedaggi che i Paesi confinanti applicano alle merci in transito, con conseguenti effetti negativi sulle esportazioni kirghize. I tassi di crescita sono, comunque, piuttosto elevati: negli anni 2003-2005 hanno sempre superato il 5%.

L'economia è ben sostenuta dalle cospicue risorse minerarie, dalla produzione aurifera della miniera di Kumtor, a cui presto si aggiungeranno altri punti di estrazione, al petrolio del Fergana e ancora al carbone e al mercurio. Significativa la produzione di energia idroelettrica.

L'agricoltura, nonostante presenti un carattere prevalentemente di sussistenza e una marcata arretratezza strutturale mantiene un peso economico molto elevato, occupando quasi la metà della popolazione attiva e contribuendo in larga misura al soddisfacimento dei consumi interni. Sempre cospicuo è il ruolo svolto dalla zootecnica (ovini). L'industria si concentra in pochi distretti e sconta un certo ritardo tecnologico. Metalmeccanica e chimica, destinate in prevalenza ad alimentare i mercati locali, rappresentano i settori di punta.

Particolarmente dinamico il comparto dei servizi, il cui livello occupazionale ha fatto segnare elevati tassi di crescita e che è sostenuto da una vigorosa domanda interna.

Molto limitato è l'afflusso di capitali esteri, dal momento che il Paese è tuttora classificato ad alto rischio, ma anche a causa del basso livello di apertura ai mercati internazionali. È ancora largamente diffusa la presenza dell'economia sommersa, che, oltre a sfuggire completamente al controllo da parte delle autorità locali, trae sostanziosi profitti dal traffico internazionale della droga. Il saldo commerciale del Paese risulta negativo.

Storia

di Paola Salvatori

Alle soglie del Duemila il K. non aveva ancora risolto i gravi problemi di natura economica e sociale che minavano la sua stabilità interna. Caratteristica peculiare del Paese rimaneva la netta contrapposizione tra le regioni del Nord, più sviluppate ed europeizzate, e quelle del Sud, estremamente povere e islamizzate; a questa si sovrapponevano le divisioni tribali e di clan, ramificate su tutto il territorio, il quale continuava così a presentarsi, anche per la sua natura montagnosa e per la mancanza di vie di comunicazione sviluppate, estremamente disarticolato. Il potere centrale gestito dal presidente della Repubblica A. Akaev (rieletto nel 2000), divenuto con gli anni sempre più personalistico, continuava a basarsi su una burocrazia inefficiente e corrotta, che lasciava di fatto ampi margini di manovra ai vari potentati locali e dimostrava scarsa capacità di intervento sulle singole realtà amministrative.

Nel corso del 2001 le forze di opposizione, di ispirazione comunista e nazionalista, videro restringersi sempre più gli spazi di manovra loro concessi, e vennero spesso colpite da arresti indiscriminati e dalle violenze delle forze dell'ordine, chiamate a reprimere qualunque manifestazione di dissenso. La situazione divenne critica durante il 2002, in seguito all'arresto ingiustificato di un esponente di spicco dell'opposizione, A. Beknazarov, e al successivo intervento armato delle forze di polizia contro i dimostranti che si erano radunati nella regione meridionale di Aksy per rivendicare la sua liberazione; inter-vento costato la vita a 5 persone (marzo). Il rifiuto del governo di assumersi la responsabilità di quelle morti portò nelle piazze molte altre migliaia di manifestanti, con la richiesta della liberazione dei prigionieri politici, delle dimissioni del presidente e dell'arresto dei responsabili dell'eccidio.

Le dimissioni del governo (maggio) e l'amnistia approvata dal Parlamento (giugno) per tutti coloro che erano stati arrestati nel corso dei tumulti, compresi Beknazarov e i poliziotti accusati di omicidio, non riuscirono a sedare la protesta, che continuò con intensità nei mesi successivi, soprattutto nel Sud del Paese, e venne solo parzialmente indebolita dalla proibizione, imposta dall'esecutivo in settembre, di manifestazioni e di scioperi. Nel corso del febbraio 2003 un referendum costituzionale approvò la trasformazione del Parlamento da bicamerale a unicamerale e prorogò di due anni il mandato di Akaev, che sarebbe così rimasto in carica fino al dicembre 2005, anno in cui erano previste anche le elezioni legislative. Svoltesi nel febbraio 2005, le consultazioni sancirono una nuova vittoria delle forze filogovernative, che non venne però riconosciuta dai partiti di opposizione, i quali, denunciando brogli e intimidazioni, tornarono a mobilitare la piazza massicciamente.

Un crescendo di scioperi e manifestazioni, che dal Sud si estese alla capitale, nel marzo 2005 impose pacificamente ad Akaev di abbandonare il K., costringendolo a riparare in Russia, da dove in aprile diede le proprie dimissioni formali. Il potere venne assunto ad interim da K. Bakiev (già primo ministro dal 2000 al 2002), che, forte dell'appoggio delle regioni meridionali e stretto un accordo politico con F. Kulov, espressione degli interessi delle regioni del Nord, in luglio venne eletto presidente con l'89,5% dei voti. Kulov venne nominato a sua volta primo ministro (settembre). Nei primi mesi del 2006 la stabilità interna rimase comunque fragile.

In politica estera il K. cercò di mantenere in questi anni una posizione di equilibrio nei rapporti tra i Paesi occidentali e la Russia, facendo a entrambi importanti concessioni militari: dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 permise alle forze della coalizione antiterroristica guidata dagli Stati Uniti di utilizzare la base militare di Manas; nel settembre 2003 consentì alla costruzione a Kant di una base aerea russa. Nel maggio 2002 venne inoltre ratificato un contestato accordo con la Cina sulla linea di confine, che prevedeva la cessione a Pechino di alcuni territori.

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