KERMA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1995)

KERMA

F. Tiradritti

Località situata sulla riva orientale del Nilo a S della terza cateratta; a partire dalla seconda metà del III millennio a.C. fu il centro propulsore di una cultura con caratteri piuttosto originali. Risalgono a questo periodo, meglio conosciuto come Kerma Antico, le sepolture a fossa con sovrastrutture formate da ciottoli disposti in cerchi concentrici. Alcuni vasi, conficcati nel terreno con il bordo rivolto verso il basso, testimoniano l'usanza di consumare un pasto in prossimità della tomba durante il funerale. Una prima evoluzione nelle sepolture condusse alla trasformazione delle sovrastrutture in tumuli di terra dal diametro variabile dai 5 ai 10 m; alcuni bucranî venivano disposti lungo il lato meridionale della tomba.

Tra gli oggetti del corredo funerario, le giare importate dall'Egitto, l'avorio proveniente dall'Africa equatoriale e la madreperla del Mar Rosso attestano il ruolo preminente detenuto da K. nel commercio. Le tracce più antiche di un insediamento sono di poco posteriori. Le case erano in mattoni crudi ad ambiente unico. L'intero abitato era racchiuso all'interno di un muro di cinta pressoché circolare.

Oggetti egiziani, talvolta con iscrizioni in geroglifico, cominciano a divenire più frequenti nella fase iniziale del Kerma Medio. Degna di nota è la scoperta di un sarcofago in legno, dipinto secondo lo stile del Primo Periodo Intermedio egiziano (c.a 2200-2050 a.C.), all'interno del quale il defunto era coricato su un fianco, in posizione rannicchiata, secondo le usanze funerarie locali. La raffinatezza degli oggetti dei corredi funerari rivela l'alto grado di maestria raggiunto dagli artigiani di K. in questo periodo. Accanto al caratteristico vasellame «a bordo nero» sono da ricordare i vasi zoomorfi e le miniature di armi in bronzo.

Il momento di massima espansione si ha durante la fase del Kerma Classico, corrispondente al Secondo Periodo Intermedio egiziano (c.a 1780-1570 a.C.). Le tombe a tumulo dei governanti, menzionati nei testi geroglifici con il titolo di «Grande di Kush», raggiungono un diametro che sfiora talvolta i cento metri. Al centro di un corridoio, che tagliava diametralmente l'imponente monticolo di terra, si trovava la camera sepolcrale. Il defunto, riccamente vestito, era disteso in posizione rannicchiata su un letto di legno intarsiato in oro e avorio; il ricchissimo corredo funerario era costituito in prevalenza da armi e gioielli. Nei corridoi delle tombe giacevano in pose scomposte i cadaveri di decine di persone, alcune abbigliate in modo sfarzoso: è probabile che l'intera famiglia, la corte e tutta la servitù seguisse il «Grande» nella morte. Tracce di questa usanza funeraria sono rilevabili già nelle tombe del Kerma Antico, dove non è raro trovare, accanto al defunto, i corpi di uno o due individui sacrificati.

Nel corso del Kerma Classico l'abitato conosce un momento di rapida espansione e si trasforma in una vera e propria metropoli dotata di un sistema di difesa molto elaborato, indice dell'esistenza di conflitti con le popolazioni circostanti. Anche un edificio in mattoni crudi che sorgeva al centro dell'insediamento era stato interpretato in origine come una fortezza. L'imponente struttura, le cui vestigia raggiungono ancora oggi un'altezza di c.a 20 m, è nota con il nome di deffufa (termine che in dialetto nubiano definisce un'opera muraria di una certa altezza) occidentale per differenziarla da un edificio simile situato nella necropoli. A quest'ultimo, proprio per la sua posizione all'interno di un contesto funerario, era già stata da tempo attribuita una funzione cultuale. Recenti ricerche hanno dimostrato che tale interpretazione può dimostrarsi valida anche per la deffufa occidentale. Delle prime fasi di vita dell'edificio, databili al Kerma Antico, sopravvive qualche troncone di muro orientato su un asse N-S. Il successivo rimaneggiamento della costruzione è caratterizzato da un forte ispessimento delle mura e dalla comparsa sul lato settentrionale di un'abside piena, leggermente campaniforme. La deffufa occidentale fu ancora ampliata ed elevata, fino a divenire un edificio di ragguardevoli proporzioni il cui spazio interno risultava estremamente limitato e soffocato nell'enorme massa di mattoni crudi. Un'entrata monumentale sul lato occidentale ne consentiva l'accesso. Due rampe di scale successive conducevano in una stanza; una nicchia nella parete settentrionale immetteva in uno stretto corridoio cieco che raggiungeva il centro della struttura. Accanto alla nicchia si trovava una base in quarzite invetriata, forse il piedistallo per una statua o un altare per sacrifici; una seconda base in mattoni crudi era addossata all'angolo SE della stanza. Una scalinata in fondo alla stanza portava alla terrazza soprastante dove sono stati ritrovati i resti di una piccola struttura. La deffufa occidentale fu ampliata un'ultima volta sul lato orientale, poco prima che K. venisse distrutta dagli eserciti egiziani di Thutmosis I e II.

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