KAYSERI

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1996)

KAYSERI

T.A. Sinclair

(gr. Καισάϱεια; lat. Caesarea; arabo Qayṣariyya)

Città della Turchia, situata nella parte orientale dell'altopiano anatolico in prossimità del massiccio vulcanico dell'Erciyes Dağ (l'antico monte Argaeus).Nei pressi di K. scorre il Kızıl Irmak, uno dei più grandi fiumi dell'Asia Minore, che garantisce una costante irrigazione a questa zona, già di per sé fertile; le sorgenti dell'Erciyes Dağ consentono inoltre lo sfruttamento agricolo anche delle prime pendici del massiccio.La città ricoprì sempre un importante ruolo politico e commerciale, perché posta nel punto di intersezione di due grandi vie del commercio internazionale: la prima che, partendo dai Balcani e da Costantinopoli, attraversava direttamente l'altopiano anatolico e si dirigeva dopo K. verso la Cilicia e la Siria oppure verso Malatya (Melitene) e la Mesopotamia settentrionale; la seconda che aveva inizio da Sivas (Sebasteia) e da Erzerum - ove si ricollegava ai percorsi provenienti dall'Iran e dall'Asia centrale -, passava per K. per proseguire verso Konya (Iconium) e Antalya (Attaleia) o verso i porti dell'Egeo; quest'ultimo percorso venne utilizzato con particolare frequenza durante il 13° secolo.Il sito della città di epoca classica si estendeva intorno a una piccola altura posta a km. 2 ca. a S del centro di K.; lo spostamento del nucleo insediativo potrebbe risalire agli inizi del sec. 4° ed essere stato originato dalla costruzione di alcuni monasteri, ispirata da Basilio il Grande (ca. 330-379). Esso appare comunque già definitivamente compiuto nella prima metà del sec. 6°, allorché le mura della città bizantina vennero edificate o restaurate da Giustiniano. In questa fase la cerchia descriveva un esagono allungato che si estendeva da E a O; a ridosso delle mura settentrionali, e precisamente contro l'angolo nordorientale, si ergeva una piccola cittadella di forma trapezoidale, in parte conservata, sia pur con rimaneggiamenti del 13° e del 15° secolo.Dopo un tentativo selgiuqide di entrare in possesso della città nel sec. 11°, K. fu annessa al principato danishmendide, che al suo apogeo, all'inizio del sec. 12°, si estendeva da Niksar e Sivas, a E, fino ad Ankara, a O, e che per potenza e sviluppo territoriale equivaleva almeno allo stato selgiuqide. È molto probabile che siano stati i Danishmendidi a costruire la Grande moschea della città, un edificio semplice a pianta rettangolare con asse principale N-S. Le sette arcate parallele, che sostengono una copertura piana, sono interrotte solo dalla cupola antistante il miḥrāb; in origine la campata al centro della sala di preghiera era aperta, ma in epoca relativamente recente fu coperta da una cupola.Molto probabilmente si deve all'opera di un esponente della dinastia danishmendide anche la Güllük Cami: l'edificio è simile nell'impianto generale alla Grande moschea, ma è più piccolo e di pianta quadrata anziché rettangolare; alla metà o alla fine del sec. 13° il miḥrāb venne sostituito da una raffinata decorazione a piastrelle in maiolica di colore blu-verde e violetto su fondo bianco.K. fu conquistata dai Selgiuqidi nel 1168, qualche anno prima della definitiva annessione dell'intero territorio danishmendide di Sivas (1174), e fino al sec. 13° fu la seconda città del nuovo sultanato dopo Konya. Ai sultani di questa dinastia si deve un'estesa opera di restauro e ricostruzione delle mura della città e della cittadella: Keykavus I (1210-1219) edificò la Yoğun Burç, una grande torre dalla sommità arrotondata, nell'angolo sudorientale della cinta urbica, e probabilmente ricostruì diversi tratti delle mura meridionali con l'impiego di torri triangolari; Alaeddin Keykubad I (1219-1237) fece avanzare la linea delle mura settentrionali in modo tale che il muro corrispondente della cittadella venisse a trovarsi all'interno del perimetro della cinta urbana invece di integrarsi in essa. Sembra che lo stesso sultano abbia provveduto anche a una ristrutturazione della cittadella, come testimonierebbero alcuni elementi reimpiegati nell'impianto attuale, frutto del restauro avvenuto all'epoca del secondo regno di Maometto II (1451-1481).Nel 1205 fu portato a termine un complesso costituito da due edifici affiancati, un ospedale e una madrasa nella quale veniva insegnata la medicina; la sua costruzione era stata stabilita nel testamento di Gevher Nesibe Hatun, figlia del precedente sultano Kiliç Arslan II (1156-1192). I due edifici, oggi parzialmente in rovina, sono sostanzialmente identici in pianta, disposti intorno a una corte aperta, circondata da un portico con un īvān al centro di ciascun lato.Alla fine degli anni trenta del sec. 13° venne ultimato un altro importante complesso architettonico, costituito dalla Huand Hatun Cami e dalla madrasa annessa. La moschea, portata a termine per prima (1237), è una grande sala di preghiera rettangolare con asse N-S: accanto alla cupola, di fronte al miḥrāb che si apre sul muro meridionale, venne in origine lasciata aperta una campata quadrata, coperta solo nel 1729 da una cupola. Nell'oscuro e solenne interno, pesanti arcate corrono lungo entrambi gli assi a sostenere le volte; nell'angolo nordoccidentale, l'arcata più settentrionale si interrompe per consentire l'inserimento di una türbe (mausoleo), ove è sepolta Mahperi Huand Hatun, moglie di Alaeddin Keykubad I e madre di Keyhüsrev II (1237-1246), il sultano al potere nel periodo in cui venne ultimato il complesso; un breve corridoio mette in comunicazione la türbe con la madrasa. A differenza della moschea, essa è orientata in direzione E-O e le due costruzioni hanno solo un breve tratto di muro in comune; la madrasa aggetta ben oltre il limite occidentale della moschea. L'imponente edificio è disposto intorno a una grande corte circondata da un portico; il suo portale, posto sul lato occidentale, e l'arco dell'unico īvān recano ornamenti tipici dell'epoca.Nonostante le gravi distruzioni avvenute immediatamente dopo la sconfitta dei Selgiuqidi da parte dei Mongoli nel 1243, nei decenni centrali del sec. 13° K. continuò a prosperare. Il ricco visir Fakhr ad-Dīn ῾Alī, più noto come Ṣāḥib ῾Aṭa', al quale si devono anche alcune madrase di Konya, vi fece costruire una grande madrasa, nota come Sahibiye (1267), disposta intorno a un cortile con un grande īvān sul lato opposto all'entrata, mentre sui due lati lunghi vi sono īvān più piccoli; il portale è il solo elemento dell'edificio che rechi una fitta decorazione.A partire dal 1275 ca. i Selgiuqidi non avviarono più grandi imprese costruttive, ma alcuni committenti poterono cionondimeno finanziare la costruzione di kümbet - alte e libere türbe con camera sepolcrale sotterranea, per la cui presenza K. venne talvolta detta 'città delle türbe' - situate per lo più al di fuori dell'area urbana. Sette di tali edifici (alcuni risalenti al principio o alla metà del sec. 13°) sono tuttora ben conservati, mentre i resti di altri cinque erano visibili ancora negli anni Venti del Novecento: il più noto è il Döner Kümbet, generalmente attribuibile al 1275 ca., dotato di una ricca decorazione che comprende motivi geometrici e a palmetta, oltre a bassorilievi.Alcune kümbet vennero costruite alla metà del sec. 14°, quando ormai K. apparteneva alla dinastia degli Eretnidi - che fino al 1352 governarono quanto restava del regno selgiuqide, passato sotto il controllo dei Mongoli - e rappresentava, insieme a Sivas, la città più importante del principato. La kümbet più interessante del periodo si trova nella Köşkmedrese (1339), nella corte chiusa di un edificio che ricorda dall'esterno una piccola fortezza e che fu forse in origine un khānqāh o alloggio per dervisci.Tra la metà del sec. 14° e l'epoca della definitiva occupazione ottomana, alla fine del sec. 15°, non si ebbero fasi costruttive di rilievo: sembra possibile attribuire alla dinastia Dhulqadiride (1337-1522), che aveva il suo centro più a E, sui monti dell'Antitauro, l'edificazione della madrasa Hatuniye (1432), sebbene dal 1402 K. fosse per lo più in mano alla dinastia di Karaman.Il Türk ve İslam Eserleri Müz., ospitato nella Huand medrese, conserva ceramiche e vetri bizantini, nonché oggetti di epoca turco-medievale, tra cui alcune piastrelle.Non lontano da K., a ca. km. 45 sulla strada per Sivas, sorge il caravanserraglio costruito intorno al 1232 per opera di Alaeddin Keykubad I e noto come Sultan han; esso, insieme all'omonimo complesso posto sulla strada che collega Konya ad Aksaray, costituisce l'esempio più completo per l'epoca selgiuqide di questa tipologia architettonica (v. Caravanserraglio).

Bibl.: A. Gabriel, Monuments turcs d'Anatolie, I, Paris 1931; A. Kuran, Anadolu Medreseleri [Madrase anatoliche], Ankara 1969, pp. 65-77, 88-90; Ö. Bakırer, Anadolu Mihrapları [Miḥrāb anatolici], Ankara 1976, pp. 158-159, 164-167, 170-171, 187-188, 192-194; H. Karamağaralı, Kayseri'de Huand Camiinin restitüsyonu [Ricostruzione dello stato originario della Huand Cami a K.], Ilahiyat Fakültesi Dergisi 21, 1976, pp. 195-245; R. Jennings, s.v. Ḳayṣariyya, in Enc. Islam2, IV, 1978, pp. 876-879; The Art and Architecture of Turkey, a cura di E. Akurgal, Oxford e altrove 1980, pp. 83, 88, 91-94, 116, 133-134, 170, 202; O.C. Tuncer, Anadolu künbetleri. 1. Selçuklu dönemi [Mausolei dell'Anatolia. 1. Periodo selgiuqide], Ankara 1986, pp. 133-155, 159-172.T.A. Sinclair

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