Johnny Guitar

Enciclopedia del Cinema (2004)

Johnny Guitar

Franco La Polla

(USA 1953, 1954, colore, 110m); regia: Nicholas Ray; produzione: Herbert J. Yates per Republic; soggetto: dall'omonimo romanzo di Roy Chanslor; sceneggiatura: Philip Yordan; fotografia: Harry Stradling; montaggio: Richard L. Van Enger; scenografia: James Sullivan; costumi: Sheila O'Brien; musica: Victor Young.

Vienna gestisce un saloon appena fuori da una cittadina del West e ha venduto parte del terreno circostante alla ferrovia che dovrà passare di là: cosa che non piace agli allevatori locali, i quali temono un arrivo in massa di coloni. La donna è mal vista anche perché ha un rapporto sentimentale con Dancing Kid, un pistolero che vive nei pressi con la sua banda. Un giorno nel saloon arriva Johnny Logan, il grande amore della vita di Vienna, un altro famoso pistolero che sembra abbia rinunciato all'uso delle armi, si porta dietro solo la sua chitarra e si fa chiamare Johnny Guitar. I due si rivedono e subito la fiamma che li aveva uniti si ravviva. Vienna è particolarmente odiata da Emma, che ama inutilmente Dancing Kid e vuole vendicarsi di entrambi. Suo fratello è stato appena ucciso da alcuni banditi mentre era su una diligenza; Emma approfitta per accusare Dancing Kid del delitto e chiede a Vienna di tenerlo nascosto nel suo locale. Lo sceriffo intima a Vienna e all'uomo di lasciare la cittadina entro ventiquattro ore, ma Dancing Kid, che è estraneo all'accaduto ‒ anche se non è in grado fornire alcun alibi ‒ decide che se deve essere incolpato di qualcosa, allora sarà bene commettere un crimine per davvero, e quindi svaligia la banca, rifugiandosi poi in un covo segreto il cui accesso è introvabile perché nascosto da una cascata. Il membro più giovane del gruppo di Kid, però, resta ferito nella fuga e cerca riparo presso Vienna, che sta per chiudere il saloon. Gli inseguitori giungono anch'essi nel locale, vi trovano il ragazzo e, aizzati da Emma, riescono a farlo testimoniare contro Vienna. Condannata all'impiccagione, la donna fugge grazie all'aiuto di Johnny, col quale raggiunge la banda di Kid. Gli inseguitori, dopo avere incendiato il saloon, sono sulle loro tracce e, scovato il nascondiglio, affrontano i fuggitivi. Johnny, che ha ripreso in mano le armi, salva la vita a Kid, ma questi è ucciso da Emma, a sua volta eliminata da Vienna. Davanti a tanto sangue gli stessi allevatori decidono di ritirarsi e Vienna può andarsene insieme a Johnny.

Pellicola ormai entrata nel mito, soprattutto grazie alla lettura datane da Truffaut sui "Cahiers du cinéma" anni Cinquanta, Johnny Guitar si presenta come un western, ma di quel genere ha soltanto l'ambientazione, la scenografia (il saloon, i cavalli, le pistole). In realtà il film è quanto di più vicino a un'opera lirica il cinema americano abbia dato. Giudicati infatti col normale metro del realismo, i suoi personaggi sono tutti di dimensioni più grandi della vita, i loro discorsi e i loro gesti vibrano di una retorica che non è semplice iterazione di cliché, ma forma sovracuta di comunicazione. In breve, la qualità drammatica del film si riassume da un lato nel passato che incombe sui protagonisti e dall'altro nel presente che ne minaccia ogni disegno e desiderio. Tutto ciò che li contrasta non è semplicemente antagonistico, ma appare come una forza del fato, come un ostacolo irriducibile e testardo che ne mina la stessa sopravvivenza ("Abbiamo molto vissuto", dice Vienna verso la fine, "ora il problema è vivere ancora un poco": parole che sembrano quasi una battuta di spirito e che invece rappresentano perfettamente e letteralmente il problema che i protagonisti hanno di fronte).

Strutturato come una tragedia di fattura classica, Johnny Guitar vive però di una forte eredità romantica: ossessionati dal proprio passato, i due protagonisti vi sono tuttavia rimasti abbarbicati come all'unico momento di innocenza e verità della loro vita. Ambedue onesti, anche se imperfetti, essi incarnano la vera tragedia del sentimento: quella di due anime esemplari che tuttavia non sono riuscite ad intendersi e che hanno qualcosa da rimproverarsi a vicenda. Il mondo attorno a loro è infido, interessato, calcolatore, addirittura folle (Emma), e proprio per questo il loro contrasto non può non vacillare lasciando spazio a una nuova intesa. Quando Vienna presenta finalmente a Dancing Kid il suo uomo come Johnny Logan, il celebre pistolero, la voce e il volto sono quelli di una donna fiera di averlo ritrovato. E la stupenda scena del dialogo fra i due nella notte ("Dimmi che il tempo non è passato…") non può che anticipare il recupero di un amore troppo forte per essere solo un ricordo.

Nicholas Ray ha fatto miracoli con l'esiguo budget Republic (una classica casa di serie B). Non potendo contare su valori produttivi imponenti, ha costruito la struttura simbolica del dramma attraverso i colori (il bianco di Vienna, il nero di Emma, il rosso delle scene di distruzione, ecc.) e la scenografia naturale (come ricorda Stefano Masi, lo sperone di montagna incombente sull'edificio del saloon "conferisce un senso di precarietà all'esistenza dei personaggi che vi agiscono"), e ha affidato al movimento frammentato (la ridda dei cavalli attorno al saloon in fiamme che ritorna a inframmezzare l'azione) il potenziale di violenza che con maggior disponibilità di denaro sarebbe riuscito a mettere in scena in modo ben più spettacolare.

D'altra parte, forse non si tratta soltanto di economia: Ray non sembra curare molto la verosimiglianza nei suoi film. Qui, per esempio, la cascata non cela, come ci si aspetterebbe, un covo buio, umido, stretto, ma addirittura un'intera vallata solatia. Allo stesso modo, i personaggi recitano come fossero su un palcoscenico: i loro gesti sono eccessivi, i loro volti esprimono le sensazioni del caso in modo così esagitato da far pensare a un pubblico distante che altrimenti non le percepirebbe. In questo senso, Johnny Guitar è un vero e proprio distillato del cinema di Ray, che come si diceva raggiunge qui una stilizzazione da opera lirica. Nicholas Ray è regista di potenti sensazioni, pronto a tutto ‒ anche all'imperfezione ‒ pur di dare corpo ai propri fantasmi personali e sociali (non va dimenticato che l'ingiusta persecuzione di Vienna rimanda facilmente alla contestuale esperienza maccartista).

Interpreti e personaggi: Joan Crawford (Vienna), Sterling Hayden (Johnny 'Guitar' Logan), Scott Brady (Dancing Kid), Mercedes MacCambridge (Emma Small), Ben Cooper (Turkey Ralston), Ernest Borgnine (Bart Lonergan), Royal Dano (Corey), Ward Bond (John McIvers), Frank Ferguson (sceriffo), John Carradine (Tom), Paul Fix (Eddie), Rhys Williams (Mr. Andrews), Ian MacDonald (Pete), Will Wright (Ned), John Maxwell (Jake), Robert Osterloh (Sam), Frank Marlowe (Frank), Trevor Bardette (Jenks).

Bibliografia

Brog, Johnny Guitar, in "Variety", May 5, 1954.

F. Truffaut, L'admirable certitude, in "Cahiers du cinéma", n. 46, avril 1955.

J.-L. Godard, Nicholas Ray, in "Image et son", n. 94, juillet 1956.

F. Truchaud, Nicholas Ray, Paris 1965.

J.F. Kriedl, Nicholas Ray, Boston 1977.

G. Callegari, Nick Ray, lampi sul western, in Western metropolitano ovvero nelle vene dell'America, a cura di M. Alutto, Alessandria 1982, poi in "Cineforum", n. 378, ottobre 1998.

S. Masi, Nicholas Ray, Firenze 1983.

P. Giuliani, Nicholas Ray, Paris 1987.

P. Robertson, Camping under Western Stars: Joan Crawford in 'Johnny Guitar', in "Journal of film and video", n. 1-3, Spring-Fall 1995.

N. Voisin, 'Johnny Guitar', voyage au centre de la terre, in "Positif", n. 435, mai 1997.

Sceneggiatura: in "L'avant-scène du cinéma", n. 145, mars 1974.

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