CARRADINE, John

Enciclopedia del Cinema (2003)

Carradine, John (propr. Richmond Reed)

Valerio Caprara

Attore cinematografico statunitense, nato a New York il 5 febbraio 1906 e morto a Milano il 27 novembre 1988. Figura di riferimento del cinema horror e interprete di personaggi spesso negativi, con la sua aria sardonica e lo sguardo vagamente allucinato, attirò l'attenzione del pubblico e del regista John Ford che lo utilizzò soprattutto nei western, in parti di secondo piano ma sempre intensamente caratterizzate. Esordì nel 1925 a New Orleans come attore di teatro, carriera che portò avanti con successo fondando anche una compagnia nel 1943. Per molti anni il suo impegno a Hollywood fu occasionale e inizialmente adottò il nome d'arte John Peter Richmond, trasformato poi in John Carradine quando firmò un contratto per la 20th Century-Fox. Nel 1935 si fece notare in Les misérables (Il sergente di ferro) di Richard Boleslawski, trasposizione sullo schermo del capolavoro di V. Hugo, e già l'anno seguente Ford lo volle nei cast di The prisoner of Shark Island (Il prigioniero dell'isola degli squali) e di Mary of Scotland (Maria di Scozia). Il fisico magro, alto e nervoso, lo sguardo insinuante e tagliente piacquero subito al maestro, che lo destinò a memorabili figure di contorno come il baro professionista di Stagecoach (1939; Ombre rosse), uno dei passeggeri della diligenza del famoso western, o il grottesco predicatore Casey in Grapes of wrath (1940; Furore), che distoglie lo sguardo dal cielo per chiedersi la ragione dei mali di questo mondo ed è spinto verso la morte dalla sua tormentata sete di giustizia. C. riuscì a dare interpretazioni di grande qualità in progetti cinematografici di vario spessore. Le rappresentazioni del perfido assassino di The return of Frank James (1940; Il vendicatore di Jess il bandito), dell'equivoco Don Murdoch di Western union (1941; Fred il ribelle) o, ancora, della misteriosa spia nazista di Man hunt (1941; Duello mortale), che si integrano con naturalezza nell'estremo rigore e nel rinnovato pessimismo morale di Fritz Lang, furono alquanto efficaci. Tuttavia, non meno incisive furono quelle realizzate per film di minor firma, nei quali, peraltro, l'attore dovette reggere il confronto con veterani del calibro di Burgess Meredith, James Stewart, Edward G. Robinson, Tyrone Power e George Sanders, e di attrici come Gene Tierney. L'autorevolezza degli autori ha finito comunque con il tramandare una graduatoria, ma se Captains courageous (1937; Capitani coraggiosi) di Victor Fleming, Jesse James (1939; Jess il bandito) di Henry King, Blood and sand (1941; Sangue e arena) di Rouben Mamoulian, e gli stessi The hurricane (1937; Uragano) e Drums along the mohawk (1939; La più grande avventura) di Ford sono entrati con maggiore evidenza in un universo immaginativo consegnato alla memoria collettiva, pure il versatile C. non si concesse mai particolari forzature, né si smarrì in inutili svolazzi. Grazie all'inquietante carisma che lo rendeva perfetto nei ruoli di cattivo (mentre sin troppo stereotipo appare il suo Abramo Lincoln in Of human hearts, 1939, Cuori umani di Clarence Brown), C. fu fatalmente arruolato dal genere horror in Voodoo man (1944) di William Beaudine, raggiungendo subito la popolarità con gli sgangherati e divertenti caroselli mostruosi di House of Frankenstein (1944) e House of Dracula (1945; La casa degli orrori ‒ Al di là del mistero) di Erle C. Kenton, in cui interpretò il conte transilvano così efficacemente da essere considerato degno successore del mitico Bela Lugosi. Ciò nonostante continuò senza sosta a dare ottime prove in film di genere diverso, vario livello e costante successo come Fallen angel (1945; Un angelo è caduto) di Otto Preminger, Johnny Guitar (1954) di Nicholas Ray, The ten commandments (1956; I dieci comandamenti) di Cecil B. DeMille, Around the world in 80 days (1956; Il giro del mondo in ottanta giorni) di Michael Anderson, dove è un politicante yankee dell'Ottocento che conduce un'aggressiva campagna elettorale, The true story of Jesse James (1957; La vera storia di Jess il bandito) ancora di Ray, in cui è un pastore assai pittoresco nella bella sequenza del battesimo per immersione. Con il burattinaio omicida e pittore frustrato del geniale Bluebeard (1944) di Edgar G. Ulmer, C. dimostrò di sapersi adattare magistralmente ai chiaroscuri claustrofobici di un horror psicologico che sintetizza citazioni espressioniste e surrealiste, romantiche e decadenti ricorrendo quasi esclusivamente alle suggestioni del trompe-l'œil scenografico. Se qualcuno tra gli addetti ai lavori pensava ormai a C. come a un navigato istrione, votato alle facili variazioni del personaggio del mad doctor, lo scienziato pazzo, non fu così per l'anziano Ford che lo ingaggiò ancora, insieme a vecchie glorie come Basil Rathbone e Wallace Ford, per l'aggressiva e nostalgica biografia di un pittoresco sindaco irlandese, The last hurrah (1958; L'ultimo urrà) e, soprattutto, per i suoi ultimi due grandi western, The man who shot Liberty Valance (1962; L'uomo che uccise Liberty Valance) e Cheyenne autumn (1964; Il grande sentiero). Non si trattò di un epitaffio professionale, visto che il suo nome continuò a comparire nei credits di film a vario titolo interessanti come Boxcar Bertha (1972; America 1929: sterminateli senza pietà, il cui protagonista è il figlio David) di Martin Scorsese, The shootist (1976; Il pistolero) di Don Siegel, Peggy Sue got married (1986; Peggy Sue si è sposata) di Francis Ford Coppola, regalandosi per di più scintillanti vetrine autoironiche come Everything you always wanted to know about sex, but were afraid to ask (1972; Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere) di Woody Allen. Dei suoi cinque figli, David, Keith e Robert (nato nel 1954) hanno intrapreso la sua stessa carriera, i primi due, in particolare, con successo.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

CATEGORIE
TAG

Francis ford coppola

Burgess meredith

Rouben mamoulian

Michael anderson

Martin scorsese