STAMITZ, Johann Wenzel Anton

Enciclopedia Italiana (1936)

STAMITZ (Staimiz, Steinmetz, ecc.), Johann Wenzel Anton


Compositore, nato a Deutschbrod (Nĕmecký Brod, in Boemia), il 19 giugno 1717, morto a Mannheim probabilmente il 27 marzo 1757. Studiò sotto la guida del padre, Anton, maestro di cantoria a Deutschbrod. Iniziò la sua carriera come violinista, e in tale qualità prese parte alle feste per l'incoronazione dell'imperatore Carlo VII. Segnalatosi in quest'occasione, venne assunto da Carlo Teodoro (principe e poi elettore del Palatinato) come virtuoso di camera, e portato poco dopo (1745) alle più importanti attribuzioni di direttore dei concerti e della camera principesca. Egli poté così entrare nel pieno della vita sinfonica del tempo, sviluppando insieme le possibilità proprie e quelle dei complessi orchestrali per i quali e con i quali lavorava. In breve tempo, da tale ambiente cominciano a manifestarsi i segni d'una vera e importante scuola musicale; segni proprî tanto di uno stile, giovane e fervido, di composizione sinfonica, quanto d'uno stile, ad esso legato, di esecuzione d'insieme. Il merito di questo slancio è, per lo stile d'esecuzione, da attribuire soprattutto all'opera dello St., mentre per lo stile di composizione va notato che intorno a questo maestro lavoravano nello stesso indirizzo musicisti di valore, quali F. A. Richter e I. Holzbauer. Il numero delle composizioni dello St. è elevato, se si pensi che l'artista non visse che 40 anni.

Dello St. si noverano infatti 10 trii (per solisti o per gruppi orchestrali), 50 sinfonie, 12 concerti per violino, oltre a varie sonate per violino solo e per violino con il basso. I concerti per altri strumenti sono versioni di concerti violinistici.

Ma anche più elevato è il valore estetico e storico di queste musiche, per quanto negli studî più recenti - e specialmente in quelli di F. Torrefranca - molte delle stilistiche da H. Riemann vedute come innovazioni dello St. siano mostrate già evidenti nella prassi strumentale anteriore o coeva di musicisti lontani da Mannheim.

Nell'esame dell'opera dello St. ci troviamo anzitutto di fronte a un blocco considerevole di composizioni d'insieme, tendenti a una scrittura orchestrale più libera e varia di quella diffusa nelle partiture ancora fortemente polifoniche dell'epoca. Il discorso si fa più mosso, più aperto a mutevoli estri lirici, sia nelle sue linee struttive sia nel rilievo dinamico dei varî momenti. E tali sensi di estroso lirismo si manifestano - carattere additato dal Riemann tra le più importanti novità di questo stile - nel seno stesso della singola idea tematica, in cui si presenta di frequente un dualismo di moti affettivi. La composizione dello St. si avvia così verso quello stile liberamente dialogico che sarà poi illustrato dalla scuola cosiddetta classica (Haydn, Mozart, Beethoven), cui anche per altri caratteri può preludere: il tipo della "Sinfonia" acquista coerenza formale, distinguendosi dal Concerto, dalla Partita, dalla Suite, ecc. e accoglie il Minuetto, costituendosi in 4 tempi; lo strumentale, che intanto presenta già, in alcuni esempî, il clarinetto, avvia i fiati ad autonomia maggiore dell'usata, conferendo al quadro sonoro una singolare policromia. Caratteri, questi, che certo si sono riscontrati, come dianzi si avvertiva, anche in molte altre musiche del primo Settecento e, in parte, perfino nell'ultimo Seicento; cosicché il merito del nuovo orientamento dello stile d'insieme nel secolo XVIII è da alcuni (G. Adler) attribuito non allo St., ma a G. M. Monn o al Wagenseil; da altri (F. Torrefranca) a G. B. Sammartini, G. Platti, B. Galuppi e in genere alle correnti italiane del cosiddetto impressionismo ritmico e del drammatismo (v. mannheim: La scuola di Mannheim). Sta di fatto, però, che se non i primi punti di partenza, certo decisivi slanci trovò quel nuovo stile nell'opera dello St. non meno che in quella dei varî sinfonisti e sonatisti del tempo. E ancora oggi si desta, infatti, da molta musica dello St. un senso di giovinezza, sempre vivace e inebriata della natura, che sembra annunziare - come scrive H. J. Moser - gli spiriti dello Sturm und Drang.

Molte composizioni dello St. sono oggi nuovamente edite a cura di H. Riemann nei Denkmäler d. Tonkunst in Bayern, III, VII, XV, XVI.

Bibl.: Tranne un saggio di H. Riemann: S.s Melodik, mancano studî speciali sullo St., la cui figura è invece illustrata in tutte le pubblicazioni relative agl'inizî e agli sviluppi dello stile sinfonico.