Echenoz, Jean

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Scrittore francese (n. Orange, Vaucluse, 1947). Consapevole delle ricerche formali condotte nell'ambito del nouveau roman, E. gioca sapientemente con i generi letterari e le tecniche retoriche, raccogliendo l'eredità di illustri predecessori quali R. Queneau e G. Perec. Attraverso la sperimentazione di linguaggi e strutture narrative, egli rivela gli stereotipi e le idiosincrasie che popolano l'immaginario della cultura contemporanea. Molto apprezzato dalla critica, ha vinto nel 1999 il premio Goncourt con Je m'en vais .

Opere

I suoi primi romanzi sono costruiti come parodia e manipolazione di diversi generi letterari: il noir nell'opera di esordio, Le Méridien de Greenwich (1979), che passò quasi inosservata; il racconto poliziesco in Cherokee (1983; trad.it. 1988), con cui si è affermato a livello di critica e di pubblico; il romanzo d'avventura di ambientazione esotica in L'équipée malaise (1986; trad. it. 1989); la storia di spionaggio in Lac (1989). Se da una parte i suoi romanzi presentano gli ingredienti consueti dei generi di consumo, da cui traggono ispirazione, dall'altra sfuggono a una lettura ingenua, sollecitando costantemente il lettore a non farsi prendere nella rete delle illusioni del racconto realistico, con l'esibizione di tutti gli artifici retorici e linguistici sui quali si struttura la narrazione. Dopo il racconto breve L'occupation des sols (1988; trad. it. 2017), uno dei testi più rappresentativi della poetica di E., e il romanzo Nous trois (1992; trad. it. 1994), peraltro non privo di allusioni alla fantascienza, si conclude la sperimentazione esplicita sui generi e assume maggiore rilievo la presenza del linguaggio dei media. È quindi il mondo della televisione a essere scandagliato nel romanzo Les grandes blondes (1995; trad. it. 2004): alla spietata rappresentazione degli ambienti patinati in cui si muovono i personaggi e all'esattezza delle descrizioni della periferia francese, come pure dei paesi esotici, si mescolano stranianti intrusioni del fantastico. Su questa linea, che coniuga il virtuosismo linguistico con una più acuta sensibilità sociologica, si collocano anche i successivi Un an (1997; trad. it. 1998) e Je m'en vais (1999; trad. it. 2000; premio Goncourt). Ha scritto in seguito: Jérôme Lindon (2001; trad. it. Il mio editore, 2008); Au piano (2002; trad. it. 2008); Ravel (2005; trad. it. 2007); Courir (2008; trad. it. 2009); Des éclairs (2010; trad. it. 2012); 14 (2012: trad. it. 2014); Caprice de la reine (2014); Envoyée spéciale (2016; trad. it. 2018).

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