Gerson, Jean de

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Teologo e filosofo (Gerson, Champagne, 1363 - Lione 1429). Studente a Parigi, discepolo di Pietro di Ailly, subì la profonda influenza del movimento occamista del quale condivise le tesi fondamentali. Cancelliere dell'università (1395), partecipò attivamente a tutte le contese che nel campo politico e religioso divisero la Francia in quegli anni. Fu dapprima protetto dal duca Filippo di Borgogna; poi, essendosi opposto al rifiuto di obbedienza da parte della Francia all'antipapa Benedetto XIII, fu da questo nominato curato di Saint-Jean-en-Grève, a Parigi (1403). Si adoperò per riportare la pace, sia nella Francia, sostenendo l'autorità del re contro le forze feudali in lotta, sia nella Chiesa, sostenendo (1407-08), di fronte all'inconciliabilità tra l'antipapa e il pontefice romano, la superiorità del concilio ecumenico. Per questo egli si oppose, contro il duca d'Orléans, alla costituzione di una Chiesa gallicana contro quella romana; tuttavia, dopo l'uccisione del duca d'Orléans, con pari energia si adoperò per la condanna del Borgognone, soprattutto al Concilio di Costanza, dove era stato mandato dall'università di Parigi e dove la sua autorità ebbe gran peso nelle decisioni più gravi. Ma tale fu l'inimicizia determinata da questo suo atteggiamento, che egli, non potendo ritornare in Francia, si recò in Austria, dove scrisse il De consolatione theologiae (1418), e donde solo nel 1419 tornava in Francia. L'attribuzione a G. dell'Imitazione di Cristo è oggi respinta. Delle sue opere la più importante è il De mystica theologia (1408), in cui rifluiscono motivi della tradizione agostiniana e bonaventuriana e soprattutto del neoplatonismo dello Pseudo-Dionigi. Nel De unitate ecclesiae (1409) e nel De auferibilitate papae ab ecclesia (1409) sostiene teorie conciliariste.

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