SANTELLI, Italo e Giorgio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 90 (2017)

SANTELLI, Italo e Giorgio

Fabrizio Orsini

SANTELLI, Italo e Giorgio. – Italo Santelli nacque a Carrodano (La Spezia) il 15 agosto 1866.

Arruolatosi nell’esercito, nel settembre del 1887 si iscrisse alla Scuola magistrale militare di scherma di Roma, il cui direttore era il napoletano Masaniello Parise, che era coadiuvato dai maestri Salvatore Pecoraro e Carlo Pessina (ex allievi della Scuola magistrale di scherma di Milano, diretta da Giuseppe Radaelli, l’innovatore dell’arte della sciabola). Diplomatosi istruttore di scherma nel luglio del 1889, Santelli venne destinato a tale incarico presso il 2° reggimento granatieri (Brigata granatieri di Sardegna), di stanza a Firenze.

Risiedette in quella città fino alla sua prima uscita internazionale, avvenuta alla fine del maggio 1892 a Londra, quando – assieme ad Agesilao Greco, Vincenzo Drosi e Angelo Torricelli – partecipò a una manifestazione, durata una decina di giorni, di confronto con maestri inglesi, che avvenne presso il London fencing club davanti a varie alte autorità britanniche, fra cui George Windsor duca di York, l’erede al trono (e futuro re con il nome di George V).

Nel maggio del 1896 venne invitato a Budapest in vista delle celebrazioni per il millenario della nascita della nazione ungherese, che prevedevano anche gare di scherma. A queste parteciparono 232 schermitori di molti Paesi; gli italiani, oltre a Santelli, erano Giuseppe Nadi, Federico Giroldini, Luigi Barbasetti, Cino Cené, Francesco Galli, Emilio Bosdi, Marco Piacenti ed Eduardo Calabresi. Il 22 maggio Santelli vinse il torneo dei maestri di sciabola, davanti all’ungherese Báró Bothmer Jenö, al tedesco Amon Greguritch, all’italiano Nadi e a un altro ungherese, Halász Zsiga; la sua abilità gli valse l’appellativo di ‘esplosivo Santelli’. Grazie a questa vittoria, venne ingaggiato come maestro di scherma presso il Magyar atlétikai club (Club atletico ungherese) di Budapest; cominciò la sua attività il 7 settembre 1896, con il compito di insegnare la nuova arte della sciabola di scuola italiana.

Santelli portò in Ungheria le innovazioni di Radaelli, snellendo l’arma – nello spessore della lama e dell’impugnatura –, così da renderne più agile il maneggio sia in attacco sia in difesa, e vi unì un nuovo linguaggio tecnico, più preciso e chiaro di quello magiaro in voga fino ad allora, e che è tuttora in uso.

Nel 1900 partecipò alle Olimpiadi di Parigi, dove – nella categoria professori – fu settimo nel fioretto (ottenendo un premio di 400 franchi) e secondo nella sciabola (con un premio di 800 franchi). Queste vittorie gli fornirono la fama e il denaro necessari per creare la Salle Santelli, che divenne leggendaria per gli ottimi risultati sportivi dei suoi allievi. I successi degli ungheresi nella disciplina della sciabola divennero proverbiali, poiché questi ottennero la medaglia d’oro in tutte le Olimpiadi cui parteciparono tra il 1908 (Londra, con Jenö Fuchs) e il 1964 (Tokyo, con Tibor Pésza).

A causa degli atteggiamenti politici prevalenti nel periodo in cui l’Ungheria fu un satellite dell’Unione Sovietica (1949-89), non è facile individuare tutti i campioni che furono figli diretti e consequenziali della scuola di Santelli. Fra i tanti vanno citati: nella prima generazione, Gyula Glykais, Andor Kovács, János Garay, Lásló Széchy, Endre Kabos, Aladár Gerevich, Attila Petschauer e Oszkár Gerde; nella seconda, Csaba Zarándi e János Kevey, che divennero a loro volta maestri e i cui allievi vinsero molte gare nella seconda metà del Novecento.

Malgrado l’indole mansueta, anche Santelli non scampò alla perversa usanza del duello. Durante le Olimpiadi del 1924 (Parigi), lo schermitore italiano Oreste Puliti – in seguito a un contrasto sorto in occasione delle prove di fioretto a squadre – proferì minacce nella propria lingua nei confronti di un giurato, l’ungherese György Kovács; questi ne chiese la traduzione a Santelli, lì presente, e di conseguenza la squadra italiana venne espulsa. La successiva polemica giornalistica che si svolse in Italia fu portata avanti principalmente da Adolfo Cotronei, vicedirettore della Gazzetta dello sport, il quale imputò la colpa dell’accaduto soprattutto a Santelli, e chiese l’esilio perpetuo dall’Italia per questo ‘italo’ che ribattezzò ‘ungaro’, perché aveva testimoniato contro un altro italiano. Durante una sua visita a Torino, Santelli venne addirittura schiaffeggiato in segno di sfida dal maestro Luigi Colombetti; ma una volta chiarita la faccenda i due si riconciliarono. Tuttavia il lavorio diffamatorio di Cotronei continuò e si optò per risolvere la cosa con un duello. In base al codice cavalleresco, Italo diede mandato al figlio Giorgio di rappresentarlo. Furono inviati i padrini a Cotronei e si stabilì per il 28 agosto un duello alla sciabola nella sala Stephani del teatro della cittadina istriana di Abbazia (odierna Opatija, in Croazia); le punte delle armi vennero arrotondate per volere di Santelli. Al terzo assalto Cotronei fu colpito di ‘finta e cavazione’ sopra l’occhio destro e Santelli sotto la clavicola. Il duello venne sospeso, ma i due non si riconciliarono.

I Santelli vissero nel modo più tragico la parte finale della seconda guerra mondiale, perché in un bombardamento avvenuto durante l’assedio di Budapest da parte delle truppe sovietiche (dicembre 1944-febbraio 1945) perse la vita la figlia di Italo, Fiorenza (n. 1912). L’evento scosse talmente il padre da farlo cadere in un grave stato depressivo, che lo condusse alla morte per stenti l’8 febbraio 1945.

La morte del maestro provocò unanime cordoglio nel mondo della scherma magiara, ma nessuna notizia ne fu data in Italia. Su impulso degli ungheresi, venne istituita in sua memoria la Coppa Santelli di sciabola a squadre fra Italia e Ungheria, la cui prima edizione si svolse a Pescara nel 1952 e l’ultima nel 1957 a La Spezia; fu poi trasformata in prova individuale a carattere prevalentemente nazionale, la cui ultima edizione ebbe luogo a Foggia nel 1980.

Giorgio Santelli, figlio di Italo, nacque a Budapest il 25 novembre 1897 e visse in Ungheria fino al 1926. Allievo del padre, crebbe assieme ai più forti sciabolatori del mondo. Prese parte ai campionati italiani di sciabola del 1920 e nello stesso anno fu accolto nella squadra italiana di sciabola per le Olimpiadi di Anversa, dalle quali gli ungheresi (insieme a russi, tedeschi e austriaci) erano stati esclusi. Nella prova individuale non superò il primo turno, benché si fosse classificato secondo ex aequo con il nederlandese Adrianus de Jong, che gli fu preferito per il passaggio al secondo turno e che vinse poi il bronzo dietro i fratelli Nedo e Aldo Nadi. Santelli si rifece nella prova a squadre, in cui vinse l’oro.

Nel 1926 si trasferì negli Stati Uniti: il padre era stato invitato a recarsi a New York per lavorarvi in qualità di maestro, ma data l’età ritenne più conveniente inviare il figlio. Giorgio cominciò la sua carriera presso il New York athletic club, passò quindi al New York fencing club, e divenne infine allenatore in seconda della squadra di sciabola della Columbia University.

Nel 1932 divorziò dalla prima moglie – la baronessa ungherese Gizella Buskas, dalla quale aveva avuto la figlia Donatella Csekus – e in seguito sposò la statunitense Louise St. Joseph, dalla quale ebbe il figlio John Christopher.

Poiché ancora nel 1936, in occasione di alcuni suoi viaggi, veniva registrato tra gli emigranti, è probabile che sia diventato cittadino statunitense poco dopo quell’anno.

Giorgio aveva ereditato dal padre il garbo e una naturale signorilità, e sapeva coinvolgere tutti gli atleti a lui affidati qualunque fosse la loro provenienza razziale ed etnica. Fu proprio per le sue doti umane e non solo magistrali che venne scelto come allenatore della squadra statunitense di sciabola in vista delle Olimpiadi del 1928 (Amsterdam); non vi ottenne tuttavia grandi risultati. Questi invece arrivarono nelle Olimpiadi del 1932 (Los Angeles), dove gli Stati Uniti arrivarono sesti (con John Huffman) nelle prove individuali (nelle quali otto atleti su dieci erano di scuola italo-ungherese). Nelle Olimpiadi del 1936 (Berlino), le cose non andarono meglio, perché la squadra statunitense terminò solo negli ottavi (cioè tra il 9° e il 16° posto) nella gara a squadre. Nelle Olimpiadi del 1948 (Londra), gli Stati Uniti giunsero terzi nelle prove di sciabola a squadre (dietro Ungheria e Italia), conquistando così la loro prima medaglia olimpica nella sciabola. Nelle Olimpiadi del 1952 (Helsinki) – le ultime per Santelli – arrivarono quarti (dietro Ungheria, Italia e Francia), ma grazie a Santelli, nella disciplina della sciabola erano ormai la nazione più forte del continente americano e una delle più forti del mondo.

Negli anni Cinquanta, la scuola statunitense di sciabola faceva tutta riferimento a Santelli, presso la sala di scherma omonima che egli aveva fondato a New York – nel Greenwich Village – poco dopo aver ottenuto la cittadinanza statunitense. Fra gli atleti spiccava George Worth, mentre altri allievi furono: Norman Armitage, Tibor Nyilas, Albert Axelrod, Ed Ballinger e Marty Lang. Presso la Salle Santelli si perfezionò alla fine degli anni Cinquanta anche l’ungherese Csaba Elthes, che dal 1964 al 1984 fu allenatore della squadra olimpica statunitense di sciabola.

Giorgio fu anche imprenditore (nel 1934 creò la United States fencing equipment company – dal 1955 George Santelli inc. –, che produceva materiale schermistico) e maestro d’armi per il teatro (negli anni che vanno dal 1928 al 1963 curò per i palcoscenici di Broadway sette combattimenti di primaria importanza).

Dopo aver divorziato dalla seconda moglie, sposò Elisabeth (Betty) Dedousis, dalla quale ebbe la figlia Andrea.

Morì a Teanek (New Jersey) l’8 ottobre 1985.

Fonti e Bibl.: Comité olympique français, Rapport officiel des jeux olympique de la IIème Olympiade, I, Paris 1900, pp. 147, 165 (su Italo Santelli, d’ora in poi IS); Comité olympique belge, Rapport officiel des jeux de la VIIème Olympiade, Anvers 1920, s.l. s.d. [1920?], p. 158 (su Giorgio Santelli, d’ora in poi GS); Comité olympique français, Les jeux de la VIIIème Olympiade, Paris 1924: rapport officiel, Paris 1924; The Netherlands olympic committee, The ninth Olympiad. Official report of the olympic games of 1928 celebrated at Amsterdam, a cura di G. van Rossem, Amsterdam s.d. [1931?]; Xth Olympiad, Committee of the games of Los Angeles, U.S.A. 1932, The games of the Xth Olympiad, Los Angeles 1932. Official report, Los Angeles 1933, p. 810 (su GS); Organisationskomitee für die XI. Olympiade Berlin 1936, The XIth olympic games. Berlin, 1936. Official report, I-II, Berlin 1937; The organising committee for the XIV Olympiad, London 1948, The official report of the organising committee for the XIV Olympiad, London 1951; The organising committee for the XV Olympiad, Helsinki 1952, The official report of the organising committee for the games of the XV Olympiad, Helsinki 1952, Helsinki 1955.

Su Italo Santelli, per la frequentazione della Scuola di scherma di Roma si veda E. de Simone, La Scuola magistrale militare di scherma, dalla sua fondazione in Roma a tutto l’anno 1913, Roma 1921, pp. 30 s., 39; per le cronache giornalistiche delle gare cui partecipò a Budapest nel maggio 1896 si veda il Budapesti Hírlap, https://adtplus.arcanum.hu/en/view/BudapestiHirlap_1896_05/?query=santelli&pg=309&layout=s (4 ottobre 2017). Su Giorgio Santelli, per i combattimenti scenici organizzati a Broadway si veda https://www.ibdb. com/broadway-cast-staff/george-santelli-108366 (4 ottobre 2017); per una biografia si veda http://usfencinghalloffame.com/wp/santelli-giorgio-l/ (4 ottobre 2017); per i registri statunitensi degli emigranti si veda https:// www.libertyellisfoundation. org/passenger-result (4 ottobre 2017); per un necrologio si veda http://www.nytimes. com/1985/10/11/sports/giorgio-santelli-87-ex-fencing-coach-of-us-olympians.html (4 ottobre 2017). A. Santini, Nedo Nadi: personaggi retroscena e duelli della grande scherma italiana, Livorno 1989, pp. 70, 106 s., 110, 122, 134 (su IS), 154 (su GS); N. Evangelista, The encyclopedia of the sword, Westport (Conn.)-London 1995, pp. 74, 203, 235, 301, 427, 516, 525, 527 (su IS), 107, 235, 240, 300, 311, 365 s., 411, 525-527 (su GS); A. Nadi, The living sword. A fencer’s autobiography, Sunrise (Fl.) 1995, pp. 281, 286, 289, 293, 301, 305, 383 (su GS); R. Cohen, By the sword, New York 2002 (trad. it. L’arte della spada, Milano 2003, pp. 365, 379, 393-396, 398 s., 405 su IS, 269, 391 su GS); M. Impiglia, Giulio Gaudini olimpionico: il cuore sulla punta della lama, Roma 2004, pp. 14 s., 46, 120 (su GS); G. Toran, La Federazione italiana scherma compie cento anni, I, 1909-1940, Busto Arsizio 2009, pp. 171-173 (su IS); P. Lazzarini - G.M. Lòriga, L’esercito ai giochi olimpici, Roma 2013, pp. 12 s. (su IS).

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