Salomone, Isole

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Stato dell’Oceania, nella Melanesia, comprendente le isole dell’arcipelago omonimo (fuorché quelle occidentali, Bougainville e Buka, che fanno parte di Papua Nuova Guinea), gli atolli di Rennel e Ontong Java, le isole Santa Cruz, Duff, Reef e altre minori.

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Le isole sono ricoperte quasi interamente da una giungla lussureggiante (per ca. il 90% del territorio), favorita dal carattere prevalentemente montuoso delle isole e dalla bassa densità di popolazione. Si notano talune piantagioni di palme lungo la costa e aree di dimensione limitata adibite a coltivazione. Il clima è equatoriale.

La popolazione presenta un ritmo di crescita assai rapido, dovuto principalmente all’elevata natalità (3,5 figli per donna nel 2009), tanto che si è quasi sestuplicata dagli anni 1950 a oggi. Per quanto riguarda la distribuzione demografica, i maggiori insediamenti si rilevano lungo il corso dei fiumi e sulle coste; le isole più popolose sono Guadalcanal, dove si trova la capitale, Honiara (61.000 ab. nel 2005), e Malaita. Lingua ufficiale è l’inglese, ma la maggior parte della popolazione parla idiomi melanesiani e polinesiani. Le confessioni più diffuse sono protestanti, in particolare quella anglicana.

L’agricoltura, fondata sulla coltivazione della palma da cocco, della palma da olio e della palma da sago, è l’attività principale e occupava nel 2009 il 75% della popolazione attiva. A partire dagli anni 1980 si è avviato un processo di diversificazione dell’economia, con un certo sviluppo dell’allevamento bovino e suino, della pesca e dello sfruttamento forestale. Promettenti le attività estrattive (giacimenti auriferi sull’isola di Guadalcanal e, tra le risorse ancora da sfruttare, bauxite, rame, zinco, argento). Modestissima la consistenza del settore secondario, costituito da piccole industrie di tipo artigianale (segherie, stabilimenti alimentari). La bilancia commerciale è in netto passivo, soprattutto a causa delle ingenti importazioni. Principali partner commerciali, Cina, Singapore, Australia, Thailandia.

Le comunicazioni, rese difficili dalla frammentazione del territorio insulare, avvengono prevalentemente via mare; debole la rete stradale (1360 km, di cui solo 33 km asfaltati).

Storia

Dopo l’indipendenza (1978), alla guida del governo si sono succeduti i conservatori P. Kenilorea (1978-81; 1984-85), E. Alebua (1985-89) e S. Mamaloni (1981-84; 1989-93, 1994-97), moderatamente progressista. Nel 1997 il nuovo primo ministro B. Ulufa‛alu, leader del Solomon Islands Liberal Party (SILP), si fece promotore di un ampio piano di riforme che prevedeva una forte riduzione della spesa pubblica. I forti contrasti esplosi tra gli abitanti dell’isola Guadalcanal e gli immigrati provenienti dalle province vicine portarono nel 2000 a un colpo di Stato. Nuovo capo del governo divenne M. Sogavare, leader del People’s Progressive Party (PPP). Le elezioni del 2001 furono vinte dal People’s Alliance Party (PAP), primo ministro divenne A. Kemakeza. Nel corso del 2002 la situazione economica e sociale si aggravò e nel 2003 Kemakeza chiese un aiuto militare australiano e neozelandese per ripristinare l’ordine. Al principio del 2004 Australia e Nuova Zelanda poterono ridurre i propri contingenti. Nel 2006 si svolsero nuove elezioni politiche, contrassegnate da gravi incidenti. M. Sogavare (del PPP), nuovo capo del governo, alla fine del 2007 è stato costretto alle dimissioni ed è stato sostituto da D.D. Sikua, a cui sono seguiti D. Philips nel 2010 e G.D. Lilo nel 2011. Le elezioni legislative tenutesi nel novembre 2014, le prime dopo il ritiro della missione di peacekeeping di assistenza regionale (Ramsi), hanno registrato la vittoria dei candidati indipendenti, che si sono aggiudicati 32 dei 50 seggi del Parlamento, rivelando un contesto di pronunciata frammentazione politica in cui sono iniziate le consultazioni per la formazione di un governo di transizione. Duramente contestato da manifestazioni di piazza e accusato di corruzione, nel dicembre 2021 il premier Sogavare, rieletto nel 2014 e nuovamente nel 2019, ha superato in Parlamento un voto di sfiducia in una mozione presentata dall'opposizione per le accuse di corruzione che hanno generato nel Paese violenti disordini di piazza.

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