BORBONE-PARMA, Isabella di

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)

BORBONE-PARMA, Isabella di

Roberto Zapperi

Nacque a Madrid il 31 dic. 1741 da Filippo di Borbone, figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese, e da Luisa Elisabetta, primogenita del re di Francia Luigi XV.

Visse fino al 1748 alla corte spagnola, dove i genitori si trattenevano in attesa che le sorti della guerra di successione austriaca aprissero per don Filippo una possibilità di sistemazione adeguata alle ambizioni della figlia di Luigi XV. Il trattato di Aix-la-Chapelle del 18 ott. 1748, che assegnò al padre i ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, pose termine al suo soggiorno spagnolo. Dopo una breve sosta a Versailles, al seguito della madre, verso la fine del 1749 giunse a Parma dove trascorse la sua giovinezza. Destinata dalla nascita a un avvenire di regina, la B. fu attanagliata assai presto nella morsa di una rigorosa educazione di corte, che venne a riempire lo spazio vuoto di un'assistenza materna largamente deficitaria.

Irrequieta e ambiziosa, Luisa Elisabetta mal tollerava di circoscrivere l'orizzonte della sua esuberante femminilità nelle angustie di una piccola, remota corte di provincia, dalla quale soleva evadere di frequente per lunghi soggiorni presso la corte paterna di Versailles: concentrò, perciò, le sue ambizioni di madre e in conseguenza il suo affetto e le sue attenzioni sul figlio Ferdinando, nato subito dopo la B. che resterà sempre fortemente condizionata da questa scelta materna.

La piccola infanta di Parma venne abbandonata in effetti alle cure di precettori, designati con notevole disinvoltura, fra i quali il posto preminente spettò a una madama Gonzales, ex dama di corte della prima moglie di Filippo V, Maria Luisa di Savoia, e devota oltre ogni limite al figlio di lei, il bigotto e demente re di Spagna Ferdinando VI, dal quale soltanto prendeva istruzioni sull'educazione da impartire alla pupilla. Alla Gonzales si affiancò, a partire dal luglio 1749, il controfiore della Real Casa Pietro Cerco e poi dal 1755 il gesuita Tommaso Fumeron. Ma già da prima un altro gesuita, il confessore di corte Iacopo Belgrado, aveva avuto modo di portare a piena maturazione i frutti seminati da madama Gonzales. Quando nel 1758 arrivò a Parma il Condillac, inviato da Luisa Elisabetta come precettore dei figli, l'educazione della B. era già compiuta e al "philosophe" non riuscì più di scalfirla sia pur minimamente.

Un tale capolavoro di educazione gesuitica e cortigiana non dispiacque a Maria Teresa, che nell'agosto del 1760 mandò a Parma il principe Giuseppe Venceslao di Liechtenstein a presentare formale domanda di matrimonio della B. per l'arciduca Giuseppe, realizzando una grande aspirazione di Luisa Elisabetta di Borbone.

A questa si dovette infatti l'iniziativa del matrimonio della B. con Giuseppe già nel lontano 1751, quando interessò per la prima volta al progetto il ministro di Maria Teresa, Beltrame Cristiani. Il rovesciamento delle alleanze, sancito dai trattati di Versailles del 1756 e del 1757, dette ben altra consistenza al desiderio di Luisa Elisabetta che ora vedeva le due corti di Parigi e di Vienna seriamente interessate alla prospettiva di un matrimonio di una Borbone con un Asburgo. Vienna infatti desiderava stringere a sé le corti principesche italiane con solidi legami matrimoniali. Il Cristiani, che nel 1753 impegnò la principessa estense Maria Beatrice Ricciarda, figlia del principe ereditario di Modena Ercole Rinaldo, per l'arciduca Ferdinando, terzogenito di Maria Teresa, era l'uomo più adatto a portare avanti la trattativa e in effetti a lui fece ancora ricorso la duchessa di Parma nel 1757 per rilanciare il suo progetto di matrimonio.

I contatti con la corte di Parma, della quale il Cristiani non mancò di sottolineare le forti simpatie asburgiche, ebbero a Vienna un'eco discreta, ma decisamente favorevole. Le trattative procedettero così felicemente, seppur lentamente, e non valsero a interromperle la morte del Cristiani avvenuta il 3 luglio 1758 e quella di Luisa Elisabetta di Borbone sopraggiunta il 9 dic. 1759. Il 31 genn. 1759 una consulta di Stato asburgica aveva già deciso di approvare il progetto di matrimonio dell'arciduca Giuseppe con l'infanta Isabella e di interessare ad esso lo stesso sovrano di Francia Luigi XV, che nell'estate del 1759 mandò a Parma il conte di Rochechouart per portare al duca il suo consenso. Nel gennaio del 1760 Maria Teresa mandò a Parma in missione segreta il conte di Firmian per dare gli ultimi ritocchi alle trattative matrimoniali e riferire della corte e della promessa sposa. La relazione del Firmian tranquillizzò definitivamente la corte di Vienna che si dispose all'imminente matrimonio.

La sola difficoltà fu opposta dalla corte di Napoli che mirava al primogenito di Maria Teresa per la figlia di Carlo di Borbone e non mancò di manifestare tutta la sua irritazione per il successo della corte di Parma. Alle proteste napoletane fu replicato che la figlia di Carlo di Borbone, più giovane della B., poteva contentarsi dell'arciduca Carlo di Asburgo, altro figlio di Maria Teresa, a favore del quale venne istituita una secondogenitura in Toscana.

Il matrimonio della B. con Giuseppe fu celebrato a Parma il 7 sett. 1760. Poco dopo la B. raggiunse lo sposo alla corte di Vienna dove restò per i pochi anni di vita che ancora le restavano.

Nella corte asburgica la B. non si trovò a suo agio; difficoltà dovette avere nei rapporti con il marito e con la suocera, alla quale non sfuggì l'eccessiva propensione della nuora per una vita ritirata e silenziosa più consona al chiostro che alla corte. In effetti la B. sembrò rifugiarsi in un isolamento, rotto solo da una appassionata amicizia per la sorella di Giuseppe, Maria Cristina, che amava alimentare con un morboso compiaciuto misticismo, non disgiunto da un forte e insistente desiderio di morte. A Vienna la B. trovò consolazione al suo isolamento riprendendo un'abitudine allo sfogo intimo, consegnato alle pagine scolorite di una sorta di diario, contratta già negli anni della sua educazione parmense. Nelle sparse annotazioni di vario argomento, pubblicate di recente da J. Hraztzy, non è difficile cogliere, oltre lo schermo posticcio di un precario ideale spirituale di misura e di distacco dalle cose che richiama solo la pedagogia gesuitica dei suoi precettori, il profondo disagio sentimentale di una giovane donna schiacciata dal peso dei suoi compiti di moglie e di madre. Inedita resta ancora quella parte conservata delle Réflexions sur l'éducation che la B. intendeva contrapporre al Cour d'étudès di Condillac.

La B. non ebbe il tempo di maturare un atteggiamento più adulto verso la realtà: il 27 nov. 1763morì a Vienna di vaiolo lasciando una figlia, Maria Teresa, di appena un anno.

La sua morte prematura lasciò una scia molto dolorosa nella corte di Vienna, dove la sua grazia restò a lungo presente nel ricordo della famiglia imperiale. La stessa imperatrice Maria Teresa volle santificare la sua memoria facendo pubblicare un'operetta di spiritualità composta dalla B. con l'aiuto dei suoi precettori a Parma. Stampate a Vienna nel1764 dallo stampatore di corte Giovanni Tommaso Trattner, le Méditations chrétiennes furono tradotte in italiano, per incarico del ministro parmense Du Tillot, dal cappuccino Adeodato Turchi e pubblicate anche a Parma nello stesso 1764. L'esile operetta, di ispirazione schiettamente gesuitica, ebbe grande fortuna in Italia, dove assurse quasi a simbolo della devozione religiosa delle due grandi famiglie degli Asburgo e dei Borboni, e fu ristampata più volte.

Fonti e Bibl.: Maria Theresia und Joseph II. Ihre Correspondenz sammt Briefen Joseph's an seinem Bruder Leopold, a cura di A. v. Ameth, I, 1761-1772, Wien 1867, ad Indicem; Lettere famigliari dell'imperatore Giuseppe II a don Filippo e don Ferdinando duchi di Parma (1760-1767), a cura di E. Bicchieri, in Atti e mem. d. RR. Deput. di storia patria per le prov. modenesi e parmensi, IV (1868), pp. 105-124; C. Cantù, Isabella di Parma e la corte di Vienna, in Arch. stor. ital, s. 3, VII (1868), pp. 89-120; O. Masnovo, La corte di don Filippo di Borbone nelle "Relazioni segrete" di due ministri di Maria Teresa, in Arch. stor. per le prov. parmensi, n.s., XIV (1914), pp. 165-205; M. Montanari, Isabella di Borbone, in Aurea Parma, VII (1923), pp. 101-111; J. Hraztzy, Die Persönlichkeit der Infantin Isabella von Parma, in Mitteilungen des Österreichischen Staatsarchivs, XII (1959), pp. 174-239; Stanislao da Campagnola, Adeodato Turchi. Uomo,oratore,vescovo (1724-1803), Roma 1961, pp. 79 s.

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