IRLANDA

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)

IRLANDA (XIX, p. 544; App. II, 11, p. 64; III, 1, p. 894)

Giorgio Spinelli
Alfredo Breccia-Giuliano Caroli
Carla De Petris

La popolazione irlandese nel periodo 1961-71 è aumentata del 5,7%, passando da 2.818.341 a 2.978.257 ab., mentre nel decennio precedente si era registrato un decremento demografico del 4,8%. La densità media è di 42 ab. per km2, con un massimo nella regione di Leinster, dove la contea di Dublino conta quasi 1000 ab. per km2, e un minimo nella regione di Connacht. Malgrado una certa attrazione dei centri urbani, la popolazione definibile urbana nel 1971 era ancora del 58,8%. Dublino, con i suburbi, nel 1971 contava circa 679.000 ab., corrispondenti al 22,8% della popolazione dell'intero paese; delle altre città solo Cork superava nel 1971 i 100.000 abitanti.

All'incremento della popolazione ha contribuito una notevole diminuzione dell'emigrazione e inoltre un aumento del divario tra il tasso di natalità (superiore al 20‰ annuo) e quello di mortalità (di poco superiore al 10‰); in forte declino dagli anni Cinquanta è anche la mortalità infantile, che dal 40‰ è passata al 20‰ nel 1970. L'emigrazione massiccia nel secolo scorso si è notevolmente ridotta e nel secondo dopoguerra, dopo una punta massima di circa 60.000 unità annue nel 1958, è passata progressivamente a una media di circa 12.000 unità annue nel periodo 1966-71; il flusso migratorio è alimentato principalmente dalle contee dell'Ovest, in particolare da quelle del Connacht dove appunto le contee di Leitrim e di Mayo detengono ancora il primato. Dopo il massiccio esodo verso gli SUA, l'emigrazione si dirige in gran parte verso il Regno Unito, tanto da evidenziarsi negli ultimi anni una certa correlazione tra l'andamento dell'occupazione inglese e l'intensità dell'emigrazione irlandese.

Attività economiche. - Nonostante l'emigrazione abbia afflitto le contee più rurali del paese, l'agricoltura ha costituito l'occupazione prevalente per l'insieme delle forze di lavoro fino al 1951. Comunque la popolazione occupata in agricoltura nel secondo dopoguerra ha subito un declino tale che nel 1970 essa costituiva il 25,5% di quella totale, contro il 30% dell'industria e il 44,5% dei servizi. Le esportazioni agricole inoltre hanno sempre costituito la voce più importante della bilancia commerciale e solo nel 1969 sono state superate da quelle industriali.

L'orzo, il frumento e l'avena, nell'ordine, rispettivamente con 8.860.000 q, 2.120.000 q e 1.590.000 q, costituiscono le principali colture cerealicole; è da notare che mentre la produzione di orzo è in continuo aumento, quelle del frumento e dell'avena sono in continuo regresso. La produzione di patate è in costante diminuzione dal 1945 e pur mantenendo una certa importanza viene progressivamente sostituita dalla barbabietola da zucchero.

L'allevamento contribuisce in misura considerevole all'esportazione di prodotti alimentari e ha il suo punto di forza nel patrimonio ovino che dal 1950 al 1970 si è quasi raddoppiato; tuttavia sono più numerosi i bovini, con circa 7 milioni di capi contro 4,5 milioni circa di ovini; i suini sono circa 1.100.000. Prima del secondo conflitto mondiale la produzione zootecnica era destinata al consumo interno, all'incremento del patrimonio e all'esportazione, rispettivamente nella misura di un terzo; questa situazione mutò negli anni del conflitto ma dall'inizio degli anni Cinquanta essa si è pressoché ristabilita nelle medesime proporzioni. Per dare un'idea del contributo dell'allevamento alle esportazioni, si può dire che esso incide per circa l'80% sulla voce aggregata dei prodotti agricoli e alimentari. Sebbene sia diffuso in tutto il paese, l'allevamento ovino e bovino presenta una certa intensità nelle province del Connacht e del Munster. In generale le aziende agricole sono condotte dai proprietari del terreno, grazie alla politica di ricomposizione e riconversione fondiaria attuata dalla Land Commission, in applicazione dei vari Land Acts succedutisi dal 1870 fino a oggi.

Quasi completamente priva di materie prime e di fonti d'energia, a parte un discreto quantitativo di torba, l'I. iniziava in maniera molto sommessa alcune attività industriali proprio alla vigilia della grande depressione del 1929; sostenute da una politica fortemente protezionistica prendevano l'avvio alcune industrie di piccola e media dimensione, che provvedevano alla trasformazione dei prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento o erano dedite ad attività tradizionali, come quella tessile; dopo alterne vicende, solo con il potenziamento delle industrie meccaniche e di quelle chimiche negli ultimi anni l'I. ha raggiunto un discreto livello d'industrializzazione. L'attività industriale, precedentemente concentrata nella contea di Dublino, tende a decentrarsi soprattutto verso Cork, Shannon, Limerick e Galway, per attenuare gli squilibri economici e i relativi spostamenti di popolazione.

Nel suo insieme l'andamento della produzione industriale del secondo dopoguerra permette di delineare due grandi cicli: il primo, dal 1943 al 1955, che segna un'ascesa costante con un ritmo moderato; quindi un periodo di stasi dal 1956 al 1958 e poi l'avvio verso una crescita a ritmo sostenuto: infatti dal 1960 al 1972 il valore della produzione industriale risultava raddoppiato. Discreta è stata la partecipazione di capitali esteri agl'investimenti industriali: circa il 68% delle iniziative nel 1971 derivavano da capitali con partecipazione estera. Il forte sviluppo dell'attività industriale dipende quindi da una vera e propria politica di sviluppo che mira a integrare e a sostituire, quando necessario, le iniziative locali.

Conseguentemente all'industrializzazione si è avuta anche una certa terziarizzazione del paese: l'attività terziaria interessa la quota più elevata di popolazione attiva: dal 39,5% nel 1961 si è passati a 143,1% nel 1971, contro il 26,3% delle attività primarie e il 30,6% delle attività secondarie. L'espansione più consistente ha interessato l'attività bancaria e finanziaria in genere, quindi l'attività professionale, l'amministrazione pubblica e i trasporti; tra le altre, il turismo ha assunto un'importanza considerevole poiché ha contribuito ad avviare lo sviluppo delle regioni più povere dell'ovest: nel periodo 1965-70 l'occupazione alberghiera è aumentata del 18% circa. Nel suo insieme il turismo contribuisce notevolmente al riequilibrio della bilancia dei pagamenti: le entrate degli ultimi anni ammontavano in media a un quarto del valore complessivo delle esportazioni. Lo sviluppo economico nazionale è stato programmato con piani a medio termine e ha ricevuto inizialmente gli stimoli più forti dalla domanda del Regno Unito, con il quale nel 1965 è stato stipulato un accordo per una completa liberalizzazione degli scambi; negli ultimi anni comunque i mercati esteri si vanno progressivamente diversificando: nel 1961 il 73% delle esportazioni erano dirette al Regno Unito, il 19% all'area nord-americana e il 7% ai paesi della CEE; negli anni più recenti la quota diretta al Regno Unito si è ridotta a poco più del 50% mentre quella verso i paesi comunitari, dopo l'entrata dell'I. nella CEE, acquista sempre più consistenza.

Bibl.: J. H. Johnson, Population changes in Ireland, 1951-61, in Geographical Journal, 1963, pp. 167-74; C. Buchanan, Regional Studies in Ireland, Dublino 1968; J. Meenan, The Irish economy since 1922, Liverpool 1970; T. W. Freeman, Ireland, a general and regional geography, Londra 1972; IDA, Regional industrial plans 1973-77, Dublino 1972; G. Spinelli, Alcune valutazioni di geografia economica sullo sviluppo industriale e l'urbanizzazione rurale in Irlanda, in Notiziario di geografia economica, 1974, n. 1-2.

Storia. - All'inizio degli anni Sessanta la repubblica d'I. gode una buona situazione economica, caratterizzata dall'appoggio sindacale al governo, dal miglioramento progressivo delle condizioni di vita e da ampi investimenti industriali: il prodotto nazionale lordo aumenta e la bilancia dei pagamenti non presenta problemi. Dublino cerca d'inserirsi nel circuito internazionale: sue truppe vengono inviate nel Congo come contingente ONU. La supremazia politica del principale partito, il Fianna Fail condotto dal premier Lemass, inizia una politica di avvicinamento alla CEE e alla NATO; del resto l'espansione industriale viene anche agevolata da numerosi aiuti dall'estero sotto forma di investimenti, soprattutto americani, tedeschi e inglesi. Nel 1963 la richiesta di ammissione alla CEE diviene esplicita, mentre comincia a svilupparsi un deficit della bilancia dei pagamenti, destinato a crescere negli anni successivi. Anche per Dublino come per Londra è necessario un rapporto organico con i sindacati per cercare di limitare la crescita dei salari: l'indice dei prezzi al consumo sale di anno in anno, mentre si rendono necessari sempre nuovi aumenti fiscali. A metà degli anni Sessanta i rapporti con l'Europa e con il resto del mondo sono notevolmente intensificati (anche con il governo dell'I. del Nord); nell'aprile del 1965 si conferma la leadership del Fianna Fail sugli altri due partiti del Fine Gael e del Labour Party. Ma con l'aumento del disavanzo commerciale, causato dal diminuire delle esportazioni, cominciano a verificarsi anche scioperi nel settore industriale, dovuti tra l'altro ai poteri di controllo sui salari rivendicati dal governo.

Nel 1966 Linch divenne il nuovo primo ministro. Gli scambi e gli accordi commerciali registrarono un aumento: la situazione economica non accennava, tuttavia, a migliorare e aumentarono le tassazioni su molti generi di consumo. Il contrasto con i sindacati sul problema del contenimento dei prezzì non agevolava una politica economica efficace, mentre si sviluppava una dura polemica con i farmers, sempre a proposito dei prezzi dei prodotti. Una vigorosa espansione fu data nel 1967 al sistema educazionale, mentre si cercava di dare una diversa impostazione ai rapporti industriali. Nel 1968 fu proposta la riforma del sistema elettorale, unitamente a mutamenti costituzionali e a una controversa riforma universitaria. Mentre si susseguivano gli scioperi e le restrizioni creditizie, il Fianna Fail riuscì a prevalere ancora una volta nelle elezioni del 1969, nonostante le previsioni, grazie soprattutto alla divisione degli altri due partiti principali. Dublino, che intensificava il suo impegno per aderire alla CEE, rimase coinvolta nello scoppio della grave crisi dell'I. del Nord e nel feroce contrasto tra cattolici e protestanti presto degenerato in guerra civile. La situazione economica peggiorò; prezzi e salari aumentarono; la stessa situazione politica interna soffrì di vari contrasti, solo in parte relativi al problema dell'Ulster. Il costo della vita salì tanto da porre l'I. al terzo posto nella scala mondiale. I primi anni Settanta furono decisamente contrassegnati dal contrasto nord-irlandese: Linch sosteneva l'opposizione di Belfast, ma particolarmente delicata era la questione dei guerriglieri dell'IRA. Nel 1972 un referendum decise sull'adesione alla CEE; crebbe, sia pure leggermente, il PNL, ma anche la disoccupazione. Il contrasto con l'attività terroristica dell'IRA si fece sempre più netto e i contatti con Londra più frequenti per una sistemazione politica della questione. Non poche polemiche si scatenarono a proposito del futuro dell'Ulster: alcuni volevano l'annessione diretta all'I., altri si opponevano a questa difficile soluzione. La questione era singolarmente intricata, non essendo proponibile nemmeno una spartizione dell'Ulster stesso.

Nel 1973 la coalizione del Fine Gael e del Labour Party vinse le elezioni di febbraio e Cosgrave divenne primo ministro, mentre Childers succedeva nella presidenza all'eroe nazionale De Valera. Lo spostamento verso il Regno Unito e la sua politica fu seguita dalla proposta di Londra di far partecipare Dublino al progettato "Consiglio d'I." nell'Ulster: la politica moderata era così premiata dal successo, proprio quando aumentava di conseguenza la tensione con l'IRA e il terrorismo raggiungeva la stessa Dublino. L'EIRE concesse l'appoggio anche alla Coalizione esecutiva di Faulkner, che avrebbe dovuto instaurarsi nell'Ulster, nonostante vive polemiche interne. Una grave crisi istituzionale colpì l'I. nell'ottobre del 1976, quando contrasti interni del governo, causati in gran parte dalla difficile convivenza fra i tre partiti maggiori (laburista, Fine Gael e Fianna Fail), portarono alle dimissioni del presidente della Repubblica O'Dalaigh.

L'I. del 1976 continua a essere caratterizzata dalle difficoltà economiche, dalla violenza nell'Ulster (una schiarita sulla questione nord-irlandese con Londra ha rischiato di essere compromessa dall'assassinio dell'ambasciatore britannico a Dublino E. Biggs, a fine luglio, da parte dei terroristi dell'IRA) e dalle difficoltà con la CEE. La crisi istituzionale è stata momentaneamente superata con l'elezione a presidente di P. Hillery; anche il Fianna Fail è stato d'accordo sulla scelta e ha rinunciato a rivendicare eventuali elezioni nel paese. La vertenza sulle zone di pesca con la Comunità è stata superata con la concessione, da parte di questa, di una zona "esclusiva" a Dublino e a Londra. Nel dicembre 1976 Dublino ha allargato il raggio d'azione della sua politica estera e il ministro degli Esteri FitzGerald ha firmato a Mosca un accordo di collaborazione economica, scientifica e tecnica con l'URSS. Nei primi mesi del 1977 la situazione politica interna continuava a risentire della crisi nord-irlandese e della crisi economica, rendendo difficoltosa la leadership del pur energico Cosgrave; l'inflazione si stabiliva al 16% e la disoccupazione al 18%. Il 26 maggio 1977 Hillery scioglieva il Dáil; il 16 giugno avvenivano le elezioni politiche, vinte dal Fianna Fail (84 seggi su 148), il cui leader J. Lynch formava il 5 luglio il nuovo governo.

Bibl.: S. Rynne, L'Irlanda, Milano 1965; C. Chaline, le Royaume Uni et la République d'Irlande, Parigi 1966 (trad. it. Milano 1974); M. Bromage, De Valera and the march of a nation, Londra 1966; T. Barry, Victoire pour l'armée secrète, Parigi 1966; P. Riddel, Fire over Ulster, Londra 1970; T. O'Neill, Ulster at the crossroads, ivi 1970; M. Farrel, The struggle in the North, ivi 1970; C. Younger, Ireland's civil war, ivi 1970; P. Giuntella, Dossier Irlanda, Roma 1974; S. Winchester, Northern Ireland in crisis. Reporting the Ulster troubles, New York 1975.

Letteratura. - Accademia Irlandese delle Lettere. - Le sorti della letteratura coincisero in I. con quelle del cammino politico dello stato, e perciò sarà utile elencare alcuni fatti della sua storia: l'indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1922, la successiva guerra civile, la definitiva separazione delle sei contee dell'Ulster e, infine, l'ascesa al potere, nel 1932, del partito Fianna Fail di E. de Valera.

Fu proclamata la repubblica col nome gaelico di "Eire", non più legata al Commonwealth britannico e perciò politicamente indipendente anche se non ancora economicamente tale. Vi fu, a questo punto, un processo involutivo di revisione politica e sociale, su posizioni rigidamente conservatrici. La censura, già strumento di repressione britannico, fece molte vittime tra gli scrittori, accusati, di volta in volta, di corrompere il paese con l'ideologia marxista o di dare del paese stesso un'immagine distorta e falsa. Per garantire agli artisti la possibilità di produrre e di pubblicare, nel 1932 fu fondata da W. B. Yeats e G. B. Shaw l'Accademia irlandese delle Lettere: ad essa furono invitati ad aderire scrittori irlandesi di nascita, tra i quali J. Joyce e S. O'Casey - significativamente il primo ignorò l'invito e il secondo lo rifiutò sdegnato - A. Clarke, G. Moore, F. O'Connor, L. O'Flaherty, J. Stephens, ecc., e scrittori di ascendenza irlandese come E. O'Neill e T. E. Lawrence. La storia dell'Accademia e dei suoi premi - la Gregory Medal, l'Harmsworth Award, il Casement Award e l'O'Growney Award - ha segnato le tappe più significative dell'ultimo cinquantennio di letteratura irlandese, dall'indipendenza ad oggi. L'Accademia fu quasi il legato testamentario di quella generazione che agl'inizi del 20° secolo aveva auspicato e operato perché si realizzasse la rinascenza della letteratura irlandese, strumento per la scoperta di un'autonoma identità nazionale. Nel 1932 muore Lady A. Gregory, nel 1935 G. Russell, nel 1939 W. B. Yeats e nel 1941 J. Joyce; già nel 1927 J. Stephens aveva cessato di scrivere per ragioni di salute e nel 1928 S. O'Casey aveva lasciato l'I. in volontario e rabbioso esilio.

Poesia in inglese. - Intorno al 1940 i poeti che ricevono l'impegnativa eredità di Yeats sono assillati da un sentimento di delusione e dalla coscienza dell'isolamento culturale. Sperimentano forme nuove, anche se non originali, perché nascono dalla sempre maggiore consuetudine con l'antica poesia celtica.

Il verso libero è solo apparentemente tale, perché il ritmo è scandito da allitterazioni, rime interne, aislings. A. Clarke fu maestro di questo metro weaving; le immagini sono quelle dei miti, delle saghe o dell'I. medievale, il tema dominante è la crisi religiosa seguita al rifiuto della Chiesa cattolica. In tarda età la sua posizione evolve verso un maggiore impegno politico. I suoi Collecied later poems (1961) contengono una satira dell'I. contemporanea che piacque ai poeti più giovani. Una delle voci più interessanti e originali è quella di P. Kavanagh. Reagendo all'"Irish Mode" di Clarke, si abbandona a una personale visione del mondo, gaia e stoica al tempo stesso, che lo porta persino a rinnegare il suo The great hunger (1942), uno dei più desolati e amari poemi sulla frustrazione umana. Data la particolare cultura rurale, invece che urbana, dell'I., l'influsso del modernismo fu diverso a seconda della provenienza e formazione dei poeti. Alcuni abbandonarono il paese in uno slancio d'internazionalismo culturale e politico, come v. Iremonger e Ch. Donnelly, che morì nella guerra civile spagnola. Per altri l'imitazione fu formale e non tematica come nel caso di P. Fallon. Altri ancora, come l'irlandese dell'Ulster L. MacNiece e il diplomatico D. Devlin, s'ispirarono alle grandi tradizioni inglese e francese. È bene sottolineare che per i poeti irlandesi la provenienza geografica è sempre rilevante per la loro produzione letteraria. Th. Kinsella di Dublino, raffinato traduttore dal gaelico, in The nightwalker denuncia la miseria dell'individuo nell'I. che si viene industrializzando, in ritardo rispetto al resto dell'Europa, ma non con minor danno. Anche nella poesia più recente il ritorno alla terra natale non è altro che una conferma dello smarrimento e della corruzione. Nel poemetto The rough field J. Montague, cattolico dell'Ulster, tratta la questione irlandese in chiave personale e simbolica. L'impossibilità di evadere dai ruoli di una società chiusa è anche nel The battle of Aughrim di R. Murphy, di famiglia anglo-irlandese dell'Ovest. Tra i molti poeti giovani e giovanissimi citiamo S. Heaney, J. Simmons, D. Mahon, B. Kennelly, M. Hartnett e P. Muldoon.

Narrativa in inglese. - L'orizzonte della narrativa irlandese nel ventennio dal 1930 al 1950 sembra stranamente limitato, chiuso all'Europa e al mondo, quasi che Joyce fosse ad esso totalmente estraneo, ma non è così. La sua influenza fu profonda e varia. A portrait of the artist, Ulysses e Finnegan's wake non fornirono ai giovani modelli d'imitazione pedissequa, come successe in Inghilterra e altrove, bensì li portarono a una puntigliosa coscienza formale e a una dissacrante libertà espressiva.

Così agli eredi riconosciuti, S. Beckett e F. O'Brien, che sperimentarono nuove forme l'uno in chiave linguistica e l'altro in chiave strutturale aggiungiamo L. O'Flaherty, S. O'Faólain, F. O'Connor, M. Lavin, che, nei limiti del racconto, sull'esempio dei Dubliners misero caparbiamente in discussione le basi fino allora intoccabili della società irlandese: la patria, la famiglia e la religione. Li trascesero nell'irreale, nel sognato, nel fantastico o li analizzarono con la lente deformante della satira e del grottesco. D'altronde da Tarry Flynn di P. Kavanagh a Borstal boy di B. Behan una vena di comicità cosmica, disperatamente fiduciosa e irrefrenabile, permea l'universo irlandese. Negli anni Sessanta e Settanta per gli scrittori irlandesi, come per tutti gli altri, abbandonare il proprio paese non è più andare in esilio. I confini non esistono più e i protagonisti dei romanzi di B. Moore - Judith Hearne, The luck of Ginger Coffey, An answer from Limbo - si muovono indifferentemente per le strade di Belfast, di Montreal, o di New York, ma sempre alla ricerca della propria identità. Nella regione dell'Ulster, il sesso, la violenza e il settarismo ossessionano senza scampo gli scrittori più sensibili delle due fazioni in lotta, quella cattolica e quella protestante; tra i primi citiamo B. Friel, B. Kiely, lo stesso B. Moore, M. McLaverty, J. Montague e tra i secondi la scrittrice J. McNeill. In questo panorama della narrativa irlandese più recente non dobbiamo dimenticare A. Higgins, J. O'Faólain, E. O' Brien, J. MacGahern, e particolare attenzione merita A. C. West (The native moment, As towns with fire).

Teatro in inglese. - Anche se dal 17° secolo in poi l'I. ha dato alla scena inglese molti attori e autori prestigiosi - basti ricordare O. Goldsmith, R. B. Sheridan, O. Wilde e G. B. Shaw - si deve riconoscere che il teatro, in quanto fenomeno urbano, rimane estraneo all'esperienza culturale di questo popolo fino a gl'inizi del 20° sec.

Lo shanachie, ovvero il narratore di storie celtico, faceva grande uso della drammatizzazione all'interno del racconto, ma il suo era un "a solo" e in questo senso anche il teatro di S. Beckett, essendo teatro di voci soliste, è intimamente legato alla tradizione irlandese, come per altro verso tutti i drammaturghi che da quella stessa fonte derivarono una sensibilità spiccata per la lingua parlata. Non si può negare l'originalità, pur vedendone al tempo stesso i limiti, del tentativo di Lady A. Gregory e W. B. Yeats di creare con l'Abbey Theatre (1899) un Teatro nazionale, che doveva perciò essere popolare e contadino. Il proletariato urbano e i contadini dell'Ovest sono infatti i protagonisti delle opere dei due più grandi autori dell'Abbey: S. O'Casey e J. M. Synge, che d'altro canto hanno un posto di tutto rispetto nella storia del teatro europeo. Altri autori legati all'Abbey Theatre furono T. C. Murray, L. Robinson e B. Macnamara. Il successo delle satire politiche di P. V. Carroll e D. Johnston negli anni Trenta indicano una maggiore disponibilità e apertura del pubblico. D'altronde non si deve credere che l'orizzonte teatrale irlandese sia rimasto chiuso nel provincialismo sciovinista. La "Dublin Drama League" e lo "Irish Theatre" di E. Martyn prima e il "Dublin Gate Theatre" negli anni Trenta avevano permesso al pubblico irlandese di conoscere le opere di Ibsen, Čechov, Pirandello, Strindberg e O'Neill. Nel ventennio successivo si assiste a una proliferazione di teatri sperimentali dalla breve ma eccitante vita. Tra tutti merita particolare attenzione il "Pike Theatre" di A. Simpson che ebbe il merito di rappresentare per primo a Dublino i lavori di S. Beckett e B. Behan, interessante esempio, quest'ultimo, della generazione degli "Angry young men". Il "Lyric Theatre" di Dublino e quello omonimo dell'Ulster hanno creato una scuola di attori particolarmente esperti nel dramma poetico, che ha avuto in W. B. Yeats e in A. Clarke due eccezionali rappresentanti. Questa grande tradizione spiega inoltre il successo del radiodramma tra gl'Irlandesi: da Diarmuid and Gràinne e The vision of Mac Conglinne di P. Fallon a Moving out e The garden party di B. Behan.

Altro aspetto caratteristico del gusto irlandese sono gli adattamenti teatrali di opere di narrativa. Grande successo hanno riscosso il Tarry Flynn di P. J. O'Connor dal romanzo di P. Kavanagh, Stephen D di H. Leonard, dal Portrait of the artist di J. Joyce e in particolare Borstal boy di F. McMahon dall'opera di B. Behan, che ha battuto ogni primato di rappresentazioni. Dei problemi dell'I. contemporanea, della battaglia per i diritti civili della minoranza cattolica, delle lotte fratricide nell'Ulster tratta mirabilmente B. Friel, il più grande drammaturgo vivente in Philadelphia here I come, The loves of Cass Maguire, The enemy within, e il recente The freedom of the city (1973).

Letteratura gaelica contemporanea. - Dall'esaltante stagione dell'indipendenza (1922) resta l'obbligo dell'insegnamento del gaelico nelle scuole e quale titolo per l'assunzione nell'amministrazione statale. Un discorso a parte, perciò, merita la produzione letteraria in gaelico, che si svolge parallela a quella in inglese. Anche se la diffusione del gaelico come lingua parlata è andata gradualmente diminuendo, è aumentato il numero di coloro che sanno leggere e scrivere in questa lingua. Il gaelico che fino agli anni Trenta era usato esclusivamente nelle aree ad O dell'isola, povere e ad economia rurale, il cosiddetto "Gaeltacht", ora è compreso anche dal lettore cittadino. Questo fatto ha segnato un profondo mutamento nelle strutture linguistiche che faticosamente si sono plasmate secondo le esigenze di un mondo urbano e industrializzato.

Poesia in gaelico. - Essendo quasi esclusivamente poetico il patrimonio dell'antica cultura celtica che aveva prosperato in I. fino alle soglie del sec. 17°, un lavoro costante, appassionato di traduzione in inglese ha impegnato tutti i poeti irlandesi di questo cinquantennio. Dalle famose raccolte di D. Hyde, Love songs of Connacht e Religious songs of Connacht si passa alle più eleganti traduzioni di F. O'Connor, fino a quelle recenti di S. Lucy e di Th. Kinsella, che ha reso in inglese il Tàin. Non mancano però poeti di lingua gaelica: pregevoli M. O' Direáin, S. O' Ríordáin e M. Mhac an tSaoi.

Narrativa in gaelico. - P. O' Conaire introduce agl'inizi del secolo nella letteratura gaelica il racconto breve, la cui matrice era nella tradizione orale più antica, e in cui tutti gli scrittori irlandesi si cimenteranno con grande successo, sia in gaelico che in inglese.

Per il romanzo ricordiamo E. Mac Giolla Iasachta, S. Mac Grianna, e i più giovani E. O' Tuarrisc e D. O' Sùilleabháin. An béal bocht ("La povera bocca") di Myles na gCopaleen (F. O'Brien), del 1941, è una satira allegra ed efficace degl'inutili sforzi del governo di ripristinare il gaelico come lingua parlata. Ma lo scrittore che a buon diritto può essere posto sullo stesso piano di Joyce e Beckett è indubbiamente Máirtìn O' Cadhain, dottissimo e attento studioso della letteratura europea e americana contemporanea. Oltre a cinque raccolte di novelle, ha scritto nel 1949 il romanzo fantastico Créna Cille "La terra del cimitero"), in cui una comunità di morti occupa il tempo a indire elezioni e a organizzare circoli culturali. Con O' Cadhain la lingua gaelica raggiunge una completa maturità.

Teatro in gaelico. - Un discorso diverso e meno ottimista si può fare sul teatro gaelico, troppo legato alle incerte fortune della lingua parlata. Dopo Casadh an tSugain ("Un altro tiro di fune") di D. Hyde abbiamo Diarmuid agus Gràinne ("Diarmuid e Grainne") dell'attore-autore M. Mac Liammoir e negli anni Cinquanta il pregevole An giall ("L'ostaggio"), di B. Behan, che l'autore stesso tradurrà in inglese. Nell'ambito di diverse iniziative promozionali del teatro gaelico svolgono la loro attività M. N. Ghràda, S. O' Tuama e i già citati E. O' Tuairisc e D. O' Sùilleabháin.

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