IRLANDA

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1996)

IRLANDA

L. Karlsson

(lat. Hibernia; ingl. Ireland; irlandese Eire)

Isola dell'arcipelago britannico, a O della Gran Bretagna, divisa tra la Rep. di Eire e l'I. del Nord, quest'ultima politicamente appartenente al Regno Unito.Nella storia dell'arte dell'I. medievale si distinguono due principali epoche: l'età dell'oro del monachesimo irlandese (650-950 ca.), caratterizzata dai motivi decorativi semiastratti che ricorrono in particolare nella produzione in metallo e nella miniatura, e gli ultimi secoli del Medioevo, quando il paese si inserì nella cultura cristiana dell'Europa feudale (1100-1540 ca.). Nel primo periodo, la naïveté, l'esuberanza e la perizia tecnica degli artisti irlandesi non avevano confronti in altri paesi, mentre nei secoli successivi prevalse la tendenza a seguire le norme europee, creando tuttavia proprie versioni, idiosincratiche e spesso 'ridotte', dello stile gotico.Il cristianesimo si diffuse in I. durante il sec. 5°, ma trascorse più di un secolo prima che iniziasse ad avere sull'arte un influsso di un certo peso. L'organizzazione della Chiesa irlandese era dominata all'epoca da una rete di influenti monasteri, come Kildare (nella contea omonima), quello scozzese dell'isola di Iona (contea di Argyllshire), Armagh (nella contea omonima), Clonmacnoise (contea di Offaly) e Glendalough (contea di Wicklow), i quali, sviluppandosi gradualmente in vere e proprie conurbazioni, accrebbero via via il loro patrimonio e migliorarono il loro status politico, diventando centri di promozione artistica, che si espresse nella produzione di evangeliari sontuosamente decorati, eleganti opere in metallo per l'uso liturgico e croci scolpite.È difficile ricostruire le caratteristiche dell'architettura dei primi monasteri, dal momento che gli edifici vennero generalmente eretti in legno almeno fino al sec. 10°, come è confermato dal primo termine usato per indicare le chiese, derthech, che significa letteralmente 'casa di quercia'. Le maestranze irlandesi erano note per la loro perizia nella carpenteria e una descrizione della chiesa di Kildare contenuta nella Vita sanctae Brigidae di Cogitosus, risalente al sec. 7°, permette di ritenere che tali strutture in legno fossero edifici complessi e raffinati. I monasteri erano racchiusi all'interno di aree recintate approssimativamente circolari, generalmente formate da terrapieni, e ospitavano all'interno normalmente diversi oratori piuttosto che una sola grande chiesa. Il primo ritrovamento di una chiesa in pietra riguarda Armagh (788) e, dal sec. 8° in poi, nell'edilizia si utilizzò sempre di più tale materiale costruttivo. Le prime chiese in pietra erano semplici strutture rettangolari, prive di presbiterio o transetto, coperte da assi in legno, paglia o piombo. Dal punto di vista architettonico gli edifici più singolari erano le torri campanarie isolate, elevate strutture cilindriche a terminazione conica. Contrariamente a quanto comunemente si ritiene, esse non furono costruite come protezione dai Vichinghi, sebbene servissero talvolta come luoghi sicuri e di rifugio; il loro nome irlandese cloigtech ('casa per le campane') dimostra che fungevano effettivamente da campanili, presumibilmente per favorire la puntualità e la disciplina in un'epoca in cui le comunità monastiche si stavano accrescendo. L'origine tipologica di queste singolari torri è sconosciuta, sebbene sia evidente il legame con i primi esempi di campanili dell'Italia settentrionale.Particolarmente interessanti sono due gruppi di strutture a lastre orizzontali in pietra sovrapposte a secco, generalmente note come 'capanne ad alveare' (clochans) e òratori a forma di barca' (boat-shaped oratories), che si trovano principalmente sulla costa atlantica. Il più antico gruppo di clochans è situato nell'isola di Skellig Michael (contea di Kerry) a oltre m. 200 sul livello del mare; l'òratorio a forma di barca' meglio conservato è quello di Gallarus, nella penisola di Dingle (contea di Kerry). Queste strutture, di difficile datazione, appartenevano a insediamenti eremitici isolati e non forniscono un'idea esatta degli edifici monastici irlandesi nel loro complesso; costruzioni analoghe a corsi di lastre di pietra commesse a secco si trovano anche altrove in Europa, in particolare in Provenza e in Puglia.La semplicità e il rigore che ricorrono nell'architettura dell'I. non si riflettono nelle altre arti ed è sorprendente che una Chiesa come quella irlandese, che tanto ammirava l'ascetismo dei primi santi, producesse opere eccentriche e complesse quali il Libro di Kells (Dublino, Trinity College, 58, già A.I.6) o la patena di Derrynaflan (Dublino, Nat. Mus. of Ireland). Sia nella pittura sia nella produzione in metallo si evidenzia un medesimo interesse per i particolari e per la complessità della lavorazione, al punto che la filigrana della patena di Derrynaflan è difficilmente visibile a occhio nudo. Le tecniche degli artigiani, i quali dovevano possedere notevoli doti di pazienza e concentrazione, sono tuttora mal comprese e la complessità del loro lavoro evoca un senso di soggezione; vi doveva essere da parte degli artisti un'intenzione cosciente di alludere al mistero di Cristo e dei santi ed è comprensibile che Giraldus Cambrensis, scrivendo nel 1186 (Topographia Hibernica), definisse òpera degli angeli' l'evangeliario che egli aveva visto a Kildare.È fuorviante studiare isolatamente l'antica arte irlandese altomedievale, giacché gli amanuensi e gli artisti appartenevano a un ambito culturale ed ecclesiastico che comprendeva anche la Scozia e l'Inghilterra settentrionale, ragione per cui è invalso l'uso della definizione di arte insulare (v. Insulare, Arte). L'arte che si sviluppò in queste aree era una straordinaria fusione di temi cristiani e non, una sintesi di idee tratte dal mondo cristiano dell'area mediterranea e dalle terre precristiane del Nord.In I. le prime tracce del nuovo stile apparvero intorno al 600 ca., in particolare nel Cathach (Dublino, Royal Irish Acad.), un salterio attribuito allo stesso s. Colomba, e in una serie di pietre fitte scolpite con semplici motivi cristiani. Le iniziali del Cathach, disegnate in inchiostro di colore marrone, sono costituite da girali e spirali che introducono il linguaggio dell'arte celtica (lo stile noto come di La Tène) in un manoscritto cristiano. La sintesi è anche più evidente nel Libro di Durrow (Dublino, Trinity College, 57, già A.4.5), evangeliario la cui decorazione, costituita da iniziali colorate, carpet pages (c. 192v) e simboli degli evangelisti e comprendente motivi decorativi animalistici di derivazione germanica, testimonia la varietà di fonti a disposizione degli artisti dell'epoca. Una particolare evidenza hanno nell'opera anche i motivi a intreccio, che, accanto a quelli celtici e animalistici, dovevano diventare le componenti fondamentali dell'arte irlandese. Gran parte della decorazione del Libro di Durrow sembra copiata direttamente dalla produzione in metallo, grazie agli effetti dello smalto e del vetro millefiori riprodotti dagli artisti. Il testo evangelico veniva in tal modo equiparato ai gioielli e alle suppellettili preziose, simboli di potere nella società medievale. Come per molti dei primi manoscritti, non è noto dove o quando esattamente venne realizzato il Libro di Durrow: diversi studiosi l'hanno assegnato al monastero omonimo in I. (contea di Offaly), oppure a quello scozzese di Iona o, ancora, al monastero inglese di Lindisfarne (Northumbria); le numerose incertezze rendono difficile comunque l'individuazione di un'affidabile linea di sviluppo della pittura negli anni intorno al 700 circa. In passato grande importanza è stata attribuita alla Northumbria, considerata il centro dello sviluppo artistico, ma questo punto di vista è apparso di recente da riesaminare, come suggerisce l'esempio dell'Evangeliario di Echternach (Parigi, BN, lat. 9389), legato alla missione di Willibrord nel continente e tradizionalmente attribuito alla Northumbria, per il quale invece è stata di recente individuata un'origine irlandese.La decorazione degli evangeliari irlandesi tendeva a seguire moduli prestabiliti. Generalmente il testo di ciascun vangelo era preceduto dai simboli o dai ritratti degli evangelisti e il testo stesso si apriva con un'iniziale ornata; in molti casi venivano introdotte carpet pages come parti dello schema decorativo. La narrazione della genealogia di Cristo (Mt. 1, 18) era segnata da un iniziale ΧΡ decorato che, all'epoca del Libro di Kells, era arrivato a occupare l'intera pagina; in alcuni casi si aggiunsero altre immagini: una Crocifissione e un Giudizio universale nell'Evangeliario di San Gallo (Stiftsbibl., 51) e un'immagine della Vergine, la Tentazione di Cristo e un'enigmatica raffigurazione, generalmente interpretata come la Cattura di Cristo, nel Libro di Kells. Quest'ultimo, realizzato poco prima dell'800, è senza dubbio il capolavoro dell'antica pittura irlandese. Descritto nel 1007 come il grande vangelo di Columcille (Annales Ultonienses), fu chiaramente dipinto a Iona, il monastero fondato da s. Colomba nel 563. Il libro è caratterizzato da un'esuberanza quasi sfrenata, piena di colore e di umorismo; l'impiego nella decorazione di ca. quaranta pigmenti diversi, unito al fatto che per la realizzazione dell'opera vennero utilizzate all'incirca centocinquanta pelli di animali, è indice della prosperità economica di cui godevano i grandi monasteri irlandesi. Gli scribi e gli artisti responsabili dell'esecuzione dell'opera avevano evidentemente accesso a un'ampia varietà di modelli anglosassoni e mediterranei.Il Libro di Kells riunisce l'intera gamma dei motivi presenti nell'arte insulare, introducendo nel contempo numerosi elementi nuovi; i motivi del tipo La Tène che ricorrono sulla pagina del ΧΡ sono gli esempi più raffinati di questa tradizione celtica precristiana e hanno suscitato un ampio dibattito sul modo in cui tale tradizione venne recepita nella società cristiana. Nel sec. 8° il riferimento di Alcuino (Ep., CXIII; PL, C, col. 341) ai gorghi d'oro di significato spirituale costituisce un indizio circa il modo in cui i motivi antichi, ben lontani dall'essere considerati come mera decorazione, potevano contribuire a stimolare la contemplazione dell'Onnipotente e dell'infinito. Fino a che punto l'arte astratta e quella animalistica avessero un significato simbolico è un problema fondamentale per l'arte irlandese in generale e non soltanto per il Libro di Kells. Tra gli animali stilizzati presenti in questo codice i più frequenti sono i felini e i serpenti, questi ultimi integrati all'interno di un consolidato impiego dell'intreccio; vi sono anche animali più realistici, quali galline, topi e una lontra. Ben più di ogni codice precedente, il libro di Kells è animato da esseri umani: guerrieri rannicchiati nei pennacchi delle tavole dei canoni, figure simili a ginnasti poste a formare le iniziali e dozzine di volti e di teste, che aggiungono arguzia e vivacità al manoscritto. Oltre alla Vergine in trono (c. 7v), il Libro di Kells contiene anche i ritratti di Cristo (c. 32v) e degli evangelisti Matteo e Giovanni (cc. 28v, 291v), immagini tra le più memorabili dell'arte altomedievale: le figure rigide e prive di movimento, ciascuna recante in mano il testo del vangelo, sembrano essere come 'congelate' e le ultime tracce del naturalismo classico, sia nella resa del panneggio sia nel contesto architettonico, appaiono ridotte a schemi astratti. Per il loro gusto di carattere mistico e distaccato tali ritratti costituiscono una significativa contrapposizione alle raffigurazioni naturalistiche della contemporanea miniatura carolingia.Il Libro di Kells fu una realizzazione eccezionale, opera di vari scribi che vi lavorarono per molti anni, mentre la produzione più usuale della miniatura irlandese è rappresentata da alcuni piccoli evangeliari portatili, dei secc. 9° e 10°, nei quali la decorazione è meno raffinata e di più modesta ampiezza. La decorazione degli evangeliari venne fortemente influenzata dalla produzione in metallo, che era a evidenza la più prestigiosa delle arti nell'I. altomedievale: in confronto con altri paesi, vi si è conservata una quantità notevole di oggetti preziosi, d'uso profano e religioso, in gran parte custoditi a Dublino (Nat. Mus. of Ireland). In anni recenti sono stati effettuati nuovi ritrovamenti; tra questi, una grande teca per libro, recuperata dalle acque del Lough Kinale (contea di Longford), un gruppo di battenti di porte, rinvenuti su una sponda del fiume a Donore (contea di Meath), e uno straordinario tesoro di oggetti liturgici, scoperto nel 1980 a Derrynaflan (contea di Tipperary). Tra gli oggetti religiosi si trovano recipienti d'uso liturgico, quali calici e patene, così come un'ampia varietà di reliquiari: alcuni a cassetta, una serie a forma di casa in miniatura e un singolare gruppo a forma delle reliquie in essi contenute, dei quali uno tra i più straordinari è il reliquiario a cintura di Moylough (Dublino, Nat. Mus. of Ireland).Le teche per libri (cumdach) venivano realizzate per manoscritti antichi e venerati e non vanno confuse con le coperte decorative, poiché si trattava di veri e propri contenitori che racchiudevano il codice all'interno; anche campane e pastorali venivano posti all'interno di custodie, come reliquie.La cronologia e lo sviluppo della lavorazione del metallo in I. rappresentano problemi estremamente complessi; mentre per stabilire una datazione approssimativa per la fibula di Tara e per il calice di Ardagh (entrambi a Dublino, Nat. Mus. of Ireland) sono stati istituiti confronti con l'Evangeliario di Lindisfarne (Londra, BL, Cott. Nero D.IV), datato al 695-721 ca., più in generale gli studiosi hanno ricavato l'inquadramento cronologico dall'evolversi delle tipologie. Il sec. 8° sembra segnare un momento importante nel progresso sia tecnico sia artistico, che si riflette nell'attenta lavorazione del calice di Ardagh e della patena di Derrynaflan. La filigrana d'oro e gli smalti colorati risaltano su ampie superfici di argento polito ed è per questo che tale fase è stata spesso definita era 'policroma'. Sebbene la decorazione appartenga al repertorio consueto dell'arte irlandese - spirali, motivi a greca, intrecci e motivi animalistici stilizzati -, le singole forme sono trattate con grande inventiva e raffinatezza. La forma complessiva del calice di Ardagh, con coppa emisferica, due impugnature e base svasata, deriva dai calici d'argento che vengono associati alla produzione del Mediterraneo orientale. Il più tardo calice di Derrynaflan presenta forma più allungata e, nonostante le numerose somiglianze con i calici precedenti, è tecnicamente meno raffinato: nella sua decorazione sono comprese grandi quantità di ambra, evidentemente importata dal Baltico, un dato che lo pone in relazione con le fibule del 9° secolo.Tra il sec. 7° e il 10° le botteghe irlandesi produssero una notevole serie di fibule decorate, che venivano indossate appena al di sotto delle spalle e, per la loro natura preziosa, erano chiaramente designate a indicare lo status di colui che le indossava nell'ambito di una società organizzata in modo rigidamente gerarchico; gli esempi più elaborati erano le fibule pseudo-penanulari, come quella di Tara, che costituisce senza dubbio l'esemplare più bello. Realizzata in argento dorato, essa è decorata con filigrana in oro caratterizzata da una straordinaria complessità ornamentale: tra i motivi decorativi alcuni derivano dall'ultima fase di La Tène. A partire dal sec. 9° l'oro venne usato con maggiore parsimonia sulle fibule, lasciando le superfici di argento polito nella parte anteriore; l'ambra tendeva a sostituire gli smalti colorati e i disegni animalistici subirono numerosi piccoli cambiamenti.Mentre i manoscritti e le opere in metallo da lungo tempo non sono più conservati negli originari siti monastici, vi restano le croci scolpite in pietra. Uno studio recente (Harbison, 1992) ne ha registrate più di duecento, molte delle quali frammentarie. Non è insolito trovare numerose croci erette l'una vicino all'altra nello stesso monastero, come a Kells (contea di Meath) e a Clonmacnoise. Erigere una croce poteva costituire un'impresa ambiziosa, che comportava il taglio e il trasporto di blocchi di pietra di notevoli dimensioni; le croci più alte - a Monasterboice (contea di Louth), Moone (contea di Kildare) e Arboe (contea di Tyrone) - raggiungono m. 7. Le ringed heads, ovvero gli 'anelli', che conferiscono alle croci 'celtiche' il loro caratteristico aspetto sembrano derivare dalle ghirlande che, nell'arte romana e paleocristiana, avevano un significato trionfale; le massicce basi in pietra poterono essere concepite come volontaria allusione alla roccia del Calvario. La maggior parte delle croci risale ai secc. 9° e 10° e possono essere suddivise in numerosi gruppi, basati in parte su differenze regionali. Per decorare le superfici vennero utilizzati sia soggetti iconografici cristiani sia riquadri con motivi astratti. In alcuni casi la decorazione è notevolmente vicina a quella che si trova nella produzione in metallo, come per es. ad Ahenny (contea di Tipperary), dove due croci in buono stato di conservazione sembrano essere state modellate su una croce processionale o d'altare; l'analogia risulterebbe anche più completa nell'eventualità, probabile, che le croci di pietra fossero dipinte.Grande interesse hanno sollevato le c.d. scripture crosses ('croci con iscrizioni'), un gruppo di monumenti, prodotti da una stessa bottega, che si concentra a Kells, Monasterboice, Durrow e Clonmacnoise. L'iconografia, ricca e raffinata, comprende soggetti dell'Antico e del Nuovo Testamento così come riquadri dedicati a Paolo e ad Antonio, i padri del monachesimo irlandese. Molti di questi riquadri occupano un posto importante nella storia dell'iconografia cristiana; la rappresentazione del Giudizio universale a Monasterboice, per es., è tra i primi esempi in Europa di questo soggetto: l'origine dell'iconografia resta controversa e alcuni studiosi hanno ritenuto si tratti di una derivazione dalla pittura e dagli avori carolingi, mentre altri indicano fonti più antiche sia irlandesi sia paleocristiane. Lo stile compiuto delle scripture crosses, con le loro figure ben modellate, è privo di paralleli nei secc. 9° e 10° e la meglio conservata tra le croci, dedicata a s. Muiredach e situata a Monasterboice (920 ca.), è considerata a ragione come il migliore esempio di scultura cristiana nell'Europa preromanica. Sebbene talvolta descritte come croci devozionali, destinate alla preghiera, il loro programma iconografico era rivolto invece a un pubblico erudito, alludendo al fatto che le verità cristiane fondamentali erano come pietre all'interno di uno scrigno, forse per dimostrare il persistere della fede in un'epoca in cui i monasteri non erano più immuni dalle aggressioni. Il fatto che re e influenti abati venissero menzionati nelle iscrizioni indica che le croci erano anche un segno di ricchezza e di prestigio.Durante il sec. 9° le preziose opere in metallo che si erano accumulate furono tra i fattori che resero l'I. vulnerabile agli attacchi dei Vichinghi; alcuni tesori monastici vennero spogliati in quest'epoca, come hanno evidenziato i ritrovamenti di oggetti di produzione irlandese in tombe scandinave. Una volta che i Vichinghi si insediarono in I., la loro arte cominciò a esercitare un'influenza su quella irlandese: gli scavi effettuati nella città iberno-norrena di Dublino hanno portato alla luce oggetti in legno decorati nello stile di Ringerike e i motivi dello stile scandinavo di Urnes ebbero un forte influsso sulla lavorazione dei metalli e sulla scultura in pietra.La teca che conteneva il Cathach decorata in puro stile di Ringerike, del 1090 ca., e il reliquiario della campana di s. Patrizio, del 1100 ca. (entrambi a Dublino, Nat. Mus. of Ireland), presentano i sottili serpenti spiraliformi legati dello stile di Urnes. All'epoca in cui venne realizzata le croce processionale proveniente dal monastero di Cong (Dublino, Nat. Mus. of Ireland), nel terzo decennio del sec. 12°, l'influenza dello stile di Urnes era stata completamente assimilata negli stili animalistici più tradizionali. I secc. 11° e 12° coincisero con una rinascita della lavorazione del metallo irlandese; si conserva una serie di teche per libri e di pastorali di notevole qualità, alcuni dei quali recanti iscrizioni che forniscono indicazioni circa la data e il luogo di esecuzione; talora è menzionato l'artista, come nel caso di Maelisu, l'autore della croce di Cong. Questa, realizzata secondo le indicazioni del re di Connacht per custodire una reliquia della Vera Croce, posta sotto un grande cristallo al centro, ha i bracci rivestiti da riquadri con ordinati intrecci animalistici in bronzo dorato.Durante il sec. 12° si verificarono nella vita sociale e religiosa del paese cambiamenti tali da comportare conseguenze sullo sviluppo artistico dell'Irlanda. Già nel 1100 la riforma gregoriana aveva cominciato a produrre i suoi effetti, che condussero all'affermarsi della nuova struttura diocesana, all'interno della quale i vescovi sostituirono gli abati come responsabili della Chiesa irlandese: un cambiamento che può spiegare la comparsa di grandi figure di chierici, presumibilmente vescovi, sulle high crosses del 12° secolo. La vita monastica venne rinvigorita con l'introduzione nell'isola degli ordini monastici del continente, in particolare i Canonici regolari di s. Agostino e i Cistercensi. La prima abbazia cistercense venne fondata a Mellifont (contea di Louth) nel 1142, come figlia di Clairvaux, ed entro il 1272 vennero istituite in I. più di trenta case, per la maggior parte filiazioni di Mellifont. I Cistercensi introdussero i metodi di progettazione utilizzati nel continente, con grandi chiese ed edifici monastici collocati intorno a un chiostro, secondo una disposizione fino ad allora sconosciuta nell'isola. Il progetto dei primi lavori a Jerpoint (contea di Kilkenny) e Boyle (contea di Roscommon) riflette l'origine borgognona dell'Ordine, ma l'influenza francese fu presto sopravanzata dalle elaborazioni architettoniche di origine inglese. Non solo vennero fondati nuovi monasteri, ma anche molte fondazioni antiche avviarono consistenti programmi di rinnovamento e di ricostruzione; le piccole cappelle romaniche decorate in maniera stravagante, per es. St Saviour e St Mary a Glendalough e Nun Church a Clonmacnoise, contrastano chiaramente con gli ampi, ma alquanto austeri edifici dei Cistercensi.Con i loro portali e gli archi presbiteriali scolpiti, le chiese romaniche costituiscono un episodio di particolare interesse nella storia dell'arte irlandese. La scultura evidenzia la fusione di motivi europei e locali, molti dei quali derivati dalla produzione in metallo e dalla miniatura; rare le raffigurazioni di temi cristiani, fenomeno sorprendente, se si tiene conto della gamma di soggetti presenti sulle prime high crosses. L'accento veniva posto invece sulla decorazione astratta, associata a disegni animalistici e protomi umane. I portali venivano costruiti secondo varie tipologie in base a modelli europei; molti tuttavia erano caratterizzati da un coronamento ad arco acuto, il più acuto e bizzarro dei quali si trova a St Brendan di Clonfert (contea di Galway); la rarità dei timpani, unitamente all'uso degli archivolti a ghiere concentriche, ha permesso di proporre confronti con esempi della Francia occidentale. Poiché infine i motivi decorativi sono spesso incisi delicatamente sulla pietra, per es. a Killeshin (contea di Laois), sembra certo che i portali fossero in origine dipinti.Gli inizi della scultura romanica sembrano segnati dalla costruzione della cappella di re Cormac MacCarthy sullo sperone roccioso di Cashel (contea di Tipperary) tra il 1127 e il 1134. Si tratta del più inglese di tutti gli edifici romanici irlandesi e costituì fonte d'ispirazione per opere successive, specialmente nella regione di Munster. Nell'Ovest del paese la scultura continuò nello stile romanico fino al sec. 13°, a quanto è possibile giudicare dai capitelli nel monastero dei Canonici regolari di s. Agostino di Ballintubber (contea di Mayo) e nelle chiese cistercensi di Boyle e Corcomroe (contea di Galway).A quest'epoca gran parte dell'I. era stata conquistata dai Normanni, che vi si erano insediati in seguito alle invasioni del 1169-1170. Le zone più fertili del paese erano state divise in signorie feudali, che avevano il loro centro in castelli poderosamente fortificati. La signoria dei de Lacy nella regione di Meath, per es., aveva il suo centro a Trim, dove si trova il più straordinario mastio del tardo sec. 12°, progettato con pianta a croce greca. Lo sviluppo nella progettazione dei castelli seguì largamente quello inglese, con un'attenzione che andò spostandosi nel sec. 13° sull'aspetto difensivo delle mura esterne; un buon esempio è costituito dal castello reale di Roscommon (nella contea omonima), dove il progetto deriva dai castelli gallesi a impianto concentrico del re d'Inghilterra Edoardo I (1272-1307).La colonizzazione del paese condusse anche alla fondazione di nuove città e rafforzò il sistema delle parrocchie: vennero erette grandi parrocchiali in stile gotico, per es. a Thomastown e a Gowran (contea di Kilkenny) e a New Ross (contea di Wexford). I Normanni fondarono propri monasteri, portando nelle nuove abbazie monaci inglesi; all'interno dell'Ordine cistercense tale fenomeno provocò notevoli difficoltà, creando tensioni tra le antiche fondazioni della filiazione di Mellifont e le nuove abbazie di colonizzazione inglese. Le tensioni ebbero riflessi sull'architettura, giacché nuovi monasteri, quali Grey e Inch (contea di Down) e Dunbrody (contea di Wexford), furono eretti in uno stile gotico che era inequivocabilmente inglese.I più significativi tra gli edifici gotici dell'I. sono le due cattedrali di Dublino. Fondata nel 1028, l'antica cattedrale, la Christ Church, venne completamente ricostruita tra il 1170 e il 1250. Le parti orientali dell'edificio vennero edificate in un goffo stile tardoromanico, derivato dall'Inghilterra occidentale, mentre la navata, del 1234 ca., è un elegante saggio di Gotico early English; l'alzato comprende triforio e cleristorio combinati insieme, una soluzione derivante da modelli francesi, ma l'uso dei sostegni scuri politi, dei capitelli a foglie rigide e una fitta serie di modanature dell'arco conferiscono al progetto un'impronta inconfondibilmente inglese.Il St Patrick a Dublino fu elevato al rango di cattedrale nel 1120 ca., quando venne iniziata la costruzione dell'edificio attuale, più omogeneo nel progetto, sebbene di maggiori dimensioni rispetto alla Christ Church. Entrambe le cattedrali subirono gravi danni strutturali nel sec. 16° e sono state sostanzialmente ricostruite nell'Ottocento; esse non sono i soli monumenti architettonici significativi eretti nel Duecento a Dublino: nel quarto decennio del sec. 13° venne costruita nel castello, per volontà di Enrico III (1216-1272), un'ampia sala con colonne in marmo e un rosone, della quale non si è però conservato nulla.A partire dal Trecento la prosperità dell'I. cominciò a diminuire e, in termini artistici, il sec. 14° fu un periodo relativamente povero. Molto prima della grande epidemia di peste nera, la società irlandese aveva già sofferto di una serie di raccolti scarsi, di diminuzione della popolazione e delle devastazioni dovute all'invasione scozzese del 1315-1318. I contatti diretti con botteghe inglesi iniziarono a declinare e l'architettura irlandese acquistò un carattere più locale e provinciale. La principale attività edilizia dell'epoca fu quella che si deve agli Ordini conventuali, per es. i Domenicani, con le chiese di Kilmallock (contea di Limerick) e di Athenry (contea di Galway). Le grandi finestre a tracery costituiscono senza dubbio l'elemento di cui più palesemente l'architettura irlandese era debitrice alla coeva architettura inglese.La crescente prosperità del sec. 15° condusse a una rinascita dell'architettura sia religiosa sia civile. I signori locali fondarono un gran numero di conventi, specie di Osservanti francescani, molti dei quali si sono ancora conservati. Diversamente da quanto avvenne nella maggior parte dei paesi europei, i conventi irlandesi venivano fondati sia in siti rurali sia alla periferia di piccole città e non furono perciò particolarmente interessati dall'espansione urbana; a Moyne (contea di Mayo), Askeaton (contea di Limerick), Muckross (contea di Kerry), per es., i chiostri, con semplici arcate tardogotiche, sono perfettamente integri. Un interessante aspetto di molte chiese conventuali è rappresentato dalle strette torri che segnano la divisione tra navata e presbiterio. Anche nell'Ordine cistercense venne ricostruito un certo numero di chiese; l'esempio con la decorazione più ricca è la chiesa di pellegrinaggio di Holycross (contea di Tipperary). Qui si trovano resti dell'arcata di un chiostro in perpendicular style, uno dei rari esempi di influenza della coeva Inghilterra nell'architettura irlandese del Quattrocento. Le forme tardogotiche sono in I. un ibrido curioso e molte di esse derivano da quelle di periodi precedenti; il traforo in curvilinear style, da tempo fuori moda in Inghilterra, costituì in I. una delle principali forme di decorazione e, mentre l'architettura è spesso poco elegante o addirittura sgraziata, gli edifici sono ravvivati da particolari scolpiti vivacemente animati, tagliati nel duro calcare locale grigio-blu. La soppressione dei monasteri tra il 1536 e il 1541 pose fine ai grandi progetti architettonici ecclesiastici, sebbene l'attività edilizia di età tardogotica venisse portata avanti, specialmente nei conventi.A partire dal Quattrocento la dominazione inglese si ridusse a una piccola area sulla costa orientale intorno a Dublino, nota come il Pale. Al di fuori di quest'area il potere era nelle mani di tre grandi signori angloirlandesi e di una dozzina di piccoli capi gaelici. La frammentazione della società si riflette nella costruzione di centinaia di case-torri fortificate: soltanto nella contea di Limerick sembra ne esistessero almeno quattrocento esempi. Questi masti in miniatura sono spesso a quattro o cinque livelli e molti presentano un piano terreno coperto con volta a botte, mentre ai piani superiori si accedeva tramite scale in spessore di muro, talvolta contenute in torrette addossate. Alte merlature a gradini e caditoie conferivano a tali strutture un carattere militare; situate all'interno di una corte o recinto chiuso, destinato a proteggere il bestiame dai furti, le case-torri erano in effetti l'equivalente dei manieri inglesi. La loro origine è molto discussa: nel 1429 il governo inglese di Dublino incoraggiò i residenti del Pale a costruire piccoli castelli offrendo un contributo di dieci sterline e sembra probabile che tale moda si sia diffusa alle aree gaeliche. Case-torri continuarono a essere edificate fino al sec. 17° e ancora oggi costituiscono uno dei più interessanti aspetti del paesaggio rurale irlandese, specialmente nelle regioni occidentali.Con l'aumento del potere dei capi gaelici nel Tardo Medioevo si accrebbe anche l'interesse nei confronti del passato irlandese, in particolare dei manoscritti e delle reliquie sacre. In questo periodo vennero restaurati reliquiari come quello del Cathach o come il reliquiario del dente di s. Patrizio (Dublino, Nat. Mus. of Ireland) e, inoltre, vennero ripresi i motivi decorativi a intreccio propri dell'epoca prenormanna; si verificarono persino tentativi di emulare l'antica miniatura irlandese. I migliori esempi di scultura tardomedievale fanno parte di una serie di tombe erette tra il 1475 e il 1550 e concentrate nel Pale e nei territori del conte di Ormond. La tomba di Piers Butler (conservata nella cattedrale di Kilkenny), ottavo conte di Ormond (m. nel 1539), e di sua moglie è una delle più belle: intorno alla cassa si allineano le figure degli apostoli, come di consueto sui monumenti funerari irlandesi, e le effigi dei defunti sono scolpite nel duro calcare locale; sebbene lo stemma rappresentato sia curiosamente tradizionale e lo stile piuttosto neoromanico che gotico, l'opera si caratterizza per una considerevole forza espressiva. L'assenza di ogni traccia di influenza rinascimentale mostra quanto le botteghe irlandesi si fossero allontanate dai centri più importanti della cultura europea.

Bibl.:

Fonti. - Giraldus Cambrensis, Topographia Hibernica, a cura di J.S. Brewer, in Rer. Brit. MAe. SS, XXI, 5, 1867, pp. 124-125 (trad. ingl. The History and Topography of Ireland, a cura di J.J. O'Meara, Harmondsworth 1982, pp. 84-85); Cogitosus, Vita sanctae Brigidae, in AASS. Februarii, I, Antwerpen-Bruxelles 1658, pp. 118-134 (trad. ingl. S. Connoly, J.M. Picard, Cogitosus: Life of Saint Brigid, Journal of the Royal Society of Antiquaries of Ireland, s. VI, 117, 1987, pp. 5-27); Annales Ultonienses, a cura di C. O'Conor, in Rerum Hibernicarum scriptores veteres, IV, 1826.

Letteratura critica. - H.G. Leask, Irish Churches and Monastic Buildings, 3 voll., Dundalk 1955-1960; id., Irish Castles, Dundalk 1964; F. Henry, Irish Art, 3 voll., London 1965-1970; J. Hunt, Irish Medieval Figure Sculpture 1200-1600, 2 voll., Dublin-London 1974; C. Nordenfalk, Celtic and Anglo-Saxon Painting, New York 1977; J.J.G. Alexander, Insular Manuscripts 6th to 9th Century (A Survey of Manuscripts Illuminated in the British Isles, 1), London 1978; Treasures of Ireland: Irish Art 3000 B.C. to 1500 A.D., a cura di M. Ryan, Dublin 1983; R.A. Stalley, Irish Gothic and English Fashion, in The English in Medieval Ireland, a cura di J. Lydon, Dublin-London 1984, pp. 65-86; id., The Cistercian Monasteries of Ireland, London 1987; M. Ryan, The Illustrated Archaeology of Ireland, Dublin 1991; P. Harbison, The High Crosses of Ireland: an Iconographical and Photographic Survey, 3 voll., Bonn 1992.R. Stalley

Arte irlandese e arte nordica

Quando Müller (1880) pubblicò la prima grande ricerca riguardante i motivi decorativi animalistici nordici, si riteneva che ogni impulso decisivo sugli stili animalistici della Scandinavia fosse di provenienza irlandese. All'epoca si considerava infatti come un insieme unitario l'arte dell'età vichinga - epoca nella quale gli Scandinavi avevano frequenti contatti con le Isole Britanniche - e quella della prima fase dell'età delle Migrazioni. Nonostante in seguito i risultati delle ricerche svolte in questo settore abbiano rettificato tale impostazione, esistono a tutt'oggi studiosi che cercano di sostenere l'ipotesi di una dipendenza degli stili animalistici dall'arte irlandese, successivamente a quella, attestata, dall'arte anglosassone. In questo caso si prescinde tuttavia totalmente dal conservatorismo delle forme e dall'attaccamento alle tradizioni caratteristici dell'arte nordica. In Scandinavia l'arte degli stili animalistici dominò nel corso di cinquecento anni, mentre fenomeni artistici analoghi costituirono in I. solo una componente parziale di un repertorio di motivi decorativi che fu estremamente ricco e complesso.L'arte altomedievale irlandese è caratterizzata dall'apertura verso impulsi provenienti da altre culture, mentre gli artisti nordici erano legati a un proprio repertorio di motivi decorativi estremamente ristretto. L'arte celtica in I. venne influenzata inizialmente dall'ornato di tipo animalistico germanico, un influsso che tuttavia non proveniva dalla Scandinavia, bensì dall'Inghilterra anglosassone e dalle aree germaniche del continente, talvolta per il tramite della produzione merovingia. Soltanto nella tarda epoca vichinga l'influenza scandinava occupò una posizione più rilevante nell'arte irlandese, fenomeno che interessò, stranamente, proprio il periodo successivo al momento in cui i Vichinghi furono costretti a lasciare il paese. Manufatti quali il reliquiario della campana di s. Patrizio, il pastorale di Clonmacnoise, la croce processionale proveniente dal monastero di Cong (Dublino, Nat. Mus. of Ireland) e la croce scolpita in pietra dell'abbazia di Dysert O'Dea, opere databili tutte alla prima metà del sec. 12°, mostrano dettagli di origine scandinava. La simmetria, la precisione e la complessità che distinguono i rilievi irlandesi non hanno per contro alcun parallelo contemporaneo nei paesi nordici. Solamente l'arte del Gotland (v.), con le composizioni basate sulla simmetria che la caratterizzano, potrebbe per certi versi ricordare l'arte irlandese, ma in questo caso le relazioni non sono confermate e richiedono ulteriori studi di approfondimento.

Bibl.: S. Müller, Dyreornamentik i Norden, Dens oprindelse, Udvikling, og Forhold til samtidige Stilarter. En archaeologisk undersøgelse [Decorazioni zoomorfiche in Scandinavia. Origine, sviluppo e rapporti con altri stili coevi. Una ricerca archeologica], Aarböger for nordisk oldkyndighed og historie, 1880, pp. 185-405; E. Farnes, Some Aspects of the Relationship between Late 11th and 12th Century Irish Art and the Scandinavian Urnes Style, s.l. 1975; U. O'Meadhra, Early Christian, Viking and Romanesque Art. Motif-Pieces from Ireland, 2 voll., Stockholm 1979-1987; L. Karlsson, Nordisk Form - om djurornamentik [Forme nordiche - ornamenti animalistici], Stockholm 1983.L. Karlsson

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