Irlanda (ingl. Ireland; irl. Éire) Una delle grandi isole costituenti l’arcipelago britannico (84.420 km2 con circa 5.120.000 ab.), situata tra 51°26′ e 55°22′ lat. N e 5°35′ e 10°21′ long. O. La bagnano a O l’Oceano Atlantico, a E il Mare d’Irlanda e i due canali, di
La parte centrale dell’isola è occupata da una grande pianura, che si affaccia con una costa bassa e uniforme sul Mare d’I., tra Dundalk e
L’isola è caratterizzata dal clima oceanico, portato dai venti atlantici che, per la frammentarietà dei sistemi montuosi, riescono a penetrare nell’interno. La pioggia, uniformemente distribuita fra le varie stagioni, è frequente ovunque, ma più a O (Galway, 1250 mm annui) che a E (Dublino, 740 mm). Le temperature in inverno sono miti, mantenendosi al di sopra di 0 °C, mentre in estate sono generalmente fresche (Dublino: gennaio 5,4 °C; luglio 15,8 °C). Queste condizioni, con la natura calcarea del suolo, sono favorevoli alle praterie, che hanno permesso lo sviluppo dell’attività zootecnica, tradizionale in Irlanda.
I fiumi, per l’abbondanza e l’uniformità delle piogge, hanno un regime costante in ogni stagione; data la configurazione del rilievo, scorrono per lo più lenti, sinuosi, espandendosi di frequente in bacini lacustri, elemento tipico/">tipico della pianura mediana. Principale tra essi è lo Shannon (365 km), il quale ha origine ai margini interni dei rilievi settentrionali e, dopo aver traver;sato l’I. centrale, sbocca con largo estuario sulla costa occidentale; le sue acque sono sfruttate da una grande centrale idroelettrica. Sui margini interni dei rilievi meridionali, i Monti Slievekimalta e Slieve Bloom formano un altro nodo idrografico da cui hanno origine i fiumi Barrow, Nore e Suir, i quali, insieme al Blackwater e al Lee, provenienti dai rilievi ercinici sud-occidentali, formano le maggiori arterie fluviali dell’I. meridionale. Infine, la regione montuosa settentrionale è pure solcata da notevoli fiumi, anche questi formati ai margini della pianura centrale: il Bann, il Foyle e l’Erne, il quale riunisce una serie di laghi: Upper Lough Erne, Lower Lough Erne. L’I. è ricca di bacini lacustri, alcuni tra i rilievi settentrionali e notevoli per la loro bellezza, altri nella pianura centrale: fra i maggiori, il Lough Neagh (400 km2), il Lough Corrib (190 km2), il Lough Mask (85 km2).
Caratteristica della flora irlandese è la presenza di molte specie che di norma allignano a latitudini più meridionali (
La fauna ha caratteri comuni a quella dell’intero arcipelago britannico. In generale, tutte le forme continentali europee vi sono rappresentate. È notevole però che il numero delle specie di tutti i gruppi è minore di quello presente nelle regioni continentali di uguale estensione. Fra i Carnivori vi sono il lupo, la volpe (Vulpes crucigera), la lontra, alcune mustele; molti i Roditori, ma il castoro è estinto. Fra gli Ungulati da notare Cervus elaphus scoticus. L’avifauna è piuttosto ricca ed è costituita da specie caratteristiche dell’Europa centrale. Gli Insetti e gli Artropodi terrestri offrono particolare interesse dal punto di vista zoogeografico per l’interpretazione dell’origine della fauna irlandese.
Il territorio dell’I. venne facilmente raggiunto, fin dall’età Neolitica e poi nell’età del Bronzo e del Ferro, da correnti migratorie provenienti dal mare, che caratterizzarono la struttura insediativa del paese. In un primo tempo si trattò di migrazioni di gruppi iberici e bretoni; in seguito, di intensi scambi, attraverso il Mare d’Irlanda, fra l’isola e le zone agricole della Cornovaglia e del Dartmoor. All’inizio dell’età del Ferro sono riconducibili le invasioni dei popoli di lingua celtica, provenienti dalle coste del Mare del Nord e attraverso l’
1. Dalle origini fino all’invasione anglo-normanna
L’I. fu abitata, prima dell’immigrazione dei Celti (o
Mai sottoposta alla dominazione romana, l’isola fu conquistata al cristianesimo da una feconda opera di evangelizzazione, iniziata nel 432 da s. Patrizio. Nell’isolamento da influenze che potevano provenirle dai coevi regni romano-barbarici dell’Occidente mediterraneo, l’I. cristiana sviluppò una sua autonoma cultura, mentre la Chiesa celtica, durante tutto l’Alto Medioevo, era costretta ad adattare alla struttura sociale esistente la sua organizzazione, essenzialmente monastica, che, invece che sugli organi tradizionali della diocesi e della parrocchia, si basò ovunque sull’istituto del vescovo-abate, divenuto ormai il capo effettivo della tribù.
Sulle vicende delle lotte intestine fra i re provinciali influì l’invasione, dall’807 circa, dei popoli nordici (chiamati Danesi nelle fonti locali), che per oltre due secoli saccheggiarono l’isola ma contribuirono anche alla formazione dei futuri massimi centri urbani. La battaglia di Clontarf, in cui re
2. La dominazione inglese fino agli Stuart
Arruolati in Inghilterra da Dermot, cavalieri e arcieri normanni nel 1170 distrussero, sotto le mura di Dublino, l’esercito nazionale gaelico. Enrico II, temendo le aspirazioni di potenza dei cavalieri normanni, assunse personalmente la direzione dell’impresa, al termine della quale distribuì parte del suolo irlandese ai vittoriosi baroni e istituì il lord justiciar/">justiciar d’Irlanda, rappresentante della sua autorità. Fattore essenziale di stabilizzazione politica rimase la Chiesa; tuttavia la differenza della lingua (il francese per gli invasori e il gaelico per i vinti) e delle istituzioni resero problematica l’integrazione tra Inglesi e Irlandesi. Mentre il re d’Inghilterra controllava da lontano
3. Da Giacomo I Stuart all’Act of union
L’avvento al trono inglese di Giacomo I (1603) vide l’instaurazione di un centralismo amministrativo più accentuato, mentre un’Alta Corte sedeva in permanenza comminando severe sanzioni agli Irlandesi cattolici che rifiutavano il giuramento prescritto dall’Act of supremacy; intorno al 1610 iniziò la colonizzazione (le cosiddette plantations) del paese con elementi scozzesi e presbiteriani. La ribellione cattolica del 1641 (gli Inglesi furono massacrati) dimostrò l’inefficacia della politica di espropriazione parziale: il Parlamento procedette all’esproprio totale delle terre (Adventurers’ Act, 1642). La guerra civile inglese vide il clero/">clero diviso a favore del re o dei parlamentari; Dublino cadde in mano dei secondi e l’I. fu aperta alla conquista di
Nel 1690 il tentativo di restaurazione di Giacomo II polarizzò tuttavia ancora attorno alle forze alleate giacobite e francesi l’opposizione cattolica e gaelica contro i protestanti, la cui vittoria (1690) liberò l’Inghilterra dalla minaccia giacobita e assicurò il possesso dell’I. a Guglielmo III d’Orange. La Pace di Limerick, firmata da Guglielmo, che assicurava ai cattolici libertà religiosa e ai ribelli le loro proprietà, non fu rispettata dal Parlamento, che sottopose con speciali ‘leggi penali’ i cattolici a gravi restrizioni religiose, economiche e politiche: molti preferirono l’esilio. Con Giorgio III (re d’Inghilterra dal 1760) diminuì il rigore delle sanzioni: l’I. ottenne l’attenuazione delle leggi penali e il riconoscimento a Dublino del rango di capitale, sede di un viceré (1767).
Le aspirazioni a normali rapporti con l’Inghilterra furono deluse dalle ripercussioni della Rivoluzione francese: gli
4. Il risorgimento nazionale
Nel 1829, con l’abrogazione del Test act del 1692, che discriminava i cattolici impedendo loro di sedere in Parlamento, finì la minorità politica della maggior parte degli Irlandesi. Rimase in primo piano il problema confessionale, strettamente legato a quello sociale dato che la soppressione di una Chiesa di Stato in I. era connessa con il miglioramento economico della classe contadina, oppressa dagli obblighi della decima, la tassa destinata al mantenimento della Chiesa anglicana. Contro il regime oppressivo della proprietà terriera la Repeal association chiese la revoca dell’Act of union e l’indipendenza, mentre il movimento politico della
Sotto il primo ministero Gladstone fu tolto (1869) alla Chiesa episcopale irlandese il riconoscimento di confessione ufficiale e fu promulgata la prima legge (Land Act) protettiva dei fittavoli. La decisione di concedere all’I. la
Nel gennaio 1919, i 73 deputati appartenenti al movimento indipendentista Sinn Féin si riunirono nel
La più antica letteratura irlandese si svolge secondo una periodizzazione che corrisponde alle diverse fasi del gaelico tra il 7° sec. e il 16° (➔ Celti). La letteratura irlandese moderna nasce nel 17° sec., quando la colonizzazione britannica aveva ormai cancellato l’antico ordine sociale e la letteratura e
Tra gli ultimi rappresentanti della tradizione dei bardi si ricordano Tadhg Dall Ó Uiginn (16° sec.), Piaras Féiriteir, strenuo animatore della lotta contro O. Cromwell, impiccato nel 1653, e il celebre arpista e poeta Toirdhealbhách Ó Cearbhalláin, noto come Turlogh O’Carolan (17°-18° sec.).
A cavallo tra 17° e 18° sec. compaiono alcuni autori d’indirizzo politico legittimista (giacobita) che riprendono gli antichi aislings («visioni»), per evocare l’I. sotto forma di donna che piange la propria sorte e invoca il ritorno del legittimo consorte. Si ricordano in specie Aogán Ó Rathaille, noto come Egan O’Rahilly ed Eoghan Ruadh Ó Súillebháin, noto come Owen Roe O’Sullivan.
Trasportata dalle cerchie chiuse dei mecenati in mezzo al popolo, la poesia irlandese si modifica nella struttura formale: alla rima consonantica si sostituisce la vocalica, al ritmo determinato dal numero delle sillabe succede il ritmo accentuativo. Contemporaneamente fiorisce la satira, che dà gli esiti più felici nel celebre poema di Brian Mac Giolla Meidhre, noto come
Nel 1592, con la nascita del Trinity College di Dublino, si era avviata la formazione di una nuova classe dirigente, di fede protestante e di lingua inglese. Il massimo rigoglio della civiltà anglo-irlandese si ebbe con gli scrittori
L’Act of union (1800), che ratificò la totale soggezione amministrativa e legislativa del paese al governo inglese, e la successiva emancipazione dei cattolici (1829), che poterono accedere a scuole e uffici pubblici, determinarono la nascita di una media borghesia cattolica e filoinglese.
La letteratura prodotta in I. nella prima metà del 19° sec. è opera principalmente della classe dirigente anglo-irlandese che, insoddisfatta del legame vessatorio con Londra, venne sviluppando una nuova sensibilità. Gli scrittori continuarono a servirsi della lingua inglese, ma spesso presero ad argomento delle loro narrazioni la disastrosa incuria con cui i latifondisti britannici amministravano i loro possedimenti e la triste condizione dei contadini irlandesi. Esemplari i romanzi Castle Rackrent (1800) e The absentee (1812) della scrittrice
Nel 1888 W.B. Yeats pubblicò un’antologia di
Dopo il teatro poetico e simbolista di Yeats e il ‘realismo magico’ delle opere drammatiche di lady Gregory e di I.M. Synge, si profilò la tendenza ad allontanarsi dall’I. mitica per concentrarsi sul nuovo paese che stava nascendo dalle lotte contro l’Inghilterra. A inaugurare la nuova fase fu
3. Dall’indipendenza agli anni 1960
Nel clima di esaltato nazionalismo insofferente di ogni critica instauratosi dopo la vittoria, gli autori teatrali ripiegarono su opere di carattere prevalentemente psicologico individuale. Seguirono tale indirizzo T.C. Murray, J. Shiels, L. Robinson, P.V. Carroll, T. Deevy. Al contrario, S. O’Casey trattò la realtà politica e sociale, non soltanto irlandese, del suo tempo, ravvivando poi, tra il 1950 e il 1958, il teatro languente con un gruppo di tragicommedie. L’appello insito nell’opera di O’Casey per migliori condizioni di vita si attiene agli aspetti più elementari e quasi idillici dell’esistenza quotidiana; ma la generazione formatasi nel secondo dopoguerra ha avvertito più acutamente il contrasto tra il passato, cui l’I. rimaneva ancora legata, e il presente, non solo dell’isola ma di tutto
Nella narrativa, riprendono la tradizione del romanzo naturalista zoliano Esther Waters (1894) di G. Moore e alcuni romanzi storici di L. O’Flaherty. L’autobiografia quale ricerca d’identità è un genere che ha avuto molto successo tra gli Irlandesi, ma il genere letterario per eccellenza è la novella: basti ricordare le raccolte di O’Flaherty, di F. O’Connor, di S. O’Faolain e della scrittrice
4. Dalla fine del 20° sec. agli inizi del 21°
La violenza settaria tra nazionalisti repubblicani e unionisti filobritannici, esplosa nel 1969, ha segnato la storia dell’I. come tragico residuo della condizione irrisolta di ex colonia. Al senso di insicurezza degli anni 1970 che aveva portato
Negli ultimi decenni del Novecento, un vero secondo ‘rinascimento celtico’, non inferiore a quello voluto da Yeats agli inizi del 20° sec., si è manifestato nella poesia. Accanto a Deane ne sono stati promotori
Il romanzo irlandese contemporaneo ritorna quasi ossessivamente su alcuni nodi tematici: le difficoltà e la sotterranea violenza dei rapporti familiari, il conflitto tra omertà tribali e coscienza individuale, l’esilio e il ritorno, la trasgressione e la frustrazione sessuale, trattati da angolature diverse, spesso attingendo al linguaggio della teologia cattolica, ancora molto vitale nella cultura irlandese. Una posizione particolare occupano W. Trev;or e B. Moore, espatriati da lungo tempo, i quali non hanno tagliato i ponti con l’I., sempre presente nelle loro opere. Diverso è il caso di opere ambientate spesso nel Sud dell’Europa, in un tentativo di proporre una lettura meno insulare della realtà irlandese (A. Higgins, J. O’Faolain, D. Madden, C. Toibin). Particolare attenzione al contrasto tra mondo contadino e universo urbano hanno dedicato E. O’ Brien, J. McGahern, che ha proposto analisi sempre più impietose dei conformismi vecchi e nuovi degli Irlandesi. J. Plunkett ed E. McCabe si misurano con il romanzo storico, mentre J. Banville, erede indiscusso dello sperimentalismo joyciano, dopo originali studi condotti sul rapporto tra scienza e immaginazione, continua a esercitare la sua lucida decostruzione delle forme narrative e dei generi convenzionali. Un caso a parte è N. Jordan, sempre in bilico tra la letteratura e il cinema. B. Kiely, B. MacLaverty, G. Patterson, R. McLiam Wilson si sono misurati con il tema della violenza e del terrorismo, studiandone gli effetti anche nelle pieghe più riposte dell’universo familiare. La prova più alta di elaborazione del tema della violenza è Reading in the dark (1996) del già ricordato Deane. Va infine considerato il gruppo dei New Dubliners, autori di estrazione sociale spesso proletaria o che del proletariato urbano adottano i linguaggi: tra questi il più celebre è R. Doyle.
Nel teatro irlandese sono fiorite iniziative di decentramento che ripropongono la pluralità culturale e linguistica dell’isola. Tra gli autori più rilevanti, T. Murphy e T. Kilroy, che affrontano il tema del doppio. F. McGuinness rappresenta nelle più svariate forme la diversità politica, culturale e dei costumi sessuali tra Irlandesi e Britannici. A un teatro gestuale e pittorico, ricco di richiami all’inconscio, punta T. MacIntyre. G. Reid ambienta i suoi drammi in una
5. Produzione moderna e contemporanea in gaelico
Numerosi sono gli scrittori, anche tra quelli già citati, che hanno dato un contributo alla produzione letteraria in gaelico; tra i maggiori di essi si ricordano: P. Ó Conaire, con le raccolte di novelle ambientate nel mondo arcaico della regione di Galway; T. Ó Criomhtháin, con il romanzo sulle isole Blasket án tOileanach («L’isolano», 1929), e M. Ó Súileabháin con Fiche blian ag fas («Vent’anni di crescita», 1933), entrambi originari delle isole
Negli ultimi anni del 20° sec. la letteratura in lingua irlandese ha conosciuto una particolare fortuna. Sempre più spesso gli scrittori irlandesi si cimentano nella traduzione dei capolavori dell’antica letteratura. Interessanti sono i casi di poeti che passano dall’una all’altra lingua in fasi diverse della propria parabola artistica ed esistenziale con pregevoli risultati espressivi, come è accaduto a M. Hartnett. La voce più alta è senza dubbio quella della poetessa N. Ní Dhomhnaill, che definisce l’irlandese ‘la lingua della madre’ contrapposta all’inglese, lingua del potere patriarcale.
Sebbene il maggior numero dei siti sia medievale, l’impulso delle ricerche è stato finora verso il periodo preistorico. Non vi sono prove certe riguardo alla popolazione esistente in I. nel Paleolitico, sebbene siano stati rinvenuti alcuni utensili di questo periodo. È con il Mesolitico che l’I. fu ‘colonizzata’, nel 7000 a.C. circa. Il più antico sito noto è situato a Mount Sandel (Derry), dove sono stati scavati resti di capanne circolari. Nel periodo neolitico si trovano i primi villaggi agricoli. La complessa struttura sociale che si affermò dal 4000 a.C. è testimoniata da grandi tombe in pietra (Newgrange, Knowth), impianti planimetrici delle case (Tankardstown). L’età del Bronzo vide lo sviluppo della lavorazione dei metalli e nuove tipologie di monumenti megalitici. Lo stile artistico di
Il contributo artistico dell’I. fu rilevante fra l’8° e il 9° sec. soprattutto con l’importante sviluppo della miniatura e dell’oreficeria, che influenzarono profondamente l’arte inglese (➔ Anglosassoni) ed europea (attività delle fondazioni di
L’architettura romanica è simile alla contemporanea architettura normanna in Inghilterra e risente anche dell’arte tedesca, conosciuta attraverso le missioni irlandesi sul continente; fra gli edifici più importanti si ricordano la cappella di re Cormac a Cashel, la chiesa conventuale di Clonmacnoise e la cattedrale di Clonfert. Alle oreficerie di questo periodo si ricollega la croce di Cong, del 1125.
Dopo l’occupazione anglo-normanna, un’arte originale indigena cessò di esistere. Mentre l’arte irlandese adottò spontaneamente le forme del romanico, il gotico rimase in I. un fenomeno importato. Interessanti sono i resti di numerosi castelli, in cui si ricostruisce la stessa evoluzione stilistica dei castelli inglesi. Nel corso del 16 e del 17° sec. l’architettura in I. registra la coesistenza di goticismi e riferimenti classicisti; tra 17° e 18° sec., in particolare con personalità come E.L. Pearce (Parlamento, poi Bank of Ireland, 1729).
Nel 18° sec. vi fu una larga immigrazione di artisti francesi, italiani, nord-europei, e un forte sviluppo di generi artistici, come il paesaggio o il ritratto, legati a nuove richieste della committenza. Un’intensa attività edilizia si registra a Dublino, nel periodo giorgiano (architetti principali: W. Chambers,
Luogo di incontro alternativo, dal 1923, fu la Dublin painters gallery dove esposero, tra l’altro, i principali protagonisti del modernismo: M. Jellett ed E.
Sebbene attenta alle più diverse esperienze dell’avanguardia europea, l’arte irlandese tra la fine del 20° sec. e l’inizio del 21° mostra una prevalente tendenza espressionista, evidente sia nelle opere di J. Yeats e A. Madden sia in quelle successive di P. Graham e B. Maguire. Accanto a un’intensa sperimentazione grafica, anche la produzione scultorea appare molto ricca, spaziando dalle tradizionali soluzioni figurative e commemorative di E. Delaney e di J. Behan alle più aggiornate esperienze astratte e concettuali di H. Heron, J. Coleman e J. Aiken. In ambito figurativo, si ricordano i paesaggi urbani di
In architettura prevale la personalità di M. Scott che guidò dal 1975, anno della sua fondazione, l’Irish arts council, svolgendo un importante ruolo per la diffusione del modernismo anche attraverso l’impulso dato con L. le Brocquy al design industriale. Ispirata a linguaggi internazionali è la produzione architettonica dello studio Scott Tallon Walker (Uffici civici di Wood Quay a Dublino, 1994); con tendenze high-tech è il lavoro di H. Murray e S. O’Laoire (padiglione per informazioni turistiche al Civic Park di Limerick, 1991) e quello di I. Campbell (Railway transport gallery di Cultra, County Down, 1993); di ascendenza razionalista è la biblioteca del Regional technical college di Bishopstown a
La diffusione della musica cristiana in I. avvenne nel primo Medioevo ed ebbe manifestazioni negli inni e nell’introito Sancta Parens di Sedulio (Shiel), del 5° secolo. Nel 9° sec. visse il teorico della musica