IRI

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)

IRI

Franco Nobili

(App. II, II, p. 64; IV, II, p. 229)

Tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta la crisi del sistema delle grandi imprese aveva particolarmente colpito l'IRI, mentre aveva in corso la realizzazione di importanti progetti, localizzati in gran parte nel Mezzogiorno, a cui si aggiungeva il pesante onere, addossato al gruppo, di operazioni di salvataggio di imprese in crisi. Negli anni Settanta furono infatti effettuati investimenti per 124.000 miliardi in lire 1991 (+67% rispetto al decennio precedente) con un incremento dell'occupazione di 228.000 unità (+70%). Una crescita così accelerata, in un momento di grande instabilità, compromise l'equilibrio economico del gruppo anche perché non accompagnata da apporti di capitali propri da parte dell'''azionista'' stato, con conseguente aggravamento del peso degli oneri finanziari sui conti economici. Di qui, perdite crescenti che raggiunsero l'entità media di 3000 miliardi in lire correnti all'anno nel triennio 1981-83. Di fronte a una situazione tanto grave, l'IRI mise in atto un'energica azione di risanamento fondata sulla ristrutturazione industriale, sul riesame delle attività al fine di valutarne le prospettive, e sul riequilibrio finanziario.

La ristrutturazione industriale ha portato a drastiche riduzioni di costi e rilevanti incrementi di produttività. Dall'esame delle prospettive delle attività presenti nel gruppo, è risultata opportuna la cessione di quelle non suscettibili di sviluppo efficiente al suo interno. Nel periodo 1983-91 sono state alienate numerose aziende, tra cui l'Alfa Romeo, ceduta alla Fiat nel 1986, anche con l'intento di rafforzare l'industria automobilistica nazionale. Tutto ciò ha creato le premesse per un'azione di riequilibrio che − accanto alle indispensabili ricapitalizzazioni del fondo di dotazione effettuate dallo stato sulla base di rigorosi piani di risanamento − si è giovata, oltre che dei ricavi delle citate alienazioni, della cessione sul mercato di borsa dei titoli sia di aziende del gruppo già quotate sia di quelle portate alla quotazione, grazie al miglioramento dei loro risultati, con un complessivo realizzo di risorse finanziarie per 10.000 miliardi di lire correnti dal 1983 al 1991.

La ristrutturazione ha comportato costi, anche dolorosi, come la riduzione di 65.000 occupati nel periodo 1982-90. Nel settore siderurgico, colpito da una grave crisi di sovracapacità a livello internazionale, si è resa necessaria una lunga e incisiva azione di riorganizzazione con conseguente ridimensionamento degli impianti e riduzione di occupazione. Ma il ridimensionamento è stato accompagnato da programmi di reindustrializzazione delle aree interessate che prevedono, con il reimpiego del personale eccedente, anche lo sviluppo e la riqualificazione delle economie locali.

Compiuto, quanto meno per la maggior parte delle sue attività, il processo di risanamento, l'IRI sta oggi affrontando, in relazione al suo ruolo nell'economia italiana, le sfide che si pongono nella prospettiva degli anni Novanta: mercato unico e unione economica e monetaria; liberalizzazione delle economie dei paesi dell'Europa centroorientale; globalizzazione dei mercati. Si sono posti perciò al gruppo gli obiettivi: di contribuire a dotare il paese di alcune grandi reti di infrastrutture e servizi moderni; di sviluppare le tecnologie avanzate; di mettere in moto un intenso processo d'internazionalizzazione; di raggiungere dimensioni adeguate alle mutate condizioni della concorrenza anche attraverso accordi con imprese private.

Così, nelle telecomunicazioni ci si propone, attraverso il gruppo STET, il recupero del ritardo accumulato negli anni Settanta e l'avvio di nuovi servizi avanzati. Nel settore bancario, il Banco di Santo Spirito e poi il Banco di Roma sono passati a un nuovo gruppo destinato a raggiungere dimensioni adeguate alla concorrenza europea. A esigenze di aumento delle dimensioni e di integrazione funzionale si è ispirata anche la riorganizzazione delle attività di impiantistica e d'intervento sul territorio con la confluenza di Italimpianti e Italstat nell'Iritecna. Riorganizzazione e intese a livello sia nazionale sia internazionale sono state promosse in particolare nei settori a tecnologia avanzata: l'accordo tra STET e AT&T per lo sviluppo dei nuovi sistemi di telecomunicazione; il trasferimento di Selenia ed Elsag da STET a Finmeccanica, e la successiva confluenza di Selenia e Aeritalia in Alenia, gruppo in cui si integrano tecnologie elettroniche e aerospaziali; l'acquisizione della statunitense Bailey da parte di Elsag, entrata così fra i leaders mondiali dell'automazione industriale; la confluenza di SGS con la francese Thomson in un'impresa comune europea nella microelettronica; l'acquisizione da parte dell'Ansaldo di attività della Tosi al fine di razionalizzare la capacità nazionale nei sistemi di energia. Ma la scelta per lo sviluppo di tecnologie di punta ha anche comportato la crescita delle attività di ricerca (una spesa nel 1991 di 1940 miliardi di lire, con oltre 12.500 addetti). Lo sviluppo delle tecnologie avanzate ha interessato in misura notevole il Mezzogiorno, in cui è stato concentrato il 43% degli addetti del gruppo in tali settori. Più generalmente sono state, da un lato, consolidate le attività già realizzate dal gruppo nell'area (con oltre 100.000 occupati) mentre, dall'altro, si sono localizzate industrie innovative e sono in corso programmi per promuovere l'imprenditorialità locale e fornire sia infrastrutture di base ancora carenti (come con il ''consorzio acqua'' in collaborazione con l'ENI) sia reti di servizi avanzati (come il progetto telematico per la Calabria).

All'inizio degli anni Novanta l'IRI − che, con una produzione di 80.000 miliardi e con 407.000 occupati nel 1991, risulta tra i primi gruppi industriali d'Europa − è quindi efficacemente impegnato nel contribuire ad affrontare i problemi cruciali del ''sistema Italia''. Ciò è possibile in quanto esso ha recuperato la sua natura di gestore di imprese, propria della sua ''formula'' originaria. Ne è indice significativo la partecipazione delle sue aziende al mercato di borsa (440.000 azionisti, e 35% di tutti i dividendi distribuiti nel 1991).

Il recupero realizzato dal gruppo nel corso del decennio si è riflesso anche nei suoi risultati economici complessivi che si sono chiusi in attivo dal 1986 in poi (1100 miliardi nel 1990). Nel 1991 si registra invece una perdita di 315 miliardi, conseguente principalmente al negativo andamento del settore siderurgico e agli oneri di carattere straordinario del settore impiantistico.

D'altra parte, i riflessi delle gravi difficoltà della finanza pubblica italiana hanno inciso sulla situazione dell'IRI. Infatti, nel quinquennio 1987-91, a fronte della realizzazione di impianti per oltre 67.000 miliardi di lire da parte del gruppo, non sono stati praticamente effettuati apporti al fondo di dotazione da parte dello stato azionista. Sebbene l'aumentato flusso dell'autofinanziamento e la consistente politica di smobilizzi e cessioni abbiano consentito di coprire i due terzi del fabbisogno finanziario, è risultato tuttavia necessario far ricorso a un crescente indebitamento con conseguente squilibrio patrimoniale.

Intanto, nei proponimenti di governo (D.L. n. 386 del 1991 convertito in l. n. 35 del 1992), l'esigenza d'individuare mezzi per contribuire al risanamento della finanza pubblica si è intrecciata con quella di una revisione delle forme istituzionali non solo di aziende totalmente pubbliche, ma anche dello stesso sistema delle partecipazioni statali. Il governo Amato con decreto legge del luglio 1992 ha trasformato l'IRI in una società per azioni.

La trasformazione istituzionale comporta per l'IRI l'osservanza di due principali vincoli: che possa essere superata la sottocapitalizzazione prodottasi in questi ultimi anni e che la gestione delle partecipazioni nelle diverse attività venga sottoposta a rigorose scelte di redditività. Vedi tav. f.t.

Bibl.: Ministero dell'Industria e Commercio, L'Istituto per la Ricostruzione Industriale, 3 voll., Roma 1955-56; P. Saraceno, Il sistema delle imprese a partecipazione statale nella esperienza italiana, Milano 1975; Ministero delle Partecipazioni Statali, Rapporto nelle partecipazioni statali, maggio 1981, ivi 1981; N. Acocella, L'impresa pubblica italiana e la dimensione internazionale: il caso dell'IRI-Einaudi, Torino 1983; AA.VV., Alberto Beneduce e i problemi dell'economia italiana del suo tempo, Atti della giornata di studio per la celebrazione del 50° anniversario dell'istituzione dell'IRI, Caserta, 11 novembre 1983, Roma 1985; A. Zurzolo, Considerazioni sull'evoluzione dell'IRI dalla ricostruzione ad oggi, in Diritto dell'impresa, 2-3-4, 1985; IRI, Andamenti e prospettive di gruppo, Roma 1985; Id., Andamenti e prospettive di gruppo, ivi 1986; Id., Dal risanamento allo sviluppo, ivi 1987; R. Prodi, Il risanamento dell'IRI: problemi e prospettive, Lezione tenuta presso la London's School of Economics, 23 gennaio 1987; P. Bianchi, Denazionalizzazione e privatizzazione dell'impresa pubblica in Italia, in Scritti in onore di Alberto Mortara, i, Milano 1990.

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