IPPOCRATE

Enciclopedia Italiana (1933)

IPPOCRATE (‛Ιπποκράτης; Hippocrătes)

Arturo Castiglioni

Medico, nato nel 460 o 459 a. C. nell'isola di Coo, figlio dell'asclepiade Eracleide e di Fenarete, nipote del medico Ippocrate figlio di Gnosidico, che viene indicato dagli storici con il nome d'Ippocrate I, morto a Larissa in Tessaglia in un anno il cui dato oscilla, nelle varie fonti, fra il 375 e il 351.

Il mito che si formò intorno alla figura d' I. e la venerazione con la quale la sua opera fu considerata dai posteri rendono difficile il distinguere la sua figura storica da quella tradizionale. Anche i dati biografici più antichi, fra i quali vanno citati quelli di Sorano che si riferiscono a notizie del sec. III a. C., si devono considerare inesatti. Ma risulta certo, a ogni modo, che I. fu il grande instauratore della medicina scientifica. Ebbe i primi insegnamenti da suo padre e da un medico della scuola di Cnido a nome Erodico. Intraprese a scopo di studio lunghi viaggi, visitò forse Atene e fu allievo del ginnasta Erodico di Selimbria, del retore Gorgia e del filosofo Democrito. Visse per qualche tempo nell'isola di Taso, viaggiò la Tessaglia e la Propontide, probabilmente la Scizia, l'Egitto e la Libia. Svolse l'attività più importante e decisiva della sua vita nella città natale ove la scuola medica, che certamente già prima aveva avuto inizio, ebbe da lui grandissima fama. Numerose le leggende intorno alla sua persona e alla sua vita. Poco sicure sono le notizie intorno al suo intervento nella peste d'Atene (430-425) né v'è certezza che egli sia stato assunto agli onori del Pritaneo. La sua tomba esisteva ancora nel sec. II d. C. fra Larissa e Girtone.

Le opere che costituiscono il Corpus ippocratico sono quelle alle quali è legato il suo nome. Appena in tempi recentissimi è stato possibile fare una selezione fra questa grande raccolta di scritti provenienti evidentemente da autori di epoca diversa e identificare quelli che con maggiore probabilità si possono attribuire a Ippocrate. É. Littré, che fu il più autorevole degli studiosi e dei critici dei testi ippocratici, conta cinquantatré scritti in settantadue libri e a questa classificazione si sono attenuti gli storici posteriori. La redazione definitiva di tutti questi scritti sotto il nome d'I. si può datare dal sec. III a. C., quando per opera dei Lagidi essi furono raccolti per la biblioteca di Alessandria. Essi sono scritti in dialetto ionico ma nello stile presentano notevoli differenze: la forma di quelli che vengono attribuiti a I. stesso è semplice ed elegante, così che l'incisiva eloquenza dello stile può essere paragonata a quella dei migliori autori classici.

I manoscritti più antichi che ci sono conservati sono datati fra il secolo X e il XII. Nessuno però contiene l'intero Corpus hippocraticum. I codici più importanti sono quelli di Parigi, della Laurenziana, della Vaticana, della Marciana.

Possono con fondamento essere considerati libri ippocratici: Della dieta, Delle prognosi, Delle prognosi coiche, Delle predizioni; il libro Degli aforismi, quelli Dell'officina del medico, Delle ferite e ulceri, due dei sette libri Delle epidemie, il libro Delle arie, delle acque e dei luoghi, e alcuni altri che trattano di affezioni chirurgiche: in tutto diciassette libri che appartengono certamente alle opere scritte sotto l'azione diretta d' Ippocrate. Fra gli scritti etici del Corpus hippocraticum va citato in primo luogo il Giuramento che veniva pronunciato dai medici della scuola quando iniziavano l'esercizio professionale. Con questo giuramento il medico si impegnava di astenersi da ogni atto dannoso al malato, dalle pratiche abortive, dal veneficio, e prometteva solennemente di mantenere il segreto professionale e di considerare sacra la sua arte. Fra i libri più studiati e più diffusi va citato in prima linea quello degli Aforismi che fu considerato per due millennî il testo classico fondamentale della medicina. Questo libro contiene una serie di osservazioni che non possono essere derivate che dalla mente di un medico di altissimo ingegno e di vastissima esperienza.

La concezione fondamentale della medicina ippocratica nasce dalla medicina babilonese e da quella egiziana. Essa ha un indirizzo cosmico e unitario, secondo il quale la ϕύσις individuale possiede i caratteri e le funzioni di un'energia vitale ed è la suprema regolatrice dell'armonia necessaria alla vita. Nel campo della patologia la scuola ippocratica è la fondatrice della dottrina costituzionale secondo la quale l'organismo costituisce un'unità e non una somma di organi. È questa scuola infatti che afferma per la prima l'azione dell'ambiente sull'individuo e sull'origine delle malattie e l'importanza dell'eredità, ed enuncia il concetto dell'adattabilità dell'individuo all'ambiente. Dottrina fondamentale della scuola è quella che fu chiamata della patologia umorale, secondo la quale quattro umori cardinali, il sangue, il flemma, la bile gialla, la bile nera, formano gli elementi del corpo umano e della vita; le funzioni normali o patologiche, il benessere o la malattia, corrispondono a una situazione di perfetto equilibrio o di squilibrio degli umori: il temperamento dell'individuo (sanguigno, flemmatico, bilioso, atrabiliare), dipende dalla varia miscela degli umori. Infine, in linea terapeutica, la scuola ippocratica attribuisce la massima importanza alla forza sanatrice della natura, affermando che nell'organismo è la tendenza alla guarigione e che il decorso della malattia non rappresenta se non le varie vicende dei continui tentativi dell'organismo di riparare con le proprie forze alle lesioni della sua integrità o delle sue funzioni. Il corpo, afferma Ippocrate, ha in sé i mezzi della guarigione: la natura è il medico delle malattie e il medico non deve che seguirne gl'insegnamenti. Famoso sugli altri l'ultimo degli Aforismi, che conclude: "Ciò che le medicine non guariscono guarisce il ferro; ciò che non guarisce il ferro guarisce il fuoco; ciò che non guarisce il fuoco si deve ritenere inguaribile".

Tutta la dottrina d' I. è essenzialmente biologica: la medicina da lui iniziata è intesa come scienza e arte a un tempo il cui unico scopo è lenire le sofferenze del malato. Nel suo insegnamento Ippocrate riunisce tutte le norme fondamentali che devono guidare il medico nel ragionamento e nella pratica e dargli la coscienza di compiere un'opera nobile e santa. La medicina ippocratica si stacca completamente da quella sacerdotale e magica e si fonda soltanto sul ragionamento e sull'esperienza.

L'insegnamento d'I. fu il fondamento della scienza medica quasi ininterrottamente dall'epoca fiorente della scuola sino alla fine del Settecento; in tutte le scuole mediche d'Europa gli Aforismi costituirono il testo più importante. Bisogna aggiungere che nell'attuale indirizzo della medicina scientifica v'è un manifesto ritorno alla concezione ippocratica e particolarmente alla patologia umorale, alla dottrina costituzionale e al concetto della forza guaritrice della natura.

Ediz.: La prima edizione del testo greco è quella di Aldo Manuzio (Venezia 1526); a questa fece seguito quella edita da Giov. Cornaro (Basilea 1538). La prima delle edizioni latine degli scritti ippocratici fu stampata a Roma nel 1525. Le opere furono commentate centinaia di volte e tradotte in tutte le lingue; delle edizioni moderne la più completa e la più esatta è quella di É. Littré (voll. 10, con trad. francese e commenti, Parigi 1839-1861); la più recente delle edizioni critiche è quella diretta da I. L. Heiberg nel Corpus Medicorum Graecorum iniziata nel 1927 (Lipsia - Berlino).

Delle traduzioni italiane merita di essere citata quella completa di M. G. Levi (Venezia 1838).

Bibl.: M. Neuburger, Geschichte der Medizin, I, Stoccarda 1906; Gossen, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., VIII, col. 1801 segg.; J. Hirschberg, Vorlesungen über hippokratische Heilkunde, Lipsia 1922; A. Castiglioni, Il volto d'Ippocrate, Milano 1925; H. Much, Hippokrates der Grosse, Stoccarda 1926.