Integralismo

Dizionario di Storia (2010)

integralismo


Nella sua accezione più generale, l’i. designa qualsiasi atteggiamento orientato alla applicazione rigida e coerente, in ogni ambito di vita, dei principi derivati da una qualche dottrina religiosa o ideologica. Molto più del che ha un significato analogo ma non identico, nonostante nel linguaggio comune sia diffuso l’impiego intercambiabile di questi termini, l’i. attiene specificamente alla storia dei rapporti fra Stato e Chiesa, fra laicismo e cattolicesimo, nello sviluppo dei sistemi politici occidentali nel corso degli ultimi due secoli.

L’integralismo cattolico

L’origine del concetto e l’uso di identificarlo con una particolare concezione del cattolicesimo sociale e politico possono farsi risalire alle posizioni espresse nel Sillabo da Pio IX (1864), nella misura in cui vi si affermano la visione integrale e confessionale dell’ordine sociale in contrapposizione alla visione laicista dello Stato liberale, che postula invece una netta separazione fra la sfera della vita privata – nella quale rientrano le scelte religiose – e la sfera della vita pubblica. Mentre rifiuta i valori della società moderna, la Chiesa viene a svolgere in questo periodo un ruolo di opposizione politica in vari Paesi europei, ma è soprattutto in Italia che la tradizione dell’i. cattolico, sotto l’impulso degli insegnamenti pastorali impartiti da Leone XIII nell’enciclica Rerum novarum (1891), si innerva nelle organizzazioni e nei movimenti collaterali alla Chiesa. Questi gruppi – che costituiscono la base del nuovo partito di ispirazione cattolica (il Partito popolare prima e la Democrazia cristiana dopo) – puntano a una strategia conciliatoria fra le classi sociali, all’insegna di una concezione globale e unitaria del cristianesimo, inteso come un sistema di vita, e del pensiero in grado di affrontare tutti i problemi della società moderna, compresi quelli lasciati scoperti dalle teorie, ritenute «parziali», del liberalismo e del socialismo. In seguito ai processi di secolarizzazione sociale e di laicizzazione politica, che instaurano i regimi di democrazia liberale del 19° sec., l’i. cessa di essere la concezione prevalente del mondo cattolico per indursi a una tendenza nel mondo cattolico (e anche al suo esterno) che riaffiora in forme diverse tutte le volte in cui è affermata l’irriducibile supremazia di una qualche impostazione dogmatica di pensiero sul pluralismo delle idee nella società.

L’integralismo islamico

Storicamente l’i. islamico trova la sua maggiore diffusione dopo la rivoluzione iraniana (1979), ma già nel 1927-28 con la nascita del movimento al-Ikhwan al-muslimun (➔ Fratelli musulmani) si può datare la prima apparizione dell’i. islamico come movimento organizzato. È in questi anni, infatti, che l’islam diviene l’unica possibile forma di opposizione all’occupazione coloniale, che dal canto suo aveva fortemente contribuito alla disgregazione politica di tutto il mondo arabo-islamico: vietati i partiti politici vengono annientati i sindacati e  la moschea rimane l’unico luogo dove riunirsi. È in questo contesto che nascono i vari movimenti cosiddetti integralisti: il gruppo Amal («speranza») in Libano, Takfir wa higra («anatema e ritiro») in Egitto, lo Hizbullah («partito di Dio») in Iran e in Libano, i in Iraq e in Afghanistan ecc. Forte recrudescenza dell’i. islamico si osserva negli ultimi anni del 20° sec. e all’inizio del 21°.

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