JONES, Inigo

Enciclopedia Italiana (1933)

JONES, Inigo

Arthur Popham

Architetto e scenografo, nato a Londra il 15 luglio 1573, morto ivi il 21 giugno 1652. Sembra che da principio fosse presso un ebanista, facendosi notare per i rapidi progressi nel disegno e dipingendo paesaggi. Fu in Italia tra il 1597, data della morte di suo padre, e il 1604. Pare visitasse anche la Danimarca, per invito di Cristiano IV. Tornò in Inghilterra qualche tempo prima del 1605, quando fu rappresentato il Masque of Blackness di Ben Jonson, per il quale disegnò le scene. E la sua occupazione principale dal 1604 fino al 1615 fu il disegnare costumi e scenarî per recite tenute a corte, generalmente in collaborazione con Ben Jonson. Nel 1613 visitò nuovamente l'Italia, trattenendovisi fino al 1615. Un albo di schizzi con copie da pitture e affreschi di Michelangelo, del Bandinelli, di Polidoro, del Parmigianino e d'altri, proprietà del duca di Devonshire in Chatsworth, è un interessante ricordo di quel viaggio. A Londra nel 1615 fu nominato soprintendente generale ai lavori, iniziando la sua attività di architetto. Esiste tuttora l'edificio più importante di quell'epoca e forse di tutta l'opera del J., il Banqueting House in Whitehall, terminato il 31 marzo 1622, in sostituzione di uno precedente andato bruciato. Questa imponente costruzione non fu concepita, come fu supposto, quasi parte di un ampio palazzo distendentesi tra il fiume e il parco di St James, poiché questo grandioso progetto, di cui sono disegni a Oxford e nel British Museum, fu certamente opera di John Webb, discepolo del J., e risale probabilmente all'età di Carlo II, quando cioè il maestro era già defunto. Nel 1620 e 1631 il J., nominato membro delle commissioni incaricate dello studio dei restauri alla cattedrale di S. Paolo in Londra e soprintendente alle costruzioni, iniziò i restauri stessi e la ricostruzione, durati nove anni. Aggiunse alla chiesa una facciata occidentale di forme classiche e un ampio colonnato, entrambi distrutti nel grande incendio del 1666. Un'altra opera, scomparsa anch'essa con tutti i progetti, fu la Piazza di Covent Garden con la chiesa di S. Paolo su uno dei lati, iniziata circa il 1631. Nel 1640 il J. preparò lo scenario per i Salmacida Spolia di sir William D'Avenant, l'ultima delle brevi rappresentazioni tenute prima del ritorno al trono di Carlo II. La rivoluzione gli tolse ogni possibilità di altre grandi opere. Pure, nel 1649, progettò, assistito dal Webb, una nuova ala meridionale per Wilton House in Salisbury. Molte costruzioni furono falsamente ascritte al J.; gli unici importanti edifici superstiti che gli si possono sicuramente attribuire, oltre al Banqueting House, sono: il Queen's House, l'ospedale di Greenwich, iniziato nel 1617, terminato solo nel 1635, parte di una casa d'abitazione in Stoke Bruerne (Northamptonshìre), elevata per sir Francis Crane e la chiusa nella valle di Buckingham Street nello Strand di Londra, costruita circa il 1623. Numerosi progetti del J. si trovano a Chatsworth, nel Worcester College in Oxford, e nell'Institute of British Architects in Londra. Bozzetti per scene e per costumi conservati a Chatsworth, molti dei quali possono essere ricollegati ad avvenimenti menzionati, presentano particolare interesse per la storia del teatro inglese.

Il J. fu in Inghilterra il primo rappresentante di un'architettura di puro stile classico, ispirata a modelli italiani, particolarmente al Palladio; prima di lui gli architetti inglesi, anche se ormai staccati dalle forme gotiche, conoscevano l'architettura del Rinascimento solo attraverso interpretazioni fiamminghe o francesi. Le costruzioni del J. rivelano un fine senso delle proporzioni e della solidità, dignità e semplicità nei particolari.

Bibl.: St. C. Ramsay, I. J., Londra 1924; H. Horne, in Dict. of National Biography; Designs for Masques in the Collection of the Duke of Devonshire at Chatsworth, in Walpole Society, XII (1924); Willich, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIX, Lipsia 1926 (con la bibl. precedente); J. Alfred Gotch, I. J., Londra 1928.