Influenza

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Malattia infettiva acuta e contagiosa, endemica ed epidemica, causata da particolari virus (virus influenzali) di cui sono stati finora individuati un tipo A (1933), un tipo B (1940) e un tipo C (1950), nonché numerosi sottogruppi. Di tali virus, il tipo A sembra responsabile delle forme più gravi e a comportamento epidemico. I virus B e C provocano, invece, soprattutto casi sporadici e a limitata diffusione. Il virus influenzale penetra nell’organismo attraverso le vie respiratorie, per l’inspirazione di aria inquinata dai malati, che, con i colpi di tosse, lo disseminano nell’ambiente.

L’epidemiologia dell’i. è solo in parte nota: i fattori stagionali (mesi freddi) e ambientali (umidità, eventi atmosferici) hanno importanza relativa. Ondate epidemiche, di diversa gravità, si registrano quasi ogni anno; forme pandemiche, capaci di invadere interi continenti e con caratteristiche di particolare gravità, sono state osservate con ricorso periodico ogni 20-40 anni; pandemia gravissima, forse la più grave fra tutte, è stata quella del 1918-19, designata con il nome di spagnola. Secondo calcoli approssimativi essa avrebbe provocato oltre 20 milioni di morti, e solo in Italia 400.000.

La periodicità delle pandemie influenzali è attribuita all’impianto di un certo grado di immunità nelle popolazioni colpite da una pandemia, che fa da ostacolo allo sviluppo pandemico di una eventuale nuova epidemia per la durata di alcuni anni. L’immunità che ne deriva, comunque, non è assoluta e, soprattutto, non è crociata: soggetti che abbiano superato un episodio influenzale possono essere facilmente colpiti da altre forme di i. provocate da altri tipi di virus.

L’i., dopo un breve periodo di incubazione (1-3 giorni), si manifesta più o meno acutamente con sintomi poco tipici: brividi, febbre, cefalea, astenia, dolori lombari e alla colonna vertebrale, infiammazione a carico della mucosa nasale (rinite), faringea (faringite), laringea (laringite), tracheale e bronchiale (tracheo-bronchite). Diverse, però, sono le forme cliniche dell’i. sia per l’entità del quadro morboso (del quale esistono forme lievissime e altre più o meno gravi) sia per i suoi aspetti sintomatologici. Questi possono talora essere caratterizzati da particolari disturbi, come dispnea e cianosi (forma asfittica), da meningismo, paresi o paralisi, convulsioni, delirio (forma nervosa), diarrea e altri segni di sofferenza dell’apparato digerente (forma gastrointestinale), tosse incessante e dolori tracheali (forma tracheale), notevole edema della glottide e conseguente difficoltà respiratoria (forma laringea). Piuttosto frequenti sono le complicazioni (congestione polmonare, broncopolmoniti, otiti, sinusiti ecc.), causate da infezioni sovrapposte dovute ad altri germi. La documentazione diagnostica dell’i. si può realizzare soltanto con la ricerca di anticorpi specifici nel siero, oppure con l’isolamento del virus.

Contro l’i. non è stato ancora trovato un rimedio specifico: la terapia è prevalentemente sintomatica (analgesici, antitermici, stimolanti vari ecc.); gli antibiotici sono utili per combattere le complicazioni. L’impiego di vaccini preventivi antinfluenzali non si è mostrato finora risolutivo a causa della breve durata dell’immunità che ne deriva e della stessa pluralità del virus influenzale. Se ne consiglia, comunque, l’impiego stagionale nelle persone a rischio (cardiopatici, bronchitici cronici, diabetici).

In veterinaria, l’i. equina è una malattia contagiosa acuta di origine virale contrassegnata da infiammazione catarrale delle mucose.

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