INFIORESCENZA

Enciclopedia Italiana (1933)

INFIORESCENZA (fr. inflorescence; sp. inflorescencia; ted. Blütenstand; ingl. inflorescence)

Carlo Avetta

I fiori delle Antofite o Fanerogame solo eccezionalmente sono isolati; per lo più sono invece raccolti in buon numero, con un dato ordine di sviluppo e con disposizione determinata e costante per ogni pianta, su sistemi di rami e ramicelli che vengono chiamati infiorescenze. Queste si distinguono dalle ordinarie ramificazioni vegetative soprattutto per avere i loro rami più numerosi e più fitti e per la presenza quasi costante di brattee e bratteole squamiformi, nelle cui ascelle stanno rispettivamente i rametti fioriferi e i singoli fiori.

Per quanto sia facile in generale distinguere un fiore da un'infiorescenza, tuttavia in certi casi riesce assai difficile il capire se si ha da fare con un fiore singolo o con un complesso di fiori; così, ad es., nelle infiorescenze di certe Conifere e soprattutto in quelle molto contratte delle Euphorbia.

Le infiorescenze, molto complesse e di forme svariatissime ma sempre distinguibili dalla porzione vegetativa della pianta, sono specialmente caratteristiche delle Angiosperme, alle quali particolarmente si riferiscono le notizie che seguono. La produzione di rami nella regione del fusto che porta i fiori ha luogo secondo le stesse leggi generali che la regolano nei fusti vegetativi, quindi si ha ramificazione terminale e laterale e quest'ultima, di gran lunga la più frequente, si presenta con i due tipi di racemo o grappolo e di cima. Nel primo caso l'asse principale o rachide dell'infiorescenza (che nel tratto interposto ai fiori si dice graspo) ed eventualmente anche i suoi rami conservano, almeno in potenza, la capacità di continuare ad allungarsi indefinitamente; nel secondo caso invece essi perdono più o meno presto tale capacità, perché il loro apice termina direttamente in un fiore, donde la distinzione di due tipi d'infiorescenze: indefinite e definite. Le prime, pel fatto che in esse i fiori nel loro successivo sviluppo tendono verso l'apice del graspo che è il centro di figura dell'infiorescenza, si dicono anche acropete o centripete; le seconde invece per ragioni analoghe si chiamano basipete o centrifughe. Sempre in rapporto alla ramificazione l'infiorescenza può esser semplice o composta, secondo che il graspo porta direttamente i fiori oppure si dirama in assi di 2°, 3° ... ordine, vuoi in tutta la sua lunghezza, vuoi soltanto alla sua base, e solo gli ultimi rametti dànno origine ai fiori.

Nelle infiorescenze composte avviene non di rado che le successive ramificazioni invece di essere tutte del medesimo tipo (infiorescenze omotipiche o uniformi) posson presentare tipi diversi frammischiati tra loro (infiorescenze eterotipiche o miste), come, ad es., in molte Asteracee e Graminacee che hanno rispettivamente le tipiche infiorescenze a capolino e a spighetta riunite in corimbi, antele, pannocchie e altri tipi complessi.

A conferire il loro vario e caratteristico aspetto alle infiorescenze contribuisce pure la varia lunghezza del graspo e dei peduncoli fiorali. Se questi sono tanto corti da parere mancanti, i fiori appaiono sessili, e se hanno una lunghezza visibile questa può essere uguale per tutti o variare dagli uni agli altri. Il graspo, che in generale è più o meno lungo, può in certi casi rimanere assai corto e allora, per poter dare inserzione ai fiori, acquista in larghezza quanto ha perduto in lunghezza e prende forma conica o emisferica, oppure dilatata orizzontalmente a piattello e a coppa più o meno concava, detta ricettacolo comune o complessivo per distinguerlo da quello proprio di ciascun fiore. Qualche volta l'appiattimento del graspo ha luogo dai lati anziché in un piano orizzontale, come ad es. nell'Urtica membranacea e nella Celosia cristata comunemente coltivata nei giardini.

Come pei singoli fiori, anche per le infiorescenze può variare la posizione che occupano sulla pianta. Generalmente sono terminali; quando invece sono laterali spuntano abitualmente nell'ascella delle foglie (infiorescenze ascellari) o fuori di essa - opposte o di fianco - (infiorescenze extra-ascellari) o ancora nelle biforcazioni del fusto (infiorescenze alari, ad es., nell'oleandro). Si dà pure talora il caso d'infiorescenze originariamente ascellari che più tardi diventano extra-ascellari per spostamento causato da fenomeni successivi d'accrescimento.

Anche le brattee e le bratteole o profilli, nelle cui ascelle nascono rispettivamente i rami del graspo e i singoli fiori, possono variare per forma, dimensioni, colore, ecc., sino a mancare del tutto in qualche caso (Crocifere). Per lo più sono simili alle foglie vegetative della pianta, ma impicciolite; prive di picciolo se quelle ne eran fornite, della stessa consistenza erbacea di esse e di color verde. Ma in alcuni casi le brattee, in numero di una o di pochissime, diventano assai grandi e formano una specie di cartoccio, detto spata, che abbraccia la base del graspo, di colore o poco o molto diverso dal verde, conservando la consistenza erbacea (Aracee), diventando pergamenaceo (Graminacee) e persino legnoso (Palme). Quando sono riunite in gran numero fittamente alla base d'un'infiorescenza contratta come quella, ad es., del girasole e altre Composte, formano col loro insieme il cosiddetto involucro, in cui non raramente accade che le brattee si saldano fra loro per i margini. Infine, in parecchi casi, soprattutto quando i fiori sono piccoli o comunque incospicui, le brattee, allo scopo di attirare l'attenzione degli animali - specialmente insetti - che devono visitare i fiori, assumono tinte vivacissime che, anche senza che diventino molto grandi, raggiungono lo scopo (Lavandula stoechas, Bougainvillea spectabilis, Euphorbia pulcherrima).

Classificazione. - In base ai suesposti caratteri, i principali e più frequenti tipi d'infiorescenze si possono classificare secondo il seguente prospetto:

Infiorescenze omotipiche o uniformi (con ramificazioni tutte del medesimo tipo).

A) Racemose o botritiche (indefinite, a fioritura acropeta centripeta).

1. Spiciformi (fiori portati da rami di 1° ordine):

a) con asse allungato: spia, spadice, amento o gattino, racemo o grappolo, corimbo semplice

b) con asse accorciato: capolino, calatide, sicono, ombrella semplice.

2. A pannocchia (fiori portati da rami di 2°, 3° ... ordine):

a) con asse allungato: pannocchia, tirso, pannocchia spiciforme, corimbo composto;

b) con asse accorciato: ombrella composta.

B) Cimose (definite, a fioritura basipeta centrifuga):

a) pleiocasio o cima multipara (cima ombrelliforme, antela);

b) dicasio o cima bipara;

c) monocasio o cima unipara (cima elicoide, cima scorpioide).

Infiorescenze eterotipiche o miste (con più tipi di ramificazioni nella stessa infiorescenza).

I caratteri salienti delle suddette infiorescenze nelle loro forme tipiche sono sommariamente i seguenti:

Spiga. - Con fiori sessili ai lati del graspo allungato (Plantago, Lavandula). La spighetta caratteristica delle Glumiflore e in particolare delle Graminacee è una spiga contratta che porta pochi semplicissimi fiori ridotti talvolta a uno solo, accompagnata alla sua base da due brattee scariose, mutiche o aristate, dette glume, e ciascun fiore da due bratteole, pure scariose, chiamate glumette o palee.

Spadice. - È una variante della spiga in cui il graspo, che alla sua base porta i fiori generalmente diclini, si prolunga in un'appendice sterile, vistosa, di vario aspetto, accompagnata e talora accartocciata da una o poche brattee (spata) più o meno ampie, di varia consistenza e colore (Spadiciflore: Aracee, Palme).

Amento o Gattino. - È ancor esso una varietà della spiga che su un graspo esile, flessibile, pendulo, è fittamente rivestito di fiori diclini per lo più stamiferi, nel qual caso dopo la fioritura l'amento si stacca tutto intiero e cade (Pioppo, Salice, Castagno, ecc.).

Racemo. - Detto più comunemente grappolo, forma fondamentale delle infiorescenze indefinite, sui lati del graspo più o meno lungo porta i fiori visibilmente peduncolati sviluppantisi in serie acropeta, tanto che talora, mentre il fiore più prossimo all'apice del graspo è tuttora in bottone, quelli più distanti son già diventati frutti (Giacinto, Ribes, ecc.).

Corimbo. - È un grappolo in cui i peduncoli fiorali superiori restano corti e quelli inferiori si allungano a mano a mano notevolmente, tanto che i fiori finiscono per trovarsi tutti press'a poco in uno stesso piano orizzontale (Pero).

Che il corimbo sia un grappolo accorciato è dimostrato in modo molto evidente dall'infiorescenza di molte Crocifere - detta perciò "grappolo corimbiforme" - che nella parte inferiore, completamente sviluppata, è un grappolo genuino, mentre all'apice, tuttora in sviluppo, termina in forma di corimbo.

Capolino. - Infiorescenza molto comune e polimorfa coi fiori sessili inseriti sull'estremità del graspo cortissimo che si dilata in vario modo per offrir loro un'adeguata superficie d'inserzione.

Talora semplicemente clavato, conico o emisferico (Trifoglio, Gelso), talaltra espanso in un piano orizzontale o anche leggermente concavo (Dorstenia), il ricettacolo nel più dei casi (Composte) si dilata in forma di piattello, anche molto grande (Girasole), che porta superiormente i fiori e al disotto l'involucro di brattee varie per numero, forma e dimensioni: e in questo caso prende più propriamente il nome di calatide. Quando poi il ricettacolo diventa talmente concavo da sembrare un otre con parete carnosa, piccola apertura in alto e la sottostante cavità tappezzata internamente dai fiori, si parla d'infiorescenza a siconio o ipoantodio (Fico).

Ombrella. - È quell'infiorescenza in cui i fiori son portati tutti press'a poco alla stessa altezza da peduncoli di uguale lunghezza che sembrano inseriti al medesimo livello sul graspo cortissimo, quasi nullo, accompagnati alla base dalle rispettive brattee formanti l'involucro (Ciliegio, Edera, Primula).

Pannocchia. -È un grappolo composto, in cui cioè i fiori non sono portati direttamente dal graspo ma da suoi rami di vario ordine. Varia d'aspetto secondo la lunghezza relativa dei rami: se essi sono tutti uguali le dànno una configurazione quasi cilindrica (Veratro nero); se quelli mediani sono più lunghi dei superiori e degl'inferiori ne risulta una forma ovata o fusiforme, che alcuni chiamano tirso giusta la definizione linneana (Syringa vulgaris o lillà); ma la forma più frequente è la piramidale, per avere i rami inferiori più lunghi e i successivi man mano più brevi (Ligustro, Vite, Iucca), ecc.

Si ha poi la pannocchia spiciforme (Grano, Orzo), quando i rami della infiorescenza sono tanto brevi da simulare una spiga composta. Il corimbo composto e l'ombrella composta non sono altro che leggere complicazioni delle stesse forme semplici, dianzi ricordate, per avere i fiori portati da rami di ordine più elevato formanti tanti corimbetti o ombrellette parziali (Achillea millefolium, Ombrellifere).

Le infiorescenze cimose, che vanno anche sotto il nome complessivo di cime, in cui l'apice del graspo cessa di crescere perché si definisce in un fiore al disotto del quale spuntano dei rami cui è affidato l'ulteriore sviluppo dell'infiorescenza, si distinguono in alcuni tipi secondo il numero, la lunghezza e il modo di orientarsi dei rami stessi.

Si parla di pleiocasio o cima multipara quando i rami sottostanti al fiore terminale sono non meno di tre; di dicasio o cima bipara quando son due e di monocasio o cima unipara se ve n'ha uno solo. I rami di 1° ordine possono a loro volta terminare con un fiore o produrre rami di 2° ordine, onde ne provengono infiorescenze molto complesse di cui non sempre è facile riconoscere la natura cimosa, tanto più quando il fiore terminale che la documenterebbe può facilmente cadere senza lasciar tracce.

Se nel pleiocasio i rami son tutti d'eguale lunghezza, esso ha un aspetto che ricorda quello dell'ombrella semplice e lo si chiama anche allora cima ombrelliforme (Euphorbia); se invece i rami sono di disuguale lunghezza - gl'inferiori più lunghi - e i fiori raggiungono livelli diversi, si ha l'Antela (Spiraea filipendula, Juncus, Scirpus).

Nel dicasio o cima bipara, molto regolare, i due soli rami che si formano immediatamente sotto il fiore terminale, e che alla loro volta ramificano poi allo stesso modo, crescono e divergono ugualmente tanto da simulare una ramificazione apicale ripetutamente forcuta (Centaurea minore, Cariofillacee). Nel monocasio o cima unipara sotto il fiore terminale spunta un solo ramo che terminando poi a sua volta in un fiore sviluppa sotto di esso un unico ramo, e così di seguito. Questi rami che inizialmente hanno una posizione obliqua, tendono poi a spostarsi mettendosi in posizione rettilinea e simulando un asse unico che botanicamente si chiama simpodio (riunione di diversi piedi o assi d'ordine differente). Il monocasio si presenta sotto due forme principali a seconda che il ramo si sviluppa alternamente a destra e a sinistra oppure costantemente dallo stesso lato, dando origine nel primo caso alla cosiddetta cima unipara elicoide (Alstroemeria, Hemerocallis) e nel secondo alla c. u. scorpioide (Hyosciamus, Symphytum, Heliotropium). Quella è verticale, mentre questa è notoriamente avvolta su sé stessa a mo' di pastorale. Di esse si distinguono ancora alcune modalità secondo i piani che occupano i rami successivi l'uno rispetto all'altro (Bostrice, Drepanio, Cincinno, Ripidio).

Varie delle ricordate infiorescenze, soprattutto il dicasio e l'antela, per l'estrema brevità dei peduncoli possono assumere forma sferoidale che ricorda il capolino e che vien chiamata glomerulo (Parietaria, Valerianella, molte Labiate).