CHIMICA, INDUSTRIA

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

CHIMICA, INDUSTRIA

Luciano Caglioti

(v. chimica, App. IV, I, p. 424)

Quadro d'insieme. − L'i. c. è oggi tra il quarto e il quinto posto nell'incidenza del settore manifatturiero, di cui rappresenta l'8,9% nel Nord America e l'8,8% in Europa Occidentale, dove detiene da sempre la leadership produttiva e tecnologica (tra le prime dieci società chimiche nel panorama mondiale otto sono europee) e costituisce una realtà di diecimila imprese con un fatturato di 320 miliardi di dollari, il 12% degli investimenti totali e il 23% della spesa in Ricerca e Sviluppo.

Agli Stati Uniti d'America, che presentano saldi sostanzialmente attivi nel settore, è da contrapporsi la situazione nipponica che già da un ventennio mostra chiari sintomi di flessione, come del resto i paesi di recente industrializzazione e quelli del Terzo Mondo.

Nel panorama europeo, al contrario, e soprattutto nei paesi di area comunitaria, gli ultimi sette anni hanno rappresentato per il settore un periodo di continua espansione, raggiungendo nel 1988 l'aumento record nella produzione del 6,7%, assestandosi nel 1989 su un valore medio del 3,5%. La produzione è stata commercializzata per l'85% all'interno della stessa Europa, a testimonianza del crescente integrarsi fra mercati membri.

Infine, per quanto riguarda l'i.c. in Italia (in tabella è riportato il confronto con i paesi industrializzati) i numeri presentano qualche flessione. A fronte di una crescita nel prodotto interno lordo del 4,2% registrata nel 1988, la congiuntura economica ha fatto sì che nel 1989 il massimo valore raggiunto sia stato del 3,2%. Responsabile di ciò, tra l'altro, la costante crescita del tasso di inflazione al consumo. L'incremento produttivo medio interno, benché nel complesso la domanda dei prodotti chimici risulti ancora intensa e vivace, non supera il 2% in termini fisici e il 6,4% in valori correnti. Massiccia infatti l'impennata nelle importazioni, cresciute in breve tempo del 14%, e causa conseguente di un deficit commerciale di settore che sfiora i 10.000 miliardi. A ciò va ad aggiungersi che l'i. c. in Italia è oggi inevitabilmente destinata a un mercato di competizione fra sistemi che vede le prime due i. c. del globo (BASF e Hoechst) presentare un valore cumulato superiore a quello di tutta la chimica italiana. Si uniscono a ciò ragioni di ordine ''politico'': i primi anni Settanta videro fronteggiarsi i principali due gruppi allora attivi del settore, Liquichimica e Sir, in una sorta di ''guerra chimica'', che provocò irriflessive sovraproduzioni nel settore e sulla quale si abbattè durissimo il colpo della crisi petrolifera del 1972-73.

Quanto agli impegni assunti dal sistema chimico industriale nel settore degli investimenti va segnalato che la chimica ha visto ampliarsi a dismisura i campi di intervento e di applicazione; è stato necessario pertanto un continuo aggiornamento negli interventi economici a incrementare ricerche e sperimentazioni sia in valori assoluti che in termini di incidenza sul fatturato, benché anche in questo campo i risultati relativi siano rimasti vittima del contraccolpo congiunto della recessione e della ristrutturazione della prima metà degli anni Ottanta. Nel 1989 la situazione internazionale presenta questa progressione: gli Stati Uniti d'America sono seguiti dal Giappone, dalla Repubblica Federale di Germania, dal Regno Unito, dalla Francia, dall'Italia. In Europa soprattutto, aprendosi ormai un mercato quasi unitario verso l'esterno, è stato facile individuare un comune elemento nel maggior incremento dei tassi di crescita della voce import rispetto alla export (ECU: Import + 15% − Export + 10%): l'area risultatane maggiormente influenzata è stata quella dei fertilizzanti, delle fibre e dei prodotti di base organici e inorganici.

Per il 1990, in termini di fatturato, nella bilancia commerciale dei paesi europei, è previsto un incremento reale medio del 2,7% rispetto al 1989, a fronte di un risultato immediatamente pregresso pari a 320 miliardi di ECU (circa 350 miliardi di dollari) con un aumento dei valori nell'ordine del 8,5÷9%. Responsabili di questo significativo apporto di crescita sono soprattutto le materie plastiche e gli organici, mentre un assestamento nel trend per il 1990, con probabili, benché limitate, convergenze al ribasso, si avrà nei settori farmaceutico e dei prodotti destinati al consumo, gli agricoli in particolare.

Per quanto riguarda la situazione italiana alla fine degli anni Ottanta, volendo offrire un quadro il più possibile esaustivo, è necessario soffermarsi su quali siano oggi i settori trainanti dell'i.c. e quale posizione rivestano in termini di impegno scientifico ed economico all'interno dei programmi di sviluppo per gli anni Novanta.

Non è possibile infatti valutare questa realtà avvalendosi di un criterio unitario, bensì essa deve essere inserita in un sistema di analisi strutturale comprendente le varie voci componenti il complesso delle attività.

Materie plastiche. − In questo settore, su una produzione mondiale nel 1988 di circa 94 milioni di t, il mercato italiano rappresenta il secondo produttore in Europa dopo la Repubblica Federale di Germania. L'esperienza italiana in materia di polimeri è assai significativa e costituisce la base della competitività dell'i.c. italiana all'estero, generando nell'ultimo decennio lusinghieri incrementi di produzione, che si è assestata da un 3,3% a un 3,6%. È questo un ''settore'' tra quelli che maggiormente hanno risentito della acuta sensibilità ecologica sviluppatasi presso la pubblica opinione e la politica di gestione: da ciò un vivace sviluppo nella sperimentazione di metodologie di riutilizzo, riciclaggio e smaltimento del prodotto refluo. Indubbiamente l'esigenza di preservare l'ambiente è oggi valutata nella giusta importanza che le compete, ma è tuttavia compito degli operatori del settore saper indirizzare la non sempre sufficientemente documentata sensibilità emotiva verso informazioni più precise e finalizzate a una ottimizzazione della normativa vigente.

Fertilizzanti. − Responsabili dell'incremento esponenziale nella produzione agricola degli ultimi quaranta anni (fino al 200%), i fertilizzanti sono oggi oggetto di profonda attenzione da parte degli operatori del settore per mettere a punto sostanze minerali, organiche e organo-minerali in grado di contenere entro valori accettabili i tassi di incidenza nelle alterazioni ambientali e di composizione del prodotto agricolo ottenuto in conseguenza del loro utilizzo.

I due principali gruppi attivi nel settore operano in ambito ENI e Montedison, all'interno di un articolato sistema produttivo, che vede una decina di industrie di medie dimensioni operare a livello pluriregionale: nell'ultimo decennio esse hanno dovuto razionalizzare la propria fisionomia per adeguarsi a una tendenza internazionale all'autonomia della produzione e all'apertura al commercio verso paesi terzi da parte di partners di recentissima industrializzazione, produttori delle materie prime (fosforiti e gas). Da non sottovalutare è l'influenza che giocherà nella politica industriale europea degli anni Novanta la recentissima apertura dei mercati dell'Europa orientale, ove è presente da sempre una notevole rete produttiva del ciclo petrolchimico e dei concimi azotati.

Nell'ottica della più generale ristrutturazione è interessante considerare quanta reciproca influenza nell'espansione o flessione economica ha la stretta connessione presente tra agricoltura, fisionomia industriale e prospettive politiche in agricoltura. Una adeguata rete di assistenza e di servizi, oltre che l'adozione di politiche compatibili con la salvaguardia ambientale e la messa a punto di prodotti a lenta cessione e di contenuta nitrificazione, sarà indispensabile elemento nella crescente sensibilizzazione per l'uso bilanciato dei due apporti organo-minerali; e ciò se la precisa esigenza della coltura e del terreno è tenuta in conto da parte degli operatori agricoli e degli enti pubblici preposti al controllo di tutela sulle soglie di compatibilità nell'impatto ambientale.

Antiparassitari. − Il settore degli antiparassitari è indirizzato anch'esso all'ottimizzazione della produzione agricola. Alto è rimasto il tasso di produttività del settore, benché esso presenti, in Italia come in tutti i paesi industrializzati, indubbi sintomi di sclerotizzazione, dovuta alla trasformazione della fisionomia economica della società italiana da essenzialmente agricola a industriale, post-industriale e terziaria (in circa 40 anni la voce agricoltura da un 27% è passata a rappresentare appena il 5% del prodotto interno lordo). Ricerche specificatamente mirate al miglioramento delle pratiche colturali e delle selezioni genetiche, fruizione di tecnologie sempre più sofisticate, hanno fatto sì che, grazie a un razionale utilizzo delle risorse messe a disposizione dalla chimica, sia stato possibile elaborare adeguate tecniche di difesa e prevenzione.

Diversi criteri valutativi, variabili da paese a paese, rendono problematica l'individuazione di stime realistiche sull'uso di antiparassitari a livello internazionale. Va detto comunque che l'Italia è una delle nazioni dove vige una normativa sul corretto impiego dei prodotti, che rappresenta senz'altro una delle più specifiche e qualificate garanzie di salvaguardia dell'uomo e dell'ambiente da possibili effetti dannosi dovuti al non corretto impiego degli antiparassitari.

Una ricerca congiunta da parte del mondo industriale e universitario e l'utilizzo di un corretto orientamento sui modelli naturali favoriranno la messa a punto di prodotti di nuova formulazione e metteranno in luce, attraverso l'elaborazione di nuovi targets biochimici e test specifici, la necessaria interconnessione tra materie diverse mirate a un razionale utilizzo dell'antiparassitario.

Fibre. − Per ciò che riguarda il comparto delle fibre sintetiche il tasso di consumi è sensibilmente aumentato (nel 1989 più 6,7% rispetto al 1988), mentre quello delle fibre artificiali ha subìto una flessione e quello delle lane è rimasto costante. Il mercato italiano si è visto comunque esposto al fenomeno di dumping, ad opera di paesi quali la Turchia e l'Estremo Oriente, che ha provocato improvvise impennate nell'importazione dall'estero (sebbene normative CEE abbiano tentato di arginare il fenomeno). Pertanto la produzione italiana di fibre sintetiche, risentendo dell'andamento generale, non sufficientemente regolato da precise normative internazionali (GATT), che frenino le disinvolte politiche mercantili di alcuni paesi, è diminuita nel 1989 del 2,6% rispetto all'anno precedente con un fatturato totale di 3050 miliardi.

Intermedi di chimica fine. − Per vocazione operativa la chimica fine si dispone orizzontalmente tra le aree industriali e merceologiche relative ai vari settori chimici; di conseguenza risulta non sempre semplice ricavare dati attendibili sulla reale consistenza e quantificazione dei valori di queste sostanze, atte alla funzionalizzazione dei prodotti di chimica di base, a parte i commodities (sostanze disponibili in grande quantità, ottenute attraverso un numero limitato di procedimenti, in genere di basso costo, che costituiscono la base di ulteriori trasformazioni). Un elevato contenuto tecnologico è componente essenziale di questi prodotti, inseriti nell'elaborazione di sostanze che, nuovamente formulate, danno poi origine a prodotti finiti. Da qui l'enorme serie di possibili interconnessioni settoriali, tutte ugualmente pertinenti lo sviluppo dei processi applicativi.

Al settore degli intermedi si ascrive un'attività mondiale di circa il 3% dell'intero universo chimico, con livelli produttivi, nei paesi maggiormente industrializzati, e perciò anche in Italia, tra l'8% e il 10%. Nell'organigramma italiano dell'offerta sono presenti i grandi gruppi multinazionali ad attività autonoma nelle tecnologie e nell'utilizzo degli intermedi.

Essenze. − Si tratta di un'area plurifunzionale, ma comprendente prevalentemente due grandi argomenti di interesse: gli aromi e le fragranze, le cui materie base sono da ricercarsi tra gli oli essenziali, gli estratti naturali di origine vegetale e animale, le miscele e i prodotti di sintesi (simil-naturali e artificiali, suscettibili di alterazione una volta mescolati con natural-identici).

L'industria italiana degli aromi è oggi, come nel passato, assai viva, mentre per la produzione di fragranze lo sbocco che presenta maggiori prospettive di vivace sviluppo è quello, trainato essenzialmente da piccole e medie aziende dell'Italia settentrionale, dei prodotti da toletta.

La domanda nel 1989 è stata dell'ordine di 300 miliardi con una sensibile crescita dell'8%; la presenza di esportazioni si è quantificata in circa 35 miliardi, con la previsione di un ulteriore incremento a breve termine.

Cosmetici. − Il 1989 è stato un anno difficile per l'i. c. della cosmesi con una diminuzione dello 0,9% nel numero di pezzi prodotti, pur a fronte di una crescita dei valori dei consumi del 6,3%. Ciò è dovuto all'inevitabile flusso di assestamento dopo il precedente periodo di enorme espansione dovuta alle rapide trasformazioni nelle abitudini di vita. Si deve a questo mutamento culturale se il consumatore italiano ha speso nel 1989 più di 1200 miliardi in prodotti per l'igiene personale (circa il 40% del globale) e di cosmesi. Anche le medie e le piccole imprese sono ormai all'avanguardia nell'affrontare innovazioni tecnologiche in filoni specificatamente orientati alla cura e al mantenimento della bellezza. Sono state sintetizzate inoltre con metodologie biotecnologiche varie sostanze attive e altre quali la biotina (vitamina H) e l'acido ialuronico.

Le prospettive per gli anni Novanta presentano possibili ampliamenti in nuovi segmenti di mercato; in tal senso particolare attenzione è rivolta verso l'Europa orientale, ove i recentissimi rivolgimenti politico-sociali lasciano senza dubbio prevedere un allineamento delle abitudini di vita di quelle popolazioni agli standards occidentali.

Inchiostri e vernici. − Il settore degli inchiostri sta recentemente assumendo dimensioni gradualmente riguardevoli (il trend degli ultimi quattro anni è stato confermato nel 1989 con un incremento produttivo dell'8,6% e del 10,1% in quantità e valore); trattasi di una struttura essenzialmente di trasformazione e risente quindi in modo diretto delle fluttuazioni economiche a cui sono esposte le forniture atte al processo di formulazione. Quanto al settore delle vernici, la caratteristica essenziale sembra essere la fisionomia quanto mai articolata delle imprese interessate (le quali presentano oggi un saldo di netto recupero nella voce export, quanto mai competitiva), che vanno da quelle prevalenti di medio-piccole dimensioni ai grandi gruppi multinazionali. Conseguenza diretta è una sentita necessità di settorializzare l'interesse produttivo, selezionando specifici segmenti di intervento.

Area di attività assai vivace, seppure ormai matura (ha visto il suo fatturato crescere del 6,9% a fronte di una produzione maggiorata del 3,4%) risente dei disagi derivanti dalla carente gestione nella politica di qualificazione degli addetti, a ogni livello di intervento.

Coadiuvanti di lavaggio e presidi medico-chirurgici. − Anche nei coadiuvanti si riscontra una ben determinata incentivazione nelle vendite nel periodo 1988-89 (+ 1,5%). Regolamenti recentissimi (dPR sulla biodegrabilità n. 250 del 5 aprile 1989, e decreto n. 162 del 20 aprile 1988) hanno strettamente connesso la dinamicità operativa del settore all'attività di prevenzione e controllo degli organismi governativi all'uopo preposti, assicurando garanzie a tutela della salute. A questi vanno ad aggiungersi ulteriori raccomandazioni CEE, demandanti a specifiche associazioni la gestione di controllo sulla loro effettiva applicazione.

Situazione anomala è invece quella riguardante i presidi medico-chirurgici. L'attuale normativa CEE risulta infatti in aperto contrasto con il complesso regolante la produzione di disinfettanti e disinfestanti nel nostro paese. È questo senza dubbio un non senso rispetto alla volontà legislativa unitaria (Atto Unico Europeo) tendente a eliminare impacci burocratici alla libera circolazione merceologica.

Valido strumento legislativo a tutela della competitività italiana in ambito comunitario sarà l'applicazione del dPR 13 marzo 1986 n. 128, che assicura una più marcata dinamicità di gestione, anche per la soluzione dei pressanti problemi di tutela ambientale.

Additivi ausiliari e prodotti chimici specialistici. − Settore quanto mai eterogeneo, esso presenta oltre 20 suddivisioni di aree specifiche, qualificate principalmente nella formulazione di additivi e ausiliari per fitofarmaci e fertilizzanti, per polimeri, resine e monomeri, ceramiche, calcestruzzi e malte, pitture, vernici e inchiostri, per la depurazione e il trattamento delle acque. Esso offre un panorama di circa 120 aziende, il cui fatturato rappresenta il 6% circa della chimica nazionale, pari a oltre 3300 miliardi di lire. Il saldo, purtroppo negativo, della bilancia commerciale del settore, pur a fronte di un positivo trend di produzione, è dovuto al peso imponente dell'attività di vari gruppi multinazionali che contribuisce a livellare la nostra pur vivace esportazione, diretta a partners internazionali diversi.

Principi attivi farmaceutici. − La vitalità della sintesi specifica è stata assai favorita, sino ad alcuni decenni orsono, dalla fervente attività relativa alle grandi scoperte dell'immediato dopoguerra in campo farmaceutico (cloramfenicolo, penicillina, cortisone). In seguito però, già una ventina di anni fa, l'industria farmaceutica italiana ha risentito della competitiva presenza multinazionale nel settore.

Quanto mai essenziale allo sviluppo di questa area di attività (l'Associazione tra i produttori di materie prime farmaceutiche, ASCHIMFARMA, incide oggi sul mercato con 106 aziende, con 11.000 occupati e un fatturato di 2500 miliardi di lire, i cui prodotti sintetizzati sono nell'ordine di 1500) è l'integrazione tra scienze diverse quali la biologia, le tecnologie biologiche e dei materiali e la chimica propriamente detta. I piani di ricerca hanno oggi il compito di fornire l'aggiornamento culturale necessario alle normative che entreranno in vigore dal 1993 favorenti il libero scambio e che porteranno indubbiamente nuovi incentivi nel contenimento delle spese e nella qualificazione del prodotto finito.

Prodotti biotecnologici avanzati. − Risultati interessanti ha presentato, nel 1989, quest'area ad altissima potenzialità di impiego, il cui mercato mondiale è oggi stimato in oltre 2 miliardi di dollari, ma che a livello nazionale non raggiunge ancora interamente i possibili obiettivi che da un decennio sono stati messi a fuoco dal mondo politico ed economico (tra l'altro l'ASSOBIOTEC, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, unità operativa nell'ambito del Progetto finalizzato CNR sulle biotecnologie e le biostrumentazioni, attiva in ambito Federchimica dal 1986).

Non molto numerosi i prodotti ottenuti dalle 134 imprese italiane attive nel campo delle biotecnologie, essenzialmente di applicazione sia farmaceutica (interleukina 2, anticorpi monoclonali antirigetto OKT 3, sonde genetiche a DNA, preparazioni di vaccino antiepatite B, interferon), sia agrochimica e diagnostica, con un fatturato di circa 250 miliardi nel 1989. Le prospettive del prossimo decennio individuano enormi ampliamenti nelle applicazioni e negli impieghi. Assai attiva inoltre è oggi la politica di gestione del pubblico investimento (430 miliardi di lire in Italia nel 1989), anche se nell'attuale fase di progettazione e di ricerca, e in un preciso campo come questo, che necessita di ulteriori tempi di studio e di osservazione, non è facile valutare esattamente il peso del futuro sviluppo industriale. Esso viene comunque valutato, per il 2000, in campo mondiale in cifre dell'ordine dei 10÷20 miliardi di dollari. Un essenziale fattore di integrazione per un vivace proseguimento dell'attività in campo biotecnologico sarà un'adeguata applicazione di programmi di formazione del personale. Il ministero per l'Università e la Ricerca scientifica e tecnologica ha disposto, a questo proposito, un'apposita quota negli stanziamenti dei progetti finalizzati, dei programmi nazionali e di altri interventi (l. 17 febbraio 1982 n. 6). Direttive CEE riguardo all'impiego in ambiente chiuso di organismi geneticamente modificati sono in via di approvazione mentre sono in elaborazione nuove indicazioni a favore di programmi di sviluppo che richiederanno adeguamenti alle politiche gestionali dei nostri partners europei.

Bibl.: Farmindustria, Indicatori Farmaceutici, 1988-89; Federchimica, Rapporto sullo stato dell'Industria Chimica in Italia, Milano 1989; Chemical & Engineering News, Washington 1989.

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