INDIVIDUALISMO

Enciclopedia Italiana (1933)

INDIVIDUALISMO

Giovanni Vidari

. In economia individualismo è la dottrina che vede nell'homo oeconomicus il produttore della ricchezza, e nel suo interesse egoistico il principio onde il valore è giudicato. Su tale concetto, che prescinde dal considerare i rapporti onde l'individuo è legato agli altri nella costituzione sociale, o che, almeno, interpreta questi rapporti dal punto di vista degl'interessi individuali, si è fondata una dottrina politica e una morale. Una simile dottrina è stata svolta principalmente da alcuni pensatori inglesi, quali Adamo Smith, D. Hume, Geremia Bentham, J. Stuart Mill, i quali però si sono sempre trovati innanzi al problema di dimostrare come gl'interessi e i motivi individuali ed egoistici della condotta economica si accordino e si compongano nella vita sociale, nella costituzione dello stato, nella produzione della moralità e della civiltà.

In politica individualismo è la dottrina che concepisce la società come la coesistenza degl'individui operanti ciascuno secondo proprî criterî, e lo stato come l'organizzazione degli stessi col semplice fine di garantire le attività nei loro reciproci rapporti, sì che esse non si ledano mutuamente: nel che è fatta consistere la giustizia, e per il che è necessario allo stato l'ausilio della forza. Nell'individualismo politico, come nell'economico, si presuppone sempre che l'individuo sia il migliore giudice dei proprî interessi, e che questi stessi, bene intesi, gli forniscano l'idea del proprio diritto e la norma della condotta; onde un'armonia naturale si postula come realizzantesi fra gl'interessi individuali. Da tali premesse discendono tutte le deduzioni teoriche quali appaiono in modo eminente nelle opere di B. Constant e di J. Stuart Mill, che possono considerarsi come i veri teorici dell'individualismo politico.

Poiché l'individualismo politico considera la libertà degl'individui come la condizione fondamentale per cui il maggior bene e il maggior sviluppo dell'individuo può essere conseguito, sotto tale aspetto l'individualismo è stato accostato, se non confuso, con il liberalismo. Ma in verità per liberalismo va intesa quella dottrina che ripone, non nell'interesse individuale l'unico principio motore della condotta, ma nella libertà intesa come autonomia o capacità di governarsi da sé secondo una legge, in cui sta la vera essenza della persona e dignità umana. L'individualismo è liberale, ma il liberalismo non è per necessità individualistico.

Si è parlato anche di un individualismo religioso, intendendosi per esso qvella teoria che riduce l'essenza della religione a un elemento non solo soggettivo come può essere la fede, ma veramente individuale come il sentimento, cioè a quella speciale commozione dell'animo che fu detta il senso dell'infinito o della dipendenza assoluta, ecc. (F. D. E. Schleiermacher, B. Constant).

Si è parlato infine di un individualismo storico, intendendosi per esso quella concezione che spiega il processo della storia con l'azione di alcune grandi individualità, dette eroi o genî (H. Taine, Th. Carlyle, R. W. Emerson).

Da tutto questo si vede come al fondo di ogni dottrina individualistica sta un concetto dell'uomo come essere morale, ed è quindi su questa base che si deve fare un'analisi delle dottrine. Distinguiamo tre specie principali di dottrine dell'individualismo morale: quelle che poggiano sul concetto empirico, ma sensistico ed edonistico, dell'individuo (G. Bentham); quelle che poggiano sul concetto empirico, ma attivistico o istintivistico, dell'individuo; quelle che poggiano sul concetto spiritualistico (variamente inteso) dell'individuo. Nel primo caso si dice: l'uomo è essenzialmente un essere che si muove sotto lo stimolo del piacere e del dolore e non mira se non all'acquisto del massimo piacere o anche, secondo il Mill, del migliore piacere, il quale include il massimo sviluppo dell'individuo stesso, e si serve all'uopo del suo intelletto per la determinazione della condotta più acconcia. Nel secondo caso si dice: l'uomo è essenzialmente un essere che si muove sotto l'impulso di alcuni motivi fondamentali (l'istinto, detto anche da alcuni volontà della potenza, oppure l'amore altruistico o carità), e non realizza sé stesso se non nella libera espressione di tali istinti o poteri ed energie primordiali. Nel terzo caso si dice: l'uomo è essenzialmente un essere spirituale, cioè un essere che trova nel pensiero di una legge universale la guida della propria condotta, e realizza, in tale osservanza, la propria dignità o il proprio valore di persona. Il primo di tali concetti, che ha avuto largo e vario sviluppo nel sec. XIX, da G. Bentham a H. Spencer, dà origine di solito a un individualismo, che si può dire democratico, in quanto vede nella libertà e uguaglianza giuridica delle attività individuali la condizione fondamentale del loro svolgersi; il secondo, che fu presentato in forme e con deduzioni diverse da F. Nietzsche, da M. Stirner, da S. A. Kierkegaard, da L. Tolstoi, può dare origine a un individualismo democratico o aristocratico (v. aristocrazia), a seconda degl'impulsi o filantropici o egoistici e imperialistici, che si mettono a base dell'attività individuale; il terzo infine, che si può dire risalga, come a suo massimo maestro, al Kant, può dare origine anch'esso a deduzioni diverse a seconda che si accentui di più il lato universalistico della legge (J. G. Fichte) o quello individualistico della persona (Ch. Renouvier). Ma essa di tutte e tre le forme è quella che meglio può comporre in una sintesi dialettica i termini opposti fra i quali oscilla la concezione dell'uomo. L'esasperazione del principio individualistico fino al disconoscimento del principio opposto dell'interesse generale o dello stato o della legge dà origine alle dottrine anarchiche (v. anarchia). D'altra parte la necessità dottrinale e pratica di evitare le conseguenze estreme dell'individualismo porta a varie attenuazioni più o meno logiche di esso, come in J. Stuart Mill che modifica il criterio del maggiore piacere con quello del migliore piacere e il criterio dell'utile con quello del progresso; nello Spencer che subordina il principio edonistico e utilitario alle leggi dell'evoluzione; nel Nietzsche, che conserva accanto alla morale del superuomo quella del gregge; e in parecchi pensatori francesi (E. Durkheim, L. Bourgeois) che correggono il principio individualistico con quello della solidarietà.

Bibl.: V. Basch, L'individualisme anarchiste: Max Stirner, Parigi 1904; L. Bourgeois, Solidarité, Parigi (s. a.); G. Calò, L'individualismo etico del sec. XIX, Napoli 1906; C. Fournière, Essai sur l'individualisme, Parigi 1901; F. Le Dantec, L'individualisme et l'erreur individualiste, Parigi 1898; A. L. Martinazzoli, La teoria dell'individualismo secondo John Stuarty Mill, Milano 1905; G. Palante, Combat pour l'individu, Parigi 1904; F. Rauh, Études de morale, III; Critique des théories morales, Parigi 1911; A. m Schatz, L'individualisme économ. et social, Parigi 1907; P. R. Trojano, Le basi dell'umanismo, Torino 1907; G. Vidari, L'individualismo nelle dottr. mor. del sec. XIX, Milano 1909.

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