Incesto

Universo del Corpo (2000)

Incesto

Raffaele Menarini

Il termine incesto (dal latino incestum, composto di in- privativo e castus, "puro, casto") indica il rapporto sessuale fra congiunti prossimi. Gli studi etnologici hanno dimostrato che l'incesto è vietato pressoché universalmente, anche se nelle varie culture muta anche di molto il modo di definire i parenti prossimi. La proibizione dell'incesto non deve essere confusa con gli interdetti matrimoniali dell'esogamia, i quali riguardano esclusivamente il divieto di matrimonio all'interno del proprio gruppo. Una proibizione universale Le teorie formulate per giustificare l'universalità delle norme che definiscono e vietano l'incesto sono molteplici. Alcune sono di ordine biologico e per esse l'incesto viene evitato perché pericoloso (aumenta le probabilità di una deleteria omozigosi nella popolazione) o, quanto meno, svantaggioso (riduce l'alto livello di variazione genetica che rappresenta il maggiore beneficio della riproduzione sessuata). Altre ipotesi, di carattere socioculturale, si basano sui vantaggi che l'esogamia comporta per i gruppi umani (per es., riduzione del conflitto all'interno della famiglia, istituzione di più ampi legami sociali ecc.), oppure sugli effetti negativi prodotti dall'endogamia (per es., confusione dei rapporti familiari, mancato processo di socializzazione ecc.). Meritano di essere ricordate, in particolare, per il seguito che hanno avuto nelle scienze sociali, le teorie avanzate su questo argomento da E. Westermarck e da S. Freud. Secondo la tesi di Westermarck (1891), gli individui allevati in stretto contatto, in genere, non svilupperebbero un forte desiderio sessuale reciproco; per scoraggiare in altri un comportamento che disapprovano, essi avrebbero quindi stabilito sanzioni contro l'incesto. Freud (1912-13) invece sostiene che i genitori e, in seconda istanza, i fratelli, costituiscono i primi oggetti d'amore del bambino nel quale suscitano un forte desiderio sessuale, che verrebbe però represso quando, raggiunta la fase genitale, si sviluppa il Super-Io. Per spiegare perché tali potenti desideri non vengano assecondati, Freud ha formulato l'ipotesi filogenetica secondo la quale, nell'orda primitiva, un gruppo di fratelli parricidi avrebbe rinunziato alle madri e alle sorelle per il senso di colpa derivato dall'uccisione del padre. Il forte desiderio di commettere incesto e il senso di colpa spiegherebbero le severe sanzioni contro di esso. La versione moderna della teoria di Westermarck, elaborata da R. Fox (1967, 1980), sostiene che l'intensità dell'attrazione sessuale tra individui allevati insieme è, dopo la pubertà, inversamente proporzionale all'intensità dell'interazione fisica che hanno avuto nel periodo prepuberale. I dati forniti da una serie di osservazioni e di esperimenti condotti sugli animali, in particolare sulle grandi scimmie, indicano che in natura l'accoppiamento incestuoso viene generalmente evitato. In molte specie, così come accade in quella umana, i fratelli allevati insieme appaiono restii ad accoppiarsi, è molto raro l'accoppiamento madre-figlio, mentre ricorre con più frequenza quello padre-figlia. Aspetti psicologici La proibizione dell'incesto in tutte le società umane conosciute è dovuta alla sua dimensione prettamente psichica, che impone limiti alle variabilità storico-culturali. Benché nelle diverse culture vi siano notevoli differenze per quanto riguarda le categorie di consanguinei tra i quali il rapporto sessuale è considerato incesto, si può dire che comunemente il termine riguarda soprattutto i rapporti sessuali tra genitori e figli, tra nonni e nipoti e tra fratelli e sorelle. L'incesto provoca in chi ne è vittima disturbi psichici di varia natura, comprese patologie di carattere psicosomatico. I disturbi mentali sono di solito accompagnati da angoscia depressiva, pesante senso di colpa e profonda vergogna. Le persone che hanno subito incesto in età infantile hanno una tendenza al suicidio in percentuale sei volte maggiore di altri soggetti. È stata inoltre registrata una correlazione tra abuso sessuale incestuoso subito nell'infanzia e disordini inerenti al corpo e alla sua immagine (per es. nel 5% dei casi di sindromi anoressiche e bulimiche). La struttura psichica a cui l'incesto fa riferimento è quella dei meccanismi inconsci di disgregazione dei vincoli familiari, che sono alla base della trasmissione, di generazione in generazione, dei simboli affettivi. Nel caso dell'incesto, la dimensione simbolica dei vincoli familiari investe la sfera della sessualità, e quindi la proibizione dell'incesto è inerente alla sacralità della sessualità, collegata ai principi sui quali, tramite la famiglia, si fonda la società stessa. Nelle società cosiddette primitive o preletterate il gruppo sociale era simbolizzato come un corpo mistico e la fondazione originaria di quest'ultimo riguardava i genitori antenati creatori. La società era considerata una specie di bambino divino e il suo corpo - assieme a quello dei genitori - costituiva l'identità originaria. Si trattava di una sorta di famiglia sacra o rappresentazione psichica della creazione del sociale e della cultura, nel cui ambito le figure parentali divenivano trascendenti, cariche di enorme potere. Nell'antichità la nozione d'incesto veniva collegata con i misteri dell'essenza della natura divina e cioè con la sacralità delle categorie corporali del maschile e del femminile (genere) impegnate nel generare. Il 1° maggio, durante la festa della Bona Dea, i romani usavano l'appellativo incestuoso, con il significato di non casto, impuro, profano, per indicare quegli uomini che avevano osato assistere alla purificazione delle donne. L'incesto rimanderebbe insomma alla sacralità dell'immagine del corpo, cioè del modo in cui la psiche concepisce il proprio corpo. Si tratta tanto dell'organizzazione libidica corporea (oralità, analità e fallicità), quanto dell'universo emotivo dell'identità. Quest'ultima è transpersonale, poiché oltrepassa i limiti di una singola persona, coniugandosi con l'identità originaria da cui sorse l'umanità (corpo mistico dei creatori e delle prime creature). È necessario quindi sottolineare che, da un punto di vista psicologico, la funzione simbolica del corpo rimanda ai valori fondamentali sui quali il mentale e il culturale hanno fabbricato la loro identità originaria: l'immagine divina del corpo. In tale ambito l'atto incestuoso assume un incredibile potere trasformativo, in quanto opera direttamente su questa identità divina. Le cosiddette eccezioni inerenti al tabu dell'incesto riscontrate in alcune società antiche sono, da questo punto di vista, interpretabili come rituali sacri matrimoniali prescritti tra determinati consanguinei appartenenti alle caste regnanti, in quanto diretta espressione dell'essenza divina. La 'profanità' dell'atto, insomma, si trasformava in sacralità nel momento in cui l'immagine corporale degli dei creatori veniva direttamente a essere assunta dai componenti la famiglia regnante. L'incesto poteva essere ammesso solo se era di natura divina e cioè riguardava le caratteristiche immortali del corpo del dio. Nell'antico Egitto la prescrizione d'incesto tra i faraoni e le proprie sorelle e figlie era parte integrante della dottrina dell'essenza divina che investiva la famiglia regnante e la poneva al di là della profana immanenza dei comuni mortali: l'essenza divina del corpo non poteva assolutamente entrare in relazione con persone di rango inferiore. Anche nelle società antiche di Azande, Birmania, Hawaii, Madagascar e Perù, era presente questo carattere assolutamente privilegiato dell'immagine del corpo, che permetteva l'eccezionalità del matrimonio tra consanguinei in famiglie investite della massima sacralità. Questo tipo di matrimoni, a un esame dettagliato della loro articolazione culturale, può essere considerato una forma particolare di endogamia. Esiste infatti una distinzione tra incesto ed endogamia: il primo riguarda l'esercizio sessuale tra consanguinei; la seconda la scelta del coniuge da effettuarsi nell'ambito della propria parentela. Mentre il tabu dell'incesto è universale, non lo è invece il modo di definire i parenti prossimi come sposabili e non sposabili, e in ogni società vi è una complicata serie di regole istituzionali relative alla scelta del coniuge. Vi è poi una distinzione tra tabu dell'incesto ed esogamia: il primo proibisce i rapporti sessuali intrafamiliari; la seconda impone il matrimonio al di fuori del proprio gruppo di parentela. La parentela è un insieme di relazioni di filiazione al quale si aggiungono relazioni di germanità e di alleanza: la filiazione è fondata sulla discendenza e cioè sui vincoli che uniscono una persona ai suoi antenati; le relazioni di germanità uniscono i figli attraverso i genitori, mentre quelle di alleanza riguardano i rapporti tra gruppi di parentela e sono alla base dell'organizzazione sociale, in quanto i processi d'imparentamento permettono l'insorgenza di nuovi legami oltre quelli consanguinei. La natura dell'organizzazione sociale è, infatti, quella dell'incontro di un uomo e di una donna (relazione matrimoniale) appartenenti a due famiglie diverse (esogamiche). La prescrizione dell'incesto nelle famiglie regnanti può essere considerata una particolare struttura endogamica che sancisce la 'matrimonialità', nonostante l'evidente legame di sangue. Da un punto di vista psicologico, questo matrimonio non andava a intaccare la purezza dei vincoli transgenerazionali essendo l'immagine corporea del re direttamente coincidente con il dio creatore. Nei comuni mortali, invece, la distanza sessuale tra le generazioni era ritenuta fondamentale. Il transgenerazionale è un continuum mentale che si inabissa nel tempo lungo l'asse verticale, che è costituito da sistemi di filiazione disposti uno di seguito all'altro per giungere sino ai capostipiti o antenati divini fondatori della cultura. Si tratta, come più volte accennato, dell'immagine del corpo mistico o identità psichica originaria. Sono i vincoli familiari a mantenere tale identità attraverso le generazioni. L'incesto provoca, quindi, una catastrofe nel transgenerazionale, e ciò in quanto introduce una possibilità di confusione tra genitori e generati, tra creatore e creature, instaurando il progetto perverso di annullare la restrizione di ogni vincolo familiare. L'incesto, infine, annulla la differenza tra adulti e bambini, tra passato e futuro, tra etica e libertà assoluta. Il tabu dell'incesto non può aver avuto origine da cause biologiche: l'umanità primitiva, infatti, non si trovava in condizioni demografiche tali da avere potuto avere nozione dei dati relativi alle conseguenze genetiche dei rapporti sessuali tra consanguinei. Pur ammettendo un eventuale danno genetico, contraddistinto dalla manifestazione di caratteri recessivi sfavorevoli provocata dall'incesto, con il passare del tempo la stessa selezione naturale avrebbe provveduto a riequilibrare la struttura del pool genetico. Studi accurati hanno dimostrato che anche tra gli animali che mostrano forte attaccamento tra loro e un alto livello di socializzazione vi è la tendenza, in una certa misura, a evitare l'incesto. Ciò sarebbe dovuto all'attaccamento tra piccoli e genitori che costituisce una caratteristica fondamentale dei Mammiferi. Quanto più il bisogno di attaccamento supera la soglia della primissima età tanto più la probabilità d'incesto appare limitata. Per quanto concerne gli esseri umani, la barriera contro l'incesto è di natura prettamente psicologica e riguarda la dimensione psichica del sociale, garantita dall'universo transgenerazionale che articola i legami familiari. La cultura umana è costituita da modi di vita i quali mutano continuamente tanto nello spazio quanto nel tempo: si tratta della diversità tra le varie popolazioni e tra i diversi periodi storici. In questo universo culturale fluttuante appaiono alcune regolarità imputabili alla costanza dei fenomeni psichici inconsci che, a partire dai tempi più remoti, hanno dato un'identità originaria alla mente grazie alle rappresentazioni psichiche dell'universo familiare. Il tabu dell'incesto è profondamente inserito in tale universo a garanzia dei vincoli familiari; mentre l'incesto, ponendosi al di là della creazione, esprime la rottura definitiva di ogni legame.

bibl.: w. arens, The original sin. Incest and its meaning, Oxford-New York, Oxford University Press, 1986; Biosocial anthropology, ed. R. Fox, London, Malaby, 1975 (trad. it. Roma, Armando, 1979); f. fornari, Genitalità e cultura, Torino, Boringhieri, 1975; r. fox, Kinship and marriage. An anthropological perspective, Harmondsworth, Penguin, 1967 (trad. it. Roma, Officina, 1973); id., The red lamp of incest, New York, Dutton, 1980; s. freud, Totem und tabu, Leipzig-Wien, Heller, 1912-13 (trad. it. in id., Opere, 7° vol., Torino, Boringhieri, 1975, pp. 3-164); c. lévi-strauss, Les structures élémentaires de la parenté, Paris, PUF, 1949 (trad. it. Milano, Feltrinelli, 1969); m. mauss, Sociologie et anthropologie, Paris, PUF, 1950 (trad. it. Torino, Einaudi, 1965); r. menarini, La costruzione del Sé, in Le matrici relazionali del Sé, a cura di S.A. Mitchell et al., Roma, Il Pensiero Scientifico, 1992; r. menarini et al., Disordinatamente: origine e sviluppo dei fenomeni psichici, Roma, Il Pensiero Scientifico, 1995; r. menarini, c. amaro, La famiglia, Roma, Borla, 1999; e. westermarck, The history of human marriage, New York, Allerton, 1891.

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