INCA

Enciclopedia Italiana (1933)

INCA

José Imbelloni

Quando, grazie alla documentazione scritta dei cronisti e conquistatori spagnoli, si apre l'era storica dei popoli americani civilizzati, l'organizzazione e il quadro politico del Perù antico si presentano intimamente legati a questo nome. La parola Inca ha varie accezioni. Fondamentale è quella di "sovrano" (re o imperatore), ma si estende anche al clan da cui quello proviene, e comprende così tutti i membri della famiglia regnante. Fu poi talvolta estesa ai seguaci che si unirono all'Inca nelle sue prime gesta di conquista e incivilimento. Da ultimo gli storici sogliono distinguere l'intero periodo con la frase "periodo incaico" o "impero incaico". La regione infatti che gl'Inca giunsero a organizzare statalmente, e che era in uno stato semibarbaro di frazionamento (il solo Montesinos ci narra di remotissime unità civili e politiche venute a infrangersi per decadenza), comprende territorî che oggi appartengono a cinque nazioni moderne, per una lunghezza di 3000 km. (da N. a S.) e una profondità di 500 (da E. a O.). Umilissimi furono gl'inizî, sia del clan conquistatore sia dell'impero. Tutti i cronisti sono concordi nell'affermare che la gesta degl'Inca prese le mosse dal Cuzco, e che con la sua fondazione essi posero il primo nucleo della monarchia. Per ciò che riguarda l'impero, detto dei Quattro Cantoni (Tahuaminsuyu), il suo accrescimento e la sua storia, il contenuto culturale dell'organizzazione incaica, la vita e i costumi del popolo e dell'Inca, e la religione solare da questi introdotta, v. perù.

In tanta generalizzazione del nome Inca, si distinse il sovrano con l'appellativo, rigorosamente personale, di Sapa Inca, che vuol dire "solo signore", e ricorda il classico αὐτοκράτωρ. Del nome Inca non v'è significato in linguaggio quechúa. Il cronista A. Oliva ritiene che significhi "figlio di Inti" o del Sole. E infatti gl'Inca imposero fin dall'esordio la credenza di esser essi di schiatta solare; ciò che ha permesso a scrittori moderni di collegarli ai "Figli di Maui" polinesiani e ad altre energiche aristocrazie migratorie che si nominarono "Figli del Sole". Ma, per ciò che riguarda l'etimologia dell'Oliva, essa è discutibile; inoltre sappiamo che il titolo di "Figli del Sole" dato agl'Inca suona in lingua quechúa Intipchurin.

Nel fissare la successione dei sovrani Inca, è da tener conto della relativa disparità delle principali fonti, che qui rappresenteremo mediante la tradizione di tre cronisti:

Come si vede, mentre Garcilaso (e così Cieza, Balboa e Acosta) pone come capostipite il Capac Manco, Montesinos invece comincia la lista con Sinchi Rocca. Pur senza accettare il quadro storico del Montesinos, crediamo poter ammettere, col Martens, che Manco non avesse una personalità storica definita, ma fosse un eroe civilizzatore, o tesmoforo, come p. es. Bochica lo fu per i Chibcha. Sarebbe un eponimo del clan e della gesta inca, fondatore del Cuzco e suscitatore dell'energia degli uomini di lingua quechúa, secondo il modello inca, alla stessa maniera che Romolo lo fu per la monarchia tiberina. Con Sinchi Rocca comincerebbe la dinastia propriamente detta. La data è da porre intorno al 1100 dell'e. v.

I primi tre Inca dovettero durar fatica per sostenersi e poi consolidarsi in mezzo alle tribù del Perù centrale, intorno al loro centro, il Cuzco, che vuol dire appunto "ombelico". Benché certamente improvvisato e primitivo, questo centro urbano si divise in due settori: Hurin-Cozco, o città bassa, e Hanan-Cozco, o città alta, e questi due settori giunsero a differenziare due opposti stipiti della dinastia. Con l'ultimo Inca della città bassa, il Capac Yupanqui (4° della serie), si può dire già iniziato in grande stile l'allargamento dello stato per opera di conquista. Ma una rivoluzione di palazzo portò al potere il ramo di Hanan-Cuzco, con il 5° Inca, a nome Rocca. Con questo re comincia la storia propriamente detta dell'Impero peruviano, e l'energico costante accrescimento verso il sud e indi verso il nord. Il colpo di stato si pone con sufficiente esattezza intorno all'ultimo terzo del sec. XIII. Dopo esser giunto con il Capac Huayna al suo splendore e all'egemonia politica, lo stato degl'Inca fu rapidamente volto a decadenza dalla guerra di successione combattuta fra Huáscar e Atahualpa, intorno al 1530. Tale calamità dové apparire al finalismo confessionale dei religiosi spagnoli come una provvidenziale preparazione di debilitamento dell'Impero. Infatti l'improvviso crollo, per il colpo di mano di Pizarro, resterebbe inesplicabile senza il processo interno di decomposizione provocato dalla guerra civile.

Bibl.: Cronisti: p. J. de Acosta, Historia natural y moral de las Indias, Siviglia 1590; J. de Betanzos, Suma y narración de los Incas, Madrid 1880; P. Cieza de León, Chrónica del Perù, Madrid 1886; Inca Garcilaso de la vega, Commentarios reales, Madrid 1722; F. Montesinos, Memorias antiguas historiales y politicas del Perú, Madrid 1882; S. J. Aniello Oliva, Historia del reino y provincias del Perú, Lima 1895. Cfr. poi: Sir C. Markham, The I. of Peru, Londra 1912; F. Montesinos, Memorias del Perú... ed. Ph. A. Means, Londra 1920; Ph. Means, Ancient Civilizations of the Andes, New York e Londra 1931.

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