Impulso

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Psicologia

Atto che sorge improvviso, si svolge con rapidità, talora con violenza, ed è privo di una razionale motivazione. La tendenza ad assumere forme pratiche di condotta in maniera incontrollata per difetto dei poteri elaborativi e inibitori (impulsività) può essere determinata da fattori temperamentali, non necessariamente patologici, ma si manifesta in maniera spiccata quale sintomo di determinate malattie o sindromi mentali: psiconeurosi ossessive, le due fasi della psicosi maniaco-depressiva, epilessia, schizofrenia ecc. Gli i. sono determinati da meccanismi diversi: nelle evenienze più frequenti esiste o un offuscamento della coscienza, o un disturbo della volontà, oppure una spinta affettiva particolarmente intensa.

In caratterologia si parla di personalità impulsive a indicare soggetti che non resistono a spinte, in genere settoriali (i. a bere, a vagabondare, a rubare ecc.).

In psicanalisi la teoria degli i. (distruttivi, aggressivi, sessuali, captativo-orali, retentivo-anali, uretrali, sadici ecc.) si fonda su un gioco dinamico di controforze, le inibizioni, che sono state oggetto di attenzione specie da parte della neo-analisi (M. Klein e, soprattutto, H. Schiltz-Hencke).

Tecnica

In aeronautica e astronautica, i. specifico (Isp) in un propulsore è il rapporto fra spinta del propulsore e un parametro caratteristico che può essere la portata in peso di combustibile, o di aria, o la loro somma, nel caso di un esoreattore, oppure la portata in peso di propellente nel caso di un endoreattore; rapportando la spinta a una portata in peso, l’i. specifico ha le dimensioni di un tempo e pertanto si misura in secondi; rapportando invece la spinta a una portata in massa, le dimensioni dell’i. specifico sono quelle di una velocità. I. totale (Itot), in un propulsore è l’integrale della spinta S esteso al periodo di funzionamento T del propulsore:

formula

Una grandezza F, funzione della variabile x, si dice impulsiva o a carattere impulsivo per un certo valore x0 della variabile, se è identicamente nulla fuori di un dato intervallo piccolo, al limite infinitesimo, (x0h, x0+h) e se in questo intervallo non è identicamente nulla, non cambia di segno e si ha

formula
fig. 1

con C diverso da zero e indipendente da h. La quantità C ha il nome di i. della grandezza. In fig. 1 è riportato il diagramma di una grandezza impulsiva: l’i. C è misurato dall’area in grigio scuro.

In elettronica ed elettrotecnica, in generale, si dice che si ha un i. di tensione o di corrente in un circuito quando la tensione o la corrente nel circuito ha carattere impulsivo rispetto al tempo (t). In particolare, si chiama i. di corrente relativo all’intervallo di tempo

T la grandezza ∫T idt e, analogamente, i. di

tensione la grandezza ∫T Vdt, i e V essendo

i valori istantanei dell’intensità di corrente e della tensione; nel SI l’unità di misura dell’i. di corrente è il coulomb e dell’i. di tensione è il weber.

fig. 2

Elementi caratteristici dell’i. sono la forma, l’ampiezza, la durata e la cadenza. La forma può essere molto varia, ma la più usata nella pratica è quella rettangolare (fig. 2); H è l’ampiezza dell’i., τ è la durata (o larghezza). La cadenza di i. ricorrenti è la loro frequenza di ripetizione, e si misura in i. al secondo o in Hz. In realtà la forma degli i. rettangolari non è quella ideale della fig. 2A, ma piuttosto quella della fig. 2B, in relazione alla quale si suole definire convenzionalmente: tempo di salita, il tempo τs necessario affinché l’ampiezza dell’i. passi dal 10% al 90% del valore massimo H; durata, l’intervallo di tempo τ compreso tra gli istanti in cui l’i. assume un valore pari al 50% di H; tempo di discesa, il tempo τd necessario affinché l’i. ritorni dal 90% al 10% di H. In genere si cerca di ridurre ai valori più bassi possibili sia il tempo di salita sia quello di discesa.

L’impulsatore (o impulsore) è un apparecchio generatore di impulsi elettrici; anche, però, un circuito o una disposizione circuitale in cui si generano impulsi elettrici. Gli impulsatori sono generalmente costruiti per fornire i. rettangolari di tensione o di corrente, di cui si possa far variare a piacere l’ampiezza, la durata, la cadenza e, ove occorra, la fase rispetto ad altri segnali. Per generare i. si ricorre ad appositi circuiti (generatori di i.), costituiti generalmente da oscillatori a rilassamento (➔ oscillatore); per amplificare e trasmettere fedelmente i. occorrono circuiti che lascino passare una adeguata banda di frequenze; infatti, come si riconosce con i metodi dell’analisi armonica, un i. ha uno spettro di frequenza dipendente dalla forma, tanto più ampio quanto minore è la durata τ. I. di tensione di elevato valore massimo, di forma e ampiezza prefissate, trovano largo impiego in svariati settori. Sono in particolare utilizzati per simulare le sovratensioni di origine atmosferica (causate dalla caduta di fulmini) che possono aver luogo nelle linee elettriche, e quindi per il collaudo del materiale e delle apparecchiature elettriche per alta tensione in esse impiegati.

Nella meccanica i. elementare di una forza è il prodotto della forza F agente su un punto materiale per l’intervallo infinitesimo di tempo dt durante il quale essa agisce; i. totale relativo a un intervallo finito di tempo t è invece il prodotto Ft se la forza F rimane costante nel tempo, la somma dei successivi

i. elementari, cioè l’integrale ∫t0 Fdt, se F

varia da istante a istante. Sia in un tempuscolo infinitesimo, sia in un intervallo di tempo finito l’i. coincide con la variazione che nello stesso intervallo di tempo ha subito la quantità di moto del punto (teorema dell’i.); in meccanica analitica e in meccanica relativistica, con i. si indica spesso anche la quantità di moto stessa. Le definizioni e proprietà precedenti si estendono in modo ovvio dal caso di un corpo puntiforme al caso di sistemi materiali. La nozione dell’i. ha particolare rilevanza nella dinamica impulsiva, cioè nello studio dei problemi di meccanica in cui intervengono forze aventi carattere di percossa.

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