Il sistema politico palestinese

ATLANTE GEOPOLITICO (2012)

I partiti palestinesi tra gli anni Venti e gli anni Quaranta si sono costituiti non solo su opzioni politiche (che riguardavano principalmente i rapporti con il movimento sionista e con l’autorità coloniale britannica), ma anche intorno a singole personalità o famiglie. Per esempio, i partiti spesso riflettevano la divisione tra le grandi famiglie, come gli Husseini e i Nashashibi. La sconfitta nel 1948 spazzò via, insieme alla vecchia società palestinese, anche i vecchi partiti.

Il sistema politico palestinese attuale si crea lungo due linee di frattura ben precise. La prima, che si delinea negli anni Cinquanta a partire dai postumi della naqba, è quella tra l’orientamento panarabo e l’orientamento che potremmo definire con la formula ‘la liberazione della Palestina è affare dei palestinesi’. La seconda linea di frattura, che viene alla ribalta soprattutto negli anni Ottanta con la politicizzazione dell’islam palestinese, è quella tra i partiti e i movimenti di origine nazionalista, da un lato, e i movimenti islamisti dall’altro. Un fatto a sé, invece, è la complicata storia dei vari partiti comunisti giordani e palestinesi.

I due primi importanti movimenti che sorsero negli anni Cinquanta furono il Movimento dei nazionalisti arabi (1951, Harakat al-Qawmiyyin al-‘Arab) e il Movimento di liberazione nazionale palestinese (1958, Harakat at-Tahrir al-Watani al-Filastini), noto con il suo acronimo inverso al-Fatah, che in arabo significa ‘conquista’. Fatah fu formato da un gruppo di studenti per lo più provenienti dalle fila dei Fratelli musulmani, tra cui Yasser ‘Arafāt. Dal Movimento dei nazionalisti arabi si formò nel 1967 il Fronte popolare di liberazione della Palestina (Fplp, al-Jabha al-Sha’biyya li-Tahrir Filastin), da cui poi nacque nel 1969 il Fronte democratico (Fdlp, Al-Jabha al-Sha’biyya al-Dimuqratiya li-Tahrir Filastin). Ambedue si caratterizzano per una posizione di tipo marxista, ma il secondo era, almeno inizialmente, più legato all’Unione Sovietica.

L’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp, in arabo Munazzamat li-Tahrir Filastin) fu creata nel 1964 per iniziativa degli stati arabi con lo scopo reale di controllare le organizzazioni palestinesi. Ciò nonostante, dopo la disfatta del 1967 furono proprio le organizzazioni palestinesi, e soprattutto Fatah e il suo dirigente ‘Araf¯at, a prendere controllo dell’Olp nel 1968.

Il Partito comunista palestinese nacque nel 1982 ad opera del Partito comunista giordano mentre nella Striscia di Gaza venne invece creata un’organizzazione comunista palestinese autonoma. Nel 1991 il Partito comunista divenne infine il Partito del popolo palestinese (Ppp, Hizb al-Sha’b al-Filastini), semplicemente con un cambiamento di nome.

Mentre la branca palestinese delle Fratellanza musulmana, creata nel 1935, rimase a lungo attiva soltanto nel campo sociale e religioso, il primo partito palestinese a ispirazione islamica fu Hizb ut-Tahrir, fondato a Gerusalemme nel 1952 da Taqi al-Din al-Nabhani. Questo partito ha però avuto sempre una caratterizzazione panislamica e non è da considerare un attore importante nel quadro palestinese. Il primo gruppo islamico palestinese rilevante è stato il Movimento per il jihad islamico in Palestina (Harakat al-Jihad al-Islami fi Filastin), fondato nel 1980 da Fathi al-Shiqaqi. Hamas è nato nel dicembre 1987, all’inizio della prima intifada, come espressione politico-militare dei Fratelli musulmani della Palestina. Inizialmente Fplp e Hamas non hanno partecipato alle elezioni, rendendo possibile il trionfo di Fatah e alleati. Nelle elezioni del 2006 vi è stata una forte polarizzazione tra Fatah e Hamas, con solo pochi voti andati alla lista del Fplp, a quella del Fdlp e degli ex comunisti, e a quella democratico-riformista di Mustafa Barghuti. Il sistema elettorale misto ha reso possibile ad Hamas di ottenere la maggioranza, pur distanziando Fatah di solo il 3%. Fino al conflitto violento Fatah-Hamas il sistema politico palestinese era dunque da ritenere bipolare, ma se si passerà a un sistema elettorale proporzionale allora il sistema diventerà probabilmente frammentato e polarizzato. Naturalmente è difficile prevedere se le fratture storiche continueranno a essere prevalenti, oppure se altre linee di contrapposizione determineranno il sistema politico palestinese.

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