Il Neolitico in Cina

Il Mondo dell'Archeologia (2005)

Il Neolitico in Cina

Xiaoneng Yang
Yan Sun
Fiorella Rispoli
Corinne Debaine-Francfort
Roberto Ciarla
Filippo Salviati
Zhang Chi
Marcello Orioli
Jian Leng
Lu Liedan
Annunziata Tramontano
Wang Dadao
Charles F.W. Higham
Olivier Venture

Il neolitico

di Xiaoneng Yang

L'archeologia del neolitico

Gli esordi dell'archeologia preistorica cinese risalgono al 1921 con lo scavo del villaggio di Yangshao (contea di Mianchi, Prov. di Henan), che rappresenta anche la nascita della moderna archeologia cinese. Da allora, sono stati localizzati oltre 10.000 siti preistorici e centinaia sono stati sottoposti a scavi, consentendo l'individuazione di circa 50 culture, grazie alle quali il panorama culturale dei periodi Neolitico e Calcolitico (ca. 10.000-2000 a.C.) è stato ricostruito nelle linee generali sulla base di sequenze relative e di datazioni assolute.

Le ricerche archeologiche e paleoambientali attestano che in Cina circa 12.000 anni fa (agli inizi dell'Olocene), a un rialzo termico di circa 2 °C si associarono consistenti incrementi demografici e innovazioni tecnologiche di fondamentale portata, quali la nascita dell'agricoltura e dell'allevamento e la produzione di strumenti di pietra levigata e di vasi fittili. Anche i modelli insediamentali subirono mutamenti: dall'occupazione di colline e grotte a quella di terrazzi e piane fluviali, dove sorsero villaggi (generalmente con un'estensione di 20.000-50.000 m2), formati da capanne sia semisotterranee sia di superficie. I dati sembrano indicare che nel corso del Neolitico (10.000-3000 a.C.) tali insediamenti, almeno nelle regioni settentrionali, ebbero inizialmente carattere stagionale; solo all'inizio del Calcolitico (3000-2000 a.C. ca.) si formarono centri permanenti di tipo urbano con un'area da 100.000 a oltre 1.000.000 di m2. L'economia era fondata sull'agricoltura e l'allevamento, integrati da attività di raccolta, pesca e caccia. Lungo il Huanghe, nelle regioni dominate da vasti depositi di terreno giallastro di antica origine eolica (löss), le pratiche agricole erano centrate sulla coltivazione del miglio in suoli asciutti, mentre nella valle dello Yangtze si praticava soprattutto agricoltura risicola in suoli acquitrinosi; alcune aree ubicate tra queste due grandi valli fluviali (ad es., la valle del Fiume Han o la valle del fiume Huai) recepirono le tradizioni agricole e culturali sia meridionali sia settentrionali. Cani, maiali, bovini e pollame erano gli animali domestici più comuni. Dal IV millennio a.C. la giada divenne la materia prima usata per beni di prestigio. Ancora in connessione con esigenze della sfera ideologica, nel Calcolitico si sviluppò la produzione di un tipico vasellame di ceramica nera e di piccoli manufatti in lega di rame, insieme all'elaborazione di un ampio repertorio di segni scritti di tipo pittografico. In questo periodo si verificarono importanti processi di crescita della complessità sociale che ebbero come esito una vera e propria "rivoluzione urbana", un considerevole aumento della stratificazione sociale e la formazione di organizzazioni politico-territoriali di tipo statale.

L'ossatura cronologica della preistoria cinese è costituita da almeno sei importanti tradizioni regionali coeve, o sistemi culturali archeologici, che si svilupparono dal Neolitico al Calcolitico nelle valli del Huanghe, dello Yangtze e nella Cina nord-orientale. 1) Nella Cina nord-orientale, dove le odierne province di Liaoning, Mongolia Interna e Hebei si incontrano, la cultura Xinglongwa (6200-5400 a.C.) rappresenta la più antica fase neolitica regionale, caratterizzata dalla presenza di manufatti di giada nei corredi funerari. A essa fecero seguito la cultura Zhaobaogou (5200-4500 a.C.) e la cultura Hongshan (4700-2920 a.C.), nel cui ambito la qualità della manifattura di ornamenti, o amuleti, di giada raggiunse i livelli più elevati. Le fasi finali e tarde del Neolitico del Nord-Est sono rappresentate, rispettivamente, dalla cultura Xiaoheyan (2900-2000 a.C.) e dalla cultura Laohushan (2800-2300 a.C.), quest'ultima caratterizzata da insediamenti cinti da mura di pietra. 2) Nella Pianura Centrale (media valle del Huanghe) la fase antica comprende la cultura Cishan (Hebei), la cultura Peiligang (Henan) e la cultura Laoguantai (Shaanxi), datate tutte al 6500-5000 a.C.; dibattuta è la posizione della cultura Jiahu (Henan meridionale), risalente al 7000-5800 a.C., secondo alcuni facies della cultura Peiligang. Da queste culture provengono evidenze di pratiche agricole e di allevamento. La successiva cultura Yangshao (5000-3000 a.C.), caratterizzata dalla produzione di ceramica dipinta, è articolata in una fase antica e in una fase recente con numerosi tipi regionali. La cultura Longshan del Henan, la cultura Longshan del Taosi e la cultura Longshan dello Shaanxi, caratterizzate principalmente da insediamenti cinti da mura di terra battuta, si svilupparono nel corso del III millennio a.C. 3) Nella regione della penisola di Shandong (bassa valle del Huanghe) la cultura Houli (6450-5300 a.C.) e la successiva cultura Beixin (5300-4100 a.C.) furono le principali protagoniste della fase antica. La cultura Dawenkou (4100-2600 a.C.), nella fase media, si distingue per la manifattura di vasi di ceramica bianca e per la presenza di caratteri pittografici incisi su diversi materiali. La cultura Longshan dello Shandong (2600-2000 a.C.) è nota nella fase recente soprattutto per i diagnostici vasi di ceramica nera a guscio d'uovo e per gli insediamenti cinti da mura di terra battuta. 4) Nell'alto corso del Huanghe (Prov. di Gansu e Prov. di Qinghai), le culture della fase antica comprendono la cultura Dadiwan (5850-5400 a.C.) e la successiva cultura Yangshao del Gansu e Qinghai. La tradizione regionale più tipica è però rappresentata dalla successiva cultura Majiayao (3300-2050 a.C.), caratterizzata da vasi fittili dipinti che contrastano con i coevi esemplari monocromi di altre regioni. Nella fase finale del Neolitico locale, che si estende fino ad alcune zone occidentali della Provincia di Shaanxi, rilevante deve essere stato il ruolo della cultura Qijia (2000-1700 a.C.) per la presenza di piccoli manufatti di rame/bronzo, tra i più antichi a oggi rinvenuti in Cina. 5) Nella media valle dello Yangtze (che include le province di Hunan e Hubei e la parte orientale del Sichuan) la fase antica è rappresentata dalla cultura Chengbeixi (7000-5000 a.C.) del Hubei e dalla cultura Pengtoushan (7000-5050 a.C.) del Hunan, mentre la fase media è dominata dalla cultura Daxi (4400-3300 a.C.). Questo sistema culturale ebbe termine con le culture Qujialing (3300-2600 a.C.) e Shijiahe (2600-2000 a.C.), nella cui epoca di sviluppo sorsero numerosi insediamenti cinti da mura di terra battuta, il più vasto dei quali è Shijiahe, che copre un'area di 1.200.000 m2. 6) Nella bassa valle dello Yangtze (Prov. di Jiangsu e Prov. di Zhejiang) due distinti sistemi culturali si svilupparono contemporaneamente nelle subregioni del Lago Taihu e della piana di Ningshao. L'area del Lago Taihu è caratterizzata dalla sequenza culturale Majiabang (5000-4000 a.C.), Songze (3900-3300 a.C.) e Liangzhu (3300-2000 a.C.). L'abbondante quantità e l'elevato livello tecnico dei manufatti di giada Liangzhu costituiscono uno dei più alti traguardi artistici del periodo. Nella pianura di Ningshao la scoperta della cultura Hemudu (5000-3200 a.C.) ha fornito le prime convincenti evidenze dell'esistenza nella valle dello Yangtze di diverse culture coeve, la cui complessità eguaglia quella della cultura Yangshao nel bacino del Huanghe. Nell'alta valle dello Yangtze (bacino del Sichuan) i dati disponibili sono insufficienti a ricostruire un sistema di sviluppo culturale completo. La cultura Baodun (2500-1700 a.C.), rappresenta il Neolitico finale di questa regione, ma le sue origini e i suoi eventuali antecedenti sono a tutt'oggi oggetto di ricerche. Tra, e oltre, le due principali valli fluviali sono state individuate altre tradizioni culturali, come le culture Xinkailiu (Prov. di Heilongjiang, 4100 a.C. ca.), Xinle (Prov. di Liaoning, 5300-4800 a.C.), Lingjatang (corso del fiume Huai, 3750-3000 a.C.), Zenpiyan (Regione Autonoma di Guangxi Zhuang, 7000-5500 a.C.), Shixia (Prov. di Guangdong, 2900-2000 a.C.), Dabenkeng (5000-3000 a.C.) e Beinan (3000-300 a.C.) a Taiwan e le culture Karuo (3000-2000 a.C.) e Qugong (2000-1500 a.C.) in Tibet. Culture riferibili a fasi iniziali del Neolitico sono state identificate sia nelle regioni settentrionali che in quelle meridionali. Nella Cina settentrionale frammenti ceramici e utensili litici per il trattamento di vegetali coltivati risalenti all'8500 a.C. sono stati recuperati nel corso di scavi a Nanzhuangtou (contea di Xushui, Prov. di Hebei); nella Cina meridionale evidenze di riso coltivato e di ceramica provengono da Yuchanyan (contea di Dao, Prov. di Hunan, ca. 10.000 a.C.) e da Xianrendong (contea di Wannian, Prov. di Jiangxi, ca. 8000 a.C.). Le relazioni tra queste antiche culture e i sistemi o culture sopra citati sono ancora da chiarire.

Ingenti sforzi sono stati compiuti sia per stabilire sequenze tipologiche regionali sia per determinare l'estensione temporale e la distribuzione spaziale delle diverse culture. Uno dei risultati più rilevanti è stato il superamento delle teorie su un'origine mononucleare della civiltà in Cina (nella valle del Huanghe). L'archeologia preistorica ha al contrario dimostrato che la civiltà, così come si espresse nella Cina arcaica delle prime dinastie (Xia, Shang e Zhou), venne formandosi grazie al confluire di diverse tradizioni culturali che si svilupparono seguendo traiettorie comparabili, ma in condizioni ambientali, sociali ed economiche diverse. Le culture preistoriche di ciascuna regione, pur mostrando attributi specifici e interagendo con quelle di altre regioni, erano più evolute e interconnesse di quanto si ritenesse precedentemente. La cultura Jiahu, ad esempio, mostra elementi caratteristici di regioni diverse: la tipologia ceramica ha affinità con manufatti della media valle del Huanghe, l'uso di carapaci di tartaruga e di zanne di cervo d'acqua trova confronti nella cultura Dawenkou del basso corso del Huanghe, mentre la pratica della risicoltura attesta influssi della tradizione dello Yangtze. Occorre dunque riconsiderare la convenzionale attitudine a caratterizzare le culture preistoriche principalmente sulla base dei manufatti scavati. Un altro importante risultato dell'archeologia preistorica è stato quello di avere fornito abbondanti dati sulle origini della civiltà in Cina e sui modi e i tempi in cui ebbero luogo i processi di crescita della complessità sociale che portarono alla nascita delle società statali. La comparsa di insediamenti fortificati, il diffuso impiego di beni rituali, la crescente stratificazione e altre forme di evoluzione sociale durante il Calcolitico segnalano la presenza di società del tutto diverse rispetto a quelle neolitiche. La rivoluzione urbana o la formazione di società di tipo statale vanno retrodatate di almeno un millennio rispetto a quanto ipotizzato dai testi classici.

L'archeologia preistorica cinese non si muove lungo un'unica traiettoria di ricerca. Gli archeologi cinesi conducono oggi ricerche sull'ambiente preistorico, sull'evoluzione dei modelli di insediamento, sulla distribuzione delle risorse naturali, sulla dieta dei gruppi, sulle caratteristiche e la struttura delle società a livello statale, sui tratti fisici delle popolazioni, così come sulle origini e sui primi sviluppi dell'agricoltura, dell'allevamento, della scrittura e della produzione ceramica. Nell'intento di raggiungere gli obiettivi di tali linee di ricerca sono utilizzati tutti i metodi e le tecnologie scientifiche disponibili, quali l'analisi del DNA su ossa umane, l'uso di GPS (Global Positioning System) e l'analisi di immagini aeree e satellitari; ricerche interdisciplinari e progetti archeologici congiunti tra enti di ricerca cinesi e stranieri sono anch'essi divenuti strategie correnti.

Bibliografia

Xin Zhongguo de kaogu faxian he yanjiu [Scoperte e ricerche archeologiche nella nuova Cina], Beijing 1984, pp. 1-210; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 1-293; Wenwu kaogu gongzuo shizhuonian: 1979-89 [Decimo anniversario delle ricerche di archeologia e beni culturali: 1979-89], Beijing 1991; Chen Xingcan, Zhongguo shiqian kaoguxue yanjiu: 1895-1949 [Storia dell'archeologia preistorica cinese: 1895-1949], Beijing 1997; Xin Zhongguo kaogu wushinian [Cinquanta anni di archeologia cinese], Beijing 1999; Su Bingqi, Zhongguo wenming qiyuan xintan [Nuove ricerche sulle origini della civiltà cinese], Beijing 1999; Xiaoneng Yang (ed.), The Golden Age of Chinese Archaeology: Celebrated Discoveries from The People's Republic of China (Catalogo della mostra), Washington (D.C.) 1999, pp. 25-135; Id., New Perspectives on China's Past: Chinese Archaeology in the Twentieth Century, New Haven - London 2004, I, pp. 49-185; II, pp. 10-109.

Baligang

di Yan Sun

Sito neolitico scoperto nel 1957 lungo la riva meridionale del fiume Tuan, circa 3 km a est della città di Dengzhou, nella pianura di Nanyang (zona sud-occidentale della Prov. di Henan).

Il sito copre un'area di circa 60.000 m2, della quale in sette campagne di scavo condotte dal 1991 è stata indagata una superficie di 5000 m2. Nel deposito culturale si rileva la sovrapposizione di resti di occupazione datati dal V alla fine del III millennio a.C. e suddivisi negli orizzonti Yangshao antico, medio e recente, Qujialing antico, medio, recente, Shijiahe e Longshan recente. Gli scavi hanno consentito il rinvenimento di 150 sepolture e migliaia di fosse di stoccaggio, ma la scoperta più significativa è costituita da 66 fondazioni di abitazioni, sovrastanti un più antico insediamento di fase Banpo I, riferibili a un villaggio Yangshao ben pianificato, cresciuto intorno a una piazza centrale pavimentata con strutture di fase Miaodigou, cui se ne sovrappongono alcune di fase Banpo II. La maggior parte delle abitazioni a tutt'oggi scavate, disposte in due settori (orientale e occidentale) e ubicate a circa 20 m di distanza l'una dall'altra, sono state identificate come "blocchi" a pianta rettangolare (o long-houses) edificate a livello del suolo, con i muri perimetrali e interni fatti di strati di fango su scheletro ligneo induriti per arrostimento e intonacati. Ciascun "blocco" risulta formato da diverse unità (da tre a cinque) disposte sull'asse est-ovest, ognuna delle quali era dotata di un focolare rettangolare e di porte comunicanti con l'esterno. Secondo gli autori degli scavi i manufatti di uso quotidiano rinvenuti all'interno degli ambienti consentono di asserire che si tratta di unità abitative.

La maggior parte delle sepolture di B. è stata rinvenuta sotto i fondi delle capanne; tale evidenza stratigrafica, associata alle caratteristiche del rituale funerario e ai mutamenti dei corredi, consente di datare le sepolture ai primi due stadi della fase Banpo I; le sepolture coeve alle unità abitative non sono ancora state localizzate. Nella prima fase predominano sepolture individuali in fossa rettangolare orientata est-ovest, che nella fase seguente furono in gran parte sostituite da inumazioni doppie e da sepolture collettive secondarie (da pochi individui fino a 50) di individui di entrambi i sessi e di età diverse. La maggior parte delle sepolture era corredata di vasi fittili ‒ tra cui tripodi (ding), giare (guan), ciotole e supporti di vasi ‒, strumenti d'osso e pietra e offerte animali; il numero di manufatti nei corredi varia da 2-3 oggetti per sepoltura a un massimo di 40-50. Analisi effettuate su pollini e fitoliti documentano un mutamento climatico verso condizioni più calde e umide dal periodo Yangshao a quello Shijiahe, accompagnato da una crescente importanza della risicoltura, sebbene la presenza di ossa di mammiferi (maiali, bovini, capre e cervi) suggerisca la concomitanza di allevamento e caccia.

La complessa sequenza culturale di B. non solo ha fornito nuovi dati sui modelli abitativi preistorici e sull'evoluzione culturale nella pianura di Nanyang, ma ha anche gettato luce sul ruolo da essa svolto nella diffusione verso nord di elementi provenienti dalla cultura Qujialing, seguiti, nel periodo della cultura Shijiahe (ca. 2600-2000 a.C.), dalle tecniche di coltivazione del riso.

Bibliografia

Henan Dengzhoushi Baligang yizhi 1992 nian de fajue yu shouhuo [Risultati dello scavo del 1992 a Baligang, Dengzhou, Henan], in Kaogu, 12 (1997), pp. 1-7; Henan Dengzhou Baligang yizhi fajue jianbao [Breve relazione sullo scavo di Baligang, Dengzhou, Henan], in Wenwu, 9 (1998), pp. 31-45; Henan Dengzhou Baligang yizhi 1998 niandu fajue jianbao [Breve relazione sullo scavo del 1998 a Baligang, Dengzhou, Henan], ibid., 11 (2000), pp. 23-31.

Banpo

di Fiorella Rispoli

Sito neolitico Yangshao, ubicato su un basso terrazzo sulle rive del Chanshui, modesto affluente del Fiume Wei, 6 km circa a sud-est di Xi'an (Prov. di Shaanxi).

Il sito (50.000 m2), scavato nel 1954-57, fu occupato in modo non continuativo tra il 4800 circa e il 3700 a.C.; per il livello più antico sono disponibili diverse datazioni al radiocarbonio, che pongono la prima fase di occupazione tra il 4800 e il 4000 a.C. circa, mentre il deposito superiore è datato intorno al 3700 a.C. L'Istituto di Archeologia dell'Accademia delle Scienze ha condotto campagne di scavo nel sito, investigando un'area di 12.000 m2 circa, poco più di 1/3 della sua superficie totale. Considerato uno dei siti preistorici meglio conservati dell'Estremo Oriente, il villaggio di B. ha restituito più di 8000 manufatti di pietra, osso, corno, conchiglia e ceramica che, assieme ai resti di almeno 40 abitazioni, più di 200 fosse di immagazzinamento e 250 sepolture, bene illustrano la vita quotidiana e i rituali funerari di una comunità protoagricola del V millennio a.C. Un fossato profondo 6 m circa circondava il villaggio lungo il bordo nord-occidentale; al di là di esso furono rinvenute la necropoli e l'area dei forni di cottura del vasellame ceramico. Il nucleo abitativo era costituito da capanne a pianta circolare o quadrangolare, tutte con l'entrata rivolta verso sud e provviste di un focolare centrale. Le pareti e il pavimento erano intonacati con un impasto di paglia triturata e löss. Le capanne quadrangolari (15) erano di grandezza variabile tra 10 e 60 m2, ma la maggior parte di esse presenta misure intorno ai 20 m2; il pavimento poteva essere seminterrato (1 m ca. sotto la superficie) o a livello, mentre la copertura, di forma troncoconica, era costituita da una serie di pali perimetrali, riuniti centralmente, in alcuni casi sorretti da uno o più pilastri centrali, coperti con materiale vegetale. La maggior parte delle capanne rinvenute (31) è però a pianta circolare con una superficie coperta di 5-6 m2. Anche in questo caso alcune erano a livello del terreno, altre seminterrate, tutte con il corridoio di entrata orientato a sud-ovest e focolare quadrangolare, circolare o polilobato al centro della capanna. Non sembrerebbero esserci correlazioni dirette tra tipo di pianta e fase stratigrafica; unica diversità riscontrabile è la presenza di un muretto di partizione, di fronte all'ingresso, in alcune delle capanne circolari del periodo più antico. Di particolare interesse fu il rinvenimento della capanna n. 1, a pianta rettangolare, che per le sue dimensioni (10,8-10,5 m2) fa ipotizzare possa trattarsi di una struttura particolare, verosimilmente a uso comunitario; ipotesi rafforzata dal fatto che diverse altre capanne, di dimensioni più piccole e contemporanee alla capanna n. 1, hanno l'entrata orientata verso di essa. L'impianto del sito indica un certo ordine nella scelta e nella collocazione delle case all'interno del villaggio, come pure una certa regolarità nella distanza tra una capanna e l'altra. Quest'ultimo dato ha permesso di ipotizzare il numero complessivo di capanne in circa 200 unità, con un numero di abitanti intorno ai 600 individui. Nella zona abitativa sono state inoltre rinvenute più di 200 fosse di immagazzinamento: quelle del periodo più antico hanno diametro di circa 0,5 m e profondità inferiore a 1 m; quelle del periodo tardo sono, di norma, circa il doppio; ciò, insieme a una certa standardizzazione nella forma delle fosse stesse, potrebbe indicare una crescita della produzione e l'incremento nello stoccaggio dei prodotti alimentari. Gli utensili più comuni erano zappe, pale e asce di pietra polita e coltelli-falcetto di pietra scheggiata o ceramica che riflettono una complessa gamma di attività connesse alla coltivazione di miglio (Setaria italica e Panicum miliaceum) e cavolo (Brassica sp.), affiancata dall'allevamento (Sus domesticus, Canis familiaris, Ovis sp.), testimoniato da resti ossei e da piccole strutture rettangolari interpretate come resti di stalle. Circa 288 punte di freccia di osso di varia forma e dimensione, 6 punte di lancia di pietra e una grande quantità di ossa di animali selvatici testimoniano attività di caccia, mentre i pesi da rete di pietra, gli ami e gli arpioni di osso documentano le attività di pesca svolte sulle rive del Chanshui.

La ceramica è il più rappresentato tra i manufatti rinvenuti a B., con circa 1000 vasi e più di 500.000 frammenti. Sono stati riconosciuti tre principali tipi di impasto, tutti con lo stesso tipo di argilla rossa: impasto grossolano di argilla e sabbia soprattutto per vasi da cucina e giare per derrate alimentari; impasto fine per contenitori da cibo e da acqua; impasto molto duro con sabbia fine per i soli contenitori per acqua. Per quanto riguarda la manifattura, la ceramica di B. testimonia esclusivamente tecniche di foggiatura a mano, sia modellando la forma da una piccola massa di argilla, sia con il metodo a colombino. Le forme più caratteristiche sono lo hu, una bottiglia con il collo allungato e stretta imboccatura, che, molto comune nelle sepolture, è spesso decorato a motivi dipinti, la bottiglia (ping) con corpo ovoidale, stretto orlo e base appuntita, atta a essere infissa nel terreno, decorata con motivi semplici a incisione o con impressioni di corde o stuoie e i larghi bacili a decorazione dipinta. Particolarmente ricca è la varietà delle tecniche decorative: impressioni di corde, stuoie o altro materiale vegetale intrecciato; decorazioni incise o punzonate o ancora cordoni applicati e infine decorazioni dipinte. Di particolare importanza fu il rinvenimento di circa 22 "segni" incisi sull'orlo di 122 contenitori, tutti ciotole (bo), il cui significato non è ancora stato spiegato, ma le cui caratteristiche sono vicine ai numerali usati nella prima forma di scrittura cinese. A nord della zona abitativa sono state rinvenute sei fornaci (solo una della fase più antica), composte da camera di combustione, condotto e camera di cottura circolare (diam. ca. 1 m).

A nord-est del villaggio si estende la necropoli, di cui sono state scavate 174 sepolture, tra singole e collettive, tutte a inumazione in fossa semplice con il corpo supino e il cranio rivolto a ovest; solo 71 di tali sepolture erano provviste di corredo funerario. La necropoli contiene quasi esclusivamente individui adulti; i bambini, infatti, erano solitamente sepolti in giare (ne sono state scavate 76) interrate nelle immediate vicinanze della casa. I corredi funerari sono composti da servizi di vasi in ceramica, solitamente posti vicino alle gambe, che comprendono, di solito, un'olla (guan), una bottiglia (ping) e una ciotola (bo) a base arrotondata, oltre a orecchini e a grani di collana di forme e materiali vari. La complessità del costume funerario ha fatto ipotizzare che la struttura sociale del villaggio si fondasse su un sistema di tipo clanico sostanzialmente egalitario.

Bibliografia

Xi'an Banpo [Il sito di Banpo presso Xi'an], Beijing 1963; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 109-23; R. Ciarla, Dal Sinantropo alle più antiche dinastie, in Le grandi scoperte dell'archeologia, IX, Novara 1988, p. 136; Id., Banpo, in Atlante di Archeologia, Torino 1994, p. 260.

Banshan, fase

di Corinne Debaine-Francfort

Fase media della cultura neolitica Majiayao (ca. 2700-2000 a.C.), successiva, quindi, alla fase Majiayao propriamente detta (ca. 3500-2700 a.C.) e precedente alla fase Machang (ca. 2500-1800 a.C.).

Il sito eponimo, ubicato nell'alta valle del Huanghe (distr. di Hezheng, Prov. di Gansu), fu scoperto da J.G. Andersson nel 1924. I principali siti ascrivibili alla fase B. sono Qinggangcha e Waguanzui (Lanzhou), le necropoli di Dibaping (Guanghe), Zhangjiatai (Jingtai), Huazhaizi (Lanzhou) nel Gansu, Yangshan (Minhe) e Liuwan (Ledu) nella Provincia di Qinghai. Come nelle altre fasi della cultura neolitica Majiayao, l'economia era basata principalmente sulla coltura del miglio e l'allevamento di cane e maiale. Nella necropoli di Yangshan (2200 m s.l.m.), una tra le più estese del Qinghai, sono state rinvenute, ad esempio, 218 tombe a fossa rettangolare attribuite a due distinti gruppi tribali, e 12 fosse sacrificali a pianta circolare che sono state poste in relazione con un culto ancestrale. In 34 sepolture sono state rinvenute 2 pietre, disposte alla testa o ai piedi del defunto, mentre 62 tombe sembrerebbero essere cenotafi, con corredo funerario, ma senza scheletro. Le inumazioni, primarie o secondarie, sono per la maggior parte individuali, anche se esistono sepolture multiple fino a un massimo di 5 individui. Le inumazioni primarie sono di solito in posizione supina, ma sono attestate anche in posizione laterale flessa. Il corredo funerario, generalmente deposto vicino alla testa o ai piedi del defunto, è composto da utensili di pietra levigata (asce, accette, scalpelli, coltelli e fusaiole), da vasellame di ceramica e da ornamenti di pietra, osso e conchiglia. I tipi vascolari più ricorrenti sono piccoli bacili, bottiglie, grosse giare, vasi a due grandi anse, giare a orlo stretto e a un'ansa, giare a imboccatura larga, bottiglie a lungo collo e coppe con piede. Sono stati inoltre rinvenuti tre tamburi di terracotta dipinta. Sebbene nella fase B. si possa notare un certo decadimento nella qualità della produzione fittile, la continuità con la fase Majiayao si manifesta nel persistere dei motivi decorativi, quali linee punteggiate, a quattro spirali o quelli "a zucca", che ornano prevalentemente la spalla dei vasi. La fase B. è caratterizzata soprattutto da innovazioni nella tipologia vascolare: alle bottiglie della fase Majiayao si sostituiscono infatti grosse giare, quasi piriformi, con imboccatura stretta e larga pancia fornita di due piccole anse. Le decorazioni monocrome della precedente fase vengono inoltre sostituite da motivi dipinti in rosso e nero realizzati con l'uso di pigmenti a base di ematite, ossido di ferro e manganese; i lati delle bande dipinte in nero infine si arricchiscono di dentellature, diagnostiche, appunto, della fase B.

Bibliografia

L. Fitzgerald-Huber, The Traditions of Chinese Neolithic Pottery, in BMFEA, 53 (1981); Qinghai Liuwan - Ledu Liuwan yuanshi shehui mudi [Liuwan, Qinghai - La necropoli di una società primitiva di Liuwan, Ledu], Beijing 1984; Minhe Yangshan [Lo scavo della necropoli di Yangshan, Minhe], Beijing 1990; Li Y.p., Banshan, Machang wenhua yanjiu [Ricerche sulle culture Banshan e Machang], in Su Bingqi (ed.), Kaoguxue Wenhua Lunji, 3 (1993), pp. 32-67.

Baodun, cultura

di Yan Sun

Cultura del Neolitico recente (2800-2000 a.C.) fiorita nella pianura di Chengdu (Prov. di Sichuan), in parte contemporanea alla cultura Longshan.

Identificata per la prima volta negli anni Sessanta del Novecento a Yueliangwan (contea di Guanghan), la cultura B. non fu compiutamente definita fino alla fine degli anni Novanta. Con un'economia basata sull'agricoltura, integrata da attività di caccia e pesca, essa è caratterizzata da insediamenti fortificati di considerevoli dimensioni e dalla produzione di una complessa tipologia di caratteristici vasi fittili. Scarsi sono i dati in merito alle necropoli; di particolare interesse sono le tecniche di costruzione attestate nei sei insediamenti fortificati scoperti a partire dal 1995: Baodun, Mangcheng (nella città di Dujiangyan), Yufucun (Wenjiang), Gucheng (Pixian), Shuanghe e Zizhu (Pencheng). I resti ceramici rinvenuti hanno permesso di suddividere la cultura B. in quattro fasi: la prima è rappresentata dal sito di Baodun, la seconda da Mangcheng, la terza da Gucheng e dai periodi antico-medio del sito di Yufucun, il cui periodo finale costituisce anche la quarta e più recente fase della cultura B. Gli insediamenti sono fittamente distribuiti in un'area a forma d'arco che abbraccia Chengdu da sud-ovest a nord-est. Le mura erano costruite con la tecnica del hangtu (strati di terra induriti a mazzuolo); si ipotizza che avessero funzione difensiva o che fossero utilizzate come protezione dalle inondazioni. Le strutture architettoniche presenti all'interno degli insediamenti erano di superficie e generalmente a pianta rettangolare; la tecnica di costruzione prevedeva lo scavo di un canale di fondazione, al cui interno erano infissi pali di legno poi rivestiti di uno spesso strato di fango essiccato per scottatura; da ultimo veniva aggiunto un tetto coperto di paglia. Oltre alle abitazioni comuni, a Gucheng è stata identificata anche una struttura cerimoniale formata da un lungo recinto rettangolare intorno a cinque terrazze artificiali coperte di ciottoli; l'estensione dell'area che essa occupa (500 m2) ne attesta la rilevante funzione architettonica.

Nella produzione fittile, il vasellame, modellato a mano e forse ultimato a ruota lenta, è a impasto sabbioso con superficie cordata e a impasto fine con superficie priva di decori; quattro tipi vascolari diagnostici, a base piatta o su piede ad anello applicato (tipico elemento B.) perdurarono nel corso dei differenti periodi: giare (guan) con orlo modellato "a corda" o con imboccatura "a tromba", giare (zun) con piede ad anello con orlo più o meno everso, bottiglie (hu) e bacili (pen) ad ampio orlo; tra gli altri manufatti di argilla figurano fusaiole e pesi da rete. Frequenti in molti siti B. sono gli utensili litici levigati, tra cui accette, bulini e asce.

Le relazioni tra la cultura B. e la cultura Sanxingdui, che presentano alcuni elementi comuni, devono essere ulteriormente indagate. Studi comparativi dello stile ceramico consentono di ipotizzare che la cultura B. abbia avuto limitati contatti con le coeve culture del Sichuan orientale e che essa non abbia raggiunto l'area di Chongqing, nella regione di Xiajiang (l'area delle Tre Gole), che fu il territorio della cultura Shaopengzui. In ogni caso, l'importanza di tale cultura risiede nel fatto che essa ha fornito le più antiche evidenze di età neolitica nella piana di Chengdu e rappresenta forse l'inizio della conquista di una tra le più fertili regioni agricole della Cina, sulla cui base si sarebbero sviluppate le locali, complesse forme di organizzazione sociale del II-I millennio a.C., quali la cultura Sanxingdui e il regno di Shu noto dalle fonti storiche.

Bibliografia

Chengdu pingyuan de zaoqi gu chengzhi qun - Baodun wenhua chulun [Il gruppo di antichi siti urbani nella pianura di Chengdu: una discussione sulla cultura Baodun], in Zhonghua Wenhua Luntan, 4 (1997), pp. 8-14; Jiang Zhanghua - Wang Yi - Zhang Qi, Chengdu pingyuan xian Qin wenhua chulun [Sulla cultura pre-Qin della pianura di Chengdu], in Kaogu Xuebao, 1 (2002), pp. 1-21.

Beishouling

di Roberto Ciarla

Sito riferibile alla cultura neolitica Yangshao, ubicato nella zona nord-orientale della città di Baoji (Prov. di Shaanxi).

Il deposito archeologico si trova sul secondo terrazzo della riva sinistra del Fiume Wei, circa 30 m al di sopra del corso del Qingling, e si estende su una superficie di 60.000 m2, di cui soltanto 4727 m2 scavati (1958-60 e 1977-78). Nella stratigrafia si riconoscono tre principali livelli culturali in successione. Il più antico rappresenta una fase culturale pre-Yangshao, caratterizzata dalla presenza di ceramica di colore rosso all'esterno e, nella maggior parte dei casi, grigia all'interno. Il II e il III livello presentano materiali rispettivamente riferibili alla cultura Yangshao dei livelli inferiore e superiore di Banpo, definiti Yangshao medio e Yangshao tardo. Dieci datazioni radiometriche permettono di definire con relativa certezza il periodo d'occupazione del sito: il livello superiore è compreso tra il 5745±110 e il 6035±140 B.P., il livello medio tra il 6120±140 e il 6790±145 B.P. e quello inferiore tra il 6970±145 e il 7100±140 B.P. Gli scavi hanno messo in luce un villaggio pianificato riferibile alla fase più tarda. Nelle aree ovest, nord e nord-est sono state rinvenute 49 capanne a pianta quadrangolare, di cui 34 presentano l'ingresso rivolto verso una zona (100 × 60 m ca.) verosimilmente di uso pubblico. A sud-est del villaggio era situata la necropoli, di cui soltanto un settore fu oggetto di indagini che permisero il rinvenimento di 118 sepolture della fase tarda. La strutturazione del villaggio intorno all'area pubblica centrale sembra avere caratterizzato anche la precedente fase media, durante la quale la necropoli era situata però nel settore orientale dell'insediamento. Scarsi sono per la fase pre-Yangshao i dati sull'abitato, perlopiù coperto dai resti delle fasi più recenti: nessuna abitazione vi fu messa in luce, certamente la "piazza" non era ancora in uso e la necropoli, come per la fase media (o Yangshao antico), era situata nell'area est, mentre a ovest dell'insediamento si trovavano le fornaci.

Nel corso delle due fasi Yangshao la struttura delle abitazioni è a pianta quadrangolare (in un solo caso circolare), con bacino seminterrato e stretto corridoio di accesso, a rampa o a gradini. Il piano pavimentale e le pareti del bacino di base, a volte coperti da un intonaco di paglia e di fango, risultano sottoposti a indurimento per bruciatura; in tutti i casi il focolare, a fossa circolare, è posto centralmente, in prossimità dell'ingresso che funge anche da camino, e nella maggior parte dei casi è provvisto, sul lato opposto all'ingresso, di una giaretta interrata, forse usata per la conservazione dei tizzoni. L'alzato delle capanne, di forma piramidale, era formato da impasto di paglia e fango su scheletro ligneo, i cui elementi principali venivano spesso infissi lungo il perimetro esterno del bacino, sostenuto da pali (da due a otto) posti all'interno della capanna stessa. Problematici i dati funerari, essendo presenti nelle tre fasi diversi tipi di sepoltura slegati da fattori di diversificazione cronologica o rituale. Nelle tre necropoli di B. sono infatti presenti sepolture in urna, perlopiù riservate a infanti e adolescenti, sia primarie sia secondarie e sepolture in semplice fossa rettangolare che variano da singole a multiple con inumato in posizione supina o, più raramente, rannicchiata o prona; nel caso delle sepolture multiple gli inumati giacciono, sia in deposizione primaria sia secondaria, o all'interno di fosse singole o in basse fosse all'interno di una più profonda fossa comune. Mentre tali variazioni restano ancora per larga parte non interpretate, dati più significativi sembra offrire la composizione dei corredi, diversamente formati da ricorrenti tipi di vasellame: particolarmente ricchi nella fase pre-Yangshao e nella fase Yangshao antica (fino a 18 vasi di ceramica), nella fase Yangshao media i corredi si standardizzano e sono in maggioranza formati da una ciotola, una bottiglia e un'olletta, a motivi ittiomorfi tipici degli orizzonti Banpo livello superiore.

Raramente presenti sia nei corredi funebri sia nei livelli abitativi delle prime due fasi, gli strumenti di pietra di uso agricolo (zappe, vanghe e coltelli-falcetto) e le pietre da macina caratterizzano la fase più recente, cui sono da attribuire anche due frammenti di statuine antropomorfe di ceramica.

Bibliografia

Baoji Beishouling [Il sito di Beishouling presso Baoji], Beijing 1983.

Beixin, cultura

di Roberto Ciarla

Cultura che prende nome dall'insediamento neolitico ubicato 25 km circa a sud-est della città di Tengxian (Prov. di Shandong) scoperto nel 1964.

Gli scavi (1978-79) misero in luce tre strati appartenenti a un unico orizzonte culturale, sconosciuto fino ad allora, tagliati da sepolture riferibili alla cultura Dawenkou. Oltre ad alcune fosse d'immagazzinamento e a due sepolture in urna di infanti, furono individuate tracce di strutture architettoniche, mentre abbondantissimo si rivelò il repertorio dei manufatti. Nello strumentario litico, insieme a grossi utensili da taglio di varia foggia con lama ottenuta per grossolana scheggiatura bifacciale, prevalgono le zappe di forma rettangolare o trapezoidale con lama lavorata come negli utensili da taglio, oppure parzialmente scheggiate e levigate o interamente levigate. Ulteriore evidenza indiretta di pratiche agricole a B. proviene dalle numerose, sottili macine rettangolari di pietra, dai falcetti sia di pietra levigata sia di conchiglia a lama seghettata, comparabili con la poco più antica e più occidentale cultura Peiligang, e dai coltelli-falcetto rettangolari di pietra levigata. Numeroso e vario lo strumentario d'osso, con aghi, quattro tipi di punte di freccia, quattro tipi di arpioni, due tipi di scalpelli e di spatole e quattro tipi di punteruolo. Più limitati sono gli oggetti d'ornamento, quali spilloni per capelli di osso (quattro tipi) e pendenti di osso e dente; scarso anche lo strumentario di corno di cervo.

Particolarmente distintiva la tipologia dei vasi di ceramica, di colore rosso bruno, rosso arancio o grigio, costruiti a colombino con impasto grossolano o fine. Il primo prevalentemente usato per vasi utilitari ‒ tra cui le tipiche "pignatte" a corpo profondo con tre piedi asimmetrici di forma conica (ding) e le basette da focolare, sia cave a forma troncopiramidale ad apice obliquo, sia piene a forma conica ‒, il secondo per vasi potori, bottiglie e mestoli a superficie brunita. Diversi motivi geometrici incisi, applicati, unghiati, punzonati o impressi (motivi a canestro) ornano le ceramiche a impasto grossolano. Sebbene non siano stati rinvenuti resti di piante, l'agricoltura cerealicola è testimoniata, oltre che dallo strumentario, da numerose impressioni di cariossidi di miglio presenti sul fondo di alcune ciotole. Abbondanti i resti di animali, quali maiali, bovini e gallinacei, di cui solo i primi sicuramente domestici, associati a specie selvatiche. Sette datazioni radiometriche calibrate datano i tre strati di B. tra il 7300 e il 6300 B.P., un periodo in cui le analisi polliniche condotte nel sito evidenziano un clima più caldo di 2-3 °C circa, con un ambiente di tipo lacustre, più umido dell'attuale. Resti ascrivibili all'orizzonte culturale B. sono stati rinvenuti nei livelli più antichi di diversi siti Dawenkou dell'area di Wangyin e alla base dello stesso sito di Dawenkou. Sulla base di considerazioni stratigrafiche e tipologiche, l'orizzonte culturale B., che si pone tra la cultura Peiligang (7500/7000-6000 a.C. ca.) nel Henan e la cultura Dawenkou (4500-2500 a.C. ca.) nello Shandong e nel Jiangsu settentrionale, fornisce importanti elementi per la comprensione dell'origine della cultura Dawenkou e dell'espansione dell'agricoltura negli ambienti lacustri e palustri della bassa valle del Huanghe, che era all'epoca in via di formazione.

Bibliografia

Shandong Tengxian Beixin yizhi fajue baogao [Rapporto di scavo del sito di Beixin nel distr. di Tengxian-Shandong], in Kaogu Xuebao, 2 (1984), pp. 159-91.

Beiyinyangying

di Filippo Salviati

Sito localizzato nell'odierna città di Nanchino (Prov. di Jiangsu).

Gli scavi condotti negli anni 1955-56 su un'area di 1000 m2 circa hanno permesso di individuare quattro strati culturali in prossimità e all'interno di un tumulo parzialmente artificiale: il primo livello è disturbato, il secondo è attribuibile alle dinastie Song (960-1279 d.C.) e Ming (1368-1644 d.C.), il terzo strato, in cui sono stati rinvenuti resti di materiale da costruzione, tracce di abitazioni e oggetti di pietra, osso e metallo, appartiene all'età del Bronzo. Le scoperte più significative furono effettuate nello strato inferiore, il quarto, dove è stato portato alla luce un grande cimitero della media età neolitica, databile al 3000 a.C. circa, che ha restituito 225 scheletri umani posti in sepolture senza fossa, ognuno accompagnato da un corredo funerario consistente in attrezzi di diverso tipo e recipienti ceramici. Quasi tutte le sepolture sono singole, in posizione supina, in direzione nord-est, a eccezione di alcuni individui orientati a sud. Tra gli utensili di pietra levigata, la maggior parte (asce, zappe, coltelli-falcetto e attrezzi per dissodare il terreno) suggerisce attività agricole.

La ceramica è prevalentemente a impasto sabbioso, di colore grigio o rossastro, lavorata alla ruota lenta o a mano. La tipologia dei recipienti, spesso con decorazioni geometriche impresse, comprende ciotole a bassa carenatura su alto piede a tromba (dou); vasi tripodati (ding) con corpo emisferico, bocca larga e orlo everso; ciotole (bo); bacili (pan) con orli piatti ed espansi; brocche monoansate (he) dal corpo globulare e corti versatoi cilindrici. Tra gli altri reperti vi sono rocchetti, che testimoniano lo sviluppo delle attività tessili, e frammenti di bambù intrecciato impiegati nella realizzazione di canestri. Una delle classi più significative è costituita dai manufatti di giada e agata, rinvenuti in numero variabile in circa 70 sepolture (bracciali, anelli, pendenti a mezzaluna, orecchini, perline e oggetti tubolari); verosimilmente simboli di status sociale testimoniano la più antica evidenza di industria della giada nella regione, destinata a fiorire nel millennio successivo in tutta la media-bassa valle dello Yangtze. Il sito di B. mostra interessanti correlazioni con coeve culture neolitiche fiorite in regioni adiacenti. I lunghi coltelli rettangolari provvisti di numerosi fori allineati sul dorso sono analoghi a quelli rinvenuti in siti della Provincia di Anhui, mentre parte della produzione ceramica e, soprattutto, la lavorazione della giada suggeriscono contatti con le culture Majiabang e Songze, localizzate più a sud, nell'area del Lago Taihu. Non si esclude che B. possa avere agito da cerniera tra le aree culturali del Lago Taihu e la valle del fiume Huai, anche se questi rapporti e l'appartenenza di B. all'una o all'altra sfera culturale non sono ancora nitidi.

Bibliografia

Prima e seconda stagione di scavi nel sito di Beiyinyangying (in cinese), in Kaogu Xuebao, 1 (1958), pp. 7-23; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 206-208.

Chengtoushan

di Xiaoneng Yang

Insediamento cinto da mura del Neolitico antico, ubicato sull'omonima bassa collina nel villaggio di Nanyue (contea di Li, Prov. di Hunan).

Dal 1991 al 1998 l'Istituto per il Patrimonio Culturale e l'Archeologia della Provincia di Hunan ha sottoposto a scavi una superficie di 4000 m2 del sito, accertando che l'insediamento cintato data all'epoca della cultura Daxi (4000 a.C.) e che fu sottoposto a ripetuti interventi edilizi e ampliamenti fino al 2800 a.C. (fase media della cultura Qujialing), epoca del suo abbandono. L'insediamento aveva pianta circolare delimitata da una motta e da un terrapieno; un fossato ampio tra 35 e 50 m circondava tale cinta, all'interno della quale l'insediamento occupava un'area di 80.000 m2. Complessivamente i depositi di Ch. raggiungono uno spessore di 3-4 m, con resti appartenenti alla cultura Tangjiagang che precedono la fase di costruzione delle mura e, dopo l'abbandono successivo alla fase media della cultura Qujialing, con evidenze riferibili alla cultura Shijiahe. è stata identificata nei pressi del settore centrale del sito un'area residenziale di 400 m2 riferibile alla cultura Qujialing; le abitazioni erano costruite su piattaforme di terra battuta, intervallate da ampie strade pavimentate con pezzi di concotto e costeggiate da canali di drenaggio. Vaste necropoli appartenenti alla cultura Daxi (oltre 200 tombe) e alla cultura Qujialing (oltre 500 tombe) sono localizzate nel settore nord-occidentale all'interno delle mura, mentre una zona di laboratori ceramici e di fornaci era situata nel settore occidentale dell'insediamento. Forse usata come altare rituale, una piattaforma (250 m2) formata da strati di terra induriti a mazzuolo, o hangtu, riferibile alla cultura Daxi, conteneva diverse fosse sacrificali con vittime umane in posizione flessa e oltre 40 fosse rituali contenenti ossa animali, ceramica, ceneri, concotto e riso carbonizzato.

Nell'insediamento sono stati rinvenuti molti strumenti agricoli (tra cui bulini d'osso, trapani, aratri e vanghe), oltre a vasi fittili, giade e coltelli di legno. Di notevole importanza è la scoperta, sotto il lato est della cinta muraria, di una risaia di 100 m2 risalente alla cultura Tangjiagang (4500-4300 a.C.), una delle più antiche a tutt'oggi note in Cina. Il terreno era stato scavato assecondando una depressione naturale; le porche erano originariamente formate da cumuli di terra che furono rialzati in un periodo successivo. Nei pressi della risaia sono state messe in luce tre cisterne artificiali con numerosi canali su un lato della risaia stessa, che tagliavano da sud-ovest a nord-est le cisterne; tali strutture potrebbero essere interpretate come un primitivo sistema d'irrigazione.

Bibliografia

Lixian Chengtoushan Qujialing wenhua chengzhi diaocha yu shijuèe [Ricognizione e saggi di scavo del sito cinto da mura a Chengtoushan, Lixian, cultura Qujialing], in Wenwu, 12 (1993), pp. 19-30; Lixian Chengtoushan guchengzhi 1997-98 niandu fajue jianbao [Breve relazione della campagna di scavo dell'antico insediamento cinto da mura di Chengtoushan, Lixian, 1997-98], ibid., 6 (1999), pp. 4-17.

Chengziyai

di Zhang Chi

Sito del Neolitico tardo e dell'età del Bronzo nella bassa valle del Huanghe, sulla riva destra del fiume Wuyuan, di fronte alla cittadina di Longshan, 38 km a est del distretto di Zhangqiu (Prov. di Shandong).

Nel sito, scoperto nel 1928, furono condotte due campagne di scavo nel 1930-31. La stratigrafia fu suddivisa in uno strato superiore corrispondente al "periodo della Ceramica Grigia" (epoca della dinastia Zhou) e uno strato inferiore relativo al "periodo della Ceramica Nera". Negli strati superiori furono rinvenuti sei forni per ceramica, sepolture, oggetti di bronzo, utensili di pietra, frammenti di ceramica con iscrizioni, ossa oracolari e ceramica (perlopiù del tipo grigio) riferibili alla locale cultura dell'epoca Zhou Orientali. Le evidenze più importanti provengono dallo strato inferiore, comprendente una cinta muraria e manufatti. Le mura erano realizzate con strati di terra induriti a mazzuolo (hangtu), rinforzati nelle fondamenta da ciottoli; gli archeologi hanno stimato una larghezza media della sezione superiore di 9 m e un'originaria altezza di 6,5 m.

La ceramica dello strato inferiore era per il 45% lavorata al tornio e la restante modellata a mano con l'orlo e la spalla rifiniti al tornio. Il trattamento della superficie più frequente è la brunitura; sono tuttavia frequenti costolature sottili, incisioni, impressioni di corde e canestri, motivi excisi. Le forme comprendono tripodi (ding), bollitori (yan), brocche (gui), coppe su piedistallo (dou), coppe ansate, giare, scodelle e vasi con coperchio; rilevante è la ceramica molto sottile (ceramica nera a guscio d'uovo) di uso rituale. Dallo strato inferiore provengono accette, scalpelli, asce, pale, falcetti, coltelli, punte di freccia e di lancia di pietra levigata; scalpelli, punteruoli, aghi, punte di freccia, arpioni d'osso; vanghe, coltelli, seghe, punte di freccia di conchiglia. Si rinvennero inoltre sei frammenti di ossa oracolari ricavate da scapole di bue e cervo. Il materiale del livello più basso rappresenta la prima cultura neolitica diversa dalla cultura Yangshao e scoperta da archeologi cinesi; per differenziarla dalla ceramica dipinta Yangshao si adottò il termine "cultura della Ceramica Nera" e successivamente quello di cultura Longshan, diffusa lungo il corso inferiore del Huanghe alla fine del Neolitico tardo. Dopo il 1949 lo scavo di numerosi siti ha consentito una più attenta definizione della cultura Longshan: la ceramica nera proveniente da Ch. e dalle aree limitrofe è stata definita tipo o varietà Ch. della cultura Longshan, fortemente influenzata dalla facies culturale "Longshan della Pianura Centrale". Molta della ceramica di Ch., inoltre, è stata riconosciuta come appartenente alla cultura Yueshi (inizi età del Bronzo).

Nel 1990-91 l'Istituto di Archeologia della Provincia di Shandong ha condotto due nuove campagne, che hanno confermato la sequenza dei livelli appartenenti al tipo Ch. della cultura Longshan, alla cultura Yueshi e al periodo della dinastia Zhou. La cinta muraria scavata nel 1930-31 era collocata su un deposito spesso oltre 1 m, appartenente al tipo Ch. della cultura Longshan, e sotto il deposito di materiali del periodo Zhou; essa risalirebbe dunque al periodo della cultura Yueshi (1900-1600 a.C.). Una cinta muraria (spess. 8-13 m) del periodo Longshan (2500-2100 a.C.) è stata però scoperta sotto i depositi Yueshi; a pianta quadrangolare (530 × 430 m), questa fortificazione racchiudeva un'area di 200.000 m2 ed è la più grande finora rinvenuta nella regione del Huanghe per il periodo Longshan. Infine, sovrapposti ai depositi Yueshi sono stati individuati i resti di una terza cinta muraria del periodo Zhou.

Bibliografia

Li Chi et al., Ch'eng-tzu-yai, Nanjing 1934; K.M. Starr (ed.), Ch'eng-tzu-yai, in Yale University Publications in Anthropology, 52 (1956), pp. 62-63; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 245-48; Gao Guangren, s.v. Chengziya yizhi, in Chinese Encyclopaedia, I. Archaeology, Beijing - Shanghai 1986, p. 70; Zhang Xuehai, Zhangqiu xian Chengziya guchengzhi [Il sito di Chengziya, contea di Zhangqiu], in Zhongguo Kaoguxue Nianjian 1991, Beijing 1992, pp. 203-204.

Cishan, cultura

di Xiaoneng Yang

Cultura del Neolitico antico rappresentata dal sito eponimo (contea di Wu'an, Prov. di Hebei), ubicato su un terrazzo del versante sud-orientale dei Monti Taixing che, nel Hebei meridionale, si affacciano sulla Pianura Centrale.

A differenza della maggioranza dei siti di questo periodo, la cui estensione è generalmente inferiore a 20.000 m2, C. occupa un'area di circa 120.000 m2, di cui circa 7100 m2 sono stati scavati (1976-78, 1998). Le evidenze stratigrafiche hanno permesso di distinguere due fasi, caratterizzate da fondi di capanne, seminterrate e a livello del suolo, a pianta circolare od ovale, alcune delle quali erano state considerate, per l'assenza di scale o di rampa d'accesso, come pozzetti di discarica, nonostante sul piano pavimentale fossero presenti utensili di ceramica e pietra, oltre a piani di concotto. Numerosi e profondi pozzetti con pianta rettangolare e a forma di "sacco" sono stati riconosciuti come silos o pozzetti di discarica per la presenza di resti paleobotanici: in particolare quelli di miglio (Setaria italica e Panicum miliaceum) sono stati rinvenuti all'interno di 80 strutture, tra fosse e piani abitativi, in alcuni casi in pacchi dell'altezza di 2 m. Si tratta di sicure evidenze di un'economia di produzione agricola, che datazioni radiometriche pongono tra 6100 e 5600 a.C., affiancata dall'allevamento di cane, maiale e gallinacei, dalla caccia e dalla pesca. Lo strumentario litico di uso agricolo e per il trattamento delle granaglie era lavorato per politura o, in misura minore, per scheggiatura; pochi gli strumenti lavorati sia per scheggiatura sia per politura. Alcuni tipi di strumenti hanno affinità con quelli della cultura Peiligang, altri, quali i falcetti litici a tagliente liscio, mostrano caratteristiche distinte. Una consistente parte dello strumentario per la caccia-pesca, inoltre, a differenza di Peiligang era realizzata in osso e corno. Il vasellame ceramico, modellato a mano, presenta generalmente impasti di argilla sabbiosa, più raramente di argilla depurata, di colore rossastro e bruno con trattamenti superficiali caratterizzati da impronte di corda, di stuoia e di unghia. Relativamente limitata la tipologia vascolare, che comprende ciotole tripodate, bottiglie, giare e olle ovoidali e cilindriche, oltre a basette "pediformi" che non trovano confronti nella cultura Peiligang.

Bibliografia

Hebei Cishan xinshiqi yizhi shijue [Saggio di scavo del sito neolitico di Cishan, Hebei], in Kaogu, 6 (1977), pp. 361-72; Hebei Wu'an Minghe liuhuo jichu yizhi de shijue [Saggi di scavo dei siti della valle del Minghe, Wu'an, Hebei], ibid., 1 (1984); Hebei Yixian Laishui gu yizhi shijue baogao [Rapporto sui saggi di scavo di antichi siti nella valle del Laishui, contea di Yi, Hebei], in Kaogu Xuebao, 4 (1988); Zhang Jiangkai - Wei Jun, Xinshiqi Shidai Kaogu [L'archeologia dell'età neolitica], Beijing 2004, pp. 51-55.

Cishan-peiligang, cultura

di Roberto Ciarla

Negli anni Settanta del Novecento nuovi siti precedenti alla cultura Yangshao, sia dal punto di vista stratigrafico che cronologico, furono scoperti nella media valle del Huanghe, a iniziare dal sito di Cishan (contea di Wu'an, Prov. di Hebei) cui seguì quello di Peiligang (contea di Xinzheng, Prov. di Henan).

La cultura materiale rinvenuta a C. e a P. mostrava evidenti affinità, non solo reciproche, ma anche con manufatti rinvenuti negli strati più profondi di molti siti Yangshao. Inoltre, sul finire dello stesso decennio, furono scoperti e indagati molti altri siti lungo il medio e l'alto corso del Huanghe, tutti datati come C. e P. tra il 6500 e il 5000 a.C., che presentavano evidenti caratteristiche comuni. Ciò indusse a parlare di un complesso culturale, o di un'unica cultura, rappresentativa del Neolitico antico, detta "C.-P.", o "cultura Peiligang e cultura Cishan", o ancora "cultura Cishan" in cui si distingueva un tipo Cishan e un tipo Peiligang. In realtà, già dai successivi anni Ottanta il progredire delle indagini permetteva di isolare, alla luce di non sottili caratteristiche regionali, quattro principali gruppi culturali: Cishan, Peiligang, Laoguantai e Lijiacun. Sebbene i quattro gruppi siano accomunati da presenza di utensili di pietra levigata (associati a utensili scheggiati e a microliti) e da evidenze certe di coltivazione di due varietà di miglio (Setaria italica e Panicum miliaceum), e nonostante le tipologie vascolari presentino numerosi elementi comuni, non trascurabili differenze consigliano di considerare ciascun gruppo come una cultura specifica.

Bibliografia

Zhang Jiangkai - Wei Jun, Xinshiqi Shidai Kaogu [L'archeologia dell'età neolitica], Beijing 2004, pp. 46-47.

Dadiwan

di Marcello Orioli

Sito ubicato a Shaodian, nei pressi di Wuying (contea di Qin'an, Prov. di Gansu), su un terrazzo naturale noto come D. (tra la riva sinistra del Qingshui e il torrente Yanjiagou).

Nel corso di indagini iniziate nel 1978 fu rilevata un'ampia area archeologica (oltre 2000 m2) con distinte zone insediamentali e funerarie, ricca di manufatti di ceramica, osso e pietra. D. consta di due livelli stratigrafici divisi in quattro fasi culturali. Il "deposito inferiore" (fase antica) è caratterizzato da ceramica a impasto sabbioso e, in misura minore, a impasto fine di colore rosso. I vasi presentano spesso tracce di cordatura che suggeriscono una lavorazione "a incudine e paletta", seguita da cottura a bassa temperatura. Tra le forme prevalgono ciotole, tazze e orci con piede rilevato, ad anello, a fondo convesso o tripodati. I motivi decorativi geometrici erano ottenuti a impressione e più raramente a vernice nera o porpora; tra i manufatti fittili si segnalano una statuina zoomorfa e fusaiole. I manufatti di pietra levigata comprendono utensili agricoli quali asce e zappe, mentre in osso erano aghi e bulini. L'insediamento era costituito da capanne seminterrate a pianta circolare, con pali perimetrali di sostegno, mentre la necropoli era formata da tombe a pianta rettangolare, prive di sarcofago. I corredi delle sepolture variano da un solo manufatto a una decina. Il "deposito inferiore" di D. è inquadrabile, in base a datazioni radiometriche calibrate, in un arco compreso tra 5960-5720 a.C. (BK 80025), 5709-5546 a.C. (BK 81022), 5561-5422 a.C. (BK 81021) e 5540-5360 a.C. (BK 80007). La fase antica è quindi coeva alle più antiche culture neolitiche della media valle del Huanghe (Cishan e Peiligang) e attesta che anche nella sua alta valle, in particolare nella regione degli altopiani nord-occidentali, nel VI millennio a.C. venne affermandosi l'agricoltura cerealicola, testimoniata anche dal rinvenimento di semi di miglio carbonizzati (Setaria italica). I ritrovamenti del "deposito superiore" sono riferibili alla locale facies della cultura Yangshao (detta anche "fase Yangshao dell'alta valle del Wei/altopiano del Gansu"), del V-III millennio a.C., distinta in fase iniziale, media e tarda. La prima è caratterizzata da ceramica a pasta fine di colore rosso e in misura minore da pasta sabbiosa rossa o grigia, lavorata a colombino e rifinita al tornio, con forme comprendenti tazze, piatti, bottiglie, brocche, orci; l'orlo è solitamente aggettante, il fondo piatto. La superficie dei vasi presenta, oltre a ricorrenti tracce di trattamento a corda, motivi geometrici o lineari, incisi o dipinti. I resti architettonici comprendono fondamenta di capanne seminterrate a pianta rettangolare, con focolare centrale e pareti, di terra e fibre vegetali, ricoperte di intonaco.

Nella fase iniziale, le sepolture sono in fossa semplice a pianta rettangolare, con corredo posto in genere sul fianco sinistro dell'inumato. Prevalente è la sepoltura primaria di individui singoli, meno frequenti sono i casi di inumazione secondaria e di sepolture in giara per gli infanti. Le datazioni radiometriche calibrate di tale fase hanno indicato un periodo tra 4212-3821 a.C. e 4036-3819 a.C., corrispondente alla fase Banpo dei fiumi Wei e Fen. Nella fase media è rilevabile una diversificazione degli impasti ceramici, o molto fini o sabbiosi e di colore rosso (grigio o ocra), lavorati al tornio con pareti molto sottili. Le forme si arricchiscono di ampi orli e manici, mentre compaiono anche bottiglie, coppe, giare e orci con decorazioni cordate o incise, elementi applicati e motivi "a pettine". Nelle decorazioni dipinte, prevalentemente concentrate sull'orlo o sul corpo e in alcuni casi all'interno del vaso, al nero e al rosso si aggiunge il bianco, con motivi decorativi geometrici o lineari, arricchiti da motivi avimorfi e fitomorfi. L'abitato della fase media è il più consistente di tutto il deposito, con un centinaio di capanne seminterrate a pianta quadrangolare e pilastri di sostegno centrali; le datazioni radiometriche calibrate variano tra 3999-3778 a.C. e 3776-3523 a.C. I confronti tra le forme ceramiche di questa fase e quelle di Miaodigou inducono a considerare tale fase coeva alla fase Miaodigou della cultura Yangshao.

La fase finale è caratterizzata dalla comparsa di ceramica polita a impasto fine, di colore grigio; meno frequenti gli impasti fini di colore rosso e quelli sabbiosi di colore grigio o rosso. Tra le forme ceramiche, perlopiù a base piatta, compaiono anche "sedili" e vasi per cottura al vapore. Nelle decorazioni prevale ancora l'uso della cordatura, ma sono anche presenti motivi graffiati, incisi, o applicati. Notevole è anche l'uso della decorazione dipinta a motivi lineari, anche all'interno del vaso, di colore nero (meno frequenti il rosso e il bianco). Tra i manufatti litici ricorrono accette, zappe, coltelli e fusaiole, mentre in osso erano realizzati aghi, bulini, punteruoli e punte di freccia. Nell'architettura abitativa elemento di novità è la costruzione di edifici a livello del suolo; si tratta di capanne a pianta rettangolare sostenute da un numero fisso di pilastri di legno (due o quattro) regolarmente disposti al centro della struttura. Di notevole interesse sono i resti di sei fornaci con tiraggio a camino, realizzate lungo un declivio con la camera di combustione posta a un livello più basso della camera di cottura, in modo da facilitare l'ascesa del calore. Le strutture erano composte da una camera di combustione a pianta rettangolare (ca. 1-0,5 m) e da una camera di cottura a pianta circolare (diam. ca. 0,9-1,2 m). Tra i frammenti ceramici rinvenuti in prossimità di tali forni sono numerosi quelli a pasta rossa. Le datazioni radiometriche calibrate permettono di collocare la fase finale di D. in un arco cronologico compreso tra 3510-3138 a.C. e 3023-2784 a.C. Gli archeologi cinesi ascrivono tale fase alla cosiddetta "fase Shilingxia" della cultura Yangshao del Gansu, che segnò la transizione nell'alta valle del Wei e dell'altopiano del Gansu da un ambito culturale legato alle culture della media valle del Huanghe a uno con tratti marcatamente regionali, esemplificati dalla ceramica dipinta, tipica della cultura Majiayao.

Bibliografia

Gansu Qin'an Dadiwan Xinshigi Shidai Caogi Yicun [La fase arcaica del sito neolitico di Dadiwan a Qin'an, nel Gansu], in Wenwu, 4 (1981), pp. 1-7; Gansu Qin'an Dadiwan Dijiugu Fajue Jianbao [Rapporto preliminare sull'attività di scavo nel settore n. 9 a Dadiwan, contea di Qin'an, Gansu], ibid., 11 (1983), pp. 1-14; Gansu Qin'an Dadiwan Yizhi 1978 Zhi 1982 Nian Fajuede Zhuayao Shouhuo [Principali risultati dell'attività di scavo svolta dal 1978 al 1982 a Dadiwan, Qin'an, nel Gansu], ibid., pp. 21-30; Lang Shude et al., Shilun Dadiwan Yangshao Wanggi Yicun [A proposito delle evidenze della fase tarda Yangshao a Dadiwan], ibid., pp. 31-39; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 90, 101-12, 138-44; Zhongguo Kaoguxue Zhong Tanshisi Niandai Shujuji 1965-91 [Raccolta delle datazioni al 14C dell'archeologia cinese 1965-91], Beijing 1991, pp. 276-79.

Dadunzi (jiangsu)

di Jian Leng

Sito ubicato 40 km a nord della città di Pixian (Prov. di Jiangsu).

Vi sono stati scavati (1963,1966) una necropoli, pozzetti di discarica e resti architettonici riferibili alla cultura Dawenkou, sovrapposti a uno strato di cultura Beixin. Le 336 sepolture dello strato superiore, suddivise in due fasi (periodo antico e medio Dawenkou), sono per la maggior parte inumazioni a tumulo, prive di fossa, con il corpo in posizione supina e il capo rivolto a est o a nord-est; solo 8 le sepolture multiple (adulti dello stesso sesso, adulti di entrambi i sessi anche associati a bambini). In alcuni individui sono state riscontrate l'avulsione degli incisivi e la presenza nella bocca di una piccola sfera di ceramica; un uomo aveva una punta di freccia d'osso conficcata nel femore sinistro. Quando presente, il corredo funerario risulta variamente composto da pale di pietra, pugnali di osso o pietra con presa ad anello, zappe di corno, lame di osso di pesce e perle d'osso, oltre a vasi tripodati (ding), ciotole su alto stelo (dou), giare (hu), bacili dipinti (peng), tazze (bo) e olle (guan) di ceramica. Tre sepolture contenevano modellini fittili di abitazioni, mentre in altre sono stati rinvenuti un cane, un maiale intero, una testa di maiale o la sua mandibola inferiore, oppure un carapace di tartaruga. In 80 sepolture, deposti vicino a una mano del defunto si trovavano denti o uno strumento ricavato da un dente di cervo di fiume. Il numero dei beni funerari varia tra 10 e 60 oggetti.

La tipologia del vasellame fittile del livello inferiore, appartenente alla cultura Beixin, è costituita da profonde giare (fu) a impasto sabbioso rosso e tazze (bo) di ceramica rossa con semplici tratti dipinti sul labbro. Sono stati inoltre individuati circa 100 frammenti di grandi zappe e accette di pietra parzialmente levigata. La cronologia del sito è basata su una datazione radiometrica del livello superiore intorno al 4500 a.C. Alcuni studiosi ritengono che il numero variabile dei cani, dei maiali e dei modellini di abitazione nei corredi funerari rifletta una stratificazione sociale, legata forse anche a proprietà personali.

Bibliografia

Jiangsu Pixian Sihuzhen Dadunzi Yizhi Fajue Baogao [Rapporto sullo scavo del sito di Dadunzi, città di Sihu, contea di Pi, Prov. di Jiangsu], in Kaogu Xuebao, 2 (1964), pp. 9-56; Han Kangxing, Jiangsu Pixian Dadunzi Xinshiqi Shidai Rengu de Yanjiu [Analisi delle ossa umane neolitiche del sito di Dadunzi, contea di Pi, Prov. di Jiangsu], ibid., 2 (1974), pp. 125-41.

Dadunzi (yunnan)

di Yan Sun

Sito nella contea di Yuanmou (Prov. di Yunnan), da cui provengono importanti dati sulle fasi recenti del Neolitico nella valle del fiume Jinshajiang.

Il sito, con un deposito culturale spesso più di 2 m, occupa una superficie di circa 5000 m2, 496 m2 dei quali (scavati nel 1972-73) hanno restituito resti di strutture che, sulla base di evidenze stratigrafiche e tipologiche, sono riferibili a due periodi. Al periodo I, datato al radiocarbonio al 3210±90 B.P., appartengono i resti di 12 (F4-15) dei 15 fondi di capanna, 4 (K4-7) dei 7 focolari e una (H1) delle 4 fosse di immagazzinamento. Le abitazioni, ripartite internamente fino a tre ambienti, erano di superficie e a pianta rettangolare (ca. 30 m2), con spessi pavimenti di terra battuta mista a ramaglie; in due di esse vennero rinvenuti focolari. Sono state identificate numerose sepolture a inumazione individuale in fossa rettangolare, tutte del periodo II: 19 appartenevano ad adulti (in alcuni casi con arti non in connessione) e solo tre erano corredate da pochi ornamenti d'osso (perle discoidali) e da strumenti di osso, pietra, corno e denti di Cervide. Rilevante è in molte delle tombe prive di corredo la presenza di punte di freccia, concentrate soprattutto nelle regioni toracica e pelvica, ad esempio nelle sepolture M8 e M3. Nella parte centrale della necropoli sono state scavate 17 sepolture in giara di infanti, alcune delle quali contenevano vasi fittili, coltelli di pietra e perle discoidali d'osso; almeno in due casi erano presenti anche ossa animali (maiale e cervo), probabilmente come offerte. Il repertorio fittile, modellato a mano (a impasto fine e a impasto sabbioso di colore grigio o rosso), è caratterizzato nel livello più basso da frammenti con impressioni di corde e di cesti e da decorazioni incise costituite da bande, rombi o triangoli riempiti da segmenti obliqui e incrociati. Almeno tre frammenti del livello superiore sono decorati da motivi a meandro comparabili con quelli caratteristici di molte ceramiche neolitiche del Sud-Est asiatico. Gli unici vasi integri sono le giare funerarie (usate come contenitori funerari e come offerte) del livello superiore, con decorazioni incise/impresse, preferibilmente sul collo o sulla spalla. Nel complesso fittile, accanto a diversi tipi di ciotole e olle, occorre segnalare un tipo di vaso che ricorda una zangola o un "pappagallo" e l'assenza di tripodi. Utensili di pietra levigata, osso e conchiglia sono stati recuperati in abbondanza: coltelli-falcetto (rettangolari e a crescente), accette, bulini, punte di freccia e grattatoi.

La coltivazione del riso è attestata da grani carbonizzati di Oryza sativa della varietà keng recuperati da tre vasi fittili e dalla presenza di foglie, pula e steli, rinvenuti entro fosse di immagazzinamento, la cui quantità sembra aumentare nel periodo più tardo. La caccia e la pesca avevano ancora un importante ruolo economico, come attestato da abbondanti resti di mammiferi selvatici e pesci, mentre molluschi e chiocciole di fiume documentano attività di raccolta. Tra le ossa animali compaiono maiali (Sus domestica) e cani (Canis familiaris) domestici e specie forse domesticate (Bos sp., Ovis sp., Gallus sp.). Le implicazioni culturali delle scoperte effettuate a D. per l'archeologia della Cina sud-occidentale devono ancora essere pienamente valutate, come suggerisce la presenza di decorazioni ceramiche stilisticamente relazionabili a culture neolitiche del Sud-Est asiatico, di coltelli-falcetto di origine settentrionale e di tipi di vasi riferibili alla cultura Lizhou del Sichuan meridionale.

Bibliografia

Yuanmou Dadunzi xinshiqi shidai yizhi [Il sito neolitico di Dadunzi, Yuanmou], in Kaogu Xuebao, 1 (1977), pp. 43-72; F. Rispoli, Late-Third/Early Second Millennium BC Pottery Traditions in Central Thailand: Some Preliminary Observations in a Wider Perspective, in R. Ciarla - F. Rispoli (edd.), Southeast Asian Archaeology 1992, S.O.R. LXXVII, Rome 1997, pp. 59-97.

Dahecun

di Zhang Chi

Sito del Neolitico tardo ubicato su un terrazzo della riva meridionale del Huanghe, circa 6 km a nord-est della città di Zhengzhou (Prov. di Henan).

Il deposito fu indagato in sette campagne di scavo (1972-75), che misero in luce 22 abitazioni, 101 fosse per immagazzinamento, 106 sepolture (di cui 62 in giara) e circa 1500 manufatti. Sono state distinte sei fasi, comprese tra il periodo della cultura Yangshao e quello della cultura Longshan della Pianura Centrale; le fasi I e II presentano caratteristiche della facies locale Yangshao della valle dei fiumi Yi-Lo, coeva alla fase Yangshao Miaodigou (4000-3500 a.C.). Oltre a numerosi manufatti, pochi resti strutturali sono stati identificati solo per la fase II: una sepoltura in giara con coperchio e una base di capanna a pianta rettangolare, con pavimento di argilla sabbiosa e muri di argilla e paglia su scheletro di legno; sul pavimento sono stati rinvenuti ossa di antilope e maiale e frammenti di ceramica. Quest'ultima, nelle fasi I e II, è di colore rosso e, in minor numero, grigio, con forme quali ciotole, bacili e supporti ad anello con decoro dipinto in bruno o rosso e bruno, talvolta su ingobbio bianco. Non dipinti sono le grandi coppe globulari o carenate, i vasi da cottura tripodati, le giare con base a punta e le basse coppe su piede. Tra gli utensili di osso o corno figurano punte di freccia, di arpione e punteruoli, mentre sono di pietra levigata asce, zappe e scalpelli.

Alle fasi III e IV (3500-3000 a.C.), che esemplificano la fase Qinwangzhai/D. della cultura Yangshao, appartengono oltre 20 strutture: moduli a pianta quadrata o rettangolare formati da due a quattro unità contigue o da unità singole. Tali strutture hanno piani pavimentali in strati alternati di sabbia e argilla mista a paglia colmati da uno strato di argilla sabbiosa, muri e tetto di paglia e fango su scheletro ligneo fornito di montanti e travature. Degna di nota è la frequente presenza di piani da cucina di terra battuta e bruciata posti al centro o lungo un muro. Alle fasi III e IV appartengono 49 silos a fossa circolare, 37 tombe a deposizione singola in fossa, talvolta con corredo di pochi vasi o strumenti, e 61 sepolture in giara. Tali resti sono forse da riferire a due insediamenti: quello orientale comprendeva un'area abitativa di fase III e IV con moduli disposti per file parallele da est a ovest e, a nord-est, un cimitero di fase III. Del secondo, 50 m a ovest del primo, è stata scavata solo una fila di capanne delle fasi III e IV, molte fosse per immagazzinamento di fase IV nell'area occidentale e, a sud, la necropoli. Le diversità tra la ceramica di fase III e quella di fase IV sono notevoli: nella fase III il 60% è rosso, mentre il resto è grigio; nella fase IV le percentuali si invertono e si nota l'uso del tornio. Tipica della fase III è la ceramica dipinta, in rosso o bruno perlopiù su ingobbio bianco, con i caratteristici e spesso associati tra loro motivi "a sole con raggi", "a stella", a triangoli o punti ciliati, a rombi campiti a reticolo, a triangoli a lati convessi. Tipici delle fasi III e IV sono i vasi da cottura, globulari o biconici, con tre piedi "a nastro", le alte ciotole troncoconiche a orlo introflesso, piatti e coppe su piedistallo e bottiglie. Nella fase III attestano relazioni con la cultura Dawenkou coppe carenate su alto piedistallo decorato a giorno, mentre nella fase IV alcuni motivi decorativi e forme vascolari evidenzierebbero un contatto con la cultura Qujialing; nel corso delle due fasi si nota inoltre un incremento di utensili agricoli.

La fase V (3000-2500 a.C.) segna la transizione tra la cultura Yangshao e la cultura Longshan della Pianura Centrale. Tra le principali forme vascolari vi sono tripodi con piedi "a nastro", coppe su piede ad anello, brocche e scodelle. La ceramica dipinta è rara, mentre è comune quella con impronte di diverso tipo (soprattutto cordature) dovute all'uso della finitura "a paletta e incudine". Alla fase VI, periodo della "cultura Longshan del Henan" (2400-2100 a.C.), appartengono 10 fosse di immagazzinamento e due sepolture. Tra le tipologie fittili rilevante è la comparsa di tripodi a piedi conici cavi (li).

Bibliografia

Zhengzhou Dahecun yizhi fajue baogao [Rapporto di scavo del sito di Dahecun, nei pressi di Zhengzhou], in Kaogu Xuebao, 3 (1979), pp. 301-75; Yan Wenming, Yangshao Culture Study, Beijing 1989, pp. 237-39.

Dalongtan, cultura

di Marcello Orioli

Cultura che trae nome dal sito ubicato sul versante meridionale della conca drenata dal basso corso dello Youjiang (contea di Long'an, Regione Autonoma di Guangxi Zhuang).

D. sorge su un terrazzo naturale lambito dal corso dello Youjiang e, sul versante orientale, riparato dalla collina Shirenshan. Tra i rinvenimenti sono da segnalare alcune fosse circolari, verosimilmente capanne o ripari, e focolari in fossette con tracce d'uso (ceneri, carboni) spesse fino a 40 cm. Un'olletta di ceramica a impasto sabbioso, cotta a bassa temperatura, costituisce l'unico rinvenimento fittile dell'intero sito. Più ricca è la categoria dei manufatti litici su lama, distinti, a seconda della probabile destinazione d'uso, in accette, zappe e raschiatoi. Tali manufatti sono in genere realizzati in scisto e presentano un livello di lavorazione non molto accurato. Di particolare rilevanza il rinvenimento (a D. e in pochissimi altri siti a esso collegati) di utensili di pietra a forma di lunga pala, con piccolo codolo e spalle di forma rettangolare, talvolta provviste di denti. Tali utensili sono stati rinvenuti perlopiù in gruppi e apparentemente infissi nel terreno. Secondo alcuni studiosi tale contesto sarebbe da interpretare come una officina, secondo altri come una struttura di tipo rituale. Misurazioni radiometriche (14C) eseguite su campioni di legno carbonizzato hanno fornito tre datazioni calibrate dendrocronologicamente al 4925-4420, 3655-3050 e 3650-3035 a.C.

Bibliografia

Guangxi Longan Dalongtan Xinshigi Shidai Yizhi Fajue Jianbao [Rapporto preliminare sul rinvenimento di un sito di età neolitica a Dalongtan, Longan, nel Guangxi], in Kaogu, 178 (1982), pp. 9-17; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 232, 235.

Dawenkou, cultura

di Jian Leng

Cultura del Neolitico medio, tra le più importanti della bassa valle del Huanghe, che prende nome dal sito scoperto (1959) nella contea di Tai'an (Prov. di Shandong) ed è stata datata su base radiometrica tra il 4300 e il 2500 a.C.

L'area di distribuzione della cultura D. comprende la parte centrale e meridionale della penisola di Shandong e la parte settentrionale della Provincia di Jiangsu (dove fu inizialmente definita "cultura Qingliangang") fino alla riva settentrionale del fiume Huai; essa ebbe origine dalla cultura di Beixin e, almeno nelle province di Shandong e Hebei sud-orientale, sembra avere dato vita alla cultura Longshan dello Shandong. Della cultura D. si conoscono soprattutto necropoli che hanno permesso, sulla base della sequenza stratigrafica delle fosse di sepoltura e di cambiamenti sia nella composizione dei corredi funerari sia nella tipologia ceramica, la definizione di tre periodi di sviluppo, nel corso dei quali aree abitative e cimiteriali mantennero una ben pianificata separazione. Gli scarsi dati relativi al periodo antico indicano la presenza di abitazioni seminterrate; più certe le evidenze per il periodo medio. A Chengzi, ad esempio, è stata identificata un'abitazione di superficie a pianta quadrangolare, la cui forma è suggerita da tre modellini di capanna rinvenuti in alcune sepolture di Dadunzi: si tratta di strutture a pianta quadrangolare e circolare, con tetto a cono. A Sanlihe sono state rinvenute quattro abitazioni di superficie del periodo recente; in una di esse è stata messa in luce una fossa circolare di stoccaggio, profonda 1 m e contenente miglio carbonizzato. Molto più ricche sono le informazioni relative agli aspetti funerari: più di 2000 le sepolture in fossa messe in luce in cimiteri usati per un lungo periodo; a D., ad esempio, sono stati individuati 8 strati, che documentano un periodo di oltre un millennio. Nel periodo antico non è attestato l'uso di bare o rivestimenti della fossa di sepoltura, mentre per i periodi medio e recente sono documentate fosse foderate con tronchi o tavole di legno, spesso provviste anche di bancone di terra pressata laterale o perimetrale per la deposizione del corredo. In genere si tratta di sepolture individuali, con il defunto in posizione supina; in pochi casi sono state segnalate deposizioni in posizione flessa, prona o sepolture secondarie. Frequenti sono anche le sepolture collettive di adulti dello stesso sesso, adulti di entrambi i sessi, anche associati a bambini. Non sono state rilevate differenze tra il metodo di sepoltura degli adulti e quello dei bambini. Nelle sepolture collettive il numero degli individui varia da 2 a 20. Ampiamente attestata è l'avulsione degli incisivi (65% circa dei defunti); il più giovane individuo di sesso maschile in cui sia stato rilevato tale tratto aveva 19-21 anni, quello di sesso femminile 18-19. Tale pratica potrebbe essere associata con un rito di iniziazione puberale. Nella bocca di alcuni individui è stata rinvenuta una piccola sfera di ceramica, elemento rituale riscontrato anche in altre coeve culture a sud del fiume Huai. Il 90% dei corredi funerari comprende strumenti agricoli, utensili per la pesca e per la caccia, vasi fittili, armi, ornamenti e manufatti personali, corazze di tartaruga e offerte di maiale e cane, ma il numero di manufatti varia sensibilmente: le sepolture più grandi potevano contenere più di 100 elementi di corredo.

La periodizzazione della cultura D. ha solide basi nell'evoluzione della tipologia ceramica: il periodo antico (ca. 4300-3500 a.C.), esemplificato dai siti di Liulin e Wangyin, è caratterizzato da ceramica rossa o bruna temperata a sabbia, conchiglia o mica, con forme vascolari tripodate (vasi da cottura biconici, fu, e ciotole emisferiche), su alto stelo modanato (calici, gu), o su piedistallo troncoconico lavorato a giorno (coppe, dou). Diagnostici sono anche le ciotole e i bacili, a base piatta o su piedistallo, a motivi dipinti in policromia (rosso, nero e bianco) con spirali, "stelle" e "petali". Nel periodo medio (3500-2800 a.C.), rappresentato dai livelli funerari antico e medio di D., inferiore di Chengzi e Xixiahou, superiore di Dadunzi, la tipologia delle forme vascolari si caratterizza per l'accresciuta altezza dei tripodi (ding), per la diminuzione dell'altezza dello stelo dei gu e per una maggiore invasività della lavorazione a giorno sul piedistallo dei dou; compaiono inoltre brocche (gui) tripodate a corpo globulare e giare dall'ampio collare imbutiforme e corpo schiacciato su un lato, note nella letteratura cinese come beihu (bottiglie da spalla). Perdurarono i motivi dipinti, ma limitati a semplici bande e motivi "a reticolo" che sottolineano, perlopiù, l'orlo o il collo dei vasi; solo nel tardo periodo medio compaiono decori a grossi punti di colore rosso. Degna di nota è l'evidenza di lavorazione alla ruota di piccoli contenitori. Il periodo recente (2800-2500 a.C.), esemplificato dalle fasi cimiteriali tarda di D., superiore di Xixiahou e Chengzi, inferiore di Sanlihe, si caratterizza per l'aumento della ceramica grigia e nera, talvolta lustrata, e per la comparsa di ceramica a impasto sabbioso fine, di colore bianco o giallastro, cotta a temperatura elevata. Le forme diventano più articolate e diversificate, preannunciando (come nel caso dei calici gu e delle brocche gui a piedi "mammelliformi") forme tipiche della cultura Longshan. Alla scomparsa della ceramica dipinta corrisponde inoltre un aumento delle decorazioni impresse, su vasi perlopiù lavorati alla ruota. Tipici di questo periodo sono anche i vasi (zun) ad alto corpo cilindrico e base ad anello che recano complessi segni incisi, secondo alcuni già una forma elementare di espressione grafica.

L'economia agricola, fondata sulla coltivazione del miglio, è attestata sia dalla tipologia degli strumenti litici e su osso/corno, sia dal rinvenimento di 1 m3 di miglio carbonizzato nella fossa di stoccaggio messa in luce in una delle quattro capanne di Sanlihe. Durante i periodi medio e recente, zappe e grosse accette a spalla di pietra, picconi litici e zappe realizzate con palchi di cervo testimoniano una matura tecnologia agricola, affiancata dall'allevamento di specie domestiche, quali maiale, cane, bovini e pollame. Cane e maiale ‒ quest'ultimo riprodotto anche in vasi configurati ‒ sono presenti, interi o in quarti, la sola testa o una o più mandibole, come offerta nei contesti funerari a partire dal periodo medio, forse in connessione con posizioni di rango. Le risorse alimentari ricche e diversificate degli ambienti boschivi, fluviali e lacustri compresi tra la bassa valle del Huanghe e la valle del Huai continuarono a essere intensamente sfruttati, come dimostrano il ricco strumentario per attività di caccia/pesca (arpioni, ami, pesi da rete, punte di freccia), i manufatti ornamentali (pettini per capelli, grani di collana, pendenti) e d'uso (cucchiai, spatole, coltelli, manici, ganci) realizzati con ossa, avorio e corno di specie selvatiche (soprattutto Cervidi). La comparsa di manufatti di uso rituale dal tardo periodo medio (asce di giada, calici di ceramica fine lavorati alla ruota, brocche a forma di maiale) associata a differenze quantitative e qualitative dei beni di corredo e alla diversa complessità della struttura delle fosse, consente di ipotizzare la nascita di forme di stratificazione sociale e di differenze sociali legate al sesso (prevalenza di strumenti litici nelle sepolture maschili, di fusaiole di terracotta o pietra in quelle femminili, sin dal periodo antico). Nel periodo tardo anche la dislocazione delle fosse di sepoltura di diversa ricchezza indica l'incipiente attestarsi della stratificazione sociale: a Chengzi, ad esempio, le tombe ricche erano tutte nel settore nord della necropoli, quelle povere a est, sebbene nei coevi livelli di Sanlihe e di Xixiahou le tombe abbiano una disposizione non pianificata.

Bibliografia

Yan Wenming, Luelun Dawenkou Wenhua [Sulla cultura Dawenkou], in Xinshiqi shidai Kaogu, Beijing 1972, pp. 37-44; Dawenkou [Il sito di Dawenkou], Beijing 1974; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 156-69; Zhang Jiangkai - Wei Jun, Xinshiqi shidai Kaogu [L'archeologia del periodo neolitico], Beijing 2004, pp. 130-39.

Daxi, cultura

di Zhang Chi

Cultura del Neolitico medio (4400-3300 a.C.) della media valle dello Yangtze, che prende nome dal sito (distr. di Wushan, Prov. di Sichuan) scavato nel 1959 e nel 1975.

Evidenze della cultura D., di cui si conoscono almeno tre tipi regionali, sono state rinvenute lungo il medio corso dello Yangtze: da ovest a est da Wushan (Sichuan) fino alle sponde occidentali del Lago Hong (Hubei orientale); da nord a sud dalla riva orientale del Fiume Han fino alle sponde nord-occidentali del Lago Dongting (Hunan settentrionale). Degli oltre 30 siti parzialmente scavati solo alcuni sono stati descritti; tra i più importanti vi sono Guanmiaoshan (Zhijiang), Honghuatao (Yidu), Maojiashan (Jiangling), Zhongbaodao (Yichang), Tangjiagang e Huachenggang (Anxiang), Sanyuanguong e Dingjiagang (Lixian), Wangjiagang (Gongan), Youziling (Jingshan) e Tanjialing (Tianmen), ubicati su basse terrazze che si estendono dai piedi delle colline alle valli o alle rive fluviali. L'agricoltura è testimoniata sia da chicchi carbonizzati di riso che, a Honghuatao, sono stati identificati come appartenenti alla varietà di riso coltivato hsien (Oryza sativa indica), sia da altre piante edibili, tra cui zucche (Lagenaria siceraria) e legumi. Caccia e pesca erano importanti attività, come attestano numerose ossa di animali domestici (cani, maiali, pecore, bovini e gallinacei) e selvatici. Generalmente i siti si articolavano in un'area abitativa e in un'area funeraria. A Honghuatao e a Guanmiaoshan sono stati ritrovati pavimenti di abitazioni circolari, quadrate e rettangolari (ca. 40 m2). Montanti di legno e bambù erano di norma inseriti nei muri, che s'innalzavano su fondazioni profonde da 10 a 30 cm; un intonaco di argilla mista a paglia era applicato sulle pareti, mentre il pavimento era formato da frammenti di argilla bruciata rivestiti da uno strato di argilla mista a sabbia. Al centro vi era un focolare a fossa o al livello del terreno, circondato da un cordolo di argilla. Nell'area abitativa erano presenti pozzetti di discarica, mentre una sola fornace per ceramica è stata rinvenuta a Huachenggang.

In quasi tutti i siti sono state rinvenute sepolture, la maggior parte in necropoli. L'orientamento e la posizione del defunto variano da sito a sito e all'interno della stessa necropoli. Le sepolture erano perlopiù singole, in tombe a fossa e in minor numero in urna; molte avevano un corredo di utensili, vasi e ornamenti, ma in alcune sono stati rinvenuti anche pesci e cani. Nella necropoli di D. sono state scavate 207 sepolture senza apparenti divisioni spaziali, mentre le necropoli di Huachenggang e Wangjiagang erano formate da due gruppi funerari, ognuno comprensivo di oltre 30 sepolture, divisione che ha fatto pensare alla presenza di una struttura sociale divisa in due metà (moieties) o due clan. La ceramica è prevalentemente di colore rosso e nero, con piccole percentuali di esemplari grigi, bruni e bianchi. Il vasellame era modellato a mano, ma nelle fasi tarde in alcuni siti è attestato l'uso del tornio. Una percentuale ridotta aveva decorazione dipinta in nero su fondo rosso; tra le forme più frequenti vi sono tripodi (ding), pentole, recipienti (dou) su base rialzata, coppe con ventre arrotondato, bottiglie, urne, vasi, piatti e bacili. Lo strumentario, di pietra, osso, conchiglia e argilla, comprende asce di pietra levigata, asce ricurve, scalpelli, pestelli, punte di freccia di osso levigato, punteruoli e falcetti di conchiglia, fusaiole d'argilla.

Bibliografia

Lin Xiang, Daxi Culture and Daxi Site in Wushan, Beijing 1982, pp. 124-32; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 212-15; Ren Shinan, s.v. Daxi Wenhua, in Chinese Encyclopaedia, I. Archaeology, Beijing - Shanghai 1986, pp. 83-85; Zhang Xuqiu, The Neolithic Cultures in the Middle Yangtze River Valley, Wuhan 1992, pp. 54-175.

Dinggong

di Jian Leng

Sito protourbano, con sequenza culturale Longshan-Yueshi-Shang-Zhou, scoperto presso la città di Wancheng (contea di Zouping, Prov. di Shandong).

Nel corso degli scavi (1987-96) è stata indagata un'area di 2300 m2 e sono stati riportati alla luce importanti resti del periodo Longshan finale (fine III millennio a.C.), comprendenti una cinta di mura di terra battuta, fondazioni di abitazioni, sepolture, pozzetti di discarica, fornaci per ceramica, pozzi, tratti viari e oltre 6000 manufatti, tra cui un frammento fittile con simboli incisi. Circondata da un fossato largo 30 m, la cinta muraria, delimitante un'area quadrangolare, conserva uno spessore alla base di circa 20 m. L'insediamento ha un impianto organizzato in due settori concentrici; nel muro settentrionale del settore esterno è stata individuata una porta, mentre strutture di drenaggio si trovavano sotto il muro che divide i due settori. Sono stati scavati oltre 100 fondi di capanna, comprendenti strutture sia di superficie, più ampie, che seminterrate. Delle circa 60 sepolture Longshan rinvenute la maggior parte consiste di inumazioni entro piccole fosse; in una sola tomba, di dimensioni maggiori (3 × 2 m) rispetto alle altre, erano presenti sarcofago interno ed esterno. Delle tre fornaci per ceramica rinvenute, quella meglio conservata comprende camera di cottura, filtro, camera di combustione, fumaiolo e un'area di lavoro suddivisa in cinque settori. Ricca è la tipologia ceramica nel livello Longshan, con giare (guan), tripodi per cottura (ding), calderoni con tre piedi cavi mammelliformi (li), bacili tripodati (gui), ciotole con coperchio (dou), bacini (pen), ciotole (bo) e tazze (bei).

La scoperta più importante è quella dell'iscrizione su un frammento di vaso di ceramica grigia a pareti sottili, modellato alla ruota, di tarda fase Longshan; di essa restano 11 simboli incisi con tratto sottile e chiaro su 5 file: si tratta forse della più antica iscrizione in caratteri cinesi. D. ha confermato il carattere protourbano dei numerosi centri di cultura Longshan di diversa grandezza (anche superiori a 100.000 m2), distribuiti in molte regioni della media-bassa valle del Huanghe, e l'esistenza e il ruolo di tensioni e violenza tra centri o gruppi sociali diversi. L'analisi della tipologia ceramica e di altri manufatti ha inoltre consentito di suddividere la cultura Longshan dello Shandong nord-occidentale in due stadi di sviluppo articolati in sei fasi, rendendo possibile l'elaborazione di cronologie relative riferibili ad altre varianti regionali della cultura Longshan.

Bibl.: Shandong Zouping Dinggong yizhi Shijue Jianbao [Il saggio di scavo nel sito di Dinggong, contea di Zouping, Prov. di Shandong], in Kaogu, 5 (1989), pp. 391-98; Shandong Zouping Dinggong yizhi di er-sanci fajue jianbao [La seconda e la terza campagna di scavo nel sito di Dinggong, contea di Zouping, Prov. di Shandong], ibid., 6 (1992), pp. 496-504; Shandong Zouping Dinggong yizhi di wu-liuci fajue jianbao [Rapporto sulla quinta e la sesta campagna di scavo nel sito di Dinggong, contea di Zouping, Prov. di Shandong], ibid., 4 (1993), pp. 295-99; Wang Entian, Zhuanjia Bitan Dinggong Yizhi Chutu Taowen [Gli specialisti dibattono sulle iscrizioni presenti sulla ceramica proveniente dal sito di Dinggong], ibid., pp. 344-54; Luan Fengshi, Dinggong Longshan Wenhua Yizhi de Faxian ji Yiyi [La scoperta e l'importanza del sito di cultura Longshan a Dinggong], in Wenshizhe, 3 (1994); Id., Dinggong Yizhi Fajue Ji [Note sullo scavo nel sito di Dinggong], in Shandong Zhongda Kaogu Fajue Jishi, 8 (1998).

Dingshishan

di  Lu Liedan

Sequenza culturale articolata in quattro fasi e definita da una serie di siti della Cina meridionale databili dal primo al medio Olocene.

Il sito-tipo è un insediamento (contea di Yongning, Regione Autonoma di Guangxi Zhuang) lungo il fiume Bachi, affluente del Fiume delle Perle (o Zhujiang), scoperto nel 1994 e indagato nel corso di tre campagne di scavo (1997-99). La fase I è rappresentata da frammenti di vasi a pareti spesse di ceramica modellata a mano, da utensili di pietra forata e da piccole schegge e nuclei di ossidiana (tektite?), per la prima volta rinvenuta in Cina. Le ceramiche erano caratterizzate da impasti friabili con grossi inclusi di calcite e rifiniti con palette avvolte da corda; a causa della fragilità dell'impasto è stato possibile ricostruire soltanto la forma dei calderoni (fu). Sulla base di confronti tipologici la fase I è stata datata tra 10.000 e 9000 anni fa. Non sono stati rinvenuti resti di strutture ed è stata recuperata solo una piccola quantità di conchiglie d'acqua dolce. Nella fase II è testimoniata la presenza di manufatti di pietra levigata, conchiglie bivalvi d'acqua dolce e ossa animali, con un aumento della varietà delle forme ceramiche e una marcata diminuzione delle schegge di ossidiana. Sono state rinvenute 16 tombe, la maggior parte delle quali priva di corredo funerario; solo alcune contenevano uno o due utensili di pietra, osso o conchiglia. I defunti erano deposti in posizione supina, su un fianco e flessi, o proni e flessi, o rannicchiati; non vi è apparente relazione tra la postura, il sesso o l'età dei defunti. Sono stati portati alla luce ricchi depositi contenenti conchiglie d'acqua dolce e resti di animali terrestri che testimoniano attività di caccia e raccolta. è stata pubblicata una sola datazione al radiocarbonio da frammenti di conchiglie a 10.365±113 anni fa, ma essa sembra eccessivamente antica, in quanto si ritiene che la fase II sia databile intorno a 8000 anni fa.

Alla fase III appartiene vasellame di qualità migliore, uno strumentario di pietra parzialmente o interamente levigata e utensili di materiali organici; è inoltre frequente la presenza di sepolture con resti disarticolati. Negli impasti ceramici la sabbia sostituì la calcite e il quarzo, mentre le pareti del vasellame divennero più sottili e resistenti, ad attestare anche una cottura a temperatura più alta. Conchiglie d'acqua dolce e ossa di animali erano usate come materia prima per la produzione di accette, asce, punte di freccia, coltelli e altri strumenti. La principale fonte di informazioni sulla fase III è rappresentata da 133 tombe. A eccezione dei defunti deposti, come nella fase II, in posizione flessa o accovacciata, si rileva la presenza di sepolture con resti scheletrici disarticolati. Alcuni corpi risultano variamente frazionati prima della sepoltura (decapitazione, separazione di tronco e gambe); poiché le ossa delle mani e dei piedi e le giunture degli arti frazionati erano ancora in connessione anatomica al momento dello scavo, sembrano da escludere la sepoltura secondaria o fattori di disturbo postdeposizionale. Un esame preliminare di tali resti ha evidenziato la presenza di entrambi i sessi e di diverse fasce d'età. Questa pratica funeraria non era mai stata attestata in altri siti della Cina; poiché, inoltre, sia le sepolture con scheletro intero, sia quelle con scheletro mutilato sono contenute nello stesso tipo di fossa e presentano un corredo funerario parimenti povero o assente, risulta arduo stabilire un'eventuale correlazione tra status sociale e modo di seppellimento; alcuni studiosi ipotizzano specifici riti riservati a individui di rango o una morte legata a circostanze particolari. In base a confronti tipologici del vasellame, la fase III è stata datata intorno a 7000 anni fa.

La fase IV si distingue per la presenza di vasellame con pareti più sottili e resistenti, di utensili di pietra levigata, di strumenti di osso e per l'assenza di conchiglie d'acqua dolce e di utensili di conchiglia. Negli impasti ceramici di questa fase predominano sgrassanti vegetali e sabbia; sebbene la maggior parte dei vasi sia modellata manualmente, alcuni reperti sembrano rifiniti su un dispositivo rotante. Abbondanti sono i resti faunistici, ma il rinvenimento di fitoliti di riso indica la presenza di coltivazione. In base alle comparazioni del vasellame la fase IV si daterebbe a 6000 anni fa. L'importanza della sequenza di D. risiede nel fatto che essa documenta lo sviluppo culturale preistorico nelle regioni sud-occidentali della Cina meridionale fra 10.000 e 6000 anni fa, evidenziando il passaggio dalla raccolta selettiva alla coltivazione del riso e l'adozione di specifiche pratiche funerarie.

Bibliografia

Guangxi Yongning Dingshishan Yizhi de Fajue [Lo scavo di Dingshishan nei pressi di Yongning, Guangxi], in Kaogu, 11 (1998), pp. 11-33; Fu X.g., Guangxi di Yige Shiqian Kaoguxue Wenhua. Yongning Dingshishan Yizhi [La prima cultura preistorica del Guangxi. Il sito di Dingshishan a Yongning], in Zhongguo shinian bai da kaogu xin faxian 1990-1999 - Top 100 New Archaeological Discoveries of China 1990-1999, Beijing 2000, pp. 236-42.

Dongwanzibei

di  Lu Liedan

Sequenza culturale, comprendente tre fasi datate dal Neolitico tardo all'età del Bronzo, identificata nel sito di Dongwanzibei (isola di Mawan, zona ovest di Hong Kong) scoperto nel 1993.

La prima campagna di scavo (1994) ha consentito di recuperare una eccezionale quantità di reperti databili all'età del Bronzo e al periodo della dinastia Han; scavi di emergenza (1997) hanno inoltre interessato un'area di 1400 m2. Nell'area centrale del sito è stata rinvenuta una scarsa quantità di reperti della fase I, costituiti da un solo buco di palo e da 112 frammenti di ceramica a impasto grossolano, con impressioni a corda e incisioni. Il vasellame, che comprende recipienti da cottura a base tonda, piedistalli e ciotole, suggerisce per questa fase una datazione tra 5700 e 4900 anni fa. I principali e più importanti resti, appartenenti alla fase II (4200-3500 anni fa ca.), comprendono 19 tombe, 6 buchi di palo, 4 fosse e centinaia di frammenti di ceramica, utensili di pietra e conchiglia. Le sepolture erano tutte individuali: in 7 casi si tratta di inumazioni primarie, in 3 di sepolture secondarie, mentre le restanti non sono state definite. Non si rilevano differenze di dislocazione tra sepolture primarie e sepolture secondarie; tutte erano fornite di un corredo composto da 2 a 10 oggetti (utensili di pietra, monili e/o vasi di ceramica). Resti umani si sono conservati in 15 tombe, 7 delle quali appartenenti a giovani di età inferiore ai 10 anni; le restanti ospitavano individui adulti. Studi hanno rilevato che gli individui di D. erano piuttosto bassi (alt. media maschile 1,63 m) e con caratteristiche fisiche simili a quelle di altre popolazioni preistoriche del delta del Fiume delle Perle (o Zhujiang); in molti casi è stata inoltre osservata la pratica dell'avulsione rituale degli incisivi. I reperti della fase II sono costituiti principalmente da corredi funerari (asce levigate, coltelli, lisciatoi, pesi da rete, punte di lancia e di freccia di arenaria, orecchini a cerchio ad apice aperto, anelli, pendenti, strumenti rituali tubolari del tipo cong di quarzo e giada, oltre a recipienti da cottura, ciotole e piedistalli); sono state rinvenute anche fusaiole di terracotta. I resti riferibili alla fase III, rinvenuti solo in un'area, comprendono frammenti di vasellame fine e una tomba ‒ in cui non si erano conservati resti scheletrici ‒ contenente quattro vasi di ceramica, uno cong di giada e un orecchino di pietra ad apici aperti. La tipologia del vasellame suggerisce una datazione di questa fase, riferibile all'età del Bronzo, tra 3500 e 2500 anni fa.

La scoperta dei reperti di D., in particolare delle tombe, dimostra che i siti costieri preistorici sul delta del Zhujiang non erano insediamenti temporanei, come precedentemente ritenuto; alcuni di essi, fra cui D., presentano infatti chiare evidenze riferibili a gruppi sedentari e inoltre, per la prima volta a Hong Kong, scavi hanno portato al rinvenimento di ossa umane relativamente ben conservate, che hanno fornito importanti dati per lo studio delle popolazioni preistoriche della Cina sud-orientale.

Bibliografia

Xianggang Mawandao Dongwanzibei Shiqian Yizhi Fajue Jianbao [Breve relazione sullo scavo del sito di Dongwanzibei, isola di Mawan, Hong Kong], in Kaogu, 6 (1999), pp. 1-17.

Fengbitou

di Zhang Chi

Sito stratificato ubicato a sud-est della città di Gaoxiong (Taiwan sud-occidentale), scoperto alla fine degli anni Trenta del Novecento.

Nel 1965 il sito fu scavato da un team dell'Università di Yale e dell'Università Nazionale di Taiwan (Yale-Taita Expedition) sotto la direzione di K.C. Chang, che distinse tre peculiari complessi vascolari in ordine cronologico discendente: la cultura della Ceramica Cordata, l'orizzonte della Ceramica Fine Rossa e l'orizzonte della Ceramica Sabbiosa Grigio-Rossa. La cultura della Ceramica Cordata è ora conosciuta con il nome di "cultura Dapenkeng", il più antico complesso culturale neolitico noto a Taiwan. Gli altri due orizzonti appartengono alle "culture longshanoidi", secondo la definizione, oggi superata, proposta da Chang; a questa si è sostituita la denominazione, rispettivamente, di "cultura Niuchouzi" e "di cultura Dahu". La cultura Fengbitou, definita nel 1985 da Huang Shih-chiang, fu considerata un peculiare complesso coevo alla cultura Dahu. Questa interpretazione differisce da quella proposta da Chang, secondo cui F. farebbe parte delle culture longshanoidi del Neolitico medio di Taiwan; per altri esso rappresenterebbe invece una fase della cultura Dahu.

Sulla base dei dati disponibili è possibile delineare alcuni caratteri generali della cultura Fengbitou, o fase Fengbitou della cultura Dahu. L'area di diffusione di questo complesso culturale è situata negli altopiani di Fengshan e nelle zone montuose intorno alla baia di Gaoxiong e alla Penisola di Henchun, nell'estremo sud di Taiwan. Tra i siti-tipo si ricordano lo stesso F., Taoziyuan, Elunbi II e Fanzidong, tutti nella fascia costiera dove lo sfruttamento delle risorse acquatiche rivestiva un importante ruolo nelle attività di sussistenza e dove esistevano le condizioni per un'intensificazione della risicoltura. Lo strumentario litico comprendeva zappe, accette, asce rettangolari, scalpelli, coltelli-falcetto, pesi da rete e ornamenti (cerchi/bracciali). Il repertorio vascolare era composto da giare, ciotole, tripodi, alti recipienti forati su base ad anello (dou) e bottiglie, decorati da vari tipi di impressioni, incisioni e pittura monocroma rosso scuro. Sono stati rinvenuti inoltre manufatti fittili come fusaiole, braccialetti e anelli, questi ultimi fabbricati anche in conchiglia, e strumenti di osso e corno di cervide. Le datazioni al 14C ottenute a F., Elunbi II e Fanzhiyuan collocano questa cultura tra 3500 e 2000 anni fa. Le affinità osservate tra la cultura Fengbitou e la cultura Tanshishan della Provincia di Fujian evidenziano stretti rapporti tra i due complessi.

Bibliografia

K.C. Chang et al., Fengpitou, Tapenkeng, and the Prehistory of Taiwan, New Haven 1969; Sung Wen-hsun, You kaoguxue kan Taiwan [Taiwan archeologica], in Chen Chi-lu et al. (edd.), Zhongguo de Taiwan, Taipei 1980, pp. 93-220; Huang Shih-chiang, Shilun Zhongguo dongnan diqu Xinshiqi shidai ji Taiwan shiqian wenhua de guanxi [Sul Neolitico della Cina sud-orientale e i rapporti con la preistoria di Taiwan], in Wenshi Kexuebao, 34 (1985), pp. 191-214; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864; Id., Xinshiqi shidai de Taiwan Haixia [Il Neolitico dello Stretto di Taiwan], in Kaogu, 6 (1989), pp. 541-50, 569; Liu I-chang, Shilun Fengbitou wenhua de xingzhi yu Beinan wenhua de niandai [Sui nuovi aspetti della cultura Fengbitou e la datazione della cultura Beinan], in Sung Wen-hsun et al. (edd.), Kaogu yu Lishi Wenhua, Taipei 1991, pp. 327-41; Tsang Cheng-hwa et al., Tai-min Diqu Kaogu Yizhi: Pucha Yanjiu Jihua Diernian Niandu Baogao, Taipei 1994.

Fubin, cultura

di Lu Liedan

Cultura della Cina sud-orientale che segna il passaggio dal Neolitico tardo all'età del Bronzo.

Manufatti caratteristici sono grandi vasi invetriati con imboccatura a tromba e alabarde ge (o asce-pugnale) di pietra finemente levigata, scoperti per la prima volta negli anni Trenta e Quaranta del Novecento nella parte orientale della Provincia di Guangdong dal sacerdote italiano R. Maglioni; ritrovamenti simili furono effettuati negli anni Cinquanta e Sessanta, ma solo dopo la scoperta (1974) di 21 tombe nell'area di Fubin (contea di Raoping, Prov. di Guangdong) si giunse a un pieno riconoscimento di questa cultura. Ricognizioni condotte dopo gli anni Settanta hanno portato alla luce altri reperti riferibili alla cultura F. su altipiani e terrazzi fluviali o lungo la costa delle province di Guangdong e di Fujian. La maggioranza dei manufatti proviene da corredi funerari, in minor misura da siti abitativi. Il modo di sepoltura prevalente nei contesti di cultura F. è in semplice fossa rettangolare, più raramente in fossa con pareti a gradoni e di dimensioni maggiori. I corredi funerari sono costituiti da vasi con imboccatura a tromba, tazze su alto piede (dou), ciotole, calderoni (fu) e piedistalli, associati ad alabarde (ge), asce e scalpelli di pietra levigata e fusaiole di terracotta. Il vasellame, lavorato a mano e rifinito al tornio, è decorato in appliqué o a impressione con motivi cordati o a losanga, a zig-zag, a reticolo e a circoli; non sporadica è anche la presenza di caratteri graffiti. I corredi funerari in alcuni casi sono costituiti da pochi oggetti, in altri da più di 30 manufatti, ad attestare l'esistenza di disuguaglianze sociali. La tipologia varia in base al genere: le sepolture di individui di sesso maschile hanno spesso alabarde (ge), asce e/o scalpelli di pietra, quelle femminili fusaiole di terracotta e monili come orecchini ad apici aperti, placche a forma di D e pendenti di pietra.

Tra gli insediamenti F. nel Guangdong orientale, il sito di Wugongshan (contea di Jieyang) è stato indagato nel 1987: resti riferibili alla cultura F. sono compresi tra strati del Neolitico tardo e strati dell'età del Bronzo (3000-2500 anni fa ca.). Buchi di palo, piani di calpestio esposti al fuoco, fosse e canali artificiali scoperti nel sito di Bogongshan nel 1998 testimoniano forse un insediamento permanente. Non sono invece ancora chiare le strategie di sussistenza delle popolazioni F.: nei siti costieri sono state trovate conchiglie marine, che non compaiono invece in siti dell'entroterra; la pratica dell'agricoltura è ancora ipotetica. È stata rinvenuta una sola alabarda di bronzo, tuttavia le alabarde e le punte di lancia di pietra sono imitazioni dei coevi manufatti di bronzo del delta dello Yangtze e della Cina meridionale. In base ai dati stratigrafici e alle datazioni al radiocarbonio la cultura F. si colloca tra 3500 e 2900 anni fa. Si è ipotizzata l'esistenza di due varianti: quella identificata nel Guangdong orientale, contraddistinta da ceramica abbondante e diversificata e da utensili di pietra, e il tipo Fushan o del Fujian meridionale, caratterizzato da alabarde di pietra con alette rilevate tra il tallone e la lama, assenti nel tipo F.; i dati non consentono però una netta distinzione tra le due facies regionali, che stanno contribuendo alla ricostruzione del complesso mosaico culturale della Cina meridionale in età preistorica.

Bibliografia

Chen Zhaoshan, Shilun Fubin Wenhua [Dibattito sulla cultura Fubin], in Nanfang Wenwu, 4 (1996), pp. 15-26.

Fuguodun

di Zhang Chi

Chiocciolaio scoperto nel 1968 sull'isola di Quemoy (Stretto di Taiwan).

Lo scavo di un saggio di 2 × 1 m portò al rinvenimento di frammenti vascolari associati a resti di conchiglie appartenenti a 20 specie di molluschi. Il chiocciolaio è composto da un deposito di argilla bruno-rossastra spesso 60 cm, al quale si sovrappone uno strato sconvolto di sabbia di colore bruno spesso 10 cm. Ancora non si conoscono le dimensioni esatte del sito, tuttavia il suo diametro è stato stimato in circa 15-20 m. I frammenti vascolari rappresentano i resti culturali di maggiore interesse: oltre alle ceramiche semplici, compare vasellame con diversi tipi di decorazioni comprendenti impressioni di conchiglie (con motivi a linee rette, ondulate e dentellate), impressioni di unghia e incisioni. Le datazioni al radiocarbonio ottenute nel deposito di F., dallo strato basale fino allo strato superiore non sconvolto, sono di 6305±378 B.P. (70 cm dalla superficie), 5799±348 B.P. (40 cm dalla superficie) e 5458±327 B.P. (10 cm dalla superficie); esse collocano F. tra il 3500 e il 4500 a.C. Frammenti vascolari simili sono stati rinvenuti nelle province di Fujian e Guangdong e nei siti della cultura Dapenkeng a Taiwan; questi siti coevi definirebbero la cultura Dapenkeng, fornendo inoltre importanti dati sull'origine delle popolazioni austronesiane.

Bibliografia

Chao-chi Lin, Jinmen Fuguodun beizhong yizhi [Il sito di Fuguodun presso Jinmen], in Kaogu Renlei Xuekan, 33-34 (1973), pp. 36-38; K.C. Chang, Zhongguo dongnan haian kaogu yu Nandao yuzu qiyuan wenti [Sull'archeologia del Sud-Est cinese e l'origine del popolamento delle isole meridionali], in Nanfang Minzu Kaogu, 1 (1987), pp. 1-14; Id., Xinshiqi shidai de Taiwan Haixia [Il Neolitico dello Stretto di Taiwan], in Kaogu, 6 (1989), pp. 541-50, 569.

Fuhe, cultura

di Annunziata Tramontano

Cultura neolitica della Cina nord-orientale (Dongbei), distribuita lungo la riva nord del fiume Sharamurun (Regione Autonoma della Mongolia Interna).

Il sito eponimo è Fuhegoumen (14C 4735±110 B.P., cal. 5300±145 B.P.), a 70 km dalla città di Lindong (Bandiera di Balinzou), ubicato su una collina lungo la riva est del fiume Wuerjimulun, affluente dello Sharamurun. Nel 1962 vi furono riconosciute oltre 150 "concentrazioni circolari di cenere" sul versante soleggiato della collina, di cui quelle sottoposte a indagini stratigrafiche rivelarono i resti di 38 capanne; al centro di ogni struttura era un focolare a fossa circondato da lastre di pietra. Il vasellame è di ceramica grossolana lavorata a colombino; le forme più frequenti sono giare (guan) cilindriche con decorazione impressa a bande di motivi "a Z", seguite da scodelle (bo), piccoli bicchieri (bei) e giare (guan) con imboccatura sbieca. I manufatti di pietra e osso sono piuttosto abbondanti: i primi includono strumenti a scheggiatura bifacciale (accette, zappe, vanghe, pale) e strumenti microlitici su lama, con ritocco, della lunghezza massima di 13 cm (punte di freccia, punteruoli, raschiatoi) e levigati (macine e macinelli), i secondi sono costituiti da punte di freccia, ami, cucchiai, punteruoli, aghi, coltelli e strumenti su dente animale forse usati per decorare la ceramica.

I resti faunistici (Cervidi, gazzella mongola, volpe, cinghiale, tasso e alcuni uccelli) appartengono a specie selvatiche di foresta montana, a testimoniare un ambiente ben diverso dall'attuale (deserto e prateria). Di notevole interesse sono alcune ossa (scapole di cervo e forse pecora) che recano segni di bruciature, probabilmente il più antico esempio di scapulomanzia fino a oggi identificato in Cina. I dati radiometrici collocano la cultura F. all'inizio del IV millennio, in epoca coeva al sito di Dongshanzui che rappresenta la fase tarda della vicina cultura Hongshan. L'area di distribuzione della cultura F. si sovrappone spesso a quella della cultura Hongshan, ad esempio a Yangjiayingzi (Lindong, Mongolia Interna), dove è stata osservata la sequenza F.-Hongshan; generalmente, però, la prima occupa i territori più nord-orientali, la seconda quelli sud-occidentali della valle dello Sharamurun.

Bibliografia

Nei Mengu Balinzou qi Fuhemen yizhi fajue jianbao [Rapporto di scavo del sito di Fuhegoumen della Bandiera di Balinzou nella Mongolia Interna], in Kaogu, 1 (1964), pp. 1-5; Xu Guangji, Fuhe Wenhua de faxian yu yanju [Ricerche e scoperte sulla cultura Fuhe], in Xin zhongguo de kaogu faxian he yanju, Beijing 1984, pp. 176-80; Guo Dashun, Hongshan and Related Cultures, in S.M. Nelson, The Archaeology of Northeast China, London - New York 1995, pp. 51-53.

Guchengzhai

di Jian Leng

Sito ubicato presso l'omonimo piccolo agglomerato rurale, 35 km a sud-est di Xinmi (Prov. di Henan), scavato dal 1997 al 2000 e caratterizzato da una lunga sequenza stratigrafica con livelli Yangshao, Longshan, Erlitou, Shang (fasi Erligang e Yin), del periodo Stati Combattenti e Han.

I rinvenimenti più importanti si riferiscono a un insediamento cinto da mura che, a oggi, rappresenta il più ampio e meglio conservato sito Longshan a carattere protourbano della Pianura Centrale. Il corso delle mura (circondate da un fossato e conservatesi per un'altezza variabile da 5 a 16,5 m) segue un perimetro rettangolare (460 m i lati nord e sud, 345 il lato est) fortemente eroso dal letto del fiume Qin, che scorre 10 m al di sotto del sito, sul lato ovest. La struttura delle mura, poggianti su possenti fondamenta, è formata da blocchi addossati, costruiti in strati di terra induriti a mazzuolo (hangtu), che dalla base vanno rastremandosi verso l'alto; due le porte individuate, sul lato nord e su quello sud. Nella zona centrale dell'area cintata (176.500 m2, da 2 a 5 m più alta del piano di campagna), oltre a numerosissimi pozzetti di discarica e buchi di palo, sono stati rinvenuti i resti di strutture di tipo palaziale. Si tratta in particolare di una piattaforma di terra battuta (F1) a pianta rettangolare, sulla quale sono state messe in luce cinque file di sei buchi di palo ciascuna a formare sette vani aperti su un portico a sud, nord ed est. La regolare disposizione delle file di pali su una pianta rettangolare sembra coincidere con l'impianto degli edifici palaziali (dian) di età protostorica e storica. L'edificio F1 appare inoltre collegato, a nord, con un lungo corridoio porticato (F4), con diverse partizioni interne, che si sviluppa da est a ovest per 60 m per poi piegare a sud per circa 16 m. L'impianto complessivo delle due strutture prefigura, tanto da poter esserne considerato il diretto antecedente, quello delle strutture palaziali messe in luce nei siti protostorici di Erlitou ed Erligang.

L'abbondante materiale ceramico, oltre a manufatti di pietra, osso e conchiglia (pertinenti ad attività di produzione agricola) e di giada (monili), messo in luce dai livelli Longshan, assieme ai rapporti stratigrafici fra strutture di diverso tipo, ha permesso di riconoscere la presenza di quattro fasi di cultura Longshan e di assegnare le mura e le strutture architettoniche alla fase II (IIa costruzione, IIb uso), corrispondente alla fase Wangwan III del periodo Longshan (fine III millennio a.C.), periodo in cui il processo di crescita della complessità sociale era ormai avviato verso forme protourbane e protostatali.

Bibliografia

Henan Xinmishi Guchengzhai Longshan Wenhua Chengzhi Fajue Jianbao [Rapporto preliminare sullo scavo del sito urbano di Guchengzhai, cultura Longshan, presso Xinmi, Henan], in Huaxia Kaogu, 2 (2002), pp. 53-82.

Haimenkou

di Wang Dadao

Sito ubicato nel villaggio omonimo (contea di Jianchuan, Prov. di Yunnan), sulla riva settentrionale del fiume Haiwei, immissario del Lago Jian.

Scoperto nel 1957 durante la costruzione di un canale, nello stesso anno il Dipartimento di Archeologia della Provincia di Yunnan vi condusse i primi scavi su una superficie di 1500 m2; nel 1978 vennero sottoposte a nuovi scavi altre aree, per un'estensione totale di 225 m2. Nel sito, che occupa un'area di 10.000 m2 e da una misurazione radiometrica calibrata è datato al 1335±155 a.C., sono stati rinvenuti, ancora infissi verticalmente nel terreno, 300 pali di legno di pino (diam. 10-20 cm, alt. 1 m) che, a eccezione di alcuni esemplari collocati in allineamenti ordinati, sono distribuiti in modo irregolare su una superficie antropizzata di colore grigio scuro ricca di carboni. Si ritiene che la maggior parte dei pali costituisse il supporto di abitazioni su palafitta. Sono stati recuperati oltre 1000 manufatti di pietra, corno di cervo, legno e ceramica e 24 manufatti di rame e bronzo. Gli strumenti litici (249) comprendono accette, asce, bulini, coltelli, frecce, punteruoli, fusaiole, anelli, raschiatoi, coti e matrici per la fusione di accette di bronzo con profilo a ventaglio (yue); sono stati inoltre rinvenuti circa 70 utensili di osso e corno di cervo, tra cui vanghe, aghi, punteruoli, frecce, fusaiole, oltre a 2 cucchiai di legno e a denti, zoccoli e corna perforate o scolpite. Le abbondanti evidenze ceramiche sono costituite essenzialmente da frammenti, ma è stato comunque possibile individuare diverse tipologie, per la maggior parte a fondo piatto, talvolta con versatoio o alto collo (giare monoansate, bacini, ciotole e tazze poco profonde). È stata inoltre rinvenuta una grande quantità di pesi da rete di forma ovale e di fusaiole circolari di ceramica. La ceramica è di norma di colore rosso-grigio a impasto sabbioso, più raramente a impasto fine di colore nero, modellata a mano e decorata da motivi a stuoia e cordati.

Dei 24 oggetti di bronzo rinvenuti, la maggior parte è costituita da strumenti, armi e ornamenti, tra cui accette, falcetti, coltelli, punteruoli, aghi, bulini, ami da pesca, spade, zappe, bracciali e ornamenti. Per la fusione di accette, falcetti e spade erano utilizzate matrici bivalvi, mentre solo un tipo di accetta e gli aghi e i punteruoli potrebbero essere stati fusi in matrici singole; dopo la fusione gli oggetti erano rifiniti per martellatura. Analisi della composizione della lega sono state effettuate su 11 manufatti, 8 dei quali sono risultati in lega di stagno e rame, uno in lega di piombo e rame e 2 di rame puro. Nel sito sono stati rinvenuti numerosi coltelli-falcetto e resti di granaglie, a indicare che l'agricoltura rivestiva un ruolo economico centrale, mentre la grande quantità di ossa animali e di pesi per reti attesta che la dieta era integrata dai proventi delle attività di caccia a fauna selvatica e della pesca. L'industria fittile e quella metallurgica appaiono relativamente evolute, e sebbene sia attestato l'uso di matrici di fusione bivalvi per la gettata di bronzo in lega ternaria (rame, stagno, piombo), le tecniche di martellatura, le matrici singole e l'uso di rame non coscientemente alligato rimasero prevalenti. Tutte le evidenze sembrano indicare che H. sia da riferire a uno stadio iniziale degli orizzonti culturali dell'età del Bronzo del Lago Erhai, la cui origine è ancora materia di ricerca.

Bibliografia

Jianchuan Haimenkou gu Wenhua yizhi qingli jianbao [Breve rapporto sulle indagini condotte nell'antico sito di Haimenkou, Jianchuan], in Kaogu, 6 (1958), pp. 5-12; Wang D.d., Yunnan Jianchuan Haimenkou caoqi tongqi yanjiu [Sugli antichi manufatti di rame/bronzo da Haimenkou, Jianchuan, Yunnan], in Zhongguo Kaoguxuehui di sici nianhuilun wenji, Beijing 1985, pp. 244-51.

Hemudu, cultura

di Xiaoneng Yang

Cultura neolitica sviluppatasi nella pianura di Ningshao (basso corso dello Yangtze) tra il 5000 e il 3200 a.C., che prende nome dal sito ubicato nei pressi della città di Yuyao (Prov. di Zhejiang) prospiciente la baia di Hangzhou.

Gli scavi di H. (1973-74, 1977-78) hanno messo in luce un deposito (spess. 4 m; area ca. 50.000 m2) formato da quattro livelli culturali riferibili a due fasi distinte. La fase antica (strati 4-3) esemplifica la cultura H. (5000-4000 a.C. ca.), mentre la fase recente (4000-3200 a.C. ca.) condivide elementi delle culture Majiabang (strato 2) e Songze (strato 1). La pianura di Ningshao presenta spessi strati di torba che suggeriscono come il villaggio preistorico dovesse trovarsi in un'area circondata da vegetazione boschiva e da acquitrini e piccoli fiumi: un ecosistema con risorse naturali abbondanti e di facile reperimento. Paglia, cariossidi e pula di riso coltivato in acqua, con accumuli fino a 1 m di altezza, della varietà Oriza sativa indica (var. hsien), vennero scavati nei depositi della fase antica, associati a resti ossei di animali domestici, tra cui maiale, cane e probabilmente bufalo. La presenza di oltre 40 specie di animali, uccelli selvatici e pesci, così come il rinvenimento di un gran numero di punte di freccia d'osso, indica che la caccia e la pesca avevano un ruolo importante nel sistema di sussistenza.

La diversità dei materiali e la varietà tipologica dello strumentario documentano un alto livello tecnologico. Il vasellame comprende esemplari neri, degrassati con carboni, rossi e di colore rosso-grigio a impasto sabbioso. Le forme tipiche sono vasi da cottura, ciotole ansate, piatti dall'orlo ampio e supporti per vasellame. Le decorazioni sono rappresentate da motivi cordati nella porzione inferiore del vaso e da motivi incisi o a pettine. Dal sito provengono la più antica ciotola di legno laccato a tutt'oggi nota e oltre 20 oggetti d'avorio, alcuni dei quali con incisioni ornitomorfe; frammenti di stuoie di canne intrecciate costituiscono la più antica evidenza di questa forma di artigianato. Uno degli aspetti più noti della cultura H. è la quantità e varietà di strumenti e oggetti d'osso e legno rinvenuti. Tra gli strumenti agricoli più rilevanti sono le vanghe realizzate da scapole di bovino, spesso rinvenute ancora legate al manico ligneo per mezzo di corde fatte passare in fori praticati lungo la porzione dorsale dell'osso, e i manici a L per zappe o accette. Lo strumentario di legno comprende mazze, mazzuoli, coltelli, grandi lame, strumenti seghettati e remi. I moduli abitativi della cultura H. erano costituiti da capanne su palafitta di legno (fra cui una di ben 160 m2) con strutture costruite con la tecnica a tenone e mortasa, tecnica che rimarrà tipica delle regioni lungo la valle dello Yangtze. Alla fase più antica, inoltre, appartengono 13 sepolture di adulti e bambini in posizione flessa, deposti al livello del suolo e ricoperti da terra, accompagnati da un numero molto limitato di oggetti (al massimo 6). Rinvenimenti eccezionali sono 2 sepolture di infante in giara fittile, individuate nell'area residenziale della fase antica (strato 4).

La fase recente, rappresentata dagli strati 2-1, ha restituito un numero notevolmente minore di manufatti in cattivo stato di conservazione, soprattutto nello strato 1. La ceramica grigia e rossa a tempera sabbiosa continuò a essere prodotta a mano, ma presenta inequivocabili tracce di utilizzo di un dispositivo rotante per la rifinitura. Tra le decorazioni perdurarono le cordature per la porzione inferiore del vaso e i motivi incisi per evidenziare orli e carenatura, comparendo però anche decorazioni a giorno sui piedistalli e applicate sulla spalla delle giare carenate. Degno di nota è il rinvenimento (strato 2) di un pozzo con intelaiatura di legno. La complessità della cultura H., la prima di questo tipo a essere identificata nella Cina meridionale, trova stringenti parallelismi nella cultura Yangshao della Cina settentrionale, sebbene le culture meridionali e quelle settentrionali si distinguano riguardo alle pratiche agricole e alle forme architettoniche. L'identificazione della cultura H. ha permesso di stimare l'antichità della coltivazione del riso in Cina e il ruolo svolto dalle culture della valle dello Yangtze nel processo di sviluppo della civiltà cinese.

Bibliografia

Hemudu yizhi di'yiqi fajue jianbao [Relazione della prima stagione di scavi a Hemudu], in Kaogu Xuebao, 1 (1978), pp. 39-94; Zhejiang Hemudu yizhi di'erqi fajue de zhuyao shouhuo [I principali risultati della seconda stagione di scavi a Hemudu], in Wenwu, 5 (1980), pp. 1-15; Hemudu - Xinshiqi shidai yizhi kaogu fajue jianbao [Hemudu - Rapporto di scavo del sito neolitico], Beijing 2003.

Hongshan, cultura

di Annunziata Tramontano

Importante cultura del tardo Neolitico delle regioni nord-orientali della Cina, la cui definizione ha interessato l'intero corso del Novecento.

La definizione "cultura H." deriva infatti dal sito di Hongshanhou, presso la città di Chifeng (Mongolia Interna), scoperto da Torii Ryuzo nel 1908 e scavato nel 1935 da Hamada Kosaku e Mizuno Seiichi. Le indagini nell'area della cultura H. sono ancora in corso. Verosimilmente originatasi dalla cultura Xinlongwa (ca. 6000-4000 a.C.), la cultura H. si sviluppò, come dimostrato da datazioni radiometriche calibrate, tra il 4500/4000 e il 3000 a.C., con almeno tre fasi (antica, media e tarda); la sua area di distribuzione non è ancora del tutto chiara. In generale, siti H. sono presenti dalla valle del Wuerjimulun, a nord, alla linea che unisce il golfo di Bohai con i Monti Yanshan (Hebei settentrionale), a sud, dalla zona sud-orientale dell'Altopiano Mongolo, a ovest, fino ai Monti Yiwuli, attraverso le valli dei fiumi Daling e Liao, a est. I siti (ad es., Shuiquan, Hongshanhou, Zhizhushan, Sandaowanzi, Silengshan, Niuheliang, Houdougou) sono generalmente localizzati sui pendii meridionali od orientali di alti terrazzi fluviali a circa 10-40 m dal fondovalle. Della cultura H. sono noti sia abitati, come Xishuiquan (contea di Chifeng, Mongolia Interna), in cui sono state rinvenute strutture abitative seminterrate a pianta rettangolare con focolare centrale e fosse di stoccaggio, o Silengshan, dove sono state scavate sei fornaci per ceramica, alcune delle quali costruite con doppia camera di cottura; sia necropoli a tumuli di pietre e luoghi di culto, come Niuheliang (contea di Jianping), Houtougou (contea di Fuxin), Dongshanzui (contea di Kezuo), tutti nel Liaoning occidentale. A Houtougou è stata rinvenuta una struttura circolare di pietra (diam. ca. 13,5 m), ove in posizione centrale era situata una tomba a lastre di pietra; nella parte più esterna era un'altra tomba, divisa in cinque camere, contenente i resti di sei individui. Entrambe erano accompagnate da un corredo costituito da monili e amuleti avimorfi e zoomorfi di giada. Lungo il lato orientale del cerchio di pietre è stata rinvenuta una fila di 11 cilindri di ceramica dipinta sepolti in posizione verticale. L'interpretazione di tali oggetti risulta difficile; tuttavia si può escludere che si tratti di vasi, in quanto essi sono intenzionalmente privi della base; alcuni autori cinesi ritengono che essi possano essere tamburi rituali, ma non sfugge, però, nonostante la notevole differenza cronologica, una somiglianza con i cilindri di terracotta (haniwa) infissi lungo il perimetro delle sepolture nel Giappone del periodo Kofun (ca. III-VI sec. d.C.).

Di notevole interesse sono i siti di Dongshanzui e Niuheliang distanti l'uno dall'altro 50 km. A Dongshanzui sono state scavate diverse strutture di pietra, una a pianta quadrata, le altre a pianta circolare, e un'area aperta identificata come una "piazza"; sono stati ritrovati anche numerosi frammenti di ceramica dipinta, che mostrano collegamenti con i coevi orizzonti culturali Yangshao della Pianura Centrale, coperchi di ceramica e frammenti di figure di argilla, alcune delle quali a grandezza naturale. Il sito di Niuheliang, localizzato sulla cima di una cresta di löss, presenta sostanziali differenze rispetto a Dongshanzui, essendo costituito da una serie di strutture piramidali, tumuli, altari e da una struttura sotterranea ripartita in più vani, le cui pareti erano rivestite da intonaco dipinto. Anche qui sono state ritrovate figurine raffiguranti animali e parti di statue di argilla ‒ alcune a grandezza naturale, altre il doppio e il triplo della grandezza naturale ‒, allineate in ordine decrescente lungo la parete del vano sotterraneo. Tali figure sono collegate da diversi studiosi a un culto per la "dea madre". A Dongshanzui e Niuheliang non è stata ritrovata ceramica di tipo comune con impasto grossolano rosso o arancio tipica degli abitati H. ‒ giare (guan) cilindriche, ovoidali o con orlo sbieco e con decorazioni impresse a zig-zag o a pettine, scodelle (bo) carenate, bacili -, ma ceramica dipinta a impasto fine, come quella di Houtougou, e piccole scodelle di ceramica nera decorate a pettine con motivi curvilinei puntinati. La complessità delle strutture di questi siti, la loro organizzazione spaziale e la mancanza di manufatti di uso quotidiano indicano attività di culto, di cui non si trova pari nelle culture della valle del Huanghe durante il IV millennio a.C.; secondo Su Bingqi le strutture rituali di Niuheliang rappresenterebbero il modello più arcaico dei molto più tardi complessi rituali regali, e poi imperiali, formati da mausoleo, tempio e altare.

Diverse evidenze mostrano che la cultura H. ‒ fiorita in un territorio di transizione tra le pianure agricole e le steppe pastorali ‒ era basata su una modesta agricoltura, attestata dal ritrovamento di grossi manufatti litici di pietra scheggiata adatti a operazioni di dissodamento e aratura, affiancata da caccia e pesca, attestate da resti di numerose specie selvatiche e strumenti microlitici accuratamente lavorati. Eccezionale rilievo è stato dato al rinvenimento di un anello di rame in una sepoltura di Niuheliang (M.1, tumulo 4, Locus 2), verosimilmente riferibile al tardo periodo H., e di due forme di fusione di ceramica, tra i resti di un'abitazione a Xitai (Bandiera di Aohan, Mongolia Interna), che sarebbero le più antiche evidenze di metallurgia in Cina; tuttavia, intorno alla metà degli anni Ottanta a Niuheliang fu rinvenuta la parete di una fornace di fusione di ceramica, di forma cilindrica e con due file di fori di ventilazione, datata per termoluminescenza tra il 3494±340 e il 3000±300 B.P., in un periodo corrispondente alla cultura Xiajiadian Livello Inferiore (ca. 2000-1400 a.C.).

Bibliografia

Liaoning Niuheliang Hongshan wenhua Nüshenmiao yu ji shizhong qunmu fajue jianbao [Rapporto di scavo del Tempio della Dea e del gruppo di tombe della cultura Hongshan a Niuheliang, Liaoning], in Wenwu, 8 (1986), pp. 1-17; Guo D.s., Hongshan and Related Cultures, in S.M. Nelson, The Archaeology of Northeast China, London - New York 1995, pp. 21-64; Yang X.n., The Golden Age of Chinese Archaeology, Washington (D.C.) 1999, pp. 78-81; Zhang J.k. - Wei J., Xinshiqi Shidai Kaogu [L'archeologia dell'età neolitica], Beijing 2004, pp. 184-87.

Hougang ii, cultura

di Charles F.W. Higham

Le indagini condotte da Liang Siyong del 1931 nel sito di Hougang a Xiaotun (Anyang, Prov. di Henan) misero per la prima volta in luce una sequenza stratigrafica Yangshao, Longshan e Shang e dimostrarono come, almeno nella pianura del Henan settentrionale, i livelli Longshan fossero posteriori a quelli Yangshao.

Successivamente molti riconobbero quei livelli Longshan, o di H. periodo II, come rappresentativi di una originale cultura locale del tardo Neolitico, che lo stesso Liang Siyong propose di accorpare all'interno della cultura Longshan e che Yin Da (tra i pionieri degli studi sul Neolitico cinese) definì come "periodo di Xincun", a rappresentare la fase più tarda della cultura Longshan di Henan. La natura, le caratteristiche, l'area di distribuzione della cultura H. sono state oggetto di lunghi dibattiti solo in parte superati, anche se la soluzione, proposta negli anni Ottanta del Novecento, di considerare la cultura H. II un tipo culturale regionale del periodo Longshan sembra la più seguita.

Le mura di terra battuta di H. ‒ che copre un'area di circa 10 ha ‒ furono probabilmente costruite verso il 2300 a.C.; tuttavia si ignora quanto del sito fosse circoscritto dalle mura, essendo scomparso gran parte del loro corso. Le indagini del 1931 stabilirono che lo spessore della parte conservata arrivava a circa 4 m; successivamente (1972, 1985) furono identificati i resti di 39 abitazioni riferibili alla fase Longshan, a pianta circolare con focolare centrale e alzato di mattoni di fango, fango e paglia o a cannicciata. Reiterate fasi di costruzione hanno permesso di riconoscere tre periodi, che datazioni radiometriche pongono tra il 2700 e il 2100 a.C. Le 27 sepolture di infanti rinvenute nelle fondazioni e nell'alzato di muri, sotto i piani pavimentali o nei piani di drenaggio esterni, sono con ogni probabilità da mettere in relazione a riti sacrificali di fondazione. Particolarmente significativi sono il progressivo aumento delle dimensioni delle abitazioni e la migliore qualità dei materiali costruttivi. L'insieme dei dati sembra evidenziare un incremento della complessità sociale (testimoniata anche dall'uso di scapulimazia) e la formazione di élites. Evidenze a sostegno di tale ipotesi provengono da siti distribuiti nella valle del Fiume Huan e appartenenti allo stesso tipo culturale H. II: ad esempio, nel sito di Qiankou crani umani isolati (con tracce di asportazione dello scalpo) in relazione con riti di costruzione e un pozzo con cinque strati di individui deceduti per morte violenta testimonierebbero l'esito di episodi di tensione tra gruppi o insediamenti diversi. Dal punto di vista dell'economia, accanto alla coltivazione del miglio è ben attestato l'aumento dell'allevamento del maiale, mentre la produzione ceramica (perlopiù grigia e fatta alla ruota) assume un carattere specializzato.

Bibliografia

1972 nian Qun Anyang Hougang fajue jianbao [Breve rapporto sullo scavo di Hougang presso Anyang nella primavera 1972], in Kaogu, 3 (1972), pp. 8-19; 1979 nian Anyang Hougang yizhi fajue baogao [Rapporto dello scavo del 1979 a Hougang presso Anyang], in Kaogu Xuebao, 1 (1985), pp. 33-88; A. Underhill, Variation in Settlements during the Longshan Period of Northern China, in AsPersp, 33 (1994), pp. 197-228.

Jiahu, cultura

di Xiaoneng Yang

Facies culturale identificata grazie agli scavi condotti (1983-87, 2001) nel sito ubicato a est del villaggio di J., 22 km a nord della città di Wuyang (Prov. di Henan), sull'omonimo lago; datazioni radiometriche calibrate la collocano tra il 7000 e il 5800 a.C.

Il sito eponimo, un insediamento del Neolitico antico sul versante est dei Monti Funiu, tra il Huanghe e il fiume Huai, occupa un'estensione di circa 55.000 m2 dove sono stati messi in luce 12 fornaci per ceramica, 12 recinti per animali, 53 piani di capanna, 425 pozzetti di discarica, 445 tombe, 32 sepolture in giara e diverse migliaia di manufatti di osso, corno, ceramica, pietra e dente. Le capanne ‒ in cui sono state riconosciute tre fasi di occupazione ‒ erano del tipo seminterrato, a pianta circolare o ellittica (da 2 a 40 m2), formate da uno o più ambienti. Nella fase antica capanne e sepolture erano localizzate nella stessa area, mentre nelle fasi media e recente esse furono ubicate in luoghi distinti. Le sepolture, con struttura a fossa semplice, sono individuali e collettive sia primarie sia secondarie, sia miste primarie e secondarie; sono state inoltre rinvenute sepolture di infanti in giara. La maggioranza delle tombe era fornita di beni funerari, nella gran parte dei casi variabili da 1 a 3 oggetti: vasi fittili, alcuni dei quali forse fabbricati a solo scopo funerario, e strumenti di pietra o d'osso. Il numero e la varietà dei manufatti di osso e dente superano nettamente quelli di ceramica, pietra e conchiglia. I frammenti di turchese collocati sugli occhi di due individui di sesso femminile evidenziano un rito che anticipa quello delle coperture oculari di giada, comune in sepolture dell'età del Bronzo e del primo periodo imperiale. Inoltre più di 20 sepolture contenevano ognuna da 2 a 8 carapaci di tartaruga, la maggior parte dei quali riempita di ciottoli. I carapaci e le zanne di cervo d'acqua erano di solito deposti in gruppi, un tratto che ricorda le pratiche funerarie dell'ultima fase della cultura Dawenkou. I simboli incisi sui piastroni ventrali rappresentano i più antichi esempi di manufatti con iscrizioni a tutt'oggi noti e sembrano costituire un antecedente, almeno dal punto di vista tecnico, delle iscrizioni su ossa oracolari dell'epoca della dinastia Shang. Dati eccezionalmente utili per la conoscenza della tecnica musicale, ma anche per le molte implicazioni sociali, potrebbero provenire dallo studio dei circa 30 flauti ricavati da ossa lunghe della gru cresta rossa (Grus japonensis Miller), la maggior parte dei quali presenta 7 fori (pochi esemplari ne recano 5, 6 o 8).

L'uso della flottazione ha permesso di recuperare un considerevole numero di resti di Leguminose (Glycine soia), castagne d'acqua (Trapa sp.), ghiande (Quercus sp.), così come di ossa di carpa (Mylopharyngodon piceus, Cyprinus sp.); tra i resti scheletrici queste ultime sono percentualmente le più frequenti, seguite da tartaruga (Ocadia sinensis e Emydidae indet.), maiale (Sus domestica Brisson e Sus scrofa), bue e alligatore (Alligator sinensis). Di eccezionale rilevanza è stato il rinvenimento di resti di Canis familiaris (il più antico cane domestico a tutt'oggi documentato in Cina) e dei più antichi resti di riso a nord dello Yangtze, che cariossidi, fitoliti e grani carbonizzati hanno consentito di identificare come riso in avanzato stato di domesticazione (Oryza sativa sp.), diretto progenitore del tipo japonica. Insieme con la tipologia degli strumenti di uso agricolo, tali rinvenimenti definiscono un'economia agricola, per il riso, comparabile con quella di altre culture neolitiche stanziate lungo il corso dello Yangtze, ma distinta dalle altre culture del Huanghe, dove il prodotto agricolo principale era costituito dal miglio. Con queste ultime, però, sia la tipologia ceramica, sia gli strumenti litici mostrano stringenti affinità, in particolare con quelli della cultura Peiligang, tanto che per alcuni J. ne rappresenterebbe una facies locale. I dati provenienti da J. documentano quindi un originale fenomeno culturale che presenta la co-occorrenza di elementi sviluppatisi nelle regioni del Huanghe, del fiume Huai e dello Yangtze.

Bibliografia

Wuyang Jiahu [Il sito di Jiahu presso Wuyang], Beijing 1999; Henan Wuyang Jiahu yizhi 2001 nian chun fajue jianbao [Rapporto sulla campagna di scavo nel sito di Jiahu, primavera del 2001, Wuyang, Henan], in Huaxia Kaogu, 2 (2002), pp. 14-30.

Jiangzhai

di Corinne Debaine-Francfort

Sito neolitico del medio bacino del Huanghe (distr. di Lintong, Prov. di Shaanxi) appartenente alla cultura Yangshao (ca. 5000-4000 a.C.).

Ubicato su un terrazzo lungo il fiume Linhe, il sito (50.000 m2) è stato oggetto di 11 campagne di scavo (1972-79) ed è, con Banpo, uno dei siti che forniscono maggiori informazioni sull'organizzazione di un villaggio Yangshao. L'area scavata ha restituito i resti di una piccola comunità agricola che occupò il sito in modo discontinuo, a seconda del ciclo delle colture a debbio; sono stati rinvenuti cinque periodi di occupazione, che corrispondono alle fasi Banpo, Shijia, Miaodigou e Xiwangcun della cultura Yangshao e alla cultura Kexing-zhuang II (o Longshan dello Shaanxi). L'insediamento Yangshao era circondato da un fossato circolare organizzato in zone concentriche con un centinaio di capanne, a pianta circolare o quadrangolare con pavimento seminterrato e indurito per scottatura, fosse di stoccaggio e recinti per gli animali. Le capanne erano ripartite in cinque gruppi, ciascuno caratterizzato da una struttura di dimensioni maggiori rispetto alle altre e disposti attorno a una piazza centrale; tale distribuzione fa ipotizzare la presenza di un'organizzazione sociale basata su gruppi di parentela unilineare. Sepolture di infanti all'interno di giare sono state rinvenute vicino ad alcune abitazioni, anche se la necropoli ‒ al pari delle fornaci ‒ si trovava all'esterno del villaggio cinto da fossato. Nella necropoli sono state scavate più di 600 sepolture, 400 appartenenti alla fase Banpo e 200 alla fase Shijia. Le inumazioni Banpo solitamente sono individuali, con il defunto in posizione supina, e più raramente secondarie; le tombe della fase Shijia evidenziano invece un gran numero di inumazioni secondarie collettive, contenenti sino a una ventina di individui.

Il materiale rinvenuto è composto da strumenti di pietra levigata, da ceramiche rosse e vasellame dipinto, in particolare bacili il cui interno è ornato da motivi dipinti raffiguranti pesci associati a rane o a un volto antropomorfo (forse una maschera), e da bottiglie a forma di borraccia con decorazioni raffiguranti pesci e uccelli. Alcune ceramiche recano un segno inciso, interpretato come un marchio di vasaio o di proprietà. Gli ornamenti di conchiglia sono relativamente frequenti e testimoniano scambi con altre regioni. All'interno di alcune fosse di stoccaggio o in recipienti di terracotta rinvenuti nelle capanne sono stati trovati grani di miglio (Setaria italica e Panicum miliaceum); più raramente, gli stessi grani sono stati rinvenuti come offerta e in piccola quantità nelle tombe. Il cavolo cinese (Brassica sinensis), forse il più antico vegetale domesticato nella Cina del Nord, era coltivato anche a J. Le capanne più recenti, appartenenti alla cultura Kexingzhuang II, avevano pavimento e alzato intonacati a calce, mentre nella produzione fittile dominano i recipienti a impasto grigio.

Bibliografia

Jiangzhai, Xinshiqi shidai yizhi fajue baogao [Jiangzhai, rapporto di scavo di un sito neolitico], Beijing 1989.

Karuo

di Marcello Orioli

Sito neolitico ubicato 12 km a sud della città di Qamdo (Regione Autonoma del Tibet), sul secondo terrazzo del fiume Lancang (o Mekong), a circa 3100 m s.l.m.

K. (ca. 10.000 m2) è stato scavato (1978-79) dalla Commissione per la Conservazione dei Monumenti Antichi del Tibet e dall'Università del Sichuan; per quantità e stato di conservazione dei reperti rappresenta la più importante testimonianza neolitica lungo il corso del Lancang e, più in generale, del Tibet orientale. Nell'area scavata sono stati portati alla luce resti di 28 strutture abitative, una strada acciottolata, una muraglia di pietra, due piattaforme circolari di pietra e tre circoli di pietra, quattro pozzetti di discarica e manufatti di pietra, osso e ceramica. Complessivamente tali resti sono pertinenti a due fasi: antica (strati 5-3) e tarda (strato 2). Le strutture della fase antica comprendono capanne sia seminterrate sia a livello del suolo, a pianta circolare o quadrangolare con focolare centrale e alzato di paglia e fango indurito per arrostimento; nella fase tarda le abitazioni, a pianta quadrangolare, presentano un livello seminterrato con muri di pietre a secco e forse un piano rialzato con muri di paglia e fango. Datazioni al 14C calibrate sono state ottenute da campioni provenienti dalle strutture abitative (F17, 5555±125 B.P.; F9, 4750±145 B.P.; F30, 4315±135 B.P.); poiché le strutture F17 e F9 appartengono alla fase iniziale e la F30 a quella finale, la datazione di K. è compresa tra la fine del IV e la fine del III millennio a.C.

La ceramica, a colombino, consiste perlopiù in tazze o ciotole e in giare e ollette con decorazione a motivi cordati, impressi, applicati, a pettine o a canestro; solo due i vasi dipinti a motivi geometrici rinvenuti, mentre tipico di K. è un vaso composto da due corpi riuniti da un'unica bocca. L'industria litica è principalmente costituita da utensili di arenaria, quarzo-arenaria e quarzite, sia levigati (coltelli-falcetto, punte di lancia, asce) sia scheggiati, perlopiù per percussione diretta, e ritoccati; in alcuni casi (asce a spalla e zappe) è stato osservato l'uso della tecnica Levallois. Sono stati inoltre rinvenuti 634 microliti di quarzo, agata e selce. La tipologia dello strumentario litico e il rinvenimento di grani di miglio (Setaria italica Beauv.) associati a resti ossei di Mammiferi e Uccelli selvatici testimoniano un'economia agricola integrata dalla caccia e forse dall'allevamento del solo maiale; nonostante la vicinanza al fiume, non sembra fossero praticate attività di pesca.

Evidenti sono le connessioni culturali di K. sia con altre facies dell'altopiano tibetano sia con siti delle fasi di cultura Majiayao (ca. 3500-1800 a.C.) nell'alta valle del Huanghe. Particolarmente significativa è la presenza di confronti (ad es., nella decorazione graffiata o a incisione sui vasi di ceramica) con siti neolitici delle regioni sud-occidentali, quali Linzhou (valle dello Anninghe, Sichuan nord-occidentale), Dadunzi (Yunnan settentrionale) e Haimenkou (Yunnan nord-occidentale). Di particolare interesse per lo studio dell'agricoltura nelle fasce di alta quota del Tibet orientale è il ritrovamento di grani di miglio, che ne testimoniano la precoce presenza nella regione tibetana nel IV millennio a.C.; questo cereale, particolarmente adatto ai suoli poveri di montagna, doveva provenire dalla valle del Huanghe, dove esso era coltivato dal VI-V millennio a.C., e potrebbe essere un ottimo marcatore della diffusione di un complesso neolitico comprendente lingue tibeto-birmane e agricoltura. K. si troverebbe non a caso esattamente lungo la direttrice di espansione seguita, secondo alcuni studiosi, dalle lingue tibeto-birmane che, almeno dal IV millennio a.C., si sarebbero espanse verso sud-ovest da un possibile centro di origine tra il bacino del Sichuan e il Gansu-Qinghai.

Bibliografia

Changdu/Qamdo Karuo [Il sito di Karuo presso Qamdo/Changdu], Beijing 1985; G. van Driem, Tibeto-Burman Phylogeny and Prehistory: Languages, Material Culture, Genes, in P. Bellwood - C. Renfrew (edd.), Examining the Farming/Language Dispersal Hypothesis, Cambridge 2002, pp. 233-49.

Kexingzhuang ii, cultura

di Jian Leng

Cultura che prende nome dal livello II del sito di Kexingzhuang, ubicato 20 km a sud-ovest di Xi'an (Prov. di Shaanxi).

Si tratta di una delle culture più significative della transizione Neolitico-Bronzo, identificata nel 1953 lungo la valle del Fiume Wei e dei suoi affluenti fino alla confluenza con il Huanghe e che, dopo gli scavi estensivi condotti a K. dall'Istituto di Archeologia dell'Accademia di Scienze Sociali della Cina nel 1955, è stata anche definita "cultura Longshan dello Shaanxi". I resti di strutture abitative riferibili alla cultura K. II sono di tre tipi: seminterrate, a livello e interamente scavate sul fianco di un terrazzo di löss (tipo noto come dongyao, che ancora caratterizza il paesaggio rurale degli altopiani di löss). Sono strutture a pianta quadrangolare e circolare, per la maggior parte ad ambiente unico, o con due stanze comunicanti; non è stata rilevata la presenza di forni o focolari. Caratteristici dell'architettura di K. II sono gli intonaci di argilla bianca su pavimento e muri realizzati con strati di terra indurita a mazzuolo (hangtu), o con mattoni di terra cruda o a impasto di paglia e fango. Nell'area degli abitati erano anche localizzati fornaci a pianta ovale e pozzetti di discarica; alcuni di tali ambienti ipogei, "a fiasco", sono da identificare come fosse di stoccaggio, con pavimento e pareti induriti per scottatura. Gli strumenti tipici della cultura K. II comprendono vanghe, scalpelli, coltelli, accette, asce, macinelli e macine di pietra levigata, pale d'osso e lisciatoi di ceramica, oltre a punte di freccia di pietra e osso, a fusaiole e aghi di ceramica e pietra; tali strumenti attestano un modo di vita pienamente agricolo in cui la caccia sembra avere avuto un ruolo secondario, come confermano anche l'abbondanza di resti di faune domestiche ‒ quali cane, maiale, bovini (Bos sp. e Bubalus sp.) e pecora (Ovis sp.) ‒ e la scarsità di resti di animali selvatici (cervo d'acqua e lepre).

La presenza di tracce di bruciature su scapole di ovino rinvenute in contesti abitativi suggerisce che la scapulimanzia fosse già praticata nell'ambito della cultura K. II. Le pratiche funerarie erano principalmente basate sull'uso di semplici fosse a pianta rettangolare in cui l'inumato giaceva in posizione supina o rannicchiata e solitamente privo di corredo; eccezionale è stato il rinvenimento a Hengzhencun di una sepoltura doppia (M9), un maschio e una femmina, accompagnata da sei vasi, e a Daxincun (presso Fengxiang) di tracce di pali sulle pareti e sul bordo di una fossa di sepoltura (M3), forse da interpretare come l'evidenza di una struttura architettonica alzata a scopo rituale sopra la tomba. A K. sono state inoltre rinvenute fosse (del tutto simili a quelle di discarica) contenenti resti umani o associati a resti animali, o smembrati o con segni di lotta, che testimoniano cruente pratiche sacrificali. La ceramica K. II è a impasto grossolano o fine di colore grigio; rari i frammenti di ceramica rossa con decorazione dipinta di colore vermiglio, e rarissimi quelli di ceramica nera. La tecnica di manifattura era a colombino (soprattutto per giare weng e guan), seguita da quella a stampo (di solito per vasi tripodati li monoansati e jia mono- e biansati); molto raro l'uso della ruota e solo per contenitori di piccole dimensioni. Di norma le superfici vascolari presentano impressioni di canestro e corda, non di rado sfruttate a scopo decorativo, anche assieme a cordoni in appliqué; tali impressioni evidenziano fasi di finitura a incudine e paletta foderata con fibre intrecciate o con corda. Tra le forme più caratteristiche compaiono anche "caraffe" a tre piedi mammelliformi (gui e he), bacini (pen), piatti su piedistallo (dou) e piatti a larga base piana (pan).

In ragione delle caratteristiche della produzione fittile, alcuni archeologi cinesi non ritengono che la cultura K. II sia parte della cultura Longshan, in cui predomina il vasellame di colore nero; la ceramica della cultura K. II è invece per l'80% di colore grigio, per il 18% rossa e solo per l'1% nera. La ceramica Longshan è inoltre fatta al tornio e decorata da impressioni cordate/cestate o da motivi reticolari, mentre oltre il 75% del vasellame K. II mostra impressioni di corda/cesto e raramente motivi reticolari. Le forme più caratteristiche della ceramica K. II sono i vasi da cottura a tre piedi cavi mammelliformi (li e jia) e le giare (guan) prive di anse o con una, due o tre anse; il tipo biansato trova confronti con tipi della cultura Qijia. K. II rappresenta quindi una cultura autonoma della tarda età neolitica, forse sviluppatasi dalla facies Miaodigou II, lungo la valle del Fiume Wei e dei suoi affluenti fino alla confluenza con il Huanghe, ed è databile, grazie a una decina di datazioni radiometriche, tra il 2400 e il 2000 a.C. Tale cultura ebbe fortissime interazioni sia con le più orientali culture Longshan, sia con le culture del Gansu orientale, tanto che alcuni studiosi ritengono che la cultura K. II abbia dato vita alla cultura Qijia, mentre altri sostengono che da essa sia derivata la cultura pre-Zhou dello Shaanxi.

Bibliografia

Su B.q. - Wu R.z., Xi'an fujing Guwenhua Yicun de Leixing [Le tipologie delle evidenze culturali nei pressi di Xi'an], in Kaogu Tongxun, 2 (1956), pp. 32-38; 1955-57 nian Shaanxi Chang'an Fengxi Fajue Jianbao [Rapporto preliminare sullo scavo del sito di Fengxi, Chang'an, Shaanxi, 1955-57], in Kaogu, 10 (1959), pp. 516-30; An Z.m., Shilun Huanghe Liuyu Xinshiqi Shidai Wenhua [Le culture neolitiche della valle del Huanghe], ibid., pp. 559-65; Zhang J.k. - Wei J., Xinshiqi Shidai Kaogu [L'archeologia dell'età neolitica], Beijing 2004, pp. 234-38.

Laoguantai, cultura

di Corinne Debaine-Francfort

Cultura (talvolta definita anche "cultura Baijia"), che rappresenta il Neolitico pre-Yangshao nella valle del Fiume Wei e nella piana dello Shaanxi centrale, in un periodo compreso tra il 5500 e il 5050 a.C. circa.

Approssimativamente coeva con le culture Peiligang nel Henan, Cishan nel Hebei e Dadiwan nel Gansu, la cultura L. fa parte delle più antiche culture neolitiche attualmente conosciute in questa regione e occupa un ruolo centrale nel dibattito sulle origini della cultura Yangshao e sulla nascita dell'agricoltura nel bacino del Huanghe. Alcuni archeologi la ritengono una cultura specifica, mentre altri la integrano nella fase iniziale Yangshao, collegandola con il tipo culturale di "Beishouling livello inferiore". Sono stati scavati o esplorati una ventina di siti, tra cui L. e Yuanjunmiao (Huaxian, 1958-59), Baijia (Lintong, 1982-84), Beishouling (Baoji) e Lijiacun (Xixiang, 1960-61) nello Shaanxi.

Gli insediamenti, permanenti o semipermanenti, erano poco estesi, caratterizzati da capanne semisotterranee associate a pozzetti di discarica e fornaci. Nella maggior parte dei casi le sepolture rinvenute sono a inumazione singola in posizione supina, tuttavia vi sono anche alcune inumazioni collettive o in posizione flessa (ad es., a Baijia); gli infanti erano inumati in giare. Le ceramiche, per la maggior parte a impasto siliceo e di colore rosso arancio o rosso mattone, più raramente nere o bianche, sono di fattura alquanto rozza, decorate con impressioni di corda o vimini, e con motivi geometrici incisi o applicati; la cottura avveniva in fosse aperte piuttosto che in fornaci. Tra le forme principali figurano scodelle, coppe tripodate e giare tripodate (guan) a corpo cilindrico. Ciotole con orlo sottolineato da una banda dipinta in rosso e, talvolta, con interno ornato a linee ondulate o spezzate prefigurano la struttura delle decorazioni caratteristiche della fase antica Yangshao e costituiscono uno dei primi esempi di ceramica dipinta in Cina. I grani di miglio (Setaria italica) rinvenuti nei siti di cultura L. rappresentano inoltre le più antiche testimonianze di pratiche agricole nel bacino del Huanghe, confermate dallo strumentario litico, spesso levigato, composto da macine, coltelli-falcetto rettangolari, scalpelli e zappe, spesso in associazione con falci a taglio dentellato o formato da lamelle microlitiche e con coltelli-falcetto di conchiglia usati per la raccolta delle spighe. Sono stati rinvenuti infine arpioni con punta seghettata, che dimostrano come la pesca, insieme alla caccia e raccolta, fosse ancora importante; sono stati però recuperati frammenti di ossa di maiale e cane, come anche di pecora e gallinacei probabilmente già domesticati. Le fasi immediatamente successive a questa cultura vanno ricercate nel tipo Banpo della cultura Yangshao, a cui si riconnettono mediante il livello inferiore di Beishouling.

Bibliografia

Shih Xing-bang, The Discovery of the Pre-Yangshao Culture and Its Significance, in C.M. Aikens - Song Nai Rhee (edd.), Pacific Northeast Asia in Prehistory. Hunter-Fisher-Gatherers, Farmers, and Sociopolitical Elites, Washington (D.C.) 1993, pp. 125-32; Lintong Baijiacun [Baijiacun, distr. di Lintong], Chengdu 1994.

Liangzhu, cultura

di Filippo Salviati

Cultura neolitica (3300-2100 a.C.) identificata negli anni Trenta del Novecento nell'omonimo sito ubicato 15 km a nord-est di Hangzhou (distr. di Yuhang, Prov. di Zhejiang).

Le campagne di scavo, intensificatesi a partire dagli anni Settanta, hanno portato alla luce oltre 300 siti distribuiti in tre aree principali nella regione del Lago Taihu: la zona di Liangzhu (Zhejiang settentrionale), l'area Suzhou-Shanghai (a est del Lago Taihu) e la porzione meridionale della Provincia di Jiangsu. Le sequenze stratigrafiche messe in luce in più siti, quali Caoxieshan e Fuquanshan, mostrano come la cultura L. si collochi cronologicamente al termine della sequenza delle culture neolitiche fiorite nella regione (Hemudu, Majiabang e Songze) e a ridosso della prima età del Bronzo. Inoltre, dall'analisi dei mutamenti occorsi nei corredi funerari si evince che nelle tre fasi di sviluppo (L. I, 3300-2800 a.C.; L. II, 2800-2600 a.C.; L. III, 2600-2100 a.C.) la cultura L. conobbe un crescente grado di stratificazione sociale accompagnato a una graduale espansione verso nord, fino a toccare l'estremo lembo settentrionale della Provincia di Jiangsu, al confine con la Provincia di Shandong, come dimostrano i rinvenimenti nel sito di Huating. Un'altra possibile linea di espansione della cultura L. è evidenziata dai ritrovamenti in siti delle province di Anhui e Jiangxi, mentre manufatti di giada riconducibili per stile e tipologia a prototipi Liangzhu sono stati rinvenuti nel Guangdong settentrionale (strati superiori della cultura Shixia) e meridionale (sito di Haifeng), indicando una linea di trasmissione e contatti, forse anche per vie marittime, ancora da chiarire.

La scoperta e lo studio della cultura L. confermano la regione del Lago Taihu come importante e autonomo fulcro di cultura nella Cina neolitica e predinastica, evidenziando nel contempo come alcuni dei principali tratti L. siano confluiti nelle società protostoriche dell'età del Bronzo. Tali tratti, come emerge soprattutto dall'analisi delle aree cimiteriali scavate, si intensificano con maggiore evidenza nella fase medio-tarda (ca. 2800-2100 a.C.) e sono rappresentati da una graduale stratificazione della società, con l'emergere di una élite dominante e il diffondersi della pratica di sacrifici umani; centralità delle pratiche religiose, manifesta nella produzione di particolari classi di manufatti rituali di giada e nell'edificazione di piattaforme o altari di terra battuta, quasi sempre siti in prossimità dei cimiteri di élite; emergere di centri di grandi dimensioni, nelle aree di distribuzione della cultura L., attorno ai quali si concentrano insediamenti e aree cimiteriali. Altri tratti non meno rilevanti includono: la comparsa di segni incisi su alcuni manufatti ceramici, come quelli rinvenuti a Maqiao (Shanghai) e analoghi alla prima forma di scrittura cinese documentata dalle ossa oracolari Shang; l'elaborazione di iconografie centrate essenzialmente su motivi teriomorfi che presentano, sul piano stilistico, forti analogie con il motivo del taotie, diffuso nella bronzistica e nell'arte dei successivi periodi pre- e protodinastici, soprattutto durante la dinastia Shang (XVI-XI sec. a.C.); il ricorrere di tali iconografie sui numerosissimi manufatti di giada rinvenuti nelle sepolture dell'élite e, soprattutto, in regolari registri intagliati agli angoli di manufatti di uso rituale (cong). Anche se il significato e l'uso di tali manufatti rituali continuano a rimanere elusivi, è indubbio che dal punto di vista tipologico lo cong costituisce una delle più originali creazioni Liangzhu, la cui persistenza nel tempo è documentata dai ritrovamenti che ne attestano l'uso funerario, sebbene in maniera sporadica, fino al periodo Han (206 a.C. - 220 d.C.). Quali esattamente siano state le modalità di trasmissione di tali tratti è una delle questioni cruciali che solo indagini ulteriori potranno risolvere.

Bibliografia

Li Xueqin, Liangzhu Culture and the Shang Dynasty taotie Motif, in R. Whirfield (ed.), The Problem of Meaning in Early Chinese Ritual Bronzes, London 1992, pp. 56-66; F. Salviati, Il materiale in giada della cultura Liangzhu allo stato attuale delle conoscenze: osservazioni, in RStOr, 66, 1-2 (1992), pp. 145-69; Zhixin Sun, The Liangzhu Culture. Its Discovery and its Jades, in Early China, 18 (1993), pp.1-40; F. Salviati, Decorated Pottery and Jade Carving of the Liangzhu Culture, in R. Whitfield - T. Wang (edd.), Exploring China's Past. New Discoveries and Studies in Archaeology and Art, London 1999, pp. 212-26; Shuo Zhi, A Preliminary Analysis of the Liangzhu Culture, in Chinese Archaeology, I, Beijing 2001, pp. 30-35.

Lingkou, cultura

di Yan Sun

Cultura del Neolitico antico-medio (7300-6600 anni fa) che prende nome dal sito-tipo (contea di Lingtong, Prov. di Shaanxi), scavato per la prima volta dal 1994 al 1995.

Rinvenuta nei livelli più bassi di un ristretto numero di siti principalmente distribuiti nella valle del Fiume Wei e più dispersi nella regione sud-occidentale della Provincia di Shanxi e in quella occidentale della Provincia di Henan, la cultura L. si sta rivelando una delle principali facies culturali pre-Yangshao della valle del Fiume Wei. Il deposito di Lingkou è stato suddiviso in tre orizzonti, il primo riferibile all'orizzonte Baijiacun, il secondo definito come "cultura L.", il terzo attribuito alla cultura Yangshao. Scarsi sono i dati sugli insediamenti e le necropoli: è stato individuato solo un numero limitato di fondi di capanne seminterrate a pianta rettangolare con una superficie inferiore a 10 m2. Gli strumenti più diffusi erano pale di pietra, mortai, pestelli e accette. La ceramica era generalmente modellata a mano, ma si nota anche l'uso di una ruota lenta per la rifinitura. Predominano gli esemplari a impasto fine di colore rossiccio, seguiti da quelli a impasto fine e a impasto sabbioso di colore marrone. Le decorazioni comprendono bande rosse dipinte, motivi a linee incise e impressioni di corde anche se la maggior parte delle superfici non sono decorate. Le forme fittili più frequenti comprendono ciotole, bacini, giare a base piatta e tripodi (ding).

L'identificazione della cultura L. è di particolare importanza in quanto colma la lacuna tra la cultura Baijiacun e la cultura Yangshao della valle del Fiume Wei; è stato ipotizzato che essa si sia poi evoluta nel tipo Banpo della cultura Yangshao. Non tutti gli studiosi concordano comunque nel definire i rinvenimenti di L. come una nuova cultura; un argomento a sostegno di questa teoria è che i resti materiali della seconda fase potrebbero appartenere alla cultura Baijiacun.

Bibliografia

Zhou C.m. - Yan M.m., Lingkou wenhua de faxian ji yiyi [La scoperta e l'importanza della cultura Lingkou], in Wen Bo, 5 (1997), pp. 30-33; Ji D.x., Lingkou wenhua shixi [Un'analisi della cultura Lingkou], in Kaogu Yu Wenwu, 3 (2002), pp. 61-65; Zhou C.m., Guanyu Lingkouzun wenhua de niandai wenti [Il dibattito sulla cronologia della cultura Lingkou], ibid., 1 (2002), pp. 51-55.

Liuwan, necropoli di

di Marcello Orioli

Necropoli neolitica ubicata a 1950 m s.l.m. presso il villaggio di Gaomiao (17 km dalla città di Luodu, Prov. di Qinghai), su un terrazzo del Huangshui (affluente del Huanghe).

La necropoli è stata oggetto di diverse campagne di scavo (1974-79) che hanno portato al rinvenimento di 1500 sepolture; essa comprende tre aree principali, relazionate a quattro diverse fasi di uso: 1) fase iniziale, settore orientale della necropoli con sepolture riferibili alla fase Banshan (ca. 2700-2000 a.C.) della cultura Majiayao; 2) settore centrale, sepolture di fase Machang (ca. 2500-1800 a.C.) della cultura Majiayao; 3) settore occidentale, tombe ascrivibili alla cultura Qijia (ca. 2200-1600 a.C.); 4) sezione settentrionale del settore centrale, con sepolture ascrivibili alla cultura Xindian (ca. 1300-900 a.C.) che rappresentano l'ultima fase di utilizzo del sito. Nella fase 1 le sepolture (257) sono fosse rettangolari con sarcofago di legno, distinguibili in due tipi: a) sepoltura singola, con prevalenza di sepoltura secondaria; b) sepoltura collettiva (2-7 individui, con una maggiore frequenza di sepolture con 2-3 individui). La sovrapposizione dei resti all'interno del medesimo sarcofago nelle sepolture collettive ha rivelato che si tratta di tombe utilizzate per un arco di tempo piuttosto lungo; si può ipotizzare che si tratti di vere e proprie "tombe di famiglia" utilizzate per varie generazioni. I corredi sono in genere piuttosto poveri e si tratta di solito di manufatti d'uso comune, quali strumenti di osso e pietra, vasellame di terracotta d'uso quotidiano, monili d'osso. Particolarmente caratteristica risulta la ceramica (brocche, orci, olle, tazze, ciotole e fiasche), decorata a motivi geometrici e lineari in rosso e nero. Una datazione al 14C calibrata su un campione prelevato dal sarcofago di legno della sepoltura M284 è al 3930±100 B.P.

Alla fase 2 appartengono 872 sepolture distinte in due tipi: a) a fossa semplice, di forma rettangolare; b) "a grotticella", con pianta rettangolare e corridoio di accesso su uno dei lati lunghi. In entrambi i casi le tombe sono corredate di sarcofago di legno, che poteva essere una vera e propria bara o un rivestimento della fossa; in quest'ultimo caso sui lati lunghi, tra le pareti di legno e quelle di terra, erano posti a rinforzo pioli di legno. Le inumazioni sono singole e collettive, in posizione prevalentemente supina. Nelle sepolture collettive il numero di individui varia da due a sei, con una ricorrenza prevalente di due individui per fossa. Anche in tal caso gli individui sono posti all'interno del medesimo sarcofago, rivelando quindi un utilizzo prolungato delle tombe, verosimilmente da parte dello stesso clan. Le sepolture sono fornite di corredo, di norma costituito da utensili e monili di osso e pietra e da vasellame fittile: dalle sepolture della fase Machang, ad esempio, sono stati recuperati circa 10.000 vasi. Le forme sono diversificate (brocche, ollette, orci biansati, ciotole, fiasche con impugnatura ad anello, brocchette con versatoio) e decorate a motivi dipinti lineari, geometrici, zoomorfi, antropomorfi; sui vasi sono inoltre ricorrenti 130 segni, in cui gli studiosi ravvisano una forma di protoscrittura. Tra gli altri elementi di spicco va rilevata la presenza di forme differenziate di corredo: è il caso, ad esempio, della sepoltura "ricca" M564, al cui interno sono stati rinvenuti 95 vasi di raffinata manifattura che non trova confronti con il vasellame grossolano, d'uso quotidiano, rinvenuto nelle sepolture. Indicatore di posizioni di privilegio è anche il rinvenimento di monili realizzati con tessere di turchese e conchiglia. Di rilievo anche il ritrovamento di grani di miglio all'interno di orci facenti parte dei corredi sepolcrali. Piuttosto ricca la sequenza di datazioni radiometriche calibrate effettuate su campioni di legno prelevati dai sarcofagi: sepoltura M281: 3750±90 B.P.; M266: 3730±90 B.P.; M236: 3640±100 B.P.; M505: 3760±120 B.P.; M397: 3650±80 B.P.; M391: 3860±240 B.P. Le 366 sepolture di cultura Qijia della fase 3 sono costituite da fosse rettangolari con sarcofagi monossili (lungh. ca. 2 m). Le sepolture sono tutte singole, ma di due tipi: a) primarie, con inumazione supina; b) secondarie, con corpo rannicchiato. In alcuni individui è stata rilevata la mancanza delle ossa lunghe. I corredi sono prevalentemente costituiti da vasi fittili, quali tazze, brocche, ciotole, coppe bicchieri, ollette biansate o quadriansate spesso munite di versatoio, brocche a collo alto. Le decorazioni sono dipinte con una ricca varietà di temi decorativi. Un unico dato radiometrico calibrato è disponibile per le sepolture di tale fase, ottenuto da un campione di legno dalla sepoltura M392 (3860±240 B.P.). Alla fase 4, riferibile alla cultura Xindian, sono assegnate solo cinque sepolture primarie, con corpo disteso, entro fossa semplice, senza sarcofago, di forma circolare o ovoidale. I corredi sono modesti, composti da ceramica d'uso quotidiano e strumenti di pietra.

Bibliografia

Qinghai Liuwvan, Ledu Liuwan Yuanshi Shihui Mudi [Il sito di Liuwan nel Qinghai, la necropoli della società preistorica di Liuwan presso Ledu], Beijing 1984, pp. 8-43; Zhongguo Kaoguxue zong Tanshisi Niandai Shujuji 1965-91 [Raccolta delle datazioni al 14C nell'archeologia cinese 1965-91], Beijing 1992, pp. 285-86; C. Debaine-Francfort, Du Néolithique à l'Âge du Bronze en Chine du Nord-Ouest, Paris 1995, pp. 129-59.

Longqiuzhuang, cultura

di Yan Sun

Cultura neolitica sviluppatasi nel settore orientale della pianura di Jianghuai, un'area di bassopiani attraversata da una rete di piccoli fiumi e canali chiusa tra il basso corso dello Yangtze a sud e il Fiume Huai a nord.

La cultura L. trae nome dal sito-tipo, ubicato nei pressi della città di Gaoyou (Prov. di Jiangsu), ed è stata definita quasi esclusivamente sulla base delle scoperte effettuate in tale sito (240 × 180 m), dove quattro stagioni di scavi (1993-95) hanno portato al rinvenimento di 4 abitazioni, 402 sepolture, 34 pozzetti di discarica e oltre 2000 manufatti. La cultura L. può essere suddivisa in tre fasi, ciascuna caratterizzata da distintivi stili ceramici: la prima fase è datata 6600-6300 B.P., la seconda 6300-5500 B.P. e l'ultima 5500-5000 B.P. Sebbene l'organizzazione degli insediamenti sia ancora poco chiara, i resti di abitazioni (buchi di palo, piani di calpestio pavimentati e resti di muri) attestano l'esistenza di strutture interamente sopraelevate e parzialmente rialzate su pali, così come l'impiego di tecniche costruttive per prevenire l'umidità, quali l'esposizione al fuoco di pavimenti e muri e l'uso di strati di conchiglie frantumate sui pavimenti. Secondo gli autori degli scavi, delle 34 fosse colme di ceneri rinvenute quelle profonde con base piana e pareti rettilinee erano utilizzate nei periodi più antichi come peschiere e in epoche successive anche per allevare tartarughe e molluschi. Nel sito di L. sono state individuate 500 sepolture, per la maggior parte deposizioni individuali in posizione supina, generalmente con la testa rivolta verso est; sono note anche sepolture primarie e secondarie contenenti tra due e quattro individui. Quasi tutte le sepolture avevano da uno a quattro oggetti di corredo, quali tazze di colore rosso, ciotole e vasi su piedistallo deposti vicino al cranio del defunto, oltre a utensili di osso e palco di Cervidi; le fusaiole erano generalmente associate alle deposizioni femminili, le punte di freccia d'osso e le accette di pietra a quelle maschili.

Il vasellame, modellato a mano, è di colore bianco-grigiastro e rosso; al tipo dominante, rappresentato dai calderoni (fu), si affiancano forme complesse, come piatti su alto piedistallo lavorato a giorno, bicchieri su alto piedistallo, tazze lenticolari con manico a corno su supporti conici decorati da motivi seghettati impressi, giarette globulari su quattro corti piedi e presa "a muso di maiale" sul ventre e giarette globulari ad ampia imboccatura e alto piedistallo, decorate da motivi che presentano stringenti affinità con un tipo identificato nel sito approssimativamente coevo di Sanxingcun, nella bassa valle dello Yangtze. Ascette e asce di pietra, perle e pendenti di giada, relativamente rari per l'assenza di luoghi di approvvigionamento della materia prima, suggeriscono l'esistenza di scambi interregionali, mentre ossa animali e palchi di Cervidi erano ampiamente utilizzati per la realizzazione di arponi, punteruoli, cucchiai, aghi e fusaiole. A L. sono stati rinvenuti migliaia di chicchi di riso carbonizzati, che documentano la transizione dalla raccolta di riso selvatico (Oryza sativa) del periodo antico alla coltivazione di Oryza sativa japonica del periodo tardo, essendo il processo di selezione e ottimizzazione del riso in atto già dal 5500 B.P. Anche i resti di maiale e cane appartengono a specie domestiche, mentre integravano la dieta pesci, tartarughe, testuggini e molluschi, ad attestare un'economia mista basata sull'agricoltura, la pesca, la caccia e la raccolta.

Sebbene nella cultura L. si rilevino contatti con le culture Beiyinyangying, Majiabang e Songze a sud del basso Yangtze e con le culture Beixin e Dawenkou a nord del Fiume Huai, essa deve essere ritenuta una cultura autonoma adattata all'ambiente umido della pianura di Jianghuai. Ciò solleva nuovi stimolanti questioni, le più importanti delle quali sono quelle sull'origine monocentrica della risicoltura, cui si oppongono tesi multicentriche, e quelle sulla sua espansione verso est attraverso la valle dello Yangtze o, secondo altre teorie, attraverso quella del Huai.

Bibliografia

Longqiuzhuang - Jianghuai dongbu xinshiqi shidai yizhi fajue baogao [Longqiuzhuang - Relazione sullo scavo di un sito neolitico nella regione orientale del Jianghuan], Beijing 1999; Zhang Min, Huaihe xialiu Xinshiqi shidai de xuanlan huajuan - Gaoyou Longqiuzhuang yizhi [Lo splendido quadro del Neolitico nella bassa valle del Fiume Huai: il sito di Longqiuzhuang presso Gaoyou], in Zhongguo shinian bai da kaogu xin faxian 1990-1999 - Top 100 New Archaeological Discoveries of China 1990-1999, Beijing 2000, pp. 172-76.

Longshan, cultura

di Jian Leng

Cultura il cui nome deriva da quello della cittadina (contea di Zhangqiu, Prov. di Shandong) in cui nel 1928 G.D. Wu (Wu Jinding) scoprì un sito cinto da mura di terra battuta (450 × 390 m), noto come Chengziyai (o Chengziya).

Gli scavi condotti in questo sito (1930-31) dal Dipartimento di Archeologia dell'Istituto di Storia e Filologia dell'Accademia Cinese delle Scienze portarono alla definizione di una nuova facies culturale neolitica, detta L. (o "della Ceramica Nera"), diversa dalla cultura Yangshao (o "della Ceramica Rossa"), l'unica allora nota in Cina. Per oltre 80 anni la cultura L., fenomeno complesso cui sono state nel tempo riferite numerose manifestazioni regionali caratterizzate da specifici tratti, è stata oggetto di ricerche e dibattiti sull'origine, l'area di distribuzione, i possibili influssi culturali ricevuti ed esercitati, la struttura sociale e il grado di sviluppo tecnologico. Per molti anni la cultura L. è stata considerata il principale motore di sviluppo della civiltà cinese, creatrice di un tessuto connettivo che avrebbe unificato le diverse culture medio-neolitiche della Cina Propria. Particolarmente influente, e all'epoca innovativa, fu la teoria, elaborata (1963) dall'archeologo sino-americano K.C. Chang (o Zhang Guangzhi), basata sulla definizione di una Area Nucleare della Cina Settentrionale (la pianura alla confluenza del Huanghe, del Fiume Wei e del Fen), dove nel Neolitico antico si sarebbero sviluppate le culture produttrici di cibo della Cina del Nord e da cui nel Neolitico tardo avrebbe preso avvio l'espansione longshanoide, intesa come fenomeno generato dalla crescita della produzione agricola e dal conseguente aumento demografico e consistente nella conquista all'agricoltura di vaste aree sottopopolate (particolarmente verso est e verso sud). Lo stesso Chang (1986) fornì le basi per il superamento di tale teoria mettendo in risalto, più che l'espansione di un modello culturale da un'unica area nucleare, come diverse culture regionali dal IV millennio a.C. avessero iniziato a entrare in rapporti di scambio che avrebbero portato alla formazione nel III millennio a.C. di una sfera d'interazione in cui sono ben riconoscibili tratti culturali peculiarmente cinesi e da cui sarebbe fiorita la civiltà cinese.

Molti archeologi cinesi concordano nel riconoscere almeno sette varianti regionali (o tipi, leixing) L., datate tra il 2600 e il 1900 a.C. e contraddistinte da specifiche variazioni, principalmente nelle tipologie fittili; esse prendono nome dal primo sito-tipo identificato per ciascun gruppo: tipo Kexingzhuang II nella media-bassa valle del Fiume Wei (Prov. di Shaanxi), Taosi a sud della zona di confluenza del Fen con il Huanghe (Prov. di Shanxi), Wangwan III nella zona dell'odierna città di Luoyang (Prov. di Henan), Hougang II nella piana tra le città di Handan e Anyang (confine delle province di Henan e Hebei), Wangyoufang nell'area sud-orientale della Provincia di Henan, e, nella penisola di Shandong, Chengziyai nel versante occidentale e Liangcheng in quello orientale. Secondo alcuni studiosi le due ultime varianti regionali esemplificherebbero nel loro insieme la manifestazione "classica" della cultura L. Tali distinzioni, che inducono a considerare il termine L. indicativo di un periodo piuttosto che di una unica cultura, assumono notevole importanza alla luce dell'impostazione storicistica dell'archeologia cinese, giacché da esse avrebbero avuto origine le prime dinastie, o regni: così, ad esempio, dai tipi Wangwan III e Taosi si sarebbe sviluppata la cultura Erlitou che molti considerano rappresentativa della dinastia Xia, mentre la dinastia Shang avrebbe avuto origine principalmente dalla variante Hougang II. Al di là di questa ricerca di continuità storico-culturale, tutte le evidenze sembrano indicare per ciascuna variante regionale un'associazione con processi di crescita della complessità sociale che ebbero come esito la formazione di unità politiche regionali di tipo protostatale (chiefdoms) organizzate in modelli insediamentali gerarchizzati, di cui quelli cinti da possenti mura, alzate con centinaia di strati di terra battuta su gigantesche trincee di fondazione, rappresenterebbero i centri principali.

In generale, all'interno di tali centri sono stati portati alla luce resti di capanne con pavimento a livello del suolo, dotate di tre, quattro o più ambienti, che contrastano con i moduli a un unico ambiente, spesso del tipo seminterrato, ordinatamente disposti nelle aree periferiche dell'abitato. Nel periodo L. le tecniche edilizie divennero più complesse e diversificate: si nota una più articolata disposizione dei pilastri portanti e vennero usati diversi sistemi di isolamento dei piani pavimentali, spesso intonacati come i muri perimetrali, costruiti anche facendo uso di ben strutturate trincee di fondazione, con mattoni di terra cruda o in terra battuta o con impasto di paglia e fango su scheletro ligneo. Come nelle strutture abitative, così in quelle funerarie si evidenziano livelli gerarchici segnalati dalla dimensione e dalla complessità delle fosse di sepoltura (quelle più importanti superano i 20 m2), oltre che dalla presenza o assenza di sarcofagi e camere funerarie di legno e dalla diversificata composizione dei corredi funerari, che nei casi definibili come "ricchi" presentano ceramiche di fattura più elaborata, beni di lusso o rituali di giada e offerte di cani o maiali. Il raggruppamento di fosse di sepoltura, anche di diversa grandezza, in settori differenziati di alcune necropoli L. evidenzierebbe inoltre l'affermazione di strutture sociali basate sulla discendenza patrilineare, fenomeno suggerito anche dal rinvenimento di più o meno espliciti simboli fallici di pietra e di ceramica.

Sembra ormai certo che la tecnica di fusione delle rocce metallifere fosse conosciuta in ambito L. tardo: provengono da Sanlihe (contea di Jiaoxian, Prov. di Shandong) due punteruoli, un frammento di lamina da un pozzetto di discarica di periodo L. a Dianzi (isola di Changdao, Prov. di Shandong), frammenti ossidati di rame/bronzo da Chengzi (contea di Zhucheng, Prov. di Shandong) e scorie associate a resti L. da Yangjiaquan (contea di Qixia, Prov. di Shandong) e da Yaowangcheng (contea di Rizhao, Prov. di Shandong); due piccole vanghe forate sono state messe in luce a Dachengshan (contea di Tangshan, Prov. di Hebei) e a Taosi (contea di Xiangfen, Prov. di Shanxi), nel corredo di una sepoltura "ricca", è stata rinvenuta una campanella di rame. A ovest dell'area di distribuzione della cultura Kexingzhuang II, variante regionale L. della valle del Fiume Wei, tuttavia, un coltello e un punteruolo di rame pressoché puro rinvenuti nel sito di Huangniangniangtai (contea di Wuwei, Prov. di Gansu), riferibile alla cultura Shijia, potrebbero essere più antichi dei manufatti metallici L.

Nella produzione del vasellame ceramico si affermano impasti temperati a sabbia, di diversa granulosità, di colore variabile dal grigio scuro al nero per la cottura in atmosfera riducente, tipico in particolare della cultura Longshan dello Shandong; anche le forme vascolari, con basi piatte, ad anello o tripodate, presentano una notevole standardizzazione. Decisivo è l'abbandono delle decorazioni dipinte in favore dello sfruttamento a scopo decorativo di impronte di corda o di stuoia (traccia di finiture di superficie "a incudine e paletta") o di semplici linee incise (ottenute durante la lavorazione alla ruota). Nell'industria litica le tecniche di lavorazione si basano tutte sull'uso della scheggiatura e della politura per ottenere utensili dalle forme piatte, spigolose e taglienti. Si tratta di strumenti (zappe, accette, asce, falcetti, coltelli, bulini) che riflettono il livello evoluto dell'economia agricola, fondata sulla coltivazione di miglio, riso e grano, anche consumati in forma di farina, come attestato da macinelli a rullo e pietre da macina; oltre a quelli di pietra, sono stati rinvenuti anche strumenti agricoli di osso e conchiglia (soprattutto coltelli-falcetto) che ripropongono modelli del Neolitico medio-tardo. Accanto all'agricoltura, l'allevamento di maiali, cani, bovini, caprovini e pollame è parte integrante dell'economia L., sebbene le attività di caccia-pesca continuassero a rivestire un importante ruolo.

Il rinvenimento di complessi pozzi per l'acqua (particolarmente in alcuni siti Longshan dello Shandong) rimanda sia ai progressi nel settore delle tecniche edilizie e della produzione agricola sia alle accresciute capacità di organizzazione della forza-lavoro; tale evidenza supplisce in parte all'assenza di dati su opere di canalizzazione per il drenaggio delle piane alluvionali estensivamente messe a coltura nel periodo L., ma delle quali a oggi non si possiedono evidenze. Il rinvenimento di scapole di bue, cervo e, più raramente, pecora e carapaci di tartaruga recanti tracce di esposizione al fuoco testimonia l'affermarsi di una forma di divinazione che avrebbe avuto particolare importanza nella II metà del millennio successivo nelle pratiche rituali dell'élite della dinastia Shang (XVI-XI sec. a.C.). Non meno suggestivo il rinvenimento di numerosi simboli grafici, quali quelli identificati su un frammento di un vaso di ceramica del tardo periodo L. da Dinggong (contea di Zouping, Prov. di Shandong).

Bibliografia

Chengziyai [Chengziya] Zhongguo Kaogu Baogaoji zhi Yi [Chengziyai, primo resoconto di uno scavo archeologico cinese], Nanjing 1934; Liang S.y., Longshan Wenhua - Zhongguo Wenming de Shiqianqi zhi yi [La cultura Longshan, prima civiltà preistorica della Cina], in Kaogu Xuebao, 7 (1954), pp. 5-14; Cheng T.k., Prehistoric China, Cambridge 1959, pp. 87-95; Yan W.m., Longshan Wenhua he Longshan shidai [La cultura Longshan e il periodo Longshan], in Wenwu, 6 (1981), pp. 41-48; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 77-109, 234-94; A.P. Underhill, Variation in Settlements during the Longshan Period of Northern China, in AsPersp, 33, 2 (1994), pp. 197-228; Zhang J.k. - Wei J., Xinshiqi shidai kaogu [L'archeologia dell'età neolitica], Beijing 2004, pp. 211-38.

Longshan dello shandong, cultura

di Jian Leng

Cultura considerata la manifestazione più "classica" tra i diversi tipi o varianti culturali regionali Longshan; per alcuni studiosi essa è ulteriormente divisibile nel tipo Chengziyai (dal nome del primo, e forse più importante, sito Longshan scoperto nel 1928) della regione occidentale della penisola di Shandong e nel tipo Liangcheng di quella orientale.

Il periodo di sviluppo della cultura L.d.Sh., in cui sono distinguibili almeno due diverse fasi (antica e tarda), è posto da datazioni radiometriche calibrate tra il 2500 e il 2000 a.C. è opinione oggi condivisa che tale cultura abbia avuto origine dalla cultura Dawenkou, tanto che per alcuni esse rappresenterebbero due fasi di sviluppo di un unico sistema culturale. Oltre a un'evidente continuità sia nella successione stratigrafica Dawenkou-Longshan riscontrata in molti siti, sia nella tipologia delle forme vascolari, la cultura L.d.Sh. condivide la stessa area di distribuzione della cultura Dawenkou, estendendosi a nord fino a tutto il basso corso del Huanghe e a sud fino alla sponda settentrionale del Fiume Huai. Un significativo indicatore della continuità Dawenkou-Longshan è rappresentato anche dal persistere di alcune pratiche rituali, tra cui l'avulsione degli incisivi superiori in individui maschi adulti e l'offerta di maiali, interi, in quarti o in parti della testa, nelle sepolture. Evidenze di rame/bronzo sono state rinvenute in diversi siti L.d.Sh.: da Sanlihe (contea di Jiaoxian) provengono due punteruoli, un frammento di lamina da un pozzetto di discarica a Dianzi (isola di Changdao), frammenti ossidati di rame/bronzo da Chengzi (contea di Zhucheng) e scorie associate a resti L. da Yangjiaquan (contea di Qixia) e da Yaowangcheng (contea di Rizhao). Diverse analisi metallografiche hanno accertato che si tratta di una lega di rame e zinco con tenore di poco superiore al 20% (almeno nel caso dei due punteruoli di Sanlihe sono riportate anche tracce di stagno e piombo); piuttosto problematica è la presenza di zinco nella lega, da alcuni imputata a impurità naturali del rame. L'industria litica è esclusivamente basata sulle tecniche di taglio, trapanazione e politura per la manifattura di utensili dalle forme piatte e squadrate, quali zappe, asce, accette, scalpelli, vanghe, falcetti e coltelli-falcetto rettangolari e semilunati con due fori sulla parte ventrale per il passaggio di corregge d'immanicatura, e punte di freccia; la diversificazione e la specializzazione di queste ultime, a differenza di quelle d'osso di periodo Dawenkou, più funzionali ad attività di caccia, potrebbero essere riferibili alla crescita dei livelli di contrasto e competizione tra comunità (suggeriti anche dall'aumento degli insediamenti cinti da mura).

Uno dei tratti diagnostici della cultura L.d.Sh. è l'uso del tornio nella produzione della ceramica, forse derivato da un dispositivo rotante attestato già nella fase tarda della cultura Dawenkou, che permise anche la manifattura di vasi eccezionalmente sottili (0,3-0,5 mm), la cosiddetta "ceramica a guscio d'uovo" con superficie brunita. L'uso del tornio non sostituì tuttavia del tutto le tecniche di costruzione a colombino e a stampo, anche con finitura "a incudine e paletta". Il vasellame è generalmente privo di decorazioni dipinte; rare quelle impresse o applicate, mentre sono frequenti decorazioni a giorno e incise; gli impasti sono generalmente depurati e a tempera minerale (soprattutto sabbia), di colore nero o grigio ‒ meno frequente la presenza di vasi di colore bianco o arancione, prevalentemente riscontrati per le brocche (gui) ‒, dovuti a cottura in fornaci ad ambiente riducente; secondo alcuni studiosi, nel caso dei vasi a guscio d'uovo sarebbe ipotizzabile l'uso di scatole da cottura (o muffole). Alquanto diversificata è la tipologia delle forme, funzionalmente specializzate, a base piatta, ad anello o tripodate e spesso provviste di manici di presa o di sospensione. Degna di nota è però la relativa standardizzazione di tali forme, tra le quali nella fase tarda compaiono alti vasi (zeng) formati da una parte inferiore a tre piedi cavi mammelliformi unita a una parte superiore a forma di vaso piriforme a orlo everso, che evidenziano l'uso maturo della cottura dei cibi al vapore. La derivazione da modelli Dawenkou è comunque evidente, particolarmente nel caso delle brocche ansate con ampio versatoio e tre piedi cavi mammelliformi (gui), delle ciotole con tre piedi pieni (ding) e dei calici ad alto stelo traforato in ceramica a guscio d'uovo.

Le sepolture sono prevalentemente costituite da inumazioni, perlopiù singole e in posizione supina, entro fossa rettangolare; si tratta generalmente di semplici strutture di piccole dimensioni, con corredi formati da pochi vasi e da strumenti litici di uso quotidiano. In alcuni casi, però, come in tre tombe della necropoli di Xizhufen (contea di Linqu), sono state rinvenute fosse di grandi dimensioni (ca. 20 m2) provviste di sarcofago entro camera lignea circondata da piattaforma perimetrale (ercengtai) per la deposizione del corredo, costituito da vasellame a guscio d'uovo, monili e strumenti rituali di giada, e offerte di parti di maiale. Tali sepolture attestano l'elevato rango sociale dell'occupante e livelli differenziati di accesso alle risorse. Un assetto sociale gerarchizzato è riflesso anche nelle diversità riscontrate nei modelli abitativi, costituiti da capanne a pianta quadrata o rettangolare: a Xiwusi (contea di Yangzhou) e a Yinjiacheng (contea di Sishui) sono state messe in luce abitazioni del tipo seminterrato, ma a Yinjiacheng sono anche presenti capanne a livello con struttura portante a due o quattro pilastri. In generale, le capanne a livello mostrano una maggiore cura nella tecnica di costruzione: a Yinjiacheng e a Yangjiaquan i muri perimetrali, a scheletro ligneo coperto di fango, sono provvisti di trincea di fondazione; nel sito costiero di Donghaiyu, capanne di fase L. iniziale si sovrappongono a capanne di fase tarda Dawenkou; in ambedue i casi le strutture poggiano su piattaforme di fondazione di löss compattato, mentre a Yaowangcheng i muri sono costruiti in mattoni di terra e i piani pavimentali sono livellati e induriti, con focolare centrale a pianta quadrata.

Tra i tratti più significativi della cultura L.d.Sh. sono l'ampia distribuzione degli insediamenti cinti da mura e, mediamente, la loro maggiore estensione (da 1 a oltre 20 ha) rispetto a quelli delle altre varianti regionali Longshan: ad esempio, Wangchenggang (contea di Dengfen, Prov. di Henan) appartenente al tipo Wangwan III, copre un'area di 1 ha; Mengzhuang (contea di Huixian, Prov. di Henan), appartenente al tipo Hougang II, copre 16 ha; Chengziyai, che rimane a tutt'oggi il maggiore centro Longshan, è di 20 ha, mentre Dinggong (contea di Zouping) e Tianwang (distr. di Linzi), ambedue L.d.Sh., ma il primo di tipo Chengziyai e il secondo di tipo Liangcheng, misurano rispettivamente 11 ha e 15 ha. Con ogni probabilità, dunque, tali insediamenti testimoniano l'affermarsi di strutture politico-territoriali (polities o chiefdoms) gerarchicamente organizzate da cui sarebbero emersi i primi stati dell'Estremo Oriente.

Bibliografia

Chengziyai [Chengziya] Zhongguo Kaogu Baogaoji zhi Yi [Chengziyai, primo resoconto di uno scavo archeologico cinese], Nanjing 1934; Shangdong Jiaoxian Sanlihe Yizhi Fajue Jianbao [Rapporto preliminare di scavo del sito di Sanlihe, contea di Jiao, Prov. di Shandong], in Kaogu, 4 (1977), pp. 262-67; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 245-53; Shandong Zouping Dinggong yizhi di si-wu ci fajue jianbao [Rapporto breve sulla quarta e quinta campagna di scavo nel sito di Dinggong presso Zouping, Shandong], in Kaogu, 4 (1993), pp. 295-99; Zhuangjia Bitan Dinggong yizhi chutu taowen [Una discussione tra specialisti circa l'iscrizione su ceramica da Dinggong], ibid., pp. 344-54, 375; Yu H.g., Analysis of the Large Burials in the Shandong Longshan Culture, in Chinese Archaeology, 1 (2001), pp. 15-18; Zhang J.k. - Wei J., Xinshiqi shidai kaogu [L'archeologia dell'età neolitica], Beijing 2004, pp. 211-16.

Machang, fase

di Corinne Debaine-Francfort

Fase finale della cultura neolitica di Majiayao datata tra il 2500 e 1800 a.C. circa, successiva alle fasi Majiayao (ca. 3500-2700 a.C.) e Banshan (ca. 2700-2000 a.C.) nel Nord-Ovest della Cina.

I principali siti di questa tradizione sono Majiawan (Yongjing), Yuanyangchi (Yongchang), Jiangjiaping (Yongdeng), Baidaogouping e Tugutai (Lanzhou) nel Gansu, e Liuwan nel Qinghai. Come per le altre fasi Majiayao, l'economia si basava principalmente sulla coltivazione del miglio e l'allevamento di cane e maiale. Nella decorazione fittile, rispetto alla fase Banshan, le linee nere dentellate scompaiono e le composizioni perdono dinamismo; i tratti rossi e neri lasciano il posto a decorazioni monocrome nere direttamente sulla superficie o su ingobbio rosso applicato per nascondere le imperfezioni delle pareti. All'inizio della fase M. si manifesta una differenziazione tra la regione di Jiuquan, zona di massima estensione verso occidente della cultura Majiayao, e le regioni più orientali del Gansu-Qinghai. Nella regione occidentale apparvero nuove forme (soprattutto boccali cilindrici) e uno stile fortemente regionale che sembra possa avere influenzato lo sviluppo delle culture con ceramiche dipinte dello Xinjiang Uygur durante l'età del Bronzo e del Ferro. Quanto alla zona orientale, molto meglio conosciuta, è possibile considerarla un prolungamento diretto della fase Banshan. Ma nel passaggio dalla fase Majiayao alla fase M. uno degli elementi più sorprendenti è probabilmente la presenza di un'iconografia con temi ricorrenti, in parte ereditati dalla cultura Yangshao, come nel caso delle rappresentazioni umane dipinte o modellate su alcune ceramiche, che rimandano forse a un complesso simbolismo religioso o potrebbero essere interpretate come simboli d'élite, compatibili con un sistema di credenze sciamaniche; esse rappresentano comunque una spiritualità molto diversa da quella della Cina orientale, che sembra almeno in parte legata ad antiche credenze di culti agrari.

Bibliografia

L. Fitzgerald-Huber, The Traditions of Chinese Neolithic Pottery, in BMFEA, 53 (1981); Qinghai Liuwan - Ledu Liuwan yuanshi shehui mudi [Liuwan, Qinghai - La necropoli di una società primitiva a Liuwan, Ledu], Beijing 1984; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 138-50; Li Y.p., Banshan, Machang wenhua yanjiu [Sulla cultura Banshan e Machang], in Su Bingqi (ed.), Kaoguxue Wenhua Lunji, 3 (1993), pp. 32-67.

Majiabang, cultura

di Yan Sun

Cultura neolitica sviluppatasi nell'area del Lago Taihu (Cina sud-orientale) e datata al 5000-4000 a.C.; essa prende nome dal sito-tipo scavato nel 1959 nella contea di Jiaxing (Prov. di Zhejiang).

A tutt'oggi siti appartenenti alla cultura M. sono stati identificati nell'area di Shanghai, nel Jiangsu e nel Zhejiang settentrionale. Tra i principali siti scavati, oltre a M., sono Luojiajiao (contea di Tongxiang, Prov. di Zhejiang), Caoxieshan (contea di Wu, Prov. di Jiangsu) e Yudun, presso Changzhou (Prov. di Jiangsu). Sulla base dei dati stratigrafici e delle variazioni delle tipologie ceramiche, la cultura M. è stata divisa in tre periodi, il primo dei quali rappresentato dallo strato più basso di M. e dallo strato 4 di Luojiajiao. La ceramica di questo periodo è di colore grigio-rossastro e in alcuni casi nero-grigiastro. Il secondo periodo (caratterizzato da ceramica rossastra a impasto sabbioso) comprende lo strato superiore di M., gli strati 1-3 di Luojiajiao e lo strato 10 di Caoxieshan. L'ultimo periodo è documentato dagli strati 8-9 di Caoxieshan, con ceramica generalmente rossastra a impasto sabbioso e con un sottile ingobbio rosso. La produzione fittile è per gran parte modellata a mano e dominata dai recipienti da cottura (fu), affiancati da tripodi (ding), urne, piatti su piedistallo (dou) e supporti di vaso, tutti solitamente privi di decorazioni; solo alcuni esemplari erano dipinti in rosso o decorati con depressioni e motivi incisi. Non sono state individuate fornaci, ma è stato accertato che la temperatura di cottura di alcuni esemplari era tra 800 e 850 °C. Nei siti M., ubicati su terrazzi o monticoli nei pressi di corsi d'acqua, i pochi resti di abitazioni appartengono a strutture di superficie, a pianta sia rettangolare sia circolare, generalmente pavimentate con arena, cocci, conchiglie di molluschi e argilla. Un'abitazione circolare di Caoxieshan misura circa 6 m2, mentre una casa a pianta rettangolare del sito di M. era lunga circa 7 m (nord-sud) e larga 3 m (est-ovest); a Yudun è documentato l'impiego di travi con mortasa e giunture a tenone.

Necropoli sono state identificate solo in un ridotto numero di siti. Sono state scavate oltre 200 sepolture, la maggioranza delle quali costituita da inumazioni singole in posizione prona orientata a nord; alcune sepolture erano prive di offerte, altre contenevano solo pochi vasi fittili. In poche di esse sono stati recuperati ornamenti di giada quali bracciali, orecchini (jue) ad anello aperto e pendenti arcuati (huang); rari gli strumenti d'uso. Nella necropoli di Caoxieshan, ad esempio, su 106 sepolture 25 erano prive di corredo, altre avevano da 1 a 4 oggetti; la sepoltura più elaborata apparteneva a un individuo di sesso femminile accompagnato da 9 oggetti (vasi fittili, cucchiai d'osso, strumenti di pietra e osso e ornamenti di giada). Degna di nota è la presenza di sepolture associate di individui dello stesso sesso e di età simile; in termini di trattamento funerario e di corredo esse non presentano differenze rispetto alle sepolture individuali. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che la presenza di sepolture associate di individui del medesimo sesso e il complesso trattamento delle sepolture femminili potrebbero attestare la presenza all'interno della comunità M. di una società matrilineare.

L'economia era fondata sulla risicoltura, integrata da attività di caccia, pesca e raccolta. Nei siti sono stati rinvenuti abbondanti resti di pula e grani carbonizzati di riso (Oryza sativa japonica e O. sativa indica) associati a resti di castagne d'acqua (Trapa sp.), zucca a fiasco (Lagenaria siceraria) e noccioli di pesca; anche le noci erano parte della dieta. Nel sito di M. i resti faunistici sono molto abbondanti: alcune aree erano coperte con depositi spessi 20-30 cm, ad attestare che le attività di caccia e pesca assolvevano un importante ruolo nell'economia. Le specie identificate sono animali selvatici (cinghiali, elefanti, cervi, cervi d'acqua, volpi, tartarughe, alligatori e pesci) e domestici (maiale, cane e bufalo d'acqua). I gruppi M. utilizzavano strumenti di pietra, osso, palco di Cervidi e legno. Tutti gli utensili litici erano levigati e i tipi principali sono coltelli, bulini, asce e accette, seguiti da punte di freccia e mestoli di legno, oltre a oggetti in forma di coperchio. L'osso e i palchi di Cervidi erano utilizzati per la manifattura di punte di freccia, punteruoli, aghi, spatole, manici e pendenti; per la realizzazione di zappe erano impiegate scapole animali. I frammenti di tessuto, forse di fibre di vite selvatica kudzu, da Caoxieshan sono una delle più antiche attestazioni tessili a tutt'oggi scoperte in Cina.

Precedenti studi avevano portato a ritenere che la cultura M. si fosse sviluppata dalla cultura Hemudu; nuove scoperte attestano invece che la cultura Hemudu fu coeva alla cultura M. ed è improbabile che ne rappresenti l'antecedente. Intorno al 4000 a.C. la cultura M. si sviluppò nella cultura Songze.

Bibliografia

Jiangsu Wu xian Caoxieshan yizhi [Il sito di Caoxieshan, contea di Wu, Jiangsu], in Wenwu Ziliao Congkan, 3 (1980), pp. 1-24; Tongxiang xian Luojiajiao yizhi fajue baogao [Relazione di scavo del sito di Luojiajiao, contea di Tongxian], Beijing 1981, pp. 1-55.

Majiayao, cultura

di Corinne Debaine-Francfort

Cultura del Neolitico recente dell'alta valle del Huanghe, nella Cina nord-occidentale (ca. 3500-1800 a.C.).

Localizzata principalmente nella Provincia di Gansu, in particolare nella regione di Longxi-Pingyuan, la cultura M. è attestata anche nel Qinghai orientale, nel sud del Ningxia Hui, nella Mongolia Interna e nello Shaanxi occidentale. Oltre a M., i principali siti sono Qinggangcha (Lanzhou) e Yuanyangchi (Yongchang) nel Gansu e Liuwan (Ledu) nel Qinghai. Cronologicamente successiva alla fase Miaodigou della cultura Yangshao e precedente la cultura Qijia, la cultura M. si caratterizza per le ceramiche a decorazione dipinta, che fanno di tale cultura l'estensione occidentale di quella Yangshao, di cui essa conserva anche i più importanti aspetti economici: agricoltura a debbio basata sul miglio (Setaria e Panicum) e domesticazione del cane e del maiale. Proprio queste similarità tra le due culture hanno portato in un primo tempo a identificare M. come una "cultura Yangshao del Gansu"; successivamente, numerose scoperte hanno permesso di distinguere almeno tre fasi (o tradizioni culturali) che si sovrappongono in parte nello spazio e nel tempo: la fase M. (ca. 3500-2700 a.C.), la fase Banshan (ca. 2700-2000 a.C.) e la fase Machang (ca. 2500-1800 a.C.). Si tratta di un lungo periodo, nel corso del quale l'uso delle ceramiche dipinte si estese progressivamente verso Occidente, scomparendo invece a Oriente. Durante questi tre periodi gli insediamenti, concentrati nelle valli fluviali, sono caratterizzati da abitazioni seminterrate, a pianta quadrata o circolare, con focolari circolari; in alcuni siti, come Baidaogouping (Lanzhou), le capanne erano associate a grandi fornaci per la ceramica. Lo strumentario è composto da vanghe di pietra levigata, coltelli-falcetto perforati, macine, mortai, asce, accette e scalpelli di pietra; sono stati rinvenuti anche coltelli con manico di osso e lame microlitiche. Le sepolture presentano inumazioni di solito individuali, supine o laterali flesse, e alcune inumazioni secondarie.

Sembra che la fase M. propriamente detta sia stata preceduta da una fase di transizione con il periodo Miaodigou della cultura Yangshao, detta di Shilingxia e attestata tra il 3500-3200 a.C. nella Provincia di Shaanxi e nelle regioni vicine del Gansu-Qinghai. Tale fase è caratterizzata da ceramiche dipinte con decorazione che associa le rappresentazioni di uccelli e rane, ereditati da Miaodigou, a motivi a spirale, a onde, a medaglioni a riserva, lunghi triangoli ricurvi e "farfalle" (formate dalla contrapposizione di due triangoli), ereditati poi anche dalle ceramiche M. Per la qualità dell'esecuzione, le decorazioni dipinte della fase Shilingxia rappresentano l'apice di questa lunga tradizione. Il corpo delle ceramiche è modellato a mano, mentre l'orlo è spesso rifinito alla ruota; le pareti sono steccate esternamente, a volte con una lucidatura molto debole, e la decorazione testimonia un'abilità e padronanza del tratto che non saranno mai più raggiunte in seguito. Alcune delle ceramiche più antiche sono dipinte in nero su ingobbio bianco, un colore già usato durante la fase Dahecun della cultura Yangshao nel Henan e in quella di Miaodigou; tuttavia questo uso rimane molto raro. L'esistenza di contatti con Miaodigou è evidente nella tipologia dei motivi decorativi, tuttavia i ceramisti M. furono in grado di sviluppare uno stile originale, caratterizzato dall'onnipresenza della spirale. Malgrado un calo nella qualità delle ceramiche, la continuità tra la fase M. e la successiva fase Banshan traspare dai più frequenti motivi decorativi: linee punteggiate, quattro spirali, "zucche".

Grazie allo scavo (1974-79) della necropoli di Liuwan (Ledu) nel Qinghai, sono stati compiuti notevoli progressi nella comprensione di queste diverse tradizioni culturali; trattandosi della necropoli più estesa dell'alto bacino del Huanghe, essa ha offerto la migliore sequenza cronologica di tutto il Nord-Ovest. I corredi sono principalmente composti da ceramica associata a utensili di pietra e osso, a conchiglie (cauri), a dischi (bi) di giada e a ornamenti come bracciali di pietra, perle, ornamenti di turchese o di giada; il numero degli oggetti varia da qualche unità a parecchie decine, testimoniando differenze di ricchezza che si intensificheranno nel corso del tempo. Nonostante la continuità tra la fase Banshan e la successiva fase Machang sono visibili alcune differenze nei pigmenti utilizzati e nei motivi decorativi. All'inizio della fase Machang si manifesta una differenziazione tra la regione di Jiuquan, che costituisce la zona di massima estensione verso Occidente della cultura M., e le regioni più orientali del Gansu-Qinghai. Nella parte occidentale si ritrovano nuove forme e uno stile particolare che potrebbe avere in parte influenzato le culture con ceramiche dipinte dello Xinjiang Uygur durante l'età del Bronzo e del Ferro; in quella zona orientale, meglio conosciuta, tutti i dati sembrano indicare un prolungamento della fase Banshan.

Bibliografia

B. Sommarström, The Site of Ma-kia-yao, in BMFEA, 28 (1956), pp. 55-138; Yan W.m., Gansu caitao de yuanliu [L'origine delle ceramiche dipinte del Gansu], in Wenwu, 10 (1978), pp. 62-76; Zhang X.z. - Zhang P.c. - Guo D.y., Lun Majiayao, Banshan, Machang leixing de fenqi he xianghu guanxi [Sui rapporti e le diversità tra i tipi Majiayao, Banshan, Machang], in Zhongguo kaogu xuehui diyici nianhui lunwen ji 1979, Beijing 1980, pp. 50-71; L. Fitzgerald-Huber, The Traditions of Chinese Neolithic Pottery, in BMFEA, 53 (1981); Qinghai Liuwan - Ledu Liuwan yuanshi shehui mudi [Liuwan, Qinghai - La necropoli di una società primitiva a Liuwan, Ledu], Beijing 1984; Xie D.j., Huanghe shangyou de Majiayao wenhua [Sulla cultura Majiayao dell'alto Huanghe], in Xin Zhongguo de kaogu faxian he yanjiu, Beijing 1984, pp. 105-17; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 138-46; Dai C.y., Shilun Majiayao wenhua de qiyuan ji youguan wenji [L'origine della cultura Majiayao e i problemi connessi], in Xibei Shidi, 3 (1988), pp. 42-51.

Menbanwan

di Jian Leng

Sito della fase tarda della cultura Qujialing (3000-2500 ca. a.C.), ubicato circa 3 km a sud-ovest della città di Yingcheng (Prov. di Hubei).

Gli scavi (1998-2000) hanno consentito di individuare i resti di un insediamento a pianta rettangolare cinto da mura di terra (550 × 400 m). Il tratto occidentale, conservato per circa 3-5 m di altezza, misura 40 m alla base e 13,5-14,7 m alla sommità e mostra chiaramente la tecnica di costruzione a strati di löss e argilla non pressati a mazzuolo. Intorno alla cinta muraria sono presenti diversi tratti di un fossato che, nei pressi del muro occidentale, era profondo da 1,8 a 2,5 m e largo 60 m. Presso tale muro è stata messa in luce un'area a pianta rettangolare (400 m2), consistente di una corte su cui affacciano due blocchi abitativi eccezionalmente ben conservati. Quello principale, a pianta rettangolare (16,2 × 7 m), si compone di quattro ambienti contigui comunicanti (FI-IV), con alzato di mattoni di argilla cruda conservatosi per un'altezza di circa 1 m. I due vani centrali (FII-III), più ampi, sono provvisti di ampie finestre sul lato meridionale, di porte sul lato nord e di focolare a pianta quadrata in posizione lievemente eccentrica. Ciascun ambiente comunica con un vano più piccolo, a est e a ovest, e con un corridoio porticato sul lato nord a sua volta posto in connessione con un ambiente (FV) a pianta quadrata parzialmente coperto da un tratto delle mura di cinta. Tale evidenza indica che la fase di costruzione delle abitazioni (inizi III millennio a.C.) è antecedente a quella delle mura di cinta (intorno alla metà del III millennio a.C.). Queste ultime risultano a loro volta tagliate da diversi pozzetti di discarica contenenti frammenti di vasi fittili riferibili alla cultura calcolitica di Shijiahe (ca. 1000 a.C.) che hanno permesso di datare la più recente fase di occupazione del sito.

Bibliografia

Majiayuan Qujialing Wenhua Yizhi de Diaocha [Ricerche nel sito di cultura Qujialing a Majiayuan], in Wenwu, 7 (1997), pp. 49-53; 1999 Zhongguo Zhongyao Kaogu Faxian - 1999 Most Important Archaeological Discoveries in China, Beijing 2001, pp. 7-10.

Mengzhuang

di Jian Leng

Sito ubicato circa 3 km a nord-ovest della città di Huixian (Prov. di Henan).

Scavi condotti dall'Istituto di Archeologia della Provincia di Henan (1992-95) hanno identificato una delle più lunghe e importanti sequenze culturali della media-bassa valle del Huanghe dal VII al I millennio a.C.: Neolitico antico (cultura Peiligang, ca. 6100-5000 a.C.), Neolitico medio (cultura Yangshao tipo Dasikong), Neolitico tardo/Calcolitico (cultura Wangwan II tipo Mengzhuang, fine III millennio a.C.), prima età del Bronzo (cultura Erlitou, inizi II millennio a.C.), media età del Bronzo (epoca Shang, sec. XVI-1045 a.C.) fino alla piena età del Bronzo (epoca Zhou Occidentali, 1045-771 a.C.). La sovrapposizione di tratti di mura urbane dei periodi Longshan, Erlitou e Shang attesta la continuità del sito quale centro di aggregazione e di controllo del territorio.

Il rinvenimento di una struttura domestica di superficie composta di vari ambienti e riferibile alla cultura Yangshao ha fornito dati di eccezionale rilievo in quanto essa si differenzia chiaramente dai comuni modelli residenziali Yangshao. Il pavimento della struttura F8 era infatti coibentato con uno strato basale di löss, coperto da argilla bruciata rivestita da un sottile strato di paglia e fango a sua volta rivestito da uno spesso intonaco bianco, come anche intonacati di bianco e decorati con motivi dipinti di rosso erano i muri dell'abitazione costruiti con mattoni di argilla cruda. Diversi tratti di mura del periodo Longshan, costruite in terra pressata entro cassoni, sono stati localizzati nel settore nord-occidentale del sito; il tratto orientale delle mura, in buono stato di conservazione, si estendeva per 375 m, interrotto al centro da una porta; il muro settentrionale era lungo 260 m, quello occidentale 330 m, con un'ampiezza di 2-4 m. Le mura di terra battuta del periodo Erlitou (lungh. est 375 m, nord 340 m, e ovest 330 m), costruite su quelle Longshan, testimoniano che la città non conobbe una crescita areale; tali mura mostrano chiari segni di una distruzione e di una parziale ricostruzione in periodo Shang (fase Yin). Da tali strutture è stato possibile notare che negli strati di terra battuta (spess. medio di 5-7 cm) di periodo Erlitou, le tracce lasciate dai mazzuoli impiegati per battere e compattare la terra sono semicircolari (ca. 3-5 cm), mentre quelle del periodo Shang sono circolari e più profonde, a indicare innovazioni nella tecnica di costruzione. Nello strato del periodo Shang, oltre ai tratti di mura, sono state individuate numerose fosse a pianta circolare, rettangolare o ellittica, utilizzate essenzialmente per stoccaggio, una cisterna d'acqua e tombe.

Gli autori dello scavo hanno individuato una cesura tra i depositi Longshan e quelli Erlitou: le ceramiche tipiche del periodo Longshan di M., simili a quelle Longshan del tipo Wangwan II, scomparvero tra il 2200 e il 2100 a.C.; la sequenza ceramica riprese con vasellame a impasto grossolano di colore marrone riferibile alla seconda fase della cultura Erlitou (1900-1800 a.C.). Tale evidenza, associata a uno spesso deposito di fango e al crollo della cinta muraria di periodo Longshan, nel cui tratto occidentale si apre un varco di 15 m, ha portato a ipotizzare che un'inondazione possa avere distrutto l'insediamento Longshan, con un abbandono di circa 200 anni e una successiva rioccupazione nel periodo Erlitou. Anche sulla base di tale episodio di inondazione e di abbandono, il deposito del periodo Longshan a M. potrebbe essere messo in relazione con l'area di attività del clan Gonggong che, menzionato in testi di età storica, avrebbe fondato il regno di Gong nell'area di Huixian durante l'epoca della dinastia Zhou Occidentali. Nelle leggende del clan Gonggong vi sarebbe infatti menzione di un'inondazione, con conseguente abbandono e più tarda rioccupazione del centro di residenza del clan stesso.

Bibliografia

Yuan G.k., Huixian Menzhuang faxian Longshan Wenhua chengzhi [La scoperta di una città Longshan a Menzhuang, Huixian], in Zhongguo Wenwubao, 6 (1992); Menzhuang Peiligang yicun fajue jianbao [Rapporto preliminare di scavo sulla scoperta di materiali Peiligang a Menzhuang], in Huaxia Kaogu, 1 (1999); Yuan G.k., A Study of the Mengzhuang Longshan Culture, in Chinese Archaeology, 1 (2001), pp. 22-24; Huixian Menzhuang [Menzhuang, Huixian], Zhengzhou 2003.

Miaodigou

di Corinne Debaine-Francfort

Sito neolitico ubicato nel distretto di Shaanxian (Prov. di Henan) e scavato su larga scala nel 1956-57.

La presenza di vari livelli stratigrafici, riferibili alla cultura Yangshao (ca. 3900-3000 a.C.) e a una fase antica della cultura Longshan, ha permesso di evidenziare la continuità tra le due culture. Di grande importanza per la comprensione dello sviluppo del Neolitico nella Pianura Centrale, M. ha dato il suo nome alla fase Miaodigou della cultura Yangshao e alla cultura Miaodigou II (ca. 2700 a.C.), che rappresenta una fase di transizione tra Yangshao e Longshan. Di poco posteriore alla fase Banpo, la fase M. è attestata presso un numero maggiore di siti nelle province di Henan, Shanxi, Shaanxi e, più a ovest, di Gansu e di Qinghai. Nel livello Yangshao/M. sono state scavate 2 capanne, 168 fosse circolari per lo stoccaggio e una tomba. Le capanne seminterrate hanno pianta quadrata con focolare circolare e ingresso rivolto a sud preceduto da una rampa di accesso; il pavimento e i muri di fango erano stati induriti per scottatura. L'economia conserva le caratteristiche della cultura Yangshao, con una agricoltura principalmente basata sul miglio. Lo strumentario di pietra è composto da macine, vanghe, raschiatoi, coltelli-falcetto rettangolari con incavi laterali o con fori dorsali. La ceramica è per la maggior parte di colore rosso e le forme più comuni sono ciotole e piccoli bacili con pancia carenata, bottiglie a fondo piatto o a punta e stretta imboccatura, oltre che bracieri e pentole. In questa fase compaiono anche nuove forme ceramiche, quali diversi tipi di piatto su piedistallo traforato (dou) e giare a stretta imboccatura.

Nel livello M. II, o della cultura M. II, sono stati rinvenuti i resti di una capanna a pianta circolare con pavimento intonacato a calce (innovazione che preannuncia la fase Longshan), una fornace, 26 fosse di stoccaggio e 145 tombe. Questa fase più tarda vede lo sviluppo dell'agricoltura e dell'allevamento: al cane e maiale domestici si affiancano ora anche ovini e bovini domesticati. Tra gli utensili si riscontra un cambiamento nelle forme e nelle materie prime utilizzate: vanghe di legno a due rebbi, coltelli-falcetto semilunati di pietra e conchiglia testimoniano un cambiamento nelle tecniche agricole rispetto al periodo precedente; anche nella tipologia ceramica si riscontrano decisivi mutamenti: il numero delle ceramiche dipinte diminuisce e progressivamente si affermano le terrecotte grigie non dipinte che sarebbero state caratteristiche del successivo periodo Longshan.

Bibliografia

Miaodigou yu Sanliqiao [Miaodigou e Sanliqiao], Beijing 1959; L. Fitzgerald-Huber, The Traditions of Chinese Neolithic Pottery, in BMFEA, 53 (1981); K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 260-64; Yan W.m., Yangshao wenhua yanjiu [Ricerche sulla cultura Yangshao], Beijing 1989.

Peiligang, cultura

di Xiaoneng Yang

Cultura del Neolitico antico che prende nome dal sito scoperto nel 1977 presso la città di Xinzheng (Prov. di Henan), tra il Huanghe e il Fiume Huai, nell'estremo margine orientale dei Monti Qinling.

I siti riferibili a tale cultura, attualmente più di 50, hanno permesso di delinearne l'area di distribuzione, che interessa il versante meridionale dei Monti Taixin e quello orientale dei Monti Qinling, lambiti dalla piana alluvionale formata dal Huanghe e dall'alto corso del Fiume Huai. Alcuni studiosi ravvisano in P. il sito-tipo dei gruppi distribuiti lungo la fascia pedemontana dei Qinling e in Dizhan (valle del Tahe, Prov. di Henan) quello del gruppo dell'alta valle del Huai; la discussione sulle varianti locali della cultura P. e sui collegamenti di questa con culture limitrofe, quali Cishan e Jiahu, è ancora in corso. Gli insediamenti P. hanno restituito piani di capanna seminterrati a pianta ovale e circolare, silos e cimiteri; la cultura materiale è caratterizzata da ceramica rossastra e bruna modellata a colombino, con una tipologia vascolare che trova stretti confronti con le culture Cishan e Jiahu, e da utensili litici levigati e scheggiati, tra cui macine, macinelli, bulini e falcetti a lama seghettata.

Nel sito di P., datato al 6100-5000 a.C., oltre a 22 ripostigli/pozzetti di discarica e a una fornace per ceramica, è stata individuata una necropoli con 114 tombe a fossa rettangolare, quasi tutte a inumazione singola, dotate di un numero variabile di manufatti (1-14), quali vasi e strumenti di pietra; rari i pendenti e gli spilloni per capelli d'osso. A P. i rapporti stratigrafici tra fosse di sepoltura e cambiamenti nella tipologia della ceramica funeraria hanno permesso di distinguere tre fasi cronologiche in successione; tre fasi sono state anche riconosciute per le 100 tombe e 80 strutture (fondi di capanna e pozzetti di discarica) del sito di cultura P. di Shuiquan (contea di Xiaxian, Prov. di Henan) nell'alta valle del fiume Ying, affluente del Huai, e nel vicino sito di Shigu, presso Changge, 60 sepolture, 180 pozzetti di discarica e alcuni fondi di capanna hanno consentito di distinguere quattro fasi cronologiche. Secondo alcuni studiosi, infine, la diversa aggregazione e le differenze di dimensione tra sepolture nelle fasi necropolari P. permetterebbero di ipotizzare la presenza di strutture di parentela di tipo clanico.

Bibliografia

Henan Xinzheng Peiligang xinshiqi shidai yizhi [Il sito neolitico di Peiligang, Xinzheng, Henan], in Kaogu, 2 (1978), pp. 73-79; Peiligang yizhi yijiu qiba nian fajue jianbao [Breve relazione sullo scavo di Peiligang, 1978], ibid., 3 (1979), pp. 197-205; Henan Mixian Egou Beigang xinshiqi shidai yizhi [Il sito neolitico di Beigang, presso Egou, Mixian, Henan], in Kaoguxue Jikan, 1 (1981), pp. 1-26, 48; 1979 nian Peiligang yizhi fajue baogao [Rapporto di scavo del sito di Peiligang, 1979], in Kaogu Xuebao, 1 (1984), pp. 23-52; Zhang Jiangkai - Wei Jun, Xinshiqi Shidai Kaogu [L'archeologia dell'età neolitica], Beijing 2004, pp. 47-51.

Qijia, cultura

di Corinne Debaine-Francfort

Cultura calcolitica (ca. 2200-1600 a.C.) identificata nel 1924 in seguito alla scoperta del sito eponimo a Qijiaping (contea di Guanghe, Prov. di Gansu).

La cultura Q. può essere interpretata come prosecuzione della cultura Majiayao; essa è attestata in centinaia di siti scoperti dagli anni Quaranta del Novecento lungo le valli fluviali del Gansu orientale e centrale e soprattutto nel Qinghai orientale, ma anche nel Sud-Ovest della Mongolia Interna, nel Ningxia Hui meridionale e nello Shaanxi occidentale. Nel Gansu i siti più importanti sono Huangniangniangtai (Wuwei), Dahezhuang e Qinweijia (Yongjing); nel Qinghai essi sono costituiti da Liuwan (Ledu) e Lajiacun (Minhe). Nelle abitazioni F3, F4 e F7 di quest'ultimo sito sono stati rinvenuti 20 scheletri umani in diverse posizioni; le condizioni del ritrovamento lasciano supporre che questi individui siano stati sorpresi da una catastrofe. Poiché la stratigrafia di Lajiacun mostra la presenza di livelli alluvionali, si è ipotizzato che tale catastrofe sia da collegare a un terremoto associato a un'importante piena del Huanghe; ricerche ambientali e sul DNA degli individui rinvenuti sono in corso di studio.

Benché la cronologia interna sia ancora soggetta a dibattito, la cultura Q. può essere divisa in tre fasi: la più antica è successiva alla fase Machang della cultura Majiayao, la seconda è denominata "Qijia classico" e la terza preannuncia la successiva cultura Qiayao. Nella transizione tra il Neolitico e l'età del Bronzo nel Nord-Ovest della Cina, la cultura Q. oscilla tra innovazione e tradizione e documenta il ruolo svolto da questa regione nei processi di crescita della complessità sociale e tecnologica. In contatto con le regioni della Pianura Centrale, tale cultura evidenzia legami con la cultura Kexingzhuang II (o Longshan dello Shaanxi). Molte caratteristiche dimostrano infatti che essa condivise le innovazioni che caratterizzano le culture calcolitiche della Cina Propria, spesso definite "longshanoidi": differenziazione delle ricchezze e dello status dei defunti nelle tombe, funzione discriminante assunta dalle inumazioni in posizione supina, corredi funerari che sottolineano la ricchezza e il prestigio del defunto ‒ mandibole di maiale, conchiglie cauri, dischi (bi) di giada, ecc. ‒, riutilizzazione di pozzetti di discarica come luogo di sepoltura verosimilmente per individui di basso rango o vittime sacrificali o di combattimenti, aumento della preminenza sociale degli uomini sulle donne, incremento del numero delle tombe di coppia, pratiche divinatorie (ossa divinatorie senza iscrizioni ricavate da scapole animali), specializzazione artigianale.

La principale innovazione tecnologica è rappresentata dalla precoce comparsa, rispetto alla Pianura Centrale, di piccoli manufatti di rame/bronzo (coltelli, punteruoli, asce, specchi) la cui lavorazione sfrutta sia la forgiatura sia la fusione diretta entro matrice. Gli oggetti sono di piccole dimensioni e, a differenza di quelli che saranno fabbricati nella Cina Propria, non presentano forme o decorazioni che potrebbero ricondurli allo stesso universo semantico dei manufatti rituali Shang. Tuttavia, alcuni di essi sembrano documentare, come la metallurgia Shang, influssi provenienti dalle steppe. Nella produzione fittile si notano innovazioni, dall'uso del tornio allo sviluppo di forme più slanciate e spesso carenate (come i vasi a due grandi anse), sino all'aumento delle ceramiche grigie lustrate e prive di decorazione che iniziano a prevalere sulle ceramiche rosse e dipinte; queste ultime non scompaiono però del tutto, evidenziando come numerosi tratti culturali ereditati dalla cultura Majiayao, in particolare le tombe con bara lignea, le inumazioni flesse e le forme ceramiche, continuino a perdurare a lungo. Le capanne seminterrate sono ancora composte da un unico vano a pianta quadrangolare, con focolare centrale circolare, e appaiono del tutto simili a quelle della cultura Majiayao. I pavimenti intonacati a calce, la comparsa di strutture con vari ambienti e di piante circolari evidenziano importanti mutamenti rispetto alle epoche precedenti, frutto di contatti con le culture della media-bassa valle del Huanghe. Se la maggior parte delle culture calcolitiche del periodo Longshan è caratterizzata dalla presenza di elementi che evidenziano processi di transizione, con la formazione delle entità statali caratteristiche dell'età del Bronzo la cultura Q. attesta invece gli esordi della transizione verso società pastorali che, divenute nomadi, nel corso del I millennio a.C. avrebbero inziato a svolgere un ruolo fondamentale ai confini della Cina.

Bibliografia

J.G. Andersson, Researches into the Prehistory of the Chinese, in BMFEA, 15 (1943); M. Bylin-Althin, The Sites of Ch'i Chia P'ing and Lo Han T'ang in Kansu, ibid., 18 (1946), pp. 383-498; Guo D.y., Gansu Wuwei huangniangniangtai yizhi fajue baogao [Rapporto di scavo del sito di Huangniangniangtai, Wuwei, Gansu], in Kaogu Xuebao, 2 (1960), pp. 53-71; Gansu Yongjing Dahezhuang yizhi fajue baogao [Rapporto di scavo del sito di Dahezhuang, Yongjing, Gansu], ibid., 2 (1974), pp. 29-62; Xie D.j., Gansu Yongjing Qinweijia Qijia wenhua mudi [Una necropoli della cultura Qijia a Qinweijia, Yongjing, Gansu], ibid., 2 (1975), pp. 57-96; Wei H.h., Wuwei Huangniangniangtai yizhi di sici fajue [Quarta campagna di scavo aWuwei], ibid., 4 (1978), pp. 421-68; Xie D.j., Lüelun Qijia wenhua muzang [Le sepolture della cultura Qijia], in Kaogu, 2 (1986), pp. 147-61; Zhang Z.p., Qijia wenhua yanjiu - I [Ricerche sulla cultura Qijia - I], in Kaogu Xuebao, 1 (1987), pp. 1-18; Id., Qijia wenhua yanjiu - II [Ricerche sulla cultura Quijia - II], ibid., 2 (1987), pp. 153-75; C. Debaine-Francfort, Du Néolithique à l'Age du Bronze en Chine du Nord-Ouest: la culture de Qijia et ses connexions, Paris 1995; L.G. Fitzgerald-Huber, Qijia and Erlitou: the Question of Contacts with Distant Cultures, in Early China, 20 (1995), pp. 17-67; Yang M.l., Qijia wenhua yuqi de xingzhi yu tese [Caratteristiche e particolarità delle giade della cultura Qijia], Taiwan 2000; Ren X.y. et al., Qinghai Minhe xian Laijia yizhi 2000 nian fajue jianbao [Rapporto preliminare sullo scavo del 2000 nel sito di Laijia, Minhe, nel Qinghai ], in Kaogu, 12 (2002), pp. 12-28.

Qujialing, cultura

di Xiaoneng Yang

Cultura il cui nome deriva da quello del primo e più importante sito scoperto negli anni Cinquanta del Novecento a Qujialing (contea di Jingshan, Prov. di Hubei).

Gli scavi condotti a Q. hanno consentito di identificare uno specifico tipo culturale del Neolitico tardo sviluppatosi lungo il medio corso dello Yangtze. Da allora, molti altri siti con caratteristiche simili o identiche sono stati scoperti nelle province di Hubei, Hunan e Henan, anche se l'area nucleare di tale cultura rimane localizzata nella pianura formata dalla confluenza del Fiume Han con lo Yangtze (pianura di Jianghan). Il complesso di tali rinvenimenti è stato riferito alla cultura Q. per la presenza di vasi di ceramica nerastra e grigia con diagnostiche basi ad anello o ad anello traforato o tripodate; alcuni esemplari presentano motivi geometrici dipinti in rosso, arancio o nero. Ulteriori scavi realizzati a Q. nel 1989 hanno portato al rinvenimento di evidenze anteriori a quelle diagnostiche della cultura Q. Il deposito è stato quindi suddiviso in una fase antica e in una fase recente; datazioni al 14C collocano la prima al 3500 a.C. circa e la seconda tra il 3000 e il 2500 a.C. La ceramica Q. è caratterizzata da vasi a sottili pareti dipinte, da tripodi (ding) e da una caratteristica tipologia di fusaiole fittili dipinte di rosso o marrone su fondo arancio. Nella fase antica si nota una netta predominanza di ceramica di colore nero rispetto a quella di colore grigio; il fenomeno opposto si riscontra invece nei depositi della fase recente, nella quale il vasellame era realizzato al tornio. Durante la fase recente compaiono manufatti fittili inusuali, apparentemente associati a pratiche rituali; alcuni, come i falli, trovano corrispondenze nella successiva cultura Shijiahe. Gli individui adulti erano sepolti in tombe individuali, la maggior parte in posizione supina, e solo in alcuni casi sono state riscontrate inumazioni con corpo flesso o rannicchiato. La maggioranza delle tombe era fornita di corredo, in larga parte rappresentato da vasi funerari di ceramica. Le abitazioni, a pianta sia quadrangolare che rettangolare, erano a livello, alcune costruite con impasto di paglia e fango; i piani pavimentali, che presentano evidenze di indurimento per scottatura, sono rivestiti da intonaco di malta bianca. Ogni abitazione si componeva di due o più ambienti, ciascuno dei quali occupava un'area di circa 10 m2; la più vasta struttura identificata possedeva 30 ambienti, tutti dotati di una porta comunicante con l'esterno; tale schema architettonico appare un tratto esclusivo della cultura Q. Nel concotto dei piani pavimentali è stata rinvenuta abbondante pula di riso domestico (Oryza sativa japonica) che presenta stringenti affinità con specie oggi coltivate nella valle dello Yangtze. Anche la tipologia degli strumenti (vanghe e falcetti di pietra) attesta la pratica di un'economia risicola con allevamento di cani e maiali, sebbene pesca, caccia e raccolta fossero ancora attività complementari di sussistenza.

I manufatti recuperati documentano l'esistenza di contatti culturali tra la cultura Q., la fase recente della cultura Yangshao e la fase antica di quella Longshan. Negli ultimi decenni sono stati identificati otto vasti insediamenti cinti da mura in terra che testimoniano sostanziali mutamenti del modello insediamentale. L'area di diffusione della cultura Q. si sovrappone per gran parte a quella della più antica cultura Daxi e un punto nodale nel dibattito è rappresentato dalle relazioni tra le due culture: alcuni studiosi ritengono che la cultura Q. si sia sviluppata dalla cultura Daxi, altri postulano un'origine distinta; non costituisce comunque oggetto di controversie l'anteriorità della cultura Q. rispetto alla cultura Shijiahe. Le ricerche nei siti di Daxi e Q. hanno rappresentato i primi scavi scientifici condotti lungo il corso dello Yangtze e hanno fornito le basi per la comprensione dei processi di sviluppo delle culture preistoriche nella Cina meridionale.

Bibliografia

Wang Jing - Wu Ruisheng - Tan Weisi, Hubei Jingshan xian Shilong Guojiang shuiku gongcheng zhong faxian de xin shiqi shidai yizhi jianbao [Breve relazione sul sito recentemente scoperto durante la costruzione di un bacino idrico artificiale di Shilong Guojiang, contea di Jingshan, Hubei], in Wenwu Cankao Ziliao, 4 (1955), pp. 41-46; Hubei Jingshan, Tianmen kaogu fajue jianbao [Breve relazione sullo scavo archeologico a Jingshan e Tianmen, Hubei], in Kaogu Tongxun, 3 (1956), pp. 11-21; Cheng Xinren, Jingshan xian Qujialing yizhi jixu faxian zhongyao yiwu [Ulteriori scoperte di importanti resti nel sito di Qujialing, contea di Jingshan], in Wenwu Cankao Ziliao, 10 (1956), p. 80; Jingshan Qujialing [Il sito di Qujialing, Jingshan], Beijing 1965; Qujialing yizhi disanci fajue [La terza stagione di scavo nel sito di Qujialing], in Kaogu Xuebao, 1 (1992), pp. 63-96.

Sanxingcun

di Jian Leng

Sito ubicato su un basso terrazzo fluviale presso il villaggio di Sanxing (città di Jintan, Prov. di Jiangsu), di cui 640 m2 sono stati scavati.

Gli scavi (1993-98) hanno consentito il rinvenimento di 1200 sepolture, 55 pozzetti di discarica, 4 fondi di capanna e oltre 4000 manufatti. Al livello più antico (5) sono da attribuire i resti di capanne a palafitta e i pozzetti di discarica in associazione a un chiocciolaio tagliato dalle strette fosse (prof. 0,3-0,5 m) della necropoli. Quest'ultima è formata da un allineamento ininterrotto di sepolture densamente distribuite, e spesso sovrapposte, riferibili ai livelli 2-4 e consistenti in inumazioni singole, rivolte verso nord-est, in posizione supina, prona o sul fianco; sono state inoltre individuate sepolture multiple e sepolture secondarie. I resti scheletrici, in buono stato di conservazione, hanno consentito di stabilire che la maggior parte degli inumati era di sesso femminile e di età inferiore ai 30 anni. Una certa diversità tra gli individui sepolti è rivelata dalla ineguale composizione dei corredi funerari, generalmente composti da 5-6 manufatti, che in alcuni casi arrivano a 10-20, mentre in altri sono del tutto assenti: si tratta di vasi di ceramica e di utensili di pietra o osso, collocati presso il cranio e la zona pelvica, e di monili di osso o di giada. Il vasellame rinvenuto nella necropoli si compone di due principali categorie: a impasto sabbioso di colore rosso-arancio con spesso ingobbio rosso, perlopiù brunito, e a impasto sabbioso di colore grigio, spesso lustrato. La tipologia delle forme è caratterizzata da originali profili complessi, che per la maggior parte non trovano confronti in altri contesti culturali: ad esempio un tipo di "coppa" su piedistallo con versatoio e ansa a nastro, una "olla" piriforme su stelo formato da quattro elementi angolari raccordati con il piede "a coppa". Trovano confronti, sebbene non corrispondenze, in contesti culturali neolitici della bassa valle dello Yangtze, in particolare con tipi di cultura Majiabang (ca. 4300-3900 a.C.) e Songze (ca. 3900-3300 a.C.), un tipo di vaso di ceramica grigia a corpo lenticolare e imboccatura laterale con tozzo collare (che ricorda una zangola o un "pappagallo"), i contenitori a corpo globulare o piriforme su possenti basi ad anello e le olle in ceramica arancio con due o più anse di sospensione sulla spalla.

Particolarmente sofisticato il livello dell'artigianato su osso che include monili, quali due coppie di placche con decori incisi a cerchielli e punti rinvenute sul petto di un inumato, una "scatola" cilindrica, anch'essa decorata con cerchielli e punti contenente una quindicina di aghi d'osso e gli accessori per l'immanicatura di grosse asce con foro ventrale di pietra verde finemente levigata. Queste ultime, assieme a un grosso coltello-falcetto rettangolare con sette fori sul dorso, sembrano avere un collegamento con la facies culturale di Beiyinyangying (III millennio a.C.) della regione di Nanchino. Tali utensili, che per le dimensioni e la cura della lavorazione sembrerebbero indicare un uso rituale, pur imitando strumenti d'uso agricolo, e il rinvenimento di grani carbonizzati di riso domestico (molto simile alla varietà moderna Oryza sativa japonica var. keng) sono elementi che indicano un'economia agricola. Una datazione al 14C, ottenuta da un campione dei grani carbonizzati di riso recuperati mediante flottazione da un pozzetto di discarica, permette di datare il livello più antico del sito intorno al 4500 a.C. e di ipotizzare che la necropoli ‒ che conterrebbe almeno 20.000 sepolture ‒ sia stata in uso per un millennio; si tratterebbe di una delle più vaste aree cimiteriali della Cina meridionale, che verosimilmente riflette un'esplosione demografica resa possibile dalla diffusione della risicoltura.

Bibliografia

Wang G.f., Hanjian de da guimo Shiqian Wenhuaqu - Jintan Sanxingcun Xinshiqi Shidai yizhi [Un'area culturale preistorica di eccezionale ricchezza - Il sito neolitico di Sanxingcun presso Jintan], in Zhongguo Shinian Baida Kaogu xin faxian 1990-1999 - Top 100 New Archaeological Discoveries of China 1990-1999, Beijing 2000, pp. 256-63; Id., Jintan Sanxingcun [Il sito di Sanxingcun presso Jintan], in 1998 Zhongguo Zhongyao Kaogu Xingfaxian, Beijing 2000, pp. 11-19; .

Shanbei, cultura

di Yan Sun

Cultura del Neolitico recente sviluppatasi lungo il medio e basso corso del fiume Ganjiang e sulle sponde del Lago Poyang (Prov. di Jiangxi) tra il 3000 e il 1500 a.C. circa.

La cultura Sh. prende nome da un gruppo di siti della contea di Xiushui, scavati nel 1961; degli oltre 50 siti a essa riferiti i più rappresentativi sono Paomaling (Xiushui) e Yingpanli (Qingjiang). A Paomaling è stata messa in luce una capanna a pianta rettangolare con accesso rivolto verso sud e focolare in prossimità del muro nord. Distribuiti lungo i muri della capanna, che presenta una partizione interna presso l'angolo sud-ovest, sono stati recuperati 68 vasi fittili e 115 strumenti (utensili agricoli, asce, coltelli e accette, punte di freccia e fusaiole). La ceramica è modellata a mano, sebbene gli orli di alcuni vasi sembrino rifiniti alla ruota. Particolarmente comune è la ceramica rossa a impasto sabbioso o depurato, seguita dalla ceramica grigia a impasto fine e, in minor misura, da ceramica nera. Il vasellame generalmente non presenta finiture di superficie e solo pochi esemplari sono bruniti o ingobbiati di rosso; la maggior parte è decorata da motivi a linee incise, ma figurano anche disegni geometrici, reticolari e motivi a spirale.

L'economia era basata sull'agricoltura: grani carbonizzati di riso sono stati rinvenuti a Paomaling, mentre pula e paglia di riso mescolate a fango erano usate per la costruzione dei muri delle capanne. Gli strumenti di pietra levigata sono per la maggior parte di uso agricolo: accette rettangolari a spalla, falcetti e coltelli-falcetto semilunati, come pure numerosi sono le punte di freccia e i pesi da rete, sia di pietra che di ceramica; all'abbondanza delle punte di freccia corrispondono comunque scarsi rinvenimenti di fauna selvatica e domestica, quasi a suggerire che allevamento e caccia fossero attività economiche di minore importanza rispetto all'agricoltura. Gli scarsi dati relativi ai modelli abitativi e funerari non permettono di avanzare alcuna ipotesi sull'assetto sociale. La cultura Sh. interagì con quelle limitrofe: la ceramica e gli strumenti litici mostrano infatti affinità con quelli della più meridionale cultura Shixia, della cultura Qujialing a nord e a ovest, e della cultura Liangzhu a est. Sebbene ancora poco nota, la cultura Sh. si pone come un importante elemento di raccordo nella sfera di interazione tra le culture del tardo Neolitico-Calcolitico del basso Yangtze a est, del medio Yangtze a ovest e delle piane fluviali della regione del Guangdong, a sud.

Bibliografia

Jiangxi Xiushui Shanbei diqu kaogu diaocha yu shi jue [Ricognizioni e saggi di scavo nella regione di Xiushui, contea di Shanbei, Prov. di Jiangxi], in Kaogu, 7 (1962), pp. 353-67; Peng S.f., Shilun Shanbei wenhua [Dibattito sulla cultura Shanbei], ibid., 1 (1982), pp. 40-47; Jiangxi sheng Kaogu Wushinian [Cinquanta anni di archeologia nella Provincia di Jiangxi], in Xin Zhongguo Kaogu Wushinian, Beijing 1999, pp. 217-18.

Shijiahe, cultura

di Xiaoneng Yang

Cultura calcolitica distribuita nella pianura formata dalla confluenza del Fiume Han con lo Yangtze (pianura di Jianghan), compresa per la gran parte nella Provincia di Hubei e datata tra il 2600 e il 2000 a.C.

Prima dell'adozione della definizione corrente, i resti culturali S. erano stati denominati come cultura Longshan della Provincia di Hubei o cultura Qinglongquan III. Caratterizzata da un'economia pienamente risicola, la cultura Sh. si sviluppò dalla cultura Qujialing. Molte tipologie fittili di quest'ultima, comprese le fusaiole, perdurarono fino alla fase media della cultura Sh. caratterizzata da vasi di ceramica grigia non decorati, quali brocche monoansate con tozzo versatoio e tre piedi cavi mammelliformi (gui), ciotole a base piatta (bo), giare a corpo ovoidale (weng e guang), vasi a tre piedi pieni (ding) e figurine zoomorfe e antropomorfe di ceramica e giada. Nel corso della fase media si registra però un incremento della ceramica rossastra e dei motivi geometrici. La cultura Sh. prende nome dal sito principale, ubicato a nord del fiume Shijia, nella città di Tianmen (Prov. di Hubei), in cui dagli anni Cinquanta del Novecento sono stati condotti ricognizioni e scavi. Nella campagna del 1990-91 è stato riportato alla luce nel settore centrale del sito un insediamento cinto da mura di terra battuta a pianta quadrangolare (ca. 1100-1200 m per lato) che, nella porzione ancora esistente (spess. base 50 m, 10 m alla sommità), si conservano per un'altezza di 6-8 m. Un vasto fossato all'esterno del bastione, con un'ampiezza massima 100 m, era stato realizzato deviando un corso d'acqua naturale. L'insediamento e il fossato seguono la topografia naturale dell'area, leggermente in declivio, per facilitare il drenaggio delle acque. Il rinvenimento di oltre 100.000 tazze di ceramica rossastra dall'impasto grossolano e non utilizzate, nell'area sud-occidentale del sito (presso l'od. Sanfangwan), indica che questa potrebbe essere stata un'area rituale; una necropoli di circa 100 tombe è localizzata nell'angolo nord-occidentale del sito (presso l'od. Dengjiawan). In due fosse della necropoli sono state rinvenute migliaia di figurine antropomorfe e zoomorfe di ceramica, oltre a cilindri e urne fittili interconnessi e disposti in file; questi elementi consentono di ipotizzare che anche quest'area fosse adibita ad attività rituali.

Un'area residenziale è stata identificata nella zona meridionale, da Dengjiawan al settore sud-orientale del sito. La zona residenziale si concentrava nel centro dell'insediamento (nell'od. Tanjialing). La maggior parte delle abitazioni aveva pianta rettangolare ed era dotata di uno o più ambienti con pavimenti induriti per scottatura; alcune avevano muri costruiti con impasto di paglia e fango o in mattoni essiccati al sole. Le abitazioni più vaste erano di dimensioni imponenti, con muri di 1 m di spessore e fori di palo di 30 cm di diametro. L'insediamento cinto da mura venne costruito nel corso della fase media della cultura Qujialing e continuò a essere occupato durante la fase antica della cultura Sh., per poi essere abbandonato nella sua fase recente. Le ricognizioni e gli scavi hanno portato all'identificazione e alla mappatura di oltre 30 siti ascrivibili alle culture Qujialing o Sh., sia all'interno sia all'esterno dell'insediamento, su un'area complessiva di 8 km2. Evidenze suggeriscono l'esistenza di diversità funzionali tra questi siti: alcuni potrebbero essere stati laboratori artigianali per la lavorazione della giada e della pietra, altri sarebbero stati adibiti alla produzione di vasi o statuine fittili. A Luojiabailing, a sud-est dell'insediamento cinto da mura, sono state rinvenute oltre 500 statuine litiche semilavorate e 110 piccoli manufatti di pietra e giada raffiguranti esseri umani, cicale, draghi e fenici; sono stati anche identificati resti di rame, che attestano attività metallurgiche e che, assieme alle dimensioni e alla complessità degli insediamenti, hanno portato alla revisione di alcune teorie sui processi di sviluppo della Cina meridionale.

Bibliografia

Hubei sheng Shihe yizhiqu 1987 nian fajue jiangao [Breve relazione dello scavo nel gruppo di siti di Shihe, Provincia di Hubei, 1987], in Wenwu, 8 (1990), pp. 1-16; Shijiahe yizhiqun diaocha baogao [Relazione delle ricerche nel gruppo di siti di Shijiahe], in Nanfang Minzu Kaogu, 5 (1992), pp. 213-94; Hubei Shijiahe Luojiabailing xinshiqi shidai yizhi [Il sito neolitico di Luojiabailing, Shijiahe, Hubei], in Kaogu Xuebao, 2 (1994), pp. 191-229; Hubei Tianmen shi Dengjiawan yizhi 1992 nian fajue jianbao [Breve relazione dello scavo nel sito di Dengjiawan, città di Tianmen, Hubei, 1992], in Wenwu, 4 (1994), pp. 32-41; Dengjiawan [Rapporto di scavo di Dengjiawan], Beijing 2003; Zhang J.k. - Wei J., Xinshiqi Shidai Kaogu [L'archeologia dell'età neolitica], Beijing 2004, pp. 243-48.

Shixia

di Lu Liedan

Sito ubicato su una piccola collina nella contea di Qujiang (Prov. di Guangdong).

Scoperto nel 1972, indagini condotte negli anni Settanta e Ottanta del Novecento vi hanno messo in luce quattro fasi culturali tra il Neolitico tardo e l'età del Bronzo. Tipici della fase I sono il vasellame a impasto grossolano e i bacili su piede ad anello di ceramica depurata simili a quelli rinvenuti in siti neolitici della media valle dello Yangtze; su alcuni piani abitativi sono stati inoltre rinvenuti grani e pula di riso della varietà domesticata. Non essendo disponibili datazioni assolute, la fase I è stata datata in base a confronti tipologici del vasellame ceramico tra 6000 e 5500 anni fa. La maggior parte dei reperti è riferibile alla fase II, cui appartengono accette, asce, picconi e punte di freccia di pietra levigata, calderoni tripodati, bacini, giare, coppe con piedistallo in ceramica, anelli di giada e strumenti rituali (cong), resti di abitazioni, 56 sepolture primarie e 46 secondarie. Abbondanti resti di riso, rinvenuti entro fosse per lo stoccaggio e in sepolture, sono stati identificati come riso domestico (Oryza sativa) delle varietà japonica e indica. Tre datazioni al 14C collocano questa fase tra il 2730 e il 2380 a.C. Evidenze comparabili con quelle della fase II si sono registrate nella regione più settentrionale del Guangdong (tra le province di Hunan e Jiangxi) e per questo la fase II è stata definita come "fase-tipo della cultura Sh.". La fase III (4000-3500 anni fa) è caratterizzata da ceramica cotta a bassa temperatura: giare, vasi da cottura, tazze su alto piede anulare e basette, perlopiù a decorazioni geometriche (circoli, quadrati, zig-zag e losanghe). Sono state rinvenute anche asce, punte di freccia e fusaiole in pietra levigata. La fase IV (3500-2700 anni fa) rappresenta il passaggio all'età del Bronzo ed è caratterizzata da ceramica a impasto compatto cotto ad alta temperatura con decorazioni geometriche, utensili di pietra levigata e armi e utensili di bronzo. La produzione ceramica comprende giare, recipienti da cottura e piatti con bassa base ad anello, alcuni dei quali invetriati. L'importanza di Sh. è duplice: esso ha restituito abbondanti resti di riso domestico, fornendo dati fondamentali per lo studio del locale sviluppo dell'agricoltura, di scambi culturali tra la valle dello Yangtze e la Cina meridionale; la sua stratigrafia costituisce inoltre una delle più complete sequenze sul passaggio dal Neolitico all'età del Bronzo nella Cina meridionale.

Bibliografia

Guangdong Qujiang Shixia Muzang Fajue Jianbao [Breve rapporto sullo scavo della necropoli di Shixia presso Qujiang, Guangdong], in Wenwu, 7 (1978), pp. 1-22; Yang Shi-ting, Guangdong Xinshiqi Shidai Wenhua yu Pilin Yuanshi Wenhua de Guanxi [Le relazioni tra le culture neolitiche del Guangdong e quelle delle regioni circostanti], in Yang Shi-ting (ed.), Lingnan Kaogu Lunwen Ji, Guangzhou 1998, pp. 271-81.

Songze, cultura

di Filippo Salviati

Cultura neolitica che prende nome dal sito scoperto nel 1957 nel distretto di Qingpu (Shanghai) e oggetto di due campagne di scavo (1960-61 e 1974-76).

La scoperta della cultura S. (datata al 14C tra il 4000 e il 3300 a.C. ca.) ha permesso di stabilire la sequenza culturale nelle regioni della Cina sud-orientale: a Qingpu come in altri siti della regione, quali Caoxieshan e Zhanglingshan (entrambi a Wuxian, Prov. di Jiangsu), gli strati S. si collocano tra quelli della precedente cultura Majiabang (ca. 5000-4000 a.C.) e la successiva Liangzhu (ca. 3300-2000 a.C.), anche se alcuni studiosi ritengono Majiabang la fase iniziale di S. La produzione fittile è piuttosto varia e include recipienti (ding) su tre piedi a sezione piatta in ceramica a impasto grigio e decorati a linee parallele incise sulla superficie; basse coppe (dou) in ceramica nera con decorazioni geometriche a giorno sul piedistallo e motivi simbolici incisi sul largo piatto; altre coppe (dou) e giare (hu) con decorazioni geometriche dipinte in rosso. Le forme sono piuttosto articolate e mostrano una netta distinzione nelle sezioni dei recipienti, alcuni provvisti anche di coperchio. Specifiche decorazioni attestano una forte continuità tra la fase finale S. e la successiva cultura Liangzhu, tra cui un diffuso motivo geometrico a triangoli e cerchi combinati che, inciso sulla base di molti recipienti, sarà ripreso nella ornamentazione delle giade Liangzhu per definire gli occhi del motivo "a maschera teriomorfa" tipico di questa cultura. La lavorazione della giada mostra una continuità con le altre culture della regione (ad es., Hemudu, Majiabang e Beiyinyangying), anche se le tecniche di politura si raffinano e gli ornamenti si attestano su precise tipologie: orecchini (jue), piccoli dischi di giada e pendenti arcuati (huang) con minuscoli fori per la sospensione. Nella sepoltura M92 di Qingpu una giada, a forma di goccia con foro centrale, rinvenuta nella bocca del defunto, è interpretata come la prima evidenza di una pratica funeraria attestata nei successivi periodi storici. Numerosi gli strumenti di pietra, quali armi ‒ soprattutto asce (yue) ‒ utensili per la lavorazione del legno, attrezzi agricoli per il dissodamento e la zappatura del terreno. I grani di riso Oryza sativa delle varietà indica e japonica/sinica rinvenuti in alcuni contenitori ceramici posti a corredo delle tombe indicano come la risicoltura fosse la principale attività agricola, mentre il ritrovamento di numerose fusaiole attesta lo sviluppo dell'attività tessile in una regione che, in epoca storica, è nota per la sua produzione di filati di seta.

Bibliografia

Songze: xinshiqi shidai yizhi fajue baogao [Rapporto di scavo di un sito neolitico: Songze], Beijing 1987.

Tanshishan, cultura

di Lu Liedan

Cultura neolitica costiera, distribuita principalmente nella bassa valle del Min (Prov. di Fujian).

Essa prende nome dal sito scoperto nel 1954 su una collina nella contea di Minhou, a circa 22 km a nord di Fuzhou. Sebbene ricognizioni e scavi nella stessa regione abbiano portato alla scoperta di oltre 1000 siti con caratteristiche simili, associati nel 1976 sotto la definizione di "cultura T.", i dati più completi provengono dagli strati inferiore e medio (T. fase 1 e 2) del sito eponimo, indagato (1954-65, 1996) dal Museo della Provincia di Fujian. Nella fase I la maggior parte delle sepolture, individuali e orientate a nord-est, è a fossa rettangolare, con riempimento costituito da un terreno ricco di humus; esse sono accompagnate da corredi non standardizzati deposti vicino ai piedi e al capo del defunto (mass. 11 oggetti) e composti da contenitori per liquidi e per cottura (calderoni a corpo biconico o carenato e imboccatura larga, tazze, piccole giare biconiche ad alto collare, ciotole su piede ad anello, bacili con orlo da aperto a inverso) e dalle distintive giarette biconiche con manico a peduncolo impostato sulla carenatura e corpo decorato a macchie dipinte in rosso, associati ad asce litiche e fusaiole di terracotta. Il vasellame, a impasto argilloso di colore grigio e a impasto sabbioso di colore rosso, era modellato a colombino, a eccezione dei calderoni, forse realizzati a stampo. Le decorazioni comprendono, oltre alle tipiche macchie dipinte, impressioni a corda, incisioni, excisioni e decorazioni applicate. Lo strumentario è costituito da asce a spalla, accette, punteruoli e punte di freccia di pietra levigata, pesi da rete e fusaiole di terracotta. A T. sono state rinvenute anche due punte di trapano d'osso e un coltello-falcetto di conchiglia.

Lo strato medio di T. (fase II) è formato da uno spesso accumulo di molluschi bivalvi (Cordicula, Arca, Ostrea, Auricula) che evidenzia un'accresciuta dipendenza dalle risorse marine del sito, all'epoca situato sulla costa. In fase con il chiocciolaio e al suo interno sono stati rinvenuti focolari, pozzetti di discarica, tombe, fornaci e 7500 manufatti di ceramica, terracotta, pietra, osso e conchiglia, oltre a resti di fauna marina e terrestre. Il riempimento delle fosse di sepoltura, a profilo irregolare, è prevalentemente composto da conchiglie in matrice terrosa; le inumazioni sono ancora singole, ma orientate a sud-ovest, con corredi composti da 2 a 20 manufatti (anche deposti su un lato della fossa). Nella fase II il vasellame a impasto sabbioso prevale su quello argilloso e si nota un aumento degli esemplari lavorati a incudine e paletta cordata. La manifattura è ancora a colombino, ma gli orli sembrano avere subito una finitura alla ruota. I tipi vascolari continuano la tradizione della precedente fase, ma con un certo addolcimento delle carenature e un aumento dei piatti o ciotole su largo piedistallo decorato "a giorno" da fori rettangolari o circolari. Gli utensili comprendono attrezzi agricoli, quali grosse accette a ventaglio, asce a spalla, accette rettangolari e, per la prima volta, falcetti di pietra levigata, coltelli-falcetto e vanghette di conchiglia; la tessitura è attestata da fusaiole di terracotta e da una navetta d'osso, mentre arpioni e punte di freccia testimoniano la persistenza di caccia (Ursus arctos, Elephas maximus, Cervus nippon, Rusa unicolor, Felis tigris) e pesca assieme alla raccolta di conchiglie marine e all'allevamento di specie domestiche (Sus domesticus Brisson e Canis familiaris L.). Due datazioni radiometriche (3090±90 e 3005±90 anni fa) su campioni di Ostrea collocano il livello medio di T. alla metà del II millennio a.C., ma due datazioni per termoluminescenza (4240±190 e 4310±190 anni fa) dal livello superiore di Xitou, il cui strato inferiore corrisponde al livello medio di T., suggeriscono che quest'ultimo potrebbe essere più antico del 2000 a.C. La tipologia delle giarette biconiche ad alto collare e dei piatti su piedistallo, assieme alla comparsa nel livello medio di un tipico vaso da cottura tripodato, suggeriscono contatti con le coeve culture della media e bassa valle dello Yangtze. La scoperta di fornaci e tombe documenta il carattere sedentario dei gruppi T., come conferma il rinvenimento (1996) di buchi di palo e di un fossato, mentre la struttura delle abitazioni non è ancora chiara.

Bibliografia

Minhou Tanshishan Yizhi Diliuci Fajue Baogao [Rapporto sulla sesta campagna di scavo a Tanshishan, Minhou], in Kaogu Xuebao, 1 (1976), pp. 83-120; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 289-90; 1996 nian Fujian Kaogu de Zhongyao Shouhuo [Importanti scoperte archeologiche effettuate nel Fujian nel 1996], in Fujian Wenbo, 1 (1997), pp. 6-10.

Taosi, cultura

di Jian Leng

Cultura (o tipo culturale leixing) del periodo calcolitico Longshan di Shanxi, che prende nome dal sito ubicato tra la sponda del Fiume Fen e il Monte Taer (contea di Xiangfen, Prov. di Shanxi).

Scoperto nel 1978, il sito è stato scavato nel 1973 e nel 1978-84; datazioni al 14C lo collocano tra il 2500-2400 e il 2000-1900 a.C. Più di 70 siti T. (da 10.000 a 100.000 m2) identificati lungo il basso corso del Fen e del Fu hanno permesso di definirne l'area di distribuzione nella piana di Linfen (zona sud-occidentale della Prov. di Shanxi) e tre fasi di sviluppo, la prima delle quali apparterrebbe alla fase culturale tardoneolitica Miaodigou II, diretto antecedente di T., mentre le ultime due sarebbero diagnostiche della cultura T. A Taosi, il più esteso sito dell'omonima cultura, sono state portate alla luce abitazioni di piccole dimensioni sia seminterrate che in grotta (yaotong), strade, pozzi, fornaci per ceramica e pozzetti di discarica. La maggior parte delle abitazioni in grotta, a pianta ovale o circolare, consiste in vani scavati nel fianco dei terrazzi di löss, provvisti di focolari con larghi comignoli, o pozzi di luce, comunicanti con l'esterno. Le abitazioni seminterrate, più rare e generalmente più rifinite, hanno di norma pianta circolare, con pavimenti induriti per arrostimento e intonacati a calce bianca (uno dei tratti caratteristici delle culture di periodo Longshan). I pozzi d'acqua, a imboccatura tonda e fondo quadrato, profondi fino a 13 m e dotati di strutture lignee per il sostegno delle pareti, sono considerati tra le principali evidenze di innovazioni nel campo tecnologico e nell'organizzazione del lavoro. Alcuni pozzetti di discarica contengono calce, a evidenziarne il notevole uso nel corso di questo periodo.

A sud-est dell'area residenziale è stata individuata la necropoli (30.000 m2), con più di 1000 sepolture individuali in posizione supina entro fosse a pianta rettangolare. Le tombe sembrano essere organizzate in gruppi di differente numero e distanziati gli uni dagli altri, forse a suggerire un utilizzo da parte di diversi clan o lignaggi. Sono stati definiti tre tipi tombali sulla base delle dimensioni della sepoltura, della presenza/assenza di sarcofago e della ricchezza dei corredi. Sei tombe di grandi dimensioni (3 × 2 m; ca. 1%) sono caratterizzate dalla presenza di sarcofago ligneo, in cui l'inumato è orientato con la testa a sud-est, e di ricchi corredi (fino ai 200 manufatti della tomba M3015) tra cui vasi non utilitari di ceramica dipinta, manufatti di legno dipinto, grosse asce e lunghi coltelli-falcetto rituali di giada o pietra, monili e offerte di interi scheletri di maiale. Le 80 tombe di dimensioni medie (2,2-2,5 × 0,8-1,0 m; ca. 10%) rappresentano un livello inferiore rispetto alle prime, con sarcofago di legno contenente 10-12 elementi di corredo (manufatti di ceramica, legno e giada) e un numero massimo di 10 mandibole di maiale. Le sepolture del livello più basso sono quelle di piccole dimensioni (2 × 0,5 m; ca. 90%) e prive di corredo. Tale gerarchia rifletterebbe la nascita di un sistema di controllo del territorio e delle risorse di tipo statale e la formalizzazione di una gerarchia sociale il cui livello più elevato sarebbe stato di tipo regale. D'altra parte nelle sepolture di primo e soprattutto di secondo livello i corredi sono assortiti per tipi ricorrenti di manufatti, per la maggior parte di uso non utilitario ma con forti valenze simboliche di status; inoltre, alcune categorie o insiemi di manufatti (ad es., strumenti musicali, "servizi da tavola o da cucina", manufatti di giada) rimarranno tra gli elementi di corredo canonici delle sepolture regali e aristocratiche delle dinastie Shang e Zhou.

Il vasellame è per la maggior parte rappresentato da ceramica di colore grigio di argilla degrassata con percentuali variabili di sabbia e cotta in fornaci (largh. ca. 1 m) articolate in una camera di combustione ben distinta da quella di cottura. Durante la fase più antica la manifattura della ceramica a impasto grossolano di colore grigio, in minor misura a impasto fine di colore grigio o nero, è attestata sulla costruzione a colombino e a stampo con finitura "a incudine e paletta", che lascia sulla superficie dei vasi impronte di corda, di stuoia o motivi a losanga; raramente è attestato l'uso della ruota. Nelle fasi diagnostiche T. si nota il progressivo aumento della lavorazione alla ruota e dell'impasto fine, la diminuzione delle cordature e l'aumento dei motivi a intreccio. Tipiche forme vascolari, sempre più standardizzate, sono diversi tipi di vasi da cottura con tre piedi cavi mammelliformi (li), ciotoloni a fondo arrotondato connesso a tre piedi cavi conici (la cui forma preannuncia un tipo di vaso per riscaldamento di alcolici, il jia, dell'età del Bronzo), giare, più o meno slanciate, a spalla carenata e orlo everso (guan e weng), piatti su piedistallo (dou), ciotole su piedistallo (gui), fornelli spesso associati a vasi (guan) da cottura a corpo biconico e base piatta, giare da spalla (beihu) e un singolare manufatto, forse uno strumento musicale, formato da un corpo globulare con due aperture sulla base e un lungo collo a orlo sottolineato da bugnette. Un grande bacile con decorazione dipinta raffigurante un serpente o "drago" acciambellato rappresenta con ogni probabilità un vaso rituale decorato da un motivo zoomorfo assurto a emblema clanico. Alcune decorazioni dipinte sulle ceramiche di T. sembrano preannunciare motivi presenti sui vasi rituali di bronzo.

Molti autori considerano diagnostici del tipo culturale T. anche i manufatti di legno dipinto, tra i quali tavolini, assi da taglio, scatole, mestoli, dou, vasi da stoccaggio e tamburi cilindrici elaboratamente decorati e con timpano in pelle di coccodrillo, come documentato da frammenti di ossa di Alligator sinensis rinvenuti all'interno. Questi strumenti assieme al singolare strumento musicale di ceramica e a un litofono di calcare documentano il ruolo della musica nei rituali dell'aristocrazia; probabilmente non è un caso che una tra le più importanti innovazioni tecnologiche del periodo Longshan, la metallurgia, a T. compaia sotto forma di una piccola campana di rame (6,3 × 2,7 cm, spess. 0,3 cm) rinvenuta tra i femori di un individuo sepolto in una tomba di livello medio.

Bibliografia

1978-80 Nian Shanxi Xiangfen Taosi Mudi Fajue Jianbao [Relazione preliminare sugli scavi condotti nel 1978-80 nella necropoli di Taosi, Xiangfen, Shanxi], in Kaogu, 1 (1983); Gao W. et al., Guan Yu Taosi Mudi de Jige Mengti [Considerazioni sulla necropoli di Taosi], ibid., 6 (1983); R. Ciarla, Taosi: ai piedi del monte Taer, in Città sepolte, VII, Roma 1987, pp. 1983-84; Zhang J.k. - Wei J., Xinshiqi Shidai Kaogu [L'archeologia dell'età neolitica], Beijing 2004, pp. 228-31.

Wangwan, fase

di Jian Leng

Cultura, o tipo Wangwan della cultura Longshan della Provincia di Henan, nota anche come "cultura Wangwan III" (1961), distribuita principalmente nella regione di Luoyang e lungo i fiumi Yi e Luo (Prov. di Henan).

I principali siti appartenenti a questo tipo culturale comprendono Wangwan, Xilumiao, Cuoli e Xiaopangou. In generale i siti W. hanno una densa distribuzione e dimensioni inferiori rispetto a quelli della cultura Yangshao; con un'estensione media di 2000 m2, solo in pochi casi raggiungono i 200.000-500.000 m2. I depositi sono ricchi e generalmente contengono resti Yangshao ed Erlitou, attestando che W. derivò dalla cultura Yangshao e successivamente si sviluppò nella cultura Erlitou. Tra i materiali recuperati vi sono fondi di capanna, pozzetti di discarica, sepolture, fossati e cisterne. Le abitazioni erano generalmente semisotterranee, a pianta circolare o rettangolare (10-50 m2). Sono stati individuati numerosi pozzetti di discarica a pianta circolare e profilo conico, sebbene si rilevino nel corso del tempo incrementi nella complessità dello stile di queste strutture. Cisterne e fossati di drenaggio (largh. 2-3 m, prof. 1 m) sono stati individuati nel solo sito di Cuoli. Limitato è il numero di sepolture rinvenute, per la maggior parte in strette fosse rettangolari, a orientamento apparentemente casuale e corpo in posizione supina, prona o giacente sul fianco; sono state individuate alcune sepolture multiple con evidenze di smembramento dei corpi. Tra gli strumenti di pietra vi sono vanghe, coltelli, falcetti, accette, asce, pestelli, lance, punte di freccia e fusaiole. Gli oggetti di osso o conchiglia comprendono punte di lancia, arpioni, punteruoli, aghi, falcetti e piccoli ornamenti. Alcune scapole di animale mostrano tracce di esposizione al fuoco a suggerire qualche forma di divinazione per scapulimanzia.

La tipologia ceramica del tipo W. comprende vasellame di uso domestico di colore grigio, sebbene siano stati rinvenuti anche vasi di colore nero, rosso e, più raramente, bianco, con decorazioni impresse che formano motivi "a canestro", a corda e a reticolo. Il tipo W. della cultura Longshan può essere suddiviso in due periodi: il periodo antico è rappresentato dalla fase III identificata a W. (presso Luoyang) e comprende bacili a orlo everso (pen), giare (weng), vasi da cottura (jia), tripodi da cottura (li) e vasi per cottura al vapore (zhen), oltre a ciotole emisferiche a base piatta. Nel secondo periodo le forme ricorrenti sono costituite da vasi tripodati (ding) e bacili (pen) di profondità maggiore, mentre sono del tutto assenti i li. Il più significativo mutamento rispetto al periodo antico è rappresentato dal crescente numero di decorazioni a reticolo e a canestro, mentre sono poco frequenti le impressioni a corda. La cultura W., in generale, ha fornito le più importanti evidenze per la definizione della transizione dalla cultura Yangshao alle culture Longshan della Pianura Centrale nel periodo che datazioni radiometriche (14C) pongono tra il 2450±130 e il 2005±120 a.C.

Bibliografia

Luoyang Wangwan Yizhi Fajue Jianbao [Rapporto preliminare di scavo del sito di Wangwan, Luoyang], in Kaogu, 1 (1978), pp. 175-78; Mengjing Xiaopangou Yizhi Shijue Jianbao [Rapporto preliminare di scavo del sito di Xiaopangou, Mengjing], ibid., pp. 244-55; Zhang J.k. - Wei J., Xinshiqi Shidai Kaogu [L'archeologia dell'età neolitica], Beijing 2004, pp. 216-21.

Xianrendong e diaotonghuan

di Xiaoneng Yang

Siti rinvenuti in due caverne, a circa 800 m l'una dall'altra, nelle colline calcaree che si affacciano sulla piana di Tayuan (contea di Wannian, Prov. di Jiangxi), tagliata dal piccolo fiume Le'an che si immette da sud-est nel Lago Poyang (media valle dello Yangtze).

Scoperto nel 1962, X. fu sottoposto a indagini stratigrafiche (1964) che portarono alla luce un deposito pluristratificato, formatosi tra l'inizio del Pleistocene medio e l'inizio dell'Olocene, e il cui terzo strato (Xianrendong Livello Inferiore) restituì resti antropici datati radiometricamente a 12.430±80 anni B.P., nella fase di transizione Paleolitico-Neolitico antico; indagini più recenti hanno fissato i limiti cronologici di X. tra 20.000 e 14.000 anni fa. Non poco interesse destò il rinvenimento, nel livello inferiore, di frammenti di vasi di ceramica, talvolta cordata esternamente, e a impasto sabbioso (quarzo) di colore rossiccio, associati a strumenti litici (choppers e raschiatoi) scheggiati a percussione semplice senza ritocco (sebbene in strati coevi siano stati poi rinvenuti utensili levigati di breccia: ad es., anelli, forse usati come pesi per bastoni da scasso). I frammenti ceramici, i più antichi fino ad allora rinvenuti in Cina, appartenevano a contenitori cotti a bassa temperatura in fornaci aperte, talvolta decorati con motivi "a nastro". Nel livello superiore (strato 4), dove si rinvenne anche un'accetta di pietra levigata, i frammenti ceramici documentarono una composizione dell'impasto maggiormente diversificata, più variati motivi decorativi (prevalentemente geometrici) e tipologie fittili. I pacchi di ceneri associati a ossa di animali selvatici e a utensili in entrambi i livelli di X. attestano un'economia fondata essenzialmente sulle attività di pesca, caccia e raccolta; successive ricerche hanno però messo in luce un quadro molto più complesso.

Nel 1993 e nel 1995 un'équipe sino-americana ha ripreso le ricerche a X., aprendo anche nuove trincee di scavo nella grotta di D. Il risultato più importante è stato il rinvenimento di oltre 200 frammenti di ceramica del periodo antico (su 516 frammenti complessivi) associati a resti fossili di riso, a 625 utensili litici, 318 strumenti d'osso, 20 frammenti scheletrici umani e migliaia di ossa animali, evidenza quest'ultima che ha portato a considerare il deposito di D. (datato ca. 12.000-9000 anni fa) come il prodotto di occupazioni stagionali o come sito di macellazione. Lo studio dei frammenti ceramici ha permesso di stabilire che la più antica ceramica cinese (Xianrendong Livello Inferiore) era a impasto volontariamente temperato a quarzo (più raramente a feldspato) e che le pareti (spess. 0,7-1,2 cm) dei vasi di forma conica erano prima levigate a mano e quindi rasate con uno strumento (di bambù, di legno o di osso) che lasciava delle lunghe tracce a nastro. Questa tecnica fu progressivamente sostituita da quella della costruzione a colombino trattato "a incudine e paletta", quest'ultima foderata con materiale vegetale intrecciato, responsabile delle impronte di corda presenti su ambedue le pareti o sulla sola superficie esterna. Le analisi degli oltre 600 resti fossili di riso e la loro distribuzione nella stratigrafia dei due siti hanno rilevato nei livelli preceramici (ca. 15.000 a.C.) rarissime evidenze di riso selvatico che, negli strati caratterizzati dalla comparsa della ceramica (ca. 12.000-9000 a.C.), non solo aumenta di quantità, ma è associato a riso coltivato (Oryza sativa); questo inizia a prevalere (55%) nei livelli più recenti, riferibili al Neolitico medio. La produzione fittile, le tecniche di levigatura della pietra, l'industria su osso e la risicoltura segnalano quindi le fasi di esordio del Neolitico nella media valle dello Yangtze.

Bibliografia

Jiangxi Wannian Dayuan Xianrendong dongxue yizhi shijue [Saggi di scavo nel sito in grotta di Xianrendong, Dayuan, Wannian, Jiangxi], in Kaogu Xuebao, 1 (1963), pp. 1-16; Jiangxi Wannian Dayuan Xianrendong dongque yizhi di'erci fajue baogao [Seconda relazione sullo scavo del sito in grotta di Xianrendong, Dayuan, Wannian, Jiangxi], in Wenwu, 12 (1976), pp. 23-35; R.S. MacNeish - J.G. Libby, Origins of Rice Agriculture. The Preliminary Report of the Sino-American Jiangxi (PRC) Project, El Paso 1995; Zhang Chi, Jiangxi Wannian zaoqi taoqi he daoshu zhi guishi yicun [L'antica ceramica e i resti di riso silicificato della contea di Wannian, Provincia di Jiangxi], in Yan Wenming - Yasuda Yoshinori (edd.), Daozuo Taoqi he Dushi de qiyuan, Beijing 2000, pp. 43-50; Zhou Guangming - Shen Xia, Zhongguo daozuo nongye de qiyuandi: Jiangxi Wannian Xianrendong - Diaotonghuan yizhi [Le origini dell'agricoltura in Cina: i siti di Xianrendong e Diaotonghuan, Wannian, Jiangxi], in Lishi Wenwu, 11 (2001), pp. 35-43.

Xinglongwa, cultura

di Xiaoneng Yang

Cultura del Neolitico antico-medio nella valle del fiume Daling, che prende il nome dal sito (Bandiera di Aohan, Regione Autonoma della Mongolia Interna) più estensivamente scavato della Cina nord-orientale e datato al 14C tra il 6200 e il 5400 a.C.

Gli scavi effettuati a X. (1983-86, 1992-93) hanno portato alla luce un insediamento di circa 24.000 m2 delimitato da un fossato di forma ovale, con 160 fondi di capanne seminterrate a pianta quadrangolare, 300 pozzetti di discarica o stoccaggio e oltre 30 sepolture in fossa. I reperti fittili comprendono giare di ceramica bruna a impasto sabbioso e ciotole di colore grigio scuro a impasto sabbioso e depurato. La forma caratteristica è rappresentata da alti vasi troncoconici con ampia imboccatura e fondo piatto, decorati con solchi paralleli (forse incisi a pettine) e motivi a zig-zag e a stuoia. Numerosi utensili d'osso (ami, arpioni, aghi e punteruoli), zappe e accette di pietra scheggiata o levigata e un coltello con lama di pietra e immanicata in osso, attestano attività di caccia, pesca e raccolta, mentre la qualità della lavorazione di anelli (jue) e asce (ben) di giada evidenzia una manifattura specializzata che sarebbe stata trasmessa ai lapicidi della successiva cultura Hongshan.

Nel corso della fase antica di X. capanne di dimensioni standardizzate (50-80 m2), orientate a sud-est, sembrano circondare due capanne più grandi (oltre 140 m2) al centro dell'abitato. Nel loro insieme, la disposizione delle unità abitative e l'intera pianta dell'insediamento sono rappresentativi del "modello insediamentale X.". Caratteristica specifica di questa cultura è inoltre l'apparente assenza di una vera e propria necropoli, con sepolture associate alle abitazioni. Lungo il lato orientale della capanna F180, ad esempio, fu rinvenuta una tomba a fossa (M118), con un individuo in posizione supina accompagnato da un ricco corredo di vasi fittili, utensili e monili di pietra, osso, dente e giada, e da un'offerta costituita da una coppia di maiali di entrambi i sessi deposti sul suo lato destro.

Bibliografia

Neimenggu Aohan qi Xinglongwa yizhi fajue jianbao [Breve relazione sullo scavo del sito di Xinglongwa, Aohan qi, Mongolia Interna], in Kaogu, 10 (1985), pp. 865-74; Neimenggu Aohan qi Xinglongwa juluo yizhi 1992 nian fajue jianbao [Breve relazione sullo scavo nel sito residenziale di Xinglongwa, Aohan qi, Mongolia Interna, 1992], ibid., 1 (1997), pp. 1-26, 52; Zhang J.k. - Wei J., Xinshiqi Shidai Kaogu [L'archeologia dell'età neolitica], Beijing 2004, pp. 73-80.

Xinhua

di Jian Leng

Sito ubicato nei pressi della cittadina di Dabaodang (contea di Shenmu, Prov. di Shanxi).

Scoperto e scavato nel 1996 e nel 1999 nella zona di frontiera tra gli ambienti agricoli delle valli fluviali e le fasce predesertiche sul bordo meridionale del deserto di Maowusu, il sito, che ha subito una profonda erosione eolica, è stato indagato su un'area di circa 4000 m2, in cui sono stati rinvenuti 20 fondi di capanna, 208 pozzetti di discarica, 6 fornaci per la cottura della ceramica, 82 sepolture di adulti e 13 sepolture in urna di bambini, oltre a una eccezionale fossa sacrificale contenente oggetti rituali di giada. Le capanne a pianta circolare o quadrangolare sono del tipo seminterrato, in alcuni casi con piano pavimentale intonacato da uno strato di fango indurito per arrostimento (tecnica usata anche per il fondo di molte fosse di discarica, a profilo circolare o "a sacco", in alcuni casi riutilizzate per la deposizione di sepolture). Le sepolture di adulti, distribuite tra le abitazioni e non concentrate in uno spazio specializzato, consistono in fosse rettangolari (2 × 0,5 m) con inumazioni supine rivolte a nord; in un solo caso è stata riscontrata una sepoltura doppia con maschio in posizione supina e femmina in posizione flessa e rivolta verso il primo. Scarsi gli oggetti di corredo; quando presenti, sono costituiti da piccoli ornamenti di giada e da accette di pietra. Le sepolture in urna di bambini sembrano maggiormente concentrate nel settore orientale del sito. Nel 1999 è stata identificata una fossa sacrificale (prof. 0,22 m e 1,4 × 0,5 m all'imboccatura) con più di 30 utensili rituali di giada sepolti di taglio sopra un piccolo ricettacolo, contenente ossa di uccello, scavato al centro del pavimento della fossa.

A X. sono state inoltre rinvenute numerose ossa oracolari (scapole di bovini e di pecore) esposte al fuoco ma non perforate. Gli autori degli scavi ritengono che alcuni tipi ceramici siano riferibili a un orizzonte culturale della prima metà del II millennio a.C. in stretta connessione con la cultura Erlitou della media valle del Huanghe. L'interesse scientifico di X. risiede soprattutto nel fatto che esso testimonia come ancora all'inizio del II millennio a.C. in questa zona fossero presenti comunità a economia agricola sostenuta da allevamento (bovini e caprovini) in stretta connessione con le culture della media valle del Huanghe.

Bibliografia

Zhongguo Zhongyao Kaogu Faxian 1999 [Importanti scoperte archeologiche in Cina, 1999], Beijing 2001, pp. 21-24.

Xinkailiu, cultura

di Yan Sun

Cultura medio-neolitica della Pianura di Sanjiang (Prov. di Heilongjiang); prende il nome dal sito (ca. 240.000 m2) scavato (1972) nella contea di Mishan, sulle sponde del Lago Xinkai (o Khanka).

La cultura X. è rappresentata da pochi siti, di cui quello eponimo è il più significativo, con due livelli di occupazione cronologicamente molto vicini. Un'attribuzione al IV millennio a.C. è basata su una datazione radiometrica calibrata (4239-3995 a.C.) da un osso umano della sepoltura M5 del livello superiore. La ceramica, verosimilmente modellata a colombino, è a impasto sabbioso e di colore grigio-marrone, talvolta giallo-bruno, raramente rosso; giare e ciotole cilindriche a base piatta costituiscono i due tipi dominanti, con decorazioni a pettine incise o impresse, che formano diagnostici motivi "a squama" e "a rete" variamente associati in fasce decorative che scandiscono la parete esterna del contenitore. Tipico è lo strumentario, composto soprattutto da microliti scheggiati a pressione, tra cui punte di freccia foliate (con scheggiatura bifacciale quelle a foglia di lauro), punte di lancia, bulini, raschiatoi, schegge e nuclei; più rari gli utensili di pietra levigata (accette, punte di lancia, scalpelli e macinelli); i manufatti d'osso sono generalmente strumenti da pesca (ami, esche e arponi). Le 10 fosse per lo stoccaggio di pesce ‒ uso suggerito dall'abbondante presenza di squame e lische ‒ e i molti resti di mammiferi selvatici (cervi, maiali e volpi), assieme alla tipologia dello strumentario, documentano l'importanza della pesca e della caccia nello sfruttamento di habitat caratterizzati da foreste, praterie e bacini lacustri; d'altra parte non sono state individuate evidenze certe di produzione agricola e di allevamento di specie domestiche. Delle 29 sepolture in fossa rettangolare, 11 sono inumazioni primarie di singoli individui, 18 sono interramenti secondari che in alcuni casi possono contenere fino a 4 individui. In molti casi le sepolture secondarie sono in connessione con quelle primarie: ad esempio, la tomba M7 di un maschio adulto era connessa a 4 deposizioni secondarie di individui di entrambi i sessi. Delle 29 sepolture solo 2 erano prive di corredo, le restanti di norma sono accompagnate da strumenti litici e da vasi di ceramica deposti vicini al cranio o lungo i fianchi. Diverse incisioni su osso raffiguranti pesci e protomi zoomorfe documentano manifestazioni artistiche verosimilmente legate alla sfera della religiosità. I dati relativi alla cultura X., particolarmente l'uso della tecnica di scheggiatura a pressione dell'industria microlitica, evidenziano le connessioni tra stabili comunità neolitiche di pescatori-cacciatori-raccoglitori distribuite a nord della valle del Heilongjiang, a est dell'Ussuri e nella Provincia Marittima Siberiana.

Bibliografia

Mishan xian Xinkailiu yizhi [Il sito di Xinkailiu, contea di Mishan], in Kaogu Xuebao, 4 (1979), pp. 491-516; Tang Yingjie et al., The Neolithic in Heilongjiang Province, in S.M. Nelson, The Archaeology of Northeast China, London - New York 1995, pp. 137-40.

Xinle, cultura

di Yan Sun

Cultura del Neolitico medio (5500-4800 a.C.), che prende il nome dal sito nella periferia nord di Shenyang (Prov. di Liaoning) ed è documentata da pochi siti nella bassa valle del Liao.

Il deposito di X., su una bassa collina tra i fiumi Liao e Hun, fu oggetto di quattro campagne di scavo tra il 1973 e il 1984, che misero in luce due principali livelli: superiore, con resti dell'età del Bronzo, e inferiore, esemplificativo dell'orizzonte culturale X. Sono stati rinvenuti oltre 40 fondi di capanne seminterrate, a pianta quadrangolare con angoli arrotondati e con uno o due focolari posti centralmente. Eccellenti informazioni sulla dislocazione delle attività domestiche sono state desunte dalla distribuzione dei manufatti sui piani pavimentali, la maggior parte dei quali con superficie di 30 m2, raramente di 50 m2; nel caso della capanna F2, la sola di 90 m2, la maggior parte dei vasi fittili era concentrata nell'angolo nord-est; altri sono stati trovati presso i buchi di palo lungo i muri est e ovest; ancora lungo il muro orientale si misero in luce mucchietti di microliti e scarti probabilmente indicativi di una zona di manifattura. Nell'angolo sud-est, dentro un buco di palo e sul pavimento, sono stati rinvenuti semi carbonizzati di un cereale (probabilmente miglio); poco distante giacevano macinelli litici, vaghi di collana di pietra e giada e strumenti d'osso (spatole, punteruoli, spilloni), mentre negli angoli opposti, a nord-ovest insieme a una piccola scultura su legno raffigurante un uccello, e a nord-est insieme a monili (fora-lobi, "perle" e "bottoni") di grafite, carbone mineralizzato e ocra, erano sparsi frammenti di ossa animali. Sembra dunque che le attività si svolgessero in zone relativamente specializzate lungo le mura perimetrali della capanna, che però, per le sue dimensioni, potrebbe non essere un'unità abitativa standardizzata.

L'industria litica comprende utensili levigati su ciottolo (asce e scalpelli o bulini di giada; macine e macinelli di quarzite e arenaria), scheggiati (choppers, raschiatoi, martelli e zappe) e microliti su lama di agata e selce (punte di freccia, punte e raschiatoi, anche a ritocco bifacciale), che indicano la pratica di attività di caccia e pesca associate al trattamento di granaglie coltivate. Il tratto distintivo è però la tipologia vascolare, dominata da vasi con base piatta e profilo semplice troncoconico a imboccatura dritta; più rari quelli ovoidali a imboccatura obliqua e le "giarette" o "bicchieri" a profilo globulare. Si tratta di vasi a impasto sabbioso di colore rosso o marrone, decorati a impressione o incisione cardiale e a pettine (cd. rocker-stamped). La presenza di materiali alloctoni (quali il carbone minerale, forse dai campi di Fushun a circa 50 km di distanza, le perle e i bulini di giada forse raccolta a Xiuyuan o a Guandian nel Liaoning), la tipologia delle forme vascolari e lo stile delle decorazioni ‒ che caratterizzano anche diversi siti sulla costa di Dongkou e la parte settentrionale della penisola di Liaodong ‒ indicano interazioni con altri orizzonti culturali del Nord-Est, in particolare Xinlongwa (ca. 6200-5400 a.C.) tra la valle del Mangniu e del Daling, e Xiaozhushan Livello Inferiore (ca. 4500-4000 a.C.) condiviso da siti insulari e costieri intorno alla penisola di Liaodong; più a lungo raggio, e forse più selettivi, i contatti con coevi orizzonti culturali della Corea. Le evidenze relative ai contatti dell'orizzonte culturale X. indicano il formarsi nel corso del V millennio a.C. di circuiti d'interazione culturale che coinvolsero l'intera regione est-asiatica compresa tra la Provincia Marittima Siberiana, il Nord-Est cinese e la Corea.

Bibliografia

Shenyang Xinle yizhi shijue baogao [Relazione sullo scavo nel sito di Xinle, Shenyang], in Kaogu Xuebao, 4 (1978), pp. 449-66; Shenyang Xinle yizhi di erci fajue baogao [Relazione sulla seconda campagna di scavo nel sito di Xinle, Shenyang], ibid., 2 (1985), pp. 209-22; K.C. Chang, The Archaeology of Ancient China, New Haven - London 19864, pp. 176-79; Zhang J.k. - Wei J., Xinshiqi Shidai Kaogu [L'archeologia dell'età neolitica], Beijing 2004, pp. 80-83.

Yangshao, cultura

di Xiaoneng Yang

Cultura che prende il nome dal villaggio nella contea di Mianzhi (Prov. di Henan), sulla riva meridionale del Huanghe, dove, per la prima volta in Cina, furono rinvenuti (1921) frammenti di ceramica dipinta riconosciuti come neolitici.

La cultura Y. appartiene al Neolitico medio-tardo e si sviluppò tra il 5000 e il 3000 a.C. negli altopiani di löss che si affacciano sulla valle del Fiume Wei e sulla media-bassa valle del Huanghe. Grazie agli scavi condotti in un gran numero di siti (province di Henan, Hebei, Shanxi, Shaanxi e Gansu), di tale cultura sono noti almeno i tratti più caratterizzanti. L'economia è rappresentata da evidenze di coltivazione a debbio di almeno due varietà di miglio (Panicum miliaceum e Setaria italica Beauvensis) e una di cavolo (Brassica chinensis) e di allevamento di maiali, cani e caprovini; caccia, pesca e raccolta di specie vegetali selvatiche sono però ampiamente attestate da rinvenimenti di utensili specializzati e di resti organici. Il carattere permanente dei villaggi Y. è stato oggetto di discussione per lungo tempo; si tende oggi a ritenere che tali insediamenti fossero temporanei almeno nelle fasi più antiche. I moduli abitativi sono testimoniati da fondi di capanna scavati nel terreno o a livello, a pianta circolare o quadrangolare e con tetto, a scheletro ligneo ricoperto da fango o da paglia e fango, di forma conica o a quattro spioventi. La struttura portante del tetto poggiava su pilastri di legno o su travi supportate dai pilastri infissi al centro del piano abitativo o verso il lato opposto all'entrata. Tra i manufatti tipici figurano strumenti di pietra scheggiata e levigata e vasi fittili rossastri con motivi decorativi in bruno; questi ultimi rivelano un complesso universo simbolico che ha avuto un'inaspettata conferma nel rinvenimento (1987) ai lati di una fossa di sepoltura scavata a Xishuipo (città di Puyang, Prov. di Henan) di due grandi "mosaici" zoomorfi, raffiguranti una tigre e un "drago", realizzati con conchiglie di molluschi. Nei 2000 anni di sviluppo della cultura Y., attestata in oltre 3000 siti, gli archeologi concordano nel riconoscere due principali fasi, con numerose varianti regionali; la fase antica è rappresentata dalla fase Banpo, quella recente dalla fase Miaodigou.

I primi scavi (1921) furono condotti da J.G. Andersson in 17 località presso il villaggio di Y., che portarono all'identificazione di strati culturali con strumenti di pietra levigata e frammenti fittili dipinti con motivi neri e rossi. Andersson concluse che tali resti appartenevano alla stessa cultura neolitica, che egli definì "cultura Y." (nota anche come "cultura della Ceramica Dipinta" o "cultura della Ceramica Rossa"). Sebbene nel sito siano stati rinvenuti pochi esemplari integri e nonostante la qualità per gran parte scadente della ceramica, la scoperta del villaggio di Y. costituì una pietra miliare nell'archeologia preistorica cinese, poiché essa rappresentò la prima solida evidenza di una cultura neolitica antecedente al periodo dinastico (tradizionalmente iniziato nel 2100 a.C.). Cinque anni dopo gli scavi di Andersson, l'archeologo cinese Li Ji e la sua équipe scavarono un altro sito Y. nel villaggio di Xiyin (contea di Xia, Prov. di Shanxi). Anche se la cultura Y. divenne nota al mondo nel 1921, la sua natura, il carattere e la cronologia relativa non vennero pienamente compresi fino agli scavi condotti a Banpo e Jiangzhai a partire dagli anni Cinquanta. A Banpo furono effettuati i primi scavi estensivi di un insediamento preistorico della Repubblica Popolare Cinese, che riportarono alla luce un villaggio preistorico con due fasi di occupazione, di cui la più rappresentativa è la fase antica (4800-4300 a.C.), denominata fase Banpo I. Gli scavi portarono all'identificazione di resti di fornaci ceramiche a est dell'insediamento e di una necropoli, a nord, con 174 sepolture.

Nel sito di Jiangzhai (contea di Lintong, Prov. di Shaanxi) sono stati rinvenuti depositi riferibili a quattro fasi della cultura Y.: Banpo I, Shijiahe, Miaodigou I e Banpo II. I resti della fase Banpo I, i più significativi, furono datati al 14C tra il 4600 e il 4400 a.C.; quelli della fase Shijiahe intorno al 3690 a.C. L'insediamento della fase più antica comprendeva un'area residenziale, a ovest della quale vi era una zona di fornaci e a est una popolosa necropoli. L'area residenziale a pianta ellittica (circa 20.000 m2), protetta da un corso d'acqua a sud-ovest e da un fossato artificiale a sud, est e nord, si sviluppò intorno a una piazza circondata da oltre 100 capanne divise in 5 gruppi, ciascuno dei quali formato da una struttura di più ampie dimensioni e 10-20 capanne di dimensioni piccole o medie, tutte orientate verso la piazza centrale; tale impianto potrebbe indicare che il gruppo fosse articolato in numerosi clan o lignaggi, come suggerito anche dalla struttura di alcune necropoli (ad es., Yuanjunmiao). Due frammenti di rame alligato con zinco rinvenuti a Jiangzhai hanno spinto a ipotizzare che la metallurgia fosse praticata già a partire dalla fase Banpo; ma tale ipotesi non ha trovato fino a oggi seri riscontri. Alla fase tarda della cultura Y. sono riferiti diversi insediamenti cinti da mura, come quello di Xishan (fase Qinwangzhai, 3300-2800 a.C.), a sud-ovest di Sunzhuang (città di Zhengzhou, Prov. di Henan). Le ricerche ivi condotte (1993-96) hanno portato alla luce un insediamento a pianta circolare, con un diametro di 180-200 m circa e un'area di 30.000 m2. Le mura, costruite con la tecnica banzhu (terra pressata tra assi di legno), erano circondate da un fossato dell'ampiezza massima di 11 m. Si tratta di uno dei più antichi insediamenti cinti da mura identificati nella Pianura Centrale, che deve avere influito sugli sviluppi protourbani del periodo Longshan. Insieme ad altri fenomeni sociali, la scoperta attesta i mutamenti strutturali (modelli insediamentali, sepolture stratificate e incremento dei rituali) verificatisi alla fine del periodo della cultura Y.

Nonostante la cultura Y. sia stata oggetto di indagini già da circa un secolo, la sua origine, la traiettoria di sviluppo e la categorizzazione sono ancora materia di ricerca. È indubitabile che essa sia un prodotto locale derivato da molteplici antecedenti: alla sua formazione concorsero culture più antiche (o culture pre-Yangshao) della valle del Wei e del medio corso del Huanghe, quali Cishan, Peiligang, Laoguantai, Lijiacun, Baijiacun e Dadiwan, ciascuna delle quali fornì apporti che si ritrovano in specifiche regioni o fasi/tipi culturali Y. ma non in altri. Negli anni Novanta evidenze più antiche della fase Banpo I (definite come "cultura Lingkou") identificate a Lingkou e Lintong (Prov. di Shaanxi) e a Dongguan, Gucheng e Yuanquan (Prov. di Shanxi) hanno consentito di rilevare che la cultura Lingkou si pone tra la locale cultura pre-Yangshao (cultura Peiligang) e la fase Banpo, ma l'ipotesi secondo cui la fase Banpo deriverebbe direttamente dalla cultura Lingkou non trova unanime consenso. Poiché la cultura Y. si estese su un territorio tanto ampio e si sviluppò nel corso di 2000 anni, una questione centrale del dibattito consiste nell'accertare se sia giustificato considerare le diverse manifestazioni regionali e le fasi temporali Y. come culture distinte. Molti studiosi concordano nel classificare tali fasi e tipi come culture specifiche, quali le culture Banpo, Miaodigou e Dahecun. In base alla distribuzione spaziale e alla sequenza temporale, si tende a riunire le fasi/tipo della cultura Y. e delle culture pre-Yangshao in gruppi. Dal più antico al più recente, il primo gruppo comprende le culture/fasi Dadiwan/Laoguantai-Banpo I-Miaodigou-Xiwangcun nella parte orientale della Provincia di Gansu, nell'area di Guanzhong (Prov. di Shaanxi), nella parte meridionale della Provincia di Shanxi e in quella occidentale della Provincia di Henan; del secondo gruppo fanno parte le culture/fasi Cishan-Hougang-Dasikongcun nella parte settentrionale della Provincia di Henan, mentre il terzo gruppo include le culture Peiligang-Dahecun/Qinwangzhai nell'area centrale della Provincia di Henan. Evidenze ascrivibili alla cultura Y. identificate nella regione sud-occidentale della Provincia di Henan e in quella nord-occidentale della Provincia di Hubei sono rappresentate dalla cultura Xiawanggang.

Bibliografia

J.A. Andersson, Children of the Yellow Earth, London 1934; Miaodigou yu Sanliqiao [Miaodigou e Sanliqiao], Beijing 1959; Xi'an Banpo, Beijing 1963; Henan Mianchi xian kaogu diaocha [Ricognizione archeologica nella contea di Mianchi, Henan], in Kaogu, 9 (1964), pp. 431-34; Su B.q., Guanyu Yangshao wenhua de ruogan wenti [Alcune questioni sulla cultura Yangshao], in Kaogu Xuebao, 1 (1965), pp. 51-82; Mianchi Yangshao yizhi 1980-81 nian fajue baogao [Relazione dello scavo nel sito Yangshao di Mianchi, 1980-81], in Shiqian Yanjiu, 3 (1985), pp. 38-58, 80; Henan Puyang Xishuipo yizhi fajue jianbao [Relazione sullo scavo del sito di Xishuipo, Puyang, Henan], in Wenwu, 3 (1988), pp. 1-6; Jiangzhai-Xinshiqi shidai yizhi fajue baogao [Relazione sullo scavo del sito neolitico di Jiangzhai], Beijing 1988; 1988 nian Henan Puyang Xishuipo yizhi fajue jianbao [Relazione sullo scavo del sito di Xishuipo, Puyang, Henan, 1988], in Kaogu, 12 (1989), pp. 1057-66; Yan W.m., Yangshao wenhua yanjiu [Studio sulla cultura Yangshao], Beijing 1989; Shaanxi Lintong Lingkou yizhi di'erqi yicun fajue jiaobao [Breve relazione sullo scavo dei resti appartenenti alla seconda fase del sito di Lingkou, Lintong, Shaanxi], in Kaogu Yu Wenwu, 6 (1999), pp. 3-14; Zhengzhou Xishan Yangshao shidai chengzhi de fajue [Scavo dell'insediamento cinto da mura di Xishan, Zhengzhou, cultura Yangshao], in Wenwu, 7 (1999), pp. 4-15; Yuanqu Gucheng Dongguan, Beijing 2001; An Z.m., Yangshao cun he Yangshao wenhua - jinian Yangshao wenhua faxian 80 zhounian [Il villaggio di Yangshao e la cultura Yangshao - 80° anniversario della scoperta della cultura Yangshao], in Zhongyuan Wenwu, 5 (2001), pp. 15-18; Yangshao wenhua yuanyuan yanjiu jianshi [Studio e riesame delle fonti sulla cultura Yangshao], in Kaogu, 6 (2003), pp. 70-82; Wang Renxiang, Banpo he Miaodigou wenhua guanxi yanjiu jianshi [Studio e riesame della relazione tra le culture Banpo e Miaodigou], in Wenwu, 4 (2003), pp. 26-34, 43; Zhang J.k. - Wei J., Xinshiqi Shidai Kaogu [L'archeologia dell'età neolitica], Beijing 2004, pp. 111-25.

Yüchanyan

di Xiaoneng Yang

Sito in grotta ubicato sull'omonima collinetta nella contea di Dao (Prov. di Hunan), a sud dello Yangtze.

Scavato nel corso degli anni Novanta del Novecento, il sito consiste di un abitato, che si estende su una superficie di 100 m2, appartenente a una cultura in fase di transizione dal Paleolitico tardo al Neolitico antico, datata al 14C tra 14.490±230 e 12.320±120 anni fa. La varietà degli abbondanti resti botanici e faunistici rinvenuti suggerisce che il deposito antropico si sia formato in un ambiente caldo, ricco d'acqua e fertile, con abbondanza di bambù e alberi. Tale deposito (spess. 1,2-1,8 m) ha restituito i più antichi esempi di manufatti fittili e di riso a sud dello Yangtze. Frammenti di ceramica di colore bruno a impasto grossolano e friabile, temperato con sabbia ricca di quarzo, sono stati rinvenuti all'interno del deposito culturale della grotta. La ceramica, realizzata a mano e cotta a bassa temperatura, presenta le superfici interna ed esterna ricoperte da impressioni di corda. Dai frammenti ceramici recuperati è stato possibile ricomporre la forma di un calderone (fu) con ampia imboccatura e fondo appuntito. La scoperta di quattro chicchi di riso, insieme ai fitoliti appartenenti a riso coltivato (Oryza sp.), rappresenta una delle più antiche evidenze in Cina della transizione dal riso selvatico a quello domestico. Lo strumentario litico rinvenuto a Y. comprende circa un migliaio di strumenti scheggiati ma non levigati, tra cui strumenti da taglio, punte e raschiatoi. Tra gli altri manufatti figurano punteruoli e palette d'osso e di corno, ornamenti di conchiglia e pendenti di denti. Il piano di calpestio della grotta era stato pavimentato con pietre frammentate su cui era stato gettato un materiale simile a calce, a indicare che gli abitanti avevano tentato di controllare l'umidità all'interno delle abitazioni. Sebbene non siano stati rinvenuti focolari, sono state identificate ceneri pertinenti a fuochi. Y. ha restituito una delle più antiche testimonianze delle origini dell'agricoltura e della produzione fittile nella Cina meridionale.

Bibliografia

Zhang Z.h., Changjiang zhongxiayou daozuo nongye de qiyuan [L'origine dell'agricoltura del riso nel medio e basso corso dello Yangtze], in Nongye Kaogu, 1 (1998), pp. 206-11; Y. J.r., Hunan Daoxian Yuchanyan 1 wan nian yiqian de daogu he taoqi [Riso e ceramica 10.000 anni fa a Yüchanyan, Daoxian, Hunan], in Yan Wenming - Yasuda Yoshinori, The Origins of Rice Agriculture, Pottery, and Cities, Beijing 2000, pp. 31-42; Zhang J.k. - Wei J., Xinshiqi Shidai Kaogu [L'archeologia dell'età neolitica], Beijing 2004, pp. 35-38.

Yueshi, cultura

di Olivier Venture

Cultura (ca. 1800-1450 a.C.) di cui vennero rinvenuti per la prima volta materiali nel 1930 a Chengziyai (Prov. di Shandong), che però all'epoca furono considerati testimonianze della fase finale della cultura Longshan.

Solo alla fine degli anni Settanta del Novecento le due culture furono distinte e si adottò la denominazione di "cultura Y." per quella più recente. I principali siti riconducibili a tale cultura (Chengziyai, Yinjiacheng, Zhaogezhuang e Tangzi) sono nella Provincia di Shandong, ma come la precedente cultura Longshan dello Shandong l'area di distribuzione include, oltre alla penisola di Shandong, la regione orientale del Henan e quella settentrionale del Jiangsu, sebbene siti Y. siano sporadicamente presenti anche oltre tali limiti geografici. Come dimostrato a Chengziyai, l'uso di muraglie di fortificazione rappresenta un elemento di continuità con la cultura Longshan, sebbene le tecniche costruttive Y. siano più avanzate e preannuncino quelle che sarebbero state usate per le città del successivo periodo Shang a Yanshi e Zhengzhou; altro elemento di continuità è lo sviluppo di una metallurgia del bronzo su piccola scala (punteruoli, punte di freccia e lame). La cultura Y. si distingue da quella Longshan per la tipologia del vasellame di ceramica che, caratterizzato da pareti spesse e perlopiù a impasto sabbioso, era foggiato a mano e rifinito al tornio lento; solo alcune ceramiche, probabilmente destinate a un uso specializzato, erano in argilla molto depurata e foggiate al tornio. La decorazione delle ceramiche a impasto grezzo è caratterizzata dalla frequente presenza di una o due costolature, spesso poste ad accentuare la carenatura dei vasi, mentre le ceramiche a impasto fine sono talvolta decorate con motivi dipinti (cd. "virgole" o "gocce"), generalmente in rosso e bianco. La cultura Y. si distingue inoltre per la presenza di coltelli-falcetto semilunati di pietra levigata, provvisti di due fori sulla parte ventrale per il passaggio di corregge.

Lo studio dei materiali rinvenuti nei siti Y. ha permesso di individuare un netto aumento delle attività agricole rispetto al periodo precedente, anche se l'economia sembra essere ancora saldamente legata alla caccia e pesca. La natura delle relazioni tra la cultura Y. e la precedente cultura Longshan dello Shandong deve ancora essere chiarita, come poco chiare sono le relazioni con le coeve culture di Erlitou e di Xiajiadian Livello Inferiore e con quella di Erligang, che la sostituì completamente nel corso del XV sec. a.C.

Bibliografia

Fang Hui, Yueshi wenhua de fenqi yu niandai [Periodizzazione e cronologia della cultura Yueshi], in Kaogu, 4 (1998), p. 55-71; Ren Xianghong, Yueshi wenhua de faxian yu yanjiu [Scoperte e studi sulla cultura Yueshi], in Zhongguo kaogu xuehui di baci nianhui lunwenji 1991, Beijing 1998, pp. 110-19.

Zengpiyan

di Lu Liedan

Sito in grotta (ca. 200 m2) scoperto nel 1965 nei pressi della città di Guilin (Regione Autonoma di Guangxi Zhuang).

Scavi condotti negli anni Settanta del Novecento hanno permesso il rinvenimento di numerosi manufatti e 23 sepolture, tuttavia solo dopo le indagini del 2001 è stato chiarito che i depositi si riferivano a quattro distinte fasi, tutte riferibili al Neolitico, e a una molto più tarda databile all'epoca Song (960-1279 d.C.). Alla fase I è riferibile un'industria a scheggiatura mono- e più raramente bifacciale, lavorata in situ, come testimoniato dal rinvenimento di ciottoli, sbozze e scarti di lavorazione, e consistente in choppers, punte e anelli di pietra (forse mazze o pesi per bastoni da scasso), associati a trapani e punte levigate di osso, coltelli-falcetto di conchiglia e frammenti ceramici con impressioni a corda appartenenti a contenitori di fattura grossolana, con pareti il cui spessore arriva fino a 2,9 cm. Datazioni al 14C e confronti tipologici collocano questa fase al Neolitico antico, tra 11.000 e 10.000 anni fa. La fase II (10.000-8000 anni fa) è caratterizzata dalla produzione di strumenti scheggiati su ciottolo, dall'affermazione degli utensili in osso levigato e dei coltelli-falcetto di conchiglia, mentre la manifattura della ceramica si avvale della tecnica di costruzione a piastre (slab building) con finitura di superficie tramite incudine e paletta rivestita di corde. Nella fase III (ca. 8000-7000 anni fa) si rilevano mutamenti assai limitati nello strumentario litico, anche se compaiono i primi strumenti parzialmente levigati (asce). La tipologia ceramica è rappresentata dalle sole due forme base del calderone (fu) e della giara (guan) a superficie cordata come nella fase precedente. Lo strumentario di osso è invece costituito dalla preponderante presenza dei punteruoli. Nel corso della fase IV (ca. 7000-5500 anni fa) si hanno i maggiori cambiamenti nello strumentario litico e nella tipologia ceramica. L'industria litica è per la maggior parte levigata (asce e accette) e accompagnata da utensili di conchiglia (generalmente costituiti da coltelli-falcetto). La tipologia ceramica ha una grande varietà di forme (calderoni, giare, bacini, ciotole, piedistalli, piatti e tazze con alto piede ad anello) e di motivi decorativi (incisi e impressi); la manifattura presenta chiare tracce di finiture al tornio e gli impasti sabbiosi permettono la costruzione di pareti più sottili. A questa fase pertengono anche due sepolture in posizione rannicchiata, prive di corredo, a eccezione di alcune pietre disposte all'interno delle fosse di sepoltura e sui resti scheletrici; inoltre due grandi valve di conchiglia d'acqua dolce sono state rinvenute sul cranio della sepoltura M9.

Dopo il 3500 a.C. il sito venne abbandonato, per essere rioccupato da un insediamento di modesta entità durante la dinastia Song (960-1279); a questo periodo sono datati ciotole, grandi giare, vasi e urne, rinvenuti in prossimità dell'ingresso della grotta. Le analisi archeozoologiche, polliniche, dei fitoliti e dei residui di amido hanno consentito di ricavare un quadro esaustivo dell'economia di sussistenza durante le prime quattro fasi di occupazione che, da una prevalenza di caccia e raccolta nella fase I (radici, frutti, molluschi di acqua dolce, pesce, uccelli, cinghiali e cervi), passando per le fasi II e III, caratterizzate da raccolta differenziata di vegetali affiancata da caccia/pesca, avrebbero portato allo sviluppo della risicoltura durante la fase IV. Lo strumentario ha consentito di definire una cronologia locale comprendente le origini e lo sviluppo delle tecniche di levigatura, adottate inizialmente per lavorare materiali organici (fase I) e successivamente per la realizzazione di strumenti di pietra (fasi IV e V). Inoltre, i frammenti ceramici relativi alla fase I testimoniano gli esordi della produzione fittile, fornendo importanti dati per lo studio dell'origine e dell'evoluzione della ceramica nella Cina meridionale.

Bibliografia

Guilin Zengpiyan [Zengpiyan. Un sito preistorico in grotta a Guilin], Beijing 2001.

CATEGORIE