ICEBERG

Enciclopedia Italiana (1933)

ICEBERG (ingl. "monte di ghiaccio"; ted. Eisberg)

Roberto Almagià

Il vocabolo è entrato nell'uso geografico per designare le masse di ghiaccio d'origine terrestre (in opposto a ghiacci marini; v.) che s'incontrano natanti in mare ad alte latitudini in entrambi gli emisferi.

In quello settentrionale la grande maggioranza proviene dalle lingue ghiacciate che dall'inlandsis groenlandico si protendono fino al mare. Avendo il ghiaccio, com'è noto, densità inferiore a quella dell'acqua, il lembo estremo del ghiacciaio tende a galleggiare. A questa spinta dal basso all'alto si aggiunge l'azione delle onde e delle maree: si verifica così nella forma del lembo di ghiacciaio, modellata su quella della costa sottostante, una deformazione, la quale produce dal basso verso l'alto delle spaccature che infine determinano il distacco di masse di varie dimensioni. Nella Groenlandia occidentale soltanto i fiordi settentrionali hanno grandi lingue ghiacciate, e queste dànno il maggior contingente di icebergs; nella Groenlandia orientale, ad alte latitudini gli icebergs per lo più non riescono a uscire dai fiordi, sbarrati da secche e bassi fondi, e vi formano veri e proprî banchi; i fiordi più meridionali della costa orientale alimentano invece grandi icebergs, che viaggiano in deriva verso sud, si riuniscono presso il Capo Farvel con quelli provenienti da ovest e procedono nell'Atlantico, scendendo fin verso 40° S. Essi arrivano pertanto nel dominio delle rotte battute dai piroscafi fra l'Europa e l'America Settentrionale; il loro incontro può riuscire pericolosissimo. Oggi sulle rotte convenzionate, per accordo internazionale, esiste un servizio di sorveglianza e di distruzione degli icebergs, affidato ad apposite navi degli Stati Uniti.

Gli icebergs galleggiano emergendo per circa 1/7 della loro altezza (nel caso di ghiaccio abbastanza omogeneo) e, minati continuamente dall'abrasione marina, assumono sempre nuove condizioni di equilibrio presentandosi con le forme più bizzarre. Se ne sono misurati taluni alti oltre 100 m.; il più alto, misurato da E. v. Drygalski, al quale si debbono osservazioni sistematiche al riguardo, aveva 136 m. di altezza. Procedendo verso S. essi si riducono progressivamente di mole e di solito anzi si rompono in più blocchi, talora con fragorose detonazioni.

I calcoli fatti per uno solo dei grandi ghiacciai groenlandesi, il Gran Karajak, conducono a concludere che esso abbandona in mare circa 15 milioni di mc. di ghiaccio all'anno. Per l'intera Groenlandia si dovrebbero calcolare 375-400 milioni di mc.

Gli icebergs dell'emisfero sud provengono dal margine del grande inlandsis, o anche dalle grandi barriere di ghiaccio (come nel Mare di Ross); vi sono tuttavia, nella Terra di Graham e altrove, ghiacciai veri e proprî che scendono fino al mare. Gli icebergs meridionali hanno per lo più forma tabulare, con pareti a picco, alte 30-40 m., e dimensioni orizzontali enormi: se ne sono incontrati di quelli lunghi fino 3-4 km.

Ancor più estesi sono i cosiddetti icebergs azzurri (ted. Blareeisberge), denominati dal colore del ghiaccio, che vagano alla deriva nella corona oceanica circondante l'Antartide, sospinti dalle correnti e dai venti di ovest, e hanno di solito forme cupoleggianti. Per le loro enorm dimensioni essi, avvistati da lontano, furono talvolta scambiati per isole.

V. tavv. CXLIX e CL.

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