IBRIDAZIONE

Enciclopedia Italiana (1933)

IBRIDAZIONE

Fabrizio Cortesi

. Con questo nome s'indicano le pratiche mediante le quali si producono gli ibridi (v. ibridismo). Oramai l'ibridazione è molto usata in agraria: limitata prima all'orticoltura, alla floricoltura e alla frutticoltura, ora si è estesa anche ad altre piante coltivate, specialmente ai cereali. Molte delle razze elette di frumenti che oggi si coltivano sono di origine ibrida; all'ibridismo debbono appunto l'alta produttività e le particolari caratteristiche di resistenza a talune malattie.

Prima di parlare del procedimento dell'ibridazione, a complemento di quanto è detto sull'ibridismo, è opportuno riassumere rapidamente alcune notizie sugl'ibridi vegetali. Nelle piante si possono distinguere le seguenti categorie di forme ibride: 1. ibridi stabili, 2. ibridi falsi, 3. ibridi intermediarî, 4. ibridi da doppia fecondazione (Xenia), 5. ibridi atavici (Cryptomeria), 6. ibridi mendeliani o di disgiunzione. È necessario poi osservare che vi sono ibridi vegetali sterili (i cosiddetti "muli vegetali") e ibridi fertili.

Fra i numerosi sterili possiamo ricordare: l'incrocio fra Triticum monococcum e altre specie di Triticum; le Brassica oleracea × Brassica napus, Brassica napus × Brassica rapa. In tali ibridi la sterilità può dipendere dal polline (o perché i granelli pollinici si sviluppano imperfettamente o perché, sebbene normali, in enorme maggioranza son incapaci di germinare), dagli ovuli o anche dai semi, di cui pochissimi abboniscono cioè possono germinare. Così vediamo che è fertile solo l'1% del polline in Azalea mollis, il 2% nel Verbascum rubiginosum e in Sempervivum montanum × S. Wulfeni, e il 32% nella Potentilla spuria.

Negl'ibridi fertili può accadere che o nei loro discendenti si conservino invariati i caratteri dell'ibrido (ibridi stabili o costanti), o che i discendenti presentino i caratteri dell'uno o dell'altro dei genitori (ibridi di disgiunzione.) Sembra che questo diverso comportamento, secondo gli studi di H. de Vries, sia dovuto al fatto che, mentre nel primo caso i genitori sono specie elementari, negl'ibridi di disgiunzione i genitori sarebbero varietà o razze.

Gl'ibridi stabili sono molto importanti, perché hanno dato origine a nuove specie con caratteri costanti, diversi e intermedî fra quelli dei genitori. Di tali bastardi ricorderemo: Medicago media, prodotto da M. falcata e M. sativa; presenta caratteri intermedî fra i genitori, è stabile e fertile, tanto che viene abbondantemente coltivata e non ha mai presentato forme di ritorno agli stipiti. Rhododendron intermedium, prodotto dell'incrocio R. ferugineum × hirsutum, è anch'esso una forma costante e fertile. Paphiopedilum Harrisianum, incrocio di Paphiopedilum barbatum × villosum, è anch'esso costante e fertile: del resto molti altri ibridi di Orchidacee hanno la stessa caratteristica e si propagano egregiamente per seme.

Hordeum Steudelii × H. trifurcatum e H. trifurcatum × H. zeocriton: anche questi due orzi ibridi sono fertili e costanti. Ma il caso più interessante è quello della Aegilops speltaeformis; D. A. Godron ibridando l'Aegilops ovata col grano comune (Triticum vulgare) ottenne l'Aegilops triticoides, ibrido fertile, che incrociato a sua volta col T. vulgare ha originato l'Aeg. speltaeformis. Anche quest'ibrido è fertile e costante ed è riconosciuto tale da una serie ininterrotta di ottanta generazioni. Fu trovato spontaneo in un campo presso Montpellier dal Fabre nel 1833 e gli fu data grande importanza, perché, ignorandosi la sua origine ibrida, si suppose per il suo aspetto che fosse la forma progenitrice del frumento. Quindi si accesero infinite discussioni su tale argomento, ma le esperienze di Godron, fatte nel 1852, dimostrarono invece l'origine ibrida di questa pianta.

In alcuni casi un ibrido sterile moltiplicato vegetativamente produce individui fertili: così l'ibrido Sempervivum Pittoni × S. arachnoideum, studiato da R. v. Wettstein nel 1897, presentava il polline perfettamente sterile, ma, propagato vegetativamente, tre anni dopo presentò il 40-44% di polline fertile. Questo fatto è importante per l'origine ibrida di nuove specie, che, sterili da principio, in seguito alla propagazione vegetativa sono divenute fertili. Vi è poi una categoria di ibridi detti intermediarî in cui i caratteri dei genitori sono sovrapposti o mescolati fra loro; però raramente vi è un perfetto equilibrio nella mescolanza dei caratteri dei genitori, anzi si osserva quasi sempre una maggiore preponderanza di quelli o dell'uno o dell'altro. Nei vegetali tali ibridi intermediarî sono numerosi e bene studiati: giova qui illustrarne alcuni esempî.

Sorbus thuringiaca: dovuto all'incrocio fra S. aria e S. aucuparia. Il S. aria ha le foglie semplici, leggermente dentellate, il S. aucuparia le ha imparipennate composte. Il loro ibrido (S. thuringiaca) ha le foglie di forma intermedia di quelle, in cui però predomina il carattere di S. aria.

Cirsium hybridum (C. oleraceum × C. palustre). Il C. oleraceum ha le foglie lobate a lobi integri, il C. palustre invece le ha con lobi profondamente divisi e spinescenti all'apice: la forma delle foglie dell'ibrido è intermedia, con predominio della forma di C. palustre.

Berberis Neubertii: è un ibrido dovuto all'incrocio di due Berberidacee appartenenti a generi diversi: Mahonia aquifolium e Berberis vulgaris; la prima ha foglie pennato-composte, mentre quelle della seconda sono semplici. Nell'ibrido alcune foglie sono semplici, altre composte con 3-5 foglioline di cui la terminale più grande. Però in tutte le foglie prevale il carattere di Mahonia, perché esse sono rigide con nervature sporgenti e persistenti, mentre quelle di Berberis sono molli, caduche, a nervature non manifeste.

Negl'ibridi intermedî quello che si è detto per le foglie vale anche per i fiori e per gli altri caratteri morfologici esterni e interni, persino per la forma dei granelli d'amido contenuti nei semi, come si è osservato ibridando diverse forme di piselli. Anche gl'ibridi intermediarî riguardo alla discendenza si distinguono in sterili e fertili. Quelli fertili poi sono stabili, come gli esempî sopra accennati, ai quali possiamo aggiungere la Linaria italica (L. genistaefolia × vulgaris), il Geum intermedium (G. urbanum × rivale), la Drosera obovata (D. anglica × rotundifolia), l'Asplenium germanicum (A. ruta muraria × A. septentrionale); oppure presentano tendenza a un parziale ritorno alle forme iniziali, come dimostrano le esperienze di Jancewski sugli anemoni e quelle di Blaringhem su alcuni orzi, oppure i discendenti si sdoppiano nei due genitori, e allora si tratta di ibridi mendeliani (v. mendelismo).

In agricoltura l'ibridazione si pratica diffusamente nelle viti e nei cereali. Per le viti si usa procedere anzitutto alla castrazione dei grappoli da ibridare, togliendo con una pinzetta da orologiaio e con destrezza il cappuccio formato dai petali e le antere degli stami, avendo cura di non ferire lo stimma che si trova immediatamente sotto il cappuccio e che è destinato a ricevere il polline. Terminata la castrazione, con un pennellino si porta il polline della pianta che deve servire da padre sullo stimma dei fiori castrati e quindi si difendono i grappoli da influenze estranee, racchiudendoli in sacchetti di garza o di carta. Finché gli stimmi non sono secchi e imbruniti, i fiori possono essere sempre fecondati e il momento migliore sembra che sia il 4° o 5° giorno dopo la castrazione. Altro sistema d'impollinazione artificiale è quello di appendere sui grappoli da ibridare gruppi di fiori sbocciati muniti di stami. Si può conservare il polline attivo per una settimana, mettendo i grappoli di fiori staminiferi, avvolti in foglie di vite asciutte, in sacchetti di carta per usarli poi nel momento adatto, raccogliendo il polline stesso su un foglio di carta bibula tenuto all'aria 24 ore su vetri o in scatole di cartone. Il Castel ha impollinato con buon successo, servendosi di polline raccolto anche 30 giorni prima dell'operazione.

Gl'ibridi sono diversi a seconda del modo con cui avviene l'incrocio: così dalle viti Aramon e Rupestris si può avere un ibrido Aramon × Rupestris e un altro Rupestris × Aramon; nel secondo caso i risultati sono diversi a seconda che della Rupestris s'impieghi il polline dei fiori staminiferi o quello dei fiori monoclini. Gl'ibridi provenienti dal polline dei fiori staminiferi sono più resistenti alla fillossera che quelli ottenuti col polline dei fiori monoclini. In genere nell'ibridazione delle viti, quando il ceppo americano funge da padre, si ha maggior resistenza alla fillossera, ma fruttificazione mediocre, invece quando il ceppo europeo ha funzioni paterne, si ha resistenza fillosserica assai minore, ma buona fruttificazione.

Anche nei cereali si usa l'ibridazione, che deve essere praticata con grande cura, procedendo alla castrazione dei fiori da ibridare prima della maturazione degli stami. Così per ibridare il frumento, scelta una spiga, si asportano alla base e all'apice di essa circa ⅓ delle spighette in modo da lasciarne 4-5 per lato, cioè da 12-20 fiori in tutto: le altre si eliminano, perché l'esperienza ha dimostrato che quelle della base e dell'apice sono le meno adatte alla riproduzione. Poi si procede alla castrazione, provocando l'apertura delle spighette con una leggiera pressione laterale e asportando con forbici o pinzette le antere, che devono cominciare ad avere color paglierino. Si ravvolge quindi la spiga in un sacchetto di garza, per evitare l'intervento del polline estraneo sino alla maturazione degli stimmi, che si fecondano trasportandovi le antere mature della specie paterna, che devono avere un bel colore giallo; se queste sono chiuse, si aprono con la punta delle forbici o delle pinzette, poi la spiga si ravvolge con cotone, per evitare l'intervento di polline estraneo e si assicura a un paletto di sostegno con l'indicazione delle specie stipiti e della data. Seminando i chicchi ottenuti in seguito a questa fecondazione artificiale, si otterranno piante ibride.

L'ibridazione nei cereali, oltre agli scopi pratici per la creazione di nuove forme agrarie, è servita e serve tuttora a scopi filogenetici per determinare, a seconda della fertilità e sterilità delle forme che ne derivano, il grado di affinità sistematica delle specie stipiti. Tali ragioni hanno guidato Erich von Tschermak nelle sue ricerche sull'ibridazione dei cereali: si sono fatti incroci tra Secale cereale e S. montanum con ibridi sempre fertili; anche le principali specie di frumento (eccettuato l'incrocio Triticum monococcum con T. dicoccoides) hanno dato bastardi fertili, così pure gl'incroci di forme coltivate di Avena sativa con Avena fatua e di forme coltivate di Hordeum con lo spontaneo H. murinum.

L'ibridazione, come si è detto, si usa anche in orticoltura, in frutticoltura e in floricoltura: in quest'ultima specialmente per apportare modifiche nel colore e nel profumo dei fiori, nel portamento e nella resistenza della pianta.