HONOS

Enciclopedia dell' Arte Antica (1961)

HONOS

G. Scichilone

Personificazione divinizzata dell'Onore - forse specificamente dell'Onore militare - ebbe nel mondo romano un intenso culto fin dall'età repubblicana, almeno dal III sec. a. C. in poi.

Strettamente connesso con Virtus - il Valore guerriero - appare quasi sempre con questa, sia nelle fonti letterarie ed epigrafiche, che in quelle monumentali. La più antica sede del culto di H. in Roma fu il tempio extra portam Collinam ricordato da Cicerone (De Zeg., ii, 58) e costruito probabilmente nei primi decennî del III sec. a. C., al quale se ne aggiunge un secondo dedicato nel 234 a. C. alle pendici del Celio, presso porta Capena, da Q. Fabio Massimo Verrucoso e più tardi restaurato da Marcello, il conquistatore di Siracusa. Nel 205 il figlio di quest'ultimo dedica il tempio al culto di H. e Virtus e ancora alle due divinità associate sarà votato e costruito da C. Mario, con le spoglie della guerra cimbro-teutonica, un terzo tempio - forse sulle pendici del Campidoglio - detto poi della Virtus Mariana.

Nella prima età imperiale il culto ha già raggiunto una considerevole importanza ed Augusto - nell'ambito della sua politica di rinnovamento e sistemazione dei culti - interviene personalmente in esso, fissando al 29 maggio la data della festa di H. e Virtus (Cass. Dio, liv, 18; C. I. L., i, n. 394). Fuori di Roma, una aedes Honoris è ricordata in una iscrizione di Pozzuoli (C. I. L., x, n. 1781), mentre un'altra, da Terracina (C. I. L., x, n. 8266), menziona dei ludi Honoris et Virtutis; innumerevoli, poi, sono le epigrafi, che, almeno fino al III secolo dell'Impero, attestano nelle più lontane province la presenza di questo culto. Dalle Gallie, dall'Africa, dal Norico, dalla Pannonia, sono note iscrizioni votive - assai spesso di militari - le quali, pur senza darci alcun lume sulla natura del culto che ci è sostanzialmente ignota nei suoi aspetti particolari, ce ne testimoniano validamente la diffusione nonché il carattere spiccatamente militare.

Di non minore importanza sono per noi i monumenti figurati, che concordano nel presentare H. come personificazione maschile, quasi sempre nel tipo di un giovane coperto di pallio su una spalla e nella parte inferiore del corpo, con torace ignudo, e recante in una od ambedue le mani attributi, tra i quali di gran lunga più frequenti sono cornucopia e ramo d'ulivo. Non si può escludere anzi, che da questi caratteri iconografici sia legittimo risalire ad una sostanziale differenziazione nel culto tra H. e Virtus, essendo quest'ultima costantemente rappresentata con attributi militari (elmo) come divinità guerriera. È all'inizio dell'età imperiale che - dopo pochi tipi della monetazione repubblicana - le rappresentazioni figurate di H. assumono questo carattere, sia in numerosi tipi monetali con le loro varianti, che nel rilievo, nella toreutica e nella glittica. La possibilltà di identificare, partendo da sicure rappresentazioni monetali accompagnate da iscrizioni, un tipo iconografico - almeno - caratteristico di H., ha consentito di riconoscere quest'ultimo in varie rappresentazioni anepigrafi; non mancano, tuttavia, i monumenti di dubbia interpretazione, tra i quali certamente più discusso - ed a ragione - è un rilievo dell'arco traianeo di Benevento. Se, poi, l'esistenza di un tipo figurato pressoché canonico possa spiegarsi con un singolo archetipo è ipotesi non dimostrabile allo stato presente delle nostre conoscenze.

Monumenti considerati. - Per le monete v. Bibliografia. - Coppa argentea detta "di Augusto e Tiberio" del Tesoro di Boscoreale; Parigi, Louvre: A. Héron de Villefosse, in Mon. Piot, v, 1899, pp. 31, 134 e ss., tav. xxxii, 1-2. Presso Augusto assiso in sella curule, Venere Genitrice, H. e Virtus; H., coperto sulla spalla e nella parte inferiore del corpo dal pallio, regge una patera nella destra e cornucopia nella sinistra. - Colonna di Magonza; Magonza, museo: S. Ferri, in E. A. A., II, pp. 767-768, 5. s. Colonna. Presso un'armatura raffigurante il bottino di guerra, H. con spada inguainata e Virtus. - Rilievo della mensola della chiave di vòlta dell'arco di Tito, fronte O: M. Pallottino, in E. A. A., i, p. 592, n. 7, s. v. Arco onorario e trionfale. H. nella consueta iconografia. - Rilievo superiore del pilone sinistro dell'arco di Traiano in Benevento, fronte di campagna: id., ibid., p. 594, n. 57. Supposta identificazione di H. e Virtus che presentano soldati all'imperatore; H. vi sarebbe rappresentato laureato e loricato. Contra, molto fondatamente: J. M. C. Toynbee, The Hadrianic School, Cambridge 1934, pp. 19-20. - Pasta vitrea; Copenaghen, Thorwaldsen Museum: P. Fossing, Catal. of the Engraved Gems and Cameos in the Thorwaldsen Museum, Copenaghen 1929, p. 102, n. 584. Figura maschile stante, in veduta frontale con scettro nella destra e cornucopia nella sinistra; corpo ignudo: Honos ? - Sardonice: New York, Metropolitan Museum of Art: G. M. A. Richter, Catal. of the Engraved Gems Greek, Etruscan and Roman in the Metropolitan Mus. of Art, Roma 1956, p. 132, n. 658, tav. lxxv. Trionfo di un condottiero su una quadriga i cui cavalli son guidati da 11. e Virtus; H., come figura maschile palliata, regge le redini con la destra ed un ramo nella sinistra; su varie repliche di questa scena su gemme e sui rapporti di queste con rilievi storici romani, v. G. M. A. Richter, op. cit., p. 132.

Bibl.: Wissowa-Drexler, in Roscher, I, 2, cc. 2707-2709; Samter, in Pauly-Wissowa, VIII, cc. 2292-2294; A. B. Cook, Zeus, II, 1, Cambridge 1925, pp. 96 e ss., passim; H. Mattingly-E. A. Sydenham, The Roman Imperial Coinage, I, Londra 1923, p. 215, n. 152; III, Londra 1930, p. 79, n. 422, p. 179, n. 1279, p. 181, n. 1298 A.; E. A. Sydenham, The Coinage of the Roman republic, Londra 1952, p. 131, n. 797, tav. 53; p. 161, n. 961; M. Grant, Roman Imperial Money, Londra 1954, pp. 150-151, 261; S. B. Platner-Th. Ashby, A Topographical Dictionary of Ancient Rome, Oxford-Londra 1929, pp. 258-260; M. Bieber, in Am. Journ. Arch., XLIX, 1945, p. 25 ss.