HONDURAS

Enciclopedia Italiana (1933)

HONDURAS (A. T., 153-154)

Giuseppe CARACI
Carlo ERRERA
Fabrizio CORTESI
Mario SALFI
Iliehard DANGEL
Richard DANGEL
Anna Maria RATTI
Ezequiel A. CHAVEZ
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Una delle sei repubbliche dell'America Centrale, la seconda per superficie (le fonti oscillano fra 100 e 160 mila kmq.; 134.305 secondo i dati ufficiali), la quarta per il numero degli abitanti (859.761 nel 1930), ma la penultima appena per densità di popolazione (poco più di 6 abitanti per kmq.).

Sommario: Nome e confini (p. 551); Morfologia e geologia (p. 551); Clima (p. 552); Flora (p. 552); Fauna (p. 552); Agricoltura (p. 552); Miniere (p. 553); Industria (p. 553); Popolazione (p. 554); Commercio (p. 554); Centri abitati (p. 555); Comunicazioni (p. 555); Ordinamento politico (p. 555); Finanze (p. 555); Storia (p. 555).

Nome e confini. - Il nome le viene dal golfo che ne segna l'estremità NO. sull'Atlantico, dove si offrì ai primi navigatori occidentali (Colombo che la scoprì e Pinzón-Solis che così l'avrebbero battezzata) uno degli approdi migliori che per le condizioni del fondo (hondo, e di qui honduras, o fondale) offrisse, su questo lato la regione degl'istmi.

La costa dell'Honduras fu scoperta da Cristoforo Colombo, quando il 20 luglio 1502 (quarta spedizione) dall'isoletta Guanaja toccò quello che oggi si chiama capo Honduras; nei giorni seguenti fu riconosciuto tutto il seguito della costa a mezzodì continuando verso il Darien. Nel 1508-9 la spedizione di Juan Diaz de Solis completa la scoperta a settentrione, dal capo Honduras verso ponente. L'occupazione del Messico da parte di Hernan Cortés provoca poi altre esplorazioni più complete: nel 1522 Gil González de Ávila scopre la costa meridionale, Cristóbal de Olid completa la scoperta nel 1524. Dal 1535 in poi s'inizia e si compie la scoperta e conquista dell'interno, affidata specialmente al Olid, a Pedro Alvarado, a Juan Chaves, a Hernández de Córdoba.

All'estensione della costa settentrionale, che si sviluppa per oltre 650 km. dalla foce del Motagua al C. Gracias á Dios sul delta del Segovia (o Yoro), contrasta sul Pacifico l'esile (95 km.) striscia compresa nei confini dello stato, tutta chiusa entro la Baia di Fonseca, cui s' affacciano insieme, dalle opposte parti, Salvador e Nicaragua, il primo dei quali segue la frontiera meridionale dell'Honduras. Salvo che per quest'ultima, i confini con le vicine repubbliche hanno dato luogo a contestazioni interminabili, favorite dalla mancanza o dalla deficienza di rilevamenti precisi e dall'incertezza degli stessi dati storici su cui s'appoggiano le contrastanti pretese. Particolarmente grave è la questione per ciò che riguarda l'estremità NO., dove i Guatemaltechi, lungi dall'accettare come frontiera il Motagua, il cui corso inferiore forma in sostanza il confine di fatto, rivendicano per sé buona parte dell'Honduras occidentale, mentre gli avversarî spingono le loro pretese oltre il L. di Izabal, fino sul territorio inglese sull'altro lato del golfo.

Morfologia e geologia. - Nel suo complesso, il territorio della repubblica è costituito per i tre quarti da montagne e zone collinari; più o meno ristrette sono le cimose litoranee e le zone alluvionali lungo i fiumi maggiori, le une e le altre assumendo la massima ampiezza sul versante atlantico, dove la linea di costa, piuttosto regolare, rivela la recente sistemazione dei materiali di riporto in differenti stadî di sviluppo da sezione a sezione (deltazioni, aggetti peninsulari, lagune e laghi relitti).

Tutto il paese può essere distinto in due regioni morf0logicamente e antropologicamente alquanto diverse, assumendo come linea divisoria la lunga depressione mediana che dal Golfo di Honduras si disegna, con direzione N-S., fino alla Baia di Fonseca. Questa depressione, che corrisponde con ogni probabilità a uno sprofondamento d'origine tettonica, è, come tutta la regione istmica, nettamente asimmetrica: mentre verso l'Atlantico il drenaggio ha luogo attraverso il lungo corridoio percorso dall'Humuya e dall'Ulúa, a mezzodì le acque scendono rapide dalla zona di displuvio (Rancho Chiquito) al Golfo di Fonseca nella valle del Río Goascorán. L'asimmetria si riduce alquanto a E., dove il Río Grande (o Choluteca) spinge le sue scaturigini fin quasi al centro del paese, ma, salvo questo breve lembo, tutto il territorio della repubblica volge al versante atlantico, lungo i corsi dell'Ulúa e dello Chamelecón ad O. della depressione mediana, lungo l'Aguán, il Tinto (o Negro), il Patuca ed il Coco dalla parte opposta.

Più che nelle condizioni geologiche, le due grandi zone differiscono in quelle orografiche e morfologiche, essendo largamente diffusa nell'una e nell'altra la coltre di deposizioni vulcaniche recenti che, in diversa misura e con diversa potenza, maschera le formazioni più antiche costituenti l'ossatura del rilievo. A O. un triplice allineamento montuoso trova posto sui due versanti dell'Ulúa; il più settentrionale, che è anche il più continuo, si dirige nettamente da SO. a NE., costituito dalle Sierre di Grita, di Espiritu Santo e di Omoa (3133 m.), che trovano la loro continuazione, oltre il solco mediano, nel piccolo arcipelago cristallino-basaltico delle Isole della Bahía (Utila, Roatán, Guanaja). Sulla destra dell'Ulúa, i gruppi calcarei che dominano l'alta valle del Sensenti (Sierra de Merendón, 2200 m.) sono fronteggiati, a S., da una serie di più aspri rilievi, nei quali la copertura eruttiva, che fascia un potente imbasamento scistoso-cristallino, si frammenta in zolle disposte da NO. a SE.: emerge su tutte la mole del Cerro Selaque, che coi suoi 2800 m. rappresenta la cima più elevata della repubblica. Tutta questa regione a O. è caratterizzata da un terreno assai mosso: i solchi vallivi che incidono le masse montuose alternano sullo sfondo boscoso delle alte pendici l'esuberante ricchezza di una vegetazione fatta anche più varia per l'intervento dell'uomo. Ai campi di tabacco e ai cafetales che coprono gli altipiani di Ocotepeque e di Copán, contrasta, verso SE., la distesa delle colture cerealicole ai piedi della Sierra di Opalaca, mentre in vicinanza dell'Atlantico foreste tropicali, boschi di conifere e piantagioni di banane, di canna da zucchero e di cacao distendono una fitta frangia di verde oltre le chiazze desolate dalle savane. Un posto a sé, in questa zona, è da fare al piccolo lembo carsico al cui centro si distende il Lago di Yojoa (lungo una ventina di km., largo circa otto), il maggiore della Repubblica; territorio questo che, come altri più a E., sembra adatto soprattutto all'allevamento e per il quale passa, ora, l'unica via di comunicazione che lega le regioni del N. al versante del Pacifico.

Molto più vasto, l'Honduras orientale è però assai meno conosciuto, massime nella bassa zona di confine col Nicaragua e sulle ultime pendici boscose che fan da doccia ai fiumi maggiori, dove sono accantonate, compatte, tribù indiane semi-primitive che han potuto trovare, nell'isolamento del paese, una sufficiente difesa contro l'invadenza dei conquistatori. Nel resto la regione è costituita da più fasci di sollevamenti, in cui affioorano in prevalenza graniti e scisti d'età precambrica, ordinati press'a poco parallelamente alla costa e divisi l'uno dall'altro da ampî corridoi vallivi (Sierra de Pija, 2450 m.). Larghe superficie sono rivestite in alto da magnifiche foreste tropicali e da boschi di conifere; a mano a mano che ci si allontana dall'oceano, invece, diminuendo l'umidità, la vegetazione tende a farsi meno ricca e rigogliosa, fino ad assumere aspetti che ricordano quelli delle zone aride. Tuttavia, la più gran parte del paese si presta bene all'allevamento, che trova infatti sviluppo nei distretti di Juticalpa e di Catacamas, mentre più a S., lungo il confine nicaraguano, il rilievo torna a farsi aspro e deciso, formando nei M. di Chili, Dipilto e Colón, un serio ostacolo alle comunicazioni fra le contigue valli del Patuca e del Segovia. Tutta questa zona, e più quella che guarda al Pacifico, è ricchissima di giacimenti minerarî. (metamorfismo di contatto), specie in corrispondenza all'elevato gruppo dei M. San Juancito (2280 m.), presso Tegucigalpa e nelle vicine Sierre di Lepaterique e di Yuscarán.

Clima. - Le condizioni climatiche dell'Honduras sono ancora assai imperfettamente conosciute, data la scarsezza e la poca attendibilità dei dati che si posseggono, ma non v'è dubbio che, in confronto con le altre repubbliche dell'America Centrale, l'originalità di questa zona consista soprattutto nell'influenza che sulla distribuzione e sulla quantità delle precipitazioni esercita la disposizione prevalentemente latitudinale del rilievo, che arresta sulla striscia costiera i benefici dell'aliseo di NE., proveniente dall'Atlantico carico di umidità. Lungo questa striscia si ripetono le condizioni tipiche di tutta la zona degl'istmi: medie annue di temperatura assai elevate (intorno a 26°; le escursioni diurne e mensili sono debolissime), con piogge copiose (superiori di regola ai 4 m. annui) e distribuite in ogni mese dell'anno. Una stagione asciutta non si ha se non in corrispondenza all'estremo lembo sul Pacifico, dove le temperature restano press'a poco le stesse o appena inferiori, ma la piovosità diminuisce notevolmente (950-1500 mm. annui), concentrandosi quasi tutta fra giugno e ottobre, mentre da dicembre ad aprile non cade che da 1/15 a 1/20 del totale. In tutto il resto del paese il contrasto fra le regioni battute dall'umida corrente dell'aliseo e quelle che ne restano più o meno al riparo si traduce in una gran varietà di tipi di vegetazione: come tendenza generale, la savana e le associazioni xerofile si van sempre più diffondendo man mano che ci si allontana dalla linea di costa. Nella capitale, che occupa una posizione leggermente eccentrica rispetto a questa zona, la media temperatura annua oscilla intorno a 23° (gennaio 19°, maggio 24°,5, massima 36°,6, minima 7°,8), mentre la piovosità è di poco superiore ai 1200 mm.

Flora. - Nella zona temperata abbondano i boschi di abeti e di latifoglie che forniscono legni utili per costruzione, ebanisteria e tintoria: cedri, pini, caoba, palo rosa, querce, Anacardiacee, Sapotacee, ceiba, mangle, guaiaco, lauri, ebano, noce, passiflora, palo de moral (Morus tinctoria), sandalo amarillo, campeggio, sangue di drago. Non mancano piante da balsami e da gommoresine: Copaifera, Liquidambar e sulle coste vi sono boschi di Castilloa, che una volta aveva importanza come pianta fornitrice di gomma elastica. Fra le piante medicinali si possono ricordare l'ipecacuana e la salsapariglia: questa è della migliore qualità conosciuta e se ne fa grande esportazione. Fra le piante coltivate segnaleremo i cereali, che sono gli stessi degli altri paesi, e poi il caffè, la canna da zucchero, il cacao, il tabacco, l'indaco, le banane (esportate in grande quantità negli Stati Uniti), gli agrumi (aranci, limoni, cedri, limette), il tamarindo, la papaya. La vegetazione ha grandi affinità con quella dei paesi vicini: Nicaragua, San Salvador, Guatemala.

Fauna. - La fauna dell'Honduras ha scarsissimi caratteri peculiari trattandosi di specie comuni a tutta la sottoregione messicana della regione neotropica. Tra i Mammiferi varie scimmie platirrine e varie specie di pipistrelli; alcuni Insettivori e tra i Carnivori il giaguaro, l'undi, varie martore, procioni, ecc. I Roditori sono rappresentati da specie comuni all'America Meridionale e tra queste citeremo quelle appartenenti agli Octodontidi e ai Dasiproctidi. Tra gli Ungulati i tapiri, i pecari. Armadilli, formichieri tra gli Sdentati e varî Marsupiali sono anche da noverare per la fauna della regione. Gli Uccelli comprendono gran numero di specie appartenenti a quasi tutte le famiglie dell'avifauna neotropica, ma molte forme mancano come i formicaridi, i tucani, le ree, ecc. Numerosi i Rettili e gli Anfibî tra i quali varie specie caratteristiche della regione messicana (Amblystoma, qualche specie del gen. Spelerpes). Varie specie di pesci d'acqua dolce e ricchissimo il mondo degl'Invertebrati con svariate forme di Insetti, Ragni, Miriapodi e Molluschi terrestri.

Agricoltura. - Come le altre repubbliche dell'America Centrale, l'Honduras è paese essenzialmente agricolo, non avendo esercitato finora l'industria estrattiva che un' influenza secondaria sull'economia generale, nonostante sia questo, quanto a ricchezze minerarie, lo stato meglio favorito in tutta la zona degl'istmi. Comune con le regioni finitime è anche la tendenza ad affermare sempre più netta la prevalenza di una o di poche colture su tutte le altre: nel caso dell'Honduras, la banana ha finito per assorbire da sola oltre i due terzi (nel 1929-30 l'87,8%) del valore delle merci esportate. Le piantagioni occupano la zona bassa prossima alla costa atlantica e le isole prospicienti, costituendo una fascia continua, e localmente profonda anche oltre un centinaio di km., dal confine guatemalteco alla foce del Río Patuca: qui le compagnie nordamericane; che han dato sviluppo alla coltura stessa, hanno costruito tutta una rete di comunicazioni ferroviarie per lo smaltimento dei prodotti, che trovano pronto e sicuro smercio sui mercati dei vicini Stati Uniti (qui fu collocato nel 1929-30 il 74% in valore di questa esportazione). Fino al 1916 il primo posto fra le repubbliche dell'America Centrale come produttrice di banane era tenuto da Costa Rica; dopo quella data, la partecipazione dell'Honduras, che rappresentava allora meno di 1/5 del totale medio-americano, crebbe di continuo fino a toccare 1/3 nel 1920, circa 1/2 nel 1926 e oltrepassare questa cifra nel 1929-30, con un quantitativo che si aggira oggi sui 25-30 milioni di bunches, per un valore di 12-15 milioni di dollari.

Grande sviluppo ha preso negli ultimi anni la canna da zucchero, coltivata anch'essa nella zona atlantica, dove solo le cattive condizioni sanitarie (malaria) hanno impedito e ritardano un'estensione maggiore della coltura. L'esportazione di zucchero raffinato dà valori variabili da anno ad anno, ma dopo il 1926 i quantitativi hanno superato quelli delle repubbliche vicine (20,7 milioni di kg. nel 1927, contro 10,1 del Nicaragua), rappresentando nel 1929-30 circa la metà della produzione centro-americana.

Minore importanza ha invece la coltivazione del caffè, concentrato nelle regioni interne di Danlí, San Marcos de Colón e Santa Bárbara; la deficienza di vie di comunicazione (il prodotto trova sfogo verso S. al porto di Amapala) sembra essere stata finora il fattore determinante della scarsa fortuna avuta dalle piantagioni. Le quantità esportate rappresentano una percentuale minima (1/30-1/40) del totale e sono inferiori (3,4 e 3,1 mil. di pounds) a quelle degli altri stati della zona istmica.

Tutt'altro che trascurabili sono infine, oltre le piante destinate all'alimentazione locale (mais e patata soprattutto), le colture del tabacco (20-30 mila quintali), diffuso nei departamentos di Copán, Santa Bárbara, El Paraíso, Ocotepeque, Gracias e nella regione di Danlí), delle noci di cocco (in media 10-15 milioni di kg. di noci e 250 mila kg. di copra) e del cacao (sulle colline tra i fiumi Ulúa e Cuero sono circa 28 mila piante), ma più notevole ancora l'importanza presa dall'allevamento (valle di Olancho), specialmente bovino (oltre 1/2 milione di capi), che consente, fra l'altro, un discreto quantitativo di pelli per l'esportazione (subito dopo il Guatemala tra gli stati centro-americani). Per contro insignificante è il valore (1/40 del totale) che nel commercio estero hanno i prodotti forestali (liquidambar, corozo, caucciù, mogano, ecc.).

Miniere. - Come s'è accennato, il sottosuolo è ricchissimo di minerali utili. L' estrazione di quelli preziosi (oro e argento soprattutto) data fin dal sec. XVII, ma subì un lungo periodo d'arresto, fino a che non venne ripresa con metodi moderni. Sebbene i giacimenti siano molto numerosi (province di Yuscarán, Tegucigalpa, Choluteca, El Valle, Copán e Olancho) e varî (antimonio, ferro, malachite, opale, rame, platino, e anche petrolio), solo quelli della regione di San Juancito, dove è intervenuto il capitale nordamericano, han dato luogo a uno sfruttamento razionale e solo l'argento, si può dire, figura con cifre notevoli fra le voci delle esportazioni (1,53 milioni di dollari nel 1925-26 e 1,38 nel 1926 e 1927).

Industria. - Delle industrie, tutte di proporzioni piuttosto modeste, sono da ricordare le molitorie, diffuse dappertutto, gli zuccherifici (costa atlantica), poche manifatture di tabacchi (La Ceiba, San Pedro), fabbriche di olî e saponi (Amapala, La Ceiba, San Pedro). di cappelli di panama (zanta Bárbara) e di coltelli (Danlí).

Popolazione. - La popolazione è costituita in grande prevalenza (70%) di meticci (ladinos), ma grossi nuclei di indigeni (20% del totale, all'incirca) vivono nelle regioni orientali (v. sotto), mentre qualche migliaio di negri (5%) si concentra nella zona delle banane e specialm-nte intorno a Trujillo. Creoli ed europei formano il resto (5%), cioè una proporzione assai debole del totale (312 Italiani nel 1927).

L'elemento indigeno ha in gran parte adottata la lingua spagnola. Tribù esclusive all'Honduras sono i Paya, quasi estinti, che vivono nella parte orientale della repubblica, i Xicaque (Jicaque) dispersi nella parte settentrionale della regione nei dipartimenti Yoro e Cortés, e i Lenca nell'Honduras sud-occidentale e centrale, la cui lingua è parlata ormai soltanto in pochi villaggi (Guajiquiro, Opitoro, Simalaton). Altri gruppi, non limitati all'Honduras, particolarmente interessanti sono, oltre ai Chorti (v. maya), i Caribi, detti localmente Morenos, che si compongono, nella maggior parte, di zambos e sono gli ultimi avanzi dei Caribi di S. Vincenzo, deportati dagl'Inglesi in seguito a un'insurrezione nell'isola Roatán e che di lì si estesero sulle coste dell'Honduras e fino al Guatemala. Nell'Honduras orientale si trovano anche avanzi di tribù Sumo-Mosquito. Quel che è sopravvissuto delle culture originarie mostra poca diversità dalle tribù indiane del Guatemala; per l'agricoltura, la forma delle case, l'abbigliamento, gli utensili, essi appartengono in gran parte a un gruppo culturale "nordico", mentre una parte delle tribù (Xicaque, Sumo-Mosquito) rientrano in un'altra civiltà, "meridionale", che rappresenta la continuazione diretta delle co1idizioni sudamericane. Tipicamente meridionale è, per es., l'abbigliamento di corteccia, che era prima una usanza dei Xicaque, e in una forma particolare: le donne portavano una stretta sottana e sopra di essa una veste che arrivava davanti fino ai ginocchi, dietro però era così lunga che si trascinava per terra se non era tenuta sollevata. Naturalmente proprio le piccole tribù appartenenti alla cultura "meridionale" hanno perduto quasi completamente la loro vecchia civiltà. La base dell'economia indigena è formata dall'agricoltura e il pane è fornito dal mais. L'educazione popolare è minima: quasi tutti sono analfabeti. Ufficialmente la popolazione è cattolica, ma sotto questo velo sottile persistono molte pratiche magiche e molti degli antichi riti agricoli.

Si può calcolare che alla fine del sec. XVIII non vi fossero, in tutto l'attuale territorio dell'Honduras, più di 100 mila ab.; in cento anni la popolazione era più che quintuplicata (544 mila nel 1901), ed è cresciuta ancora sensibilmente nell'ultimo trentennio; tuttavia rimane questo uno dei lembi meno densamente popolati dell'America. Più che dalla cifra complessiva che contrassegna questa densità, il fatto appare evidente dalla molto ineguale distribuzione degli abitanti nelle diverse provincie: mentre quelle di SO. e di S. segnano valori oscillanti fra 10 e 19 ab. per kmq., quasi tutto il territorio ad E. della grande depressione mediana non supera in nessun luogo i 10 abitanti per kmq., anzi rimane per la più parte al disotto di 2. Notevole è anche la mancanza di centri abitati per larghissime zone e il fatto che, dei maggiori, due soli oltrepassino i 10 mila abitanti e la stessa capitale non tocchi neppure i 50 mila. Di più, solo per quest'ultima si può parlare di sviluppo urbano in senso proprio; tutti gli altri agglomerati hanno invece più o meno il carattere di grossi villaggi, salvo forse i porti lungo l'Atlantico (La Ceiba, Trujillo, Tela, Puerto Cortés), dove la trasformazione imposta dallo sviluppo dei commerci è stata e sarà certo più rapida.

Commercio. - Un'idea delle condizioni economiche del paese è data dalla tabella qui unita, che riporta le cifre complessive in milioni di dollari (in valore) del commercio estero:

Come s'è detto, i prodotti agricoli (banane, canna da zucchero, caffè, cacao, noci di cocco) rappresentano la parte di gran lunga predominante (90% circa nel 1924) delle esportazioni (metalli preziosi: 8% nello stesso anno); le importazioni constano soprattutto di tessuti (specie cotonami), manufatti, macchine, veicoli, metalli e lavori in metallo, prodotti chimici, ecc. Il relativo commercio è ormai da tempo per oltre i 3/4 nelle mani degli Stati Uniti (79,4% delle importazioni, 76,9% delle esportazioni nel 1927) e per appena 1/7 distribuito fra i varî stati europei: di questi l'Inghilterra assorbe la parte maggiore delle importazioni, seguita a non grande distanza dalla Germania e dalla Francia, mentre le esportazioni toccano in genere valori quasi trascurabili (l'Italia esporta dall'Honduras fibre tessili e cappelli di panama soprattutto). Il traffico si concentra nei porti dell'Atlantico, il più attivo dei quali è La Ceiba, allo sbocco di una delle zone più ricche di piantagioni di banane. Seguono Puerto Cortés, Trujillo e Roatán; sul Pacifico il solo sbocco della repubblica è Amapala, verso il quale si avvia la più parte dei prodotti estrattivi.

Centri abitati. - La capitale, Tegucigalpa (40 mila ab. nel 1930), sorge sulle rive del Choluteca, sul versante del Pacifico, a circa 1000 m. d'altezza, al centro di una regione in cui l'industria estrattiva ha preso il massimo sviluppo. La popolazione è quasi raddoppiata negli ultimi trent'anni, ma un uguale e anche più notevole accrescimento hanno segnato i porti sull'Atlantico, dove è continua e attiva l'influenza del capitale nordamericano. Nell'interno i centri maggiori sorgono nelle zone in cui l'agricoltura aveva già da tempo trovato buone condizioni di sviluppo: Santa Rosa de Copán (10 mila ab.), Santa Bárbara, La Esperanza, Gracias, ecc., o dove con l'allevamento e l'industria estrattiva si vengono delineando buone probabilità di successo (Yoro, Jutigalpa, Danlí, Comayagua, Ocotepeque).

Comunicazioni. - Un decisivo potenziamento delle larghe risorse del paese non sarà possibile - ora che la tutela politica degli Stati Uniti ha migliorato le condizioni finanziarie e posto fine all'anarchia amministrativa - se non sia risolto il problema, più urgente, delle vie di comunicazione che ancora si possono dire inesistenti nella maggior parte del paese (1457 km. di ferrovie, di cui 700 nelle zone delle banane, ma una sola strada camionabile da San Lorenzo a Comayagua attraverso la capitale).

Ordinamento politico. - Secondo la costituzione del 3 ottobre 1924 il presidente della repubblica, eletto per 4 anni a suffragio universale, è senza responsabilità personale e inamovibile, esercita il potere esecutivo e non può disciogliere il congresso. Questo è composto di 48 membri eletti per 4 anni per voto diretto e rinnovabili per la metà ogni due anni. I ministri sono nominati e congedati dal presidente. La repubblica è divisa amministrativamente in 17 dipartimenti e 1 territorio.

Ogni cittadino valido fa parte dell'esercito regolare dal ventunesimo al trentesimo anno e della riserva dai 30 ai 40 anni. L'esercito regolare ha un effettivo di circa tremila uomini.

Finanze. - Bilanci e debito pubblico. - Gli esercizî finanziarî vanno dal 1° agosto al 31 luglio dell'anno successivo. A partire dal 1921-22 solo gli esercizî 1924-25, 1925-26 e 1929-30 si sono chiusi in deficit:

I maggiori cespiti di entrata sono dati dai dazî doganali e dal gettito dei monopolî; i più importanti capitoli di spesa sono quelli per le opere pubbliche, per il debito pubblico e per la difesa nazionale.

Al 31 luglio 1931 il debito pubblico estero (contratto soprattutto con la Gran Bretagna e con la Nuova Orléans) ammontava a 10 milioni di lempiras, e quello interno a 17,8 milioni.

Moneta e banche. - Per una legge del 1926, la cui attuazione fu decretata però solo nel marzo 1931, fu introdotta una nuova unità monetaria: il lempira-oro, equivalente, come il vecchio peso, o dollaro-argento, a 50 cents americani (2 lempiras = 1 $), che coniato negli Stati Uniti, è stato posto in circolazione nei primi del 1932 e dovrà divenire col tempo l'unica moneta a corso legale della repubblica. Attualmente i pesos argento circolano però ancora; e circolano anche liberamente il dollaro americano, che specie sulle coste settentrionali ha larghissima diffusione, e le monete di quasi tutti i paesi dell'America latina. Al 31 dicembre 1930 la circolazione complessiva comprendeva 20.000 dollari in monete d'oro, 1.250.000 in monete d'argento e 460.000 in biglietti delle due banche d'emissione: del Banco di Honduras, cioè (che fondato nel 1889, funzionò nel 1922 per breve tempo come banca della repubblica e conserva tuttora il diritto di emettere i biglietti, pur non avendo più la qualità di agente fiscale del governo), e del Banco Atlántida (il cui capitale è principalmente americano).

Storia. - I Maya fiorirono nell'Honduras almeno fin dal sec. II dell'era cristiana, come è attestato dalle grandiose rovine e dalla celebre stele di Copán. Alla fine del sec. VI, e sul principio del VII, essi abbandonarono le loro città, e sembra che si siano trasferiti nello Yucatán. Gli Aztechi penetrarono nell'Honduras per mezzo di spedizioni commerciali pacifiche, sia dalla costa col cabotaggio nel Pacifico, sia a piedi, dal Tabasco e Chiapas, dal Sud; o lungo il corso del fiume Usumacinta. La civiltà chorotega, nel centro dell'Honduras, rivela nello stesso tempo l'influenza azteca e quella maya.

Avvenuta la scoperta e la prima esplorazione del paese (v. sopra), il re di Spagna dispose (12 luglio 1530) che dall'Audiencia del Messico dipendessero tutte le regioni conquistate dagli Spagnoli da Florida fino alle Hibueras; pero, siccome ai conquistatori vennero fatte dopo delle concessioni contraddittorie, e le loro imprese vennero in conflitto fra di loro, ciò diede origine ad aspri dissidî, che continuarono per molto tempo. A ciò non fu posto rimedio dalla fondazione dell'Audiencia de los Confines, creata l'11 maggio 1544 e che doveva unificare i paesi dell'America centrale, ad eccezione dello Yucatán. All'indipendenza del Messico, realizzata da Agostino di Iturbide, si dovette, il 15 settembre 1821, quella dell'Honduras e della rimanente America Centrale, che, col plebiscito del 5 gennaio 1822, s'incorporò nel primo Impero messicano. Dieci giorni dopo l'abdicazione di Iturbide, il generale messicano Filisola convocò un congresso centro-americano, e questo decretò, il 1° luglio 1823, che l'America Centrale dovesse costituire una federazione di cinque stati, uno dei quali era l'Honduras. Promulgata la costituzione hondureana l'11 dicembre 1825, fu stabilita la sua capitale a Comayagua, città che nel 1827 aveva 80.000 abitanti; ma, distrutta poco dopo Comayagua da un incendio, la capitale fu trasferita a Tegucigalpa.

La presidenza della Confederazione dell'America Centrale fu esercitata nel 1830 e nel 1835 da un hondureano di grande carattere e di non comune intelligenza, D. Francesco Morazán. Poco dopo il 1838, i cinque stati si separarono formando delle repubbliche indipendenti. L'Honduras ha fatto, per ricostituire l'unione centro-americana, sforzi frequenti e ripetuti che si sono infranti nelle guerre e nei conflitti sorti anche per la posizione geografica dell'Honduras stretto fra gli stati vicini.

I momenti più salienti dell'aspirazione dei cinque paesi a unirsi di nuovo in una federazione, non più vincolata all'indipendenza del Messico, sono rappresentati dalla prima costituzione federativa del 22 novembre 1824; dall'alleanza fra l'Honduras, il Salvador e il Nicaragua proclamata a Nacaome, il 6 giugno 1847; dall'accordo fra l'Honduras e il Salvador nel 1850; dalla convenzione del 18 luglio 1856, stipulata dal Guatemala, l'Honduras, il Salvador e la Costa Rica, per scacciare dal Nicaragua il filibustiere nordamericano Guglielmo Walker; dalla lotta vittoriosa iniziata contro di lui dai quattro paesi; dagli accordi realizzati dal presidente Barrios del Guatemala, nel 1833, con la cooperazione dell'Honduras; dalla federazione fra l'Honduras e il Salvador, conclusa ad Amapala nel 1895; dalla deliberazione presa a Corinto (Nicaragua) dalla Costa Rica, dal Nicaragua, dall'Honduras e dal Salvador per creare un tribunale d'arbitrato dell'America Centrale; dal trattato del 15 settembre 1906 per il quale a San José di Costa Rica, questo paese, il Guatemala, il Salvador e l'Honduras s'impegnavano ad accettare come arbitri in future controversie i presidenti del Messico e degli Stati Uniti; dalla conferenza della pace, promossa dai presidenti P. Diaz del Messico e Roosevelt degli Stati Uniti, per accomodare un conflitto pendente allora fra l'Honduras e il Nicaragua, e tenuta a Washington fra il 13 novembre e il 20 dicembre 1907, nella quale fu concluso un trattato generale di pace fra le cinque repubbliche, l'istituzione di una corte di giustizia dell'America Centrale, e la neutralità dell'Honduras e del suo territorio, stabilita dall'art. III di quel trattato di pace; infine, dalla fondazione della Corte di giustizia dell'America Centrale il 25 maggio 1908. La separazione del Nicaragua, perché non volle sottomettersi alla corte; il trattato Bryan-Chamorre, del 1916, col quale il Nicaragua concedette agli Stati Uniti diritti nella Baia di Fonseca e nelle isole situate presso allo sbocco del fiume San Juan, che le altre quattro nazioni considerarono come un attentato contro la loro sovranità, produsse come risultato la distruzione della corte dell'America Centrale, che si cercò di ricostituire nella conferenza di Washington, tenuta dal 4 dicembre 1922 al 7 febbraio 1923, sotto la presidenza del segretario di stato Hugues; però nessuna delle cinque nazioni ratificò nella loro totalità i 14 articoli del trattato e le convenzioni prese.

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