Herbert of Cherbury, Edward 1º barone

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Statista, poeta e filosofo inglese (Eyton-on-Severn 1583 - Londra 1648). Volontario nell'esercito del principe d'Orange (1614), ambasciatore a Parigi (1619) , diede importanti contributi alla storia del pensiero filosofico e religioso con le opere De veritate, prout distinguitur a revelatione, a verisimili, a possibili et a falso (1624; nell'ed. londinese del 1645 è seguita dagli scritti De causis errorum e De religione laici) e De religione gentilium (1663), fu uno dei primi tentativi nel campo degli studî di religioni comparate

Vita e attività

A 12 anni studente al University College di Oxford, a 16 anni sposato alla cugina Mary H. Dopo un periodo di residenza a Londra si ritirò a Montgomery Castle e negli anni dal 1608 al 1616 viaggiò all'estero, visitando la Francia, i Paesi Bassi, la Germania e l'Italia. Fu volontario nel 1614 nei Paesi Bassi, al seguito del principe di Orange; ambasciatore del re d'Inghilterra presso Luigi XIII di Francia dal 1619, richiamato dapprima per un litigio col marchese de Luynes (1621), riprese quindi il suo posto alla corte francese dove, tra il febbraio 1622 e il maggio 1624, svolse con successo il suo incarico diplomatico (trattative per il matrimonio fra Carlo I ed Enrichetta Maria di Borbone; richiesta di appoggio francese all'elettore palatino). Membro del consiglio reale per la guerra (1632), abbandonò durante la guerra civile la causa del re e si sottomise al parlamento (1644).

Opere e pensiero

La sua opera poetica, non molto voluminosa, lo colloca nel gruppo dei poeti "metafisici", tra i quali ebbe amicizia personale con J. Donne, di cui risentì l'influenza. Scrisse anche una Life of Henry VIII (1649). Ma l'opera più importante di H. è forse il già citato De veritate: qui egli pone il problema del fondamento della verità e della certezza della conoscenza umana e lo individua nelle notitiae communes contenute naturalmente nell'intelletto umano (come testimonia l'"istinto naturale") e anteriori a ogni giudizio, anzi fondamento di questo (motivo platonico che sarà ripreso dalla scuola platonica di Cambridge). Somme tra le verità innate sono quelle di ordine etico-religioso, relative all'esistenza di Dio, oggetto di culto e sommo garante di giustizia ultramondana, legata all'immortalità dell'anima. Tali verità costituiscono il comune patrimonio di quella religione naturale o cattolica (cioè universale) di cui le religioni storiche sono diverse e progressive realizzazioni. Per questo aspetto del suo pensiero (che peraltro riprende temi già del platonismo rinascimentale) H. è stato considerato tra coloro che hanno avviato una problematica "deistica"; vi si riconnettono anche i suoi scritti De religione laici (1645) e il già citato De religione gentilium. L'autobiografia di H. è stata pubblicata nel 1769.

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