Grundmann, Herbert

Enciclopedia Dantesca (1970)

Grundmann, Herbert

W. Theodor Elwert

Storico (Meerane, Sassonia, 1902), professore di storia medievale a Königsberg (1939) e a Münster (dal 1944); dirige dal 1947 Monumenta Germaniae Historica. Nella vasta opera del G. hanno riferimento particolare allo studio di D. i lavori sui movimenti spirituali del dodicesimo e del tredicesimo secolo (Religiöse Bewegungen im Mittelalter, Berlino 1935 [Eberings Historische Studien, fasc. 267]), nonché i lavori su Gioacchino da Fiore (Studien über Joachim von Floris, Lipsia 1927 [Beiträge zur Kulturgeschichte des Mittelalters und der Renaissance, vol. 32]; Neue Forschungen über Joachim von Fiore, Marburgo 1950 [Münsterische Forschungen 1]; Kleine Beiträge über Joachim von Fiore, in " Zeitschr. für Kirchengeschichte " XLVIII [1929] 137-165).

Se nel saggio del 1929 già si occupava dei rapporti di D. con Gioacchino, il G. riprende il tema e lo tratta a fondo nell'articolo D. ued Joachim von Fiore, zu Paradiso X-XII, in " Deutsches Dante- Jahrbuch " XIV (1932) 210-256. Il G. trova la spiegazione dell'aver D. nominato Gioacchino nel cielo del Sole nella conoscenza che D. ebbe degli scritti pseudogioachimiti e della loro importanza per lo sviluppo della corrente spirituale del francescanesimo e della sua repressione (condanna dell'Evangelium aeternum, destituzione del generale dell'ordine Giovanni da Parma). La posizione assegnata da D. a Gioacchino nel Paradiso trova la sua spiegazione nella nuova interpretazione ortodossa che s. Bonaventura diede di s. Francesco. Sulla questione delle profezie il G. scrisse anche in " Göttingische Gelehrte Anzeigen " 1928, 573 ss. (la profezia sul Veltro citata nella Fiorita di Armannino deriverebbe secondo il G. dal Liber regum); Die Papstprophetien des Mittelalters, in " Archiv für Kulturgeschichte " XIX (1928) (profezie pseudo-gioachimite). In un saggio su D. und Meister Eckhart (" Deutsches Dante- Jahrbuch " XVIII [1936] 166-188) il G. esamina la grande influenza di Eckhart attraverso i suoi scritti in tedesco, rivolgendosi come D. non al pubblico che leggeva il latino, ma ai connazionali, segnando così, come D., un primo passo nello sfaldamento del mondo unitario medievale. Il saggio Bonifaz VIII und D. (nel volume Grundmann-Herding-Peyer, D. und die Mächtigen seiner Zeit, in " Münchner romanistische Arbeiten " XV [1960]), il G. riesamina il giudizio di D. su Bonifacio VIII arrivando alla conclusione che D. giudica non solo Bonifacio ma tutti i papi alla stregua del suo ideale dell'istituzione, e non solo secondo i rancori personali o secondo l'opinione dei contemporanei.

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