WERGELAND, Henrik Arnold

Enciclopedia Italiana (1937)

WERGELAND, Henrik Arnold

Giuseppe Gabetti

Poeta norvegese, nato a Kristiansand il 17 giugno 1808, morto a Cristiania il 12 giugno 1845. Poeta spontaneo, irruento, immaginoso, e, al medesimo tempo, uomo politico, giornalista, cultore di studî storici e filologici, passò nella breve vita agitando idee, suscitando passioni, risvegliando coscienze, in un turbine senza tregua. Entusiasta per natura, cresciuto a Eidsvold, dove era avvenuta nel 1814 la proclamazione dell'indipendenza della Norvegia, attirato per istinto verso tutte le grandi forze rivoluzionarie dell'epoca, lasciò presto gli studî di teologia per darsi intero alla sua attività di poeta e al suo apostolato politico. E già nel 1830 - dopo tutta una serie di componimenti lirici, tragedie, drammi, farse, ecc. - pubblicava il "dramma cosmico", "poema dell'umanità" e "Bibbia dei repubblicani": Skabelsen, Mennesket og Messias (La creazione, l'umanità e il Messia), che fu la prima grande opera della nuova letteratura in Norvegia.

Motivi diversi e di diversa origine - il pensiero storico di Herder, il naturalismo romantico di H. Steffens, il pathos sociale religioso dei romantici francesi - vi si uniscono intorno al concetto di progresso del genere umano e intorno agli ideali sociali e politici della rivoluzione; ma, se l'impostazione riprende semplicemente un disegno che fu comune a molti fra i poeti romantici d'Europa e il pensiero non è sempre privo d'ingenuità, d'altra parte non si può non riconoscere che, nel trasporto del sentimento e nell'impeto delle passioni, la poesia trabocca talvolta torrenzialmente in squarci lirici di elementare potenza. Soprattutto l'opera è un grande atto di fede nelle forze creatrici del popolo e nell'elevazione del genere umano. E come tale agì sopra i contemporanei, anche se J. S. C. Welhaven (v.) - opponendo all'entusiasmo i valori razionali e all'ispirazione le esigenze della forma - colpì genialmente quello che era il lato debole dell'opera stessa dal punto di vista della chiarezza del pensiero e della purità della poesia. Il lirico sermone del Welhaven, Till H. Wergeland, uscì in quello stesso anno 1830; e la polemica che ne scaturì e che durò per anni, dividendo in due campi tutto il mondo intellettuale della Norvegia, non ebbe, per anni, limiti al suo accanimento. Ma erano in realtà, l'una e l'altra, correnti feconde, nelle quali si rinnovava, ancora una volta, l'eterno conflitto fra sentimento e ragione, fra Sturm und Drang e classicità; e la polemica non soltanto non ebbe, alla fine, vincitori o vinti, ma contribuì potentemente a "sprovincializzare" la cultura norvegese, mettendola a contatto con alcune delle grandi tendenze della contemporanea cultura europea.

Anche W. era frattanto, nel 1831, andato per un mese a Parigi, per vedere "la città della Rivoluzione di luglio" (v. la lirica: Det befriede Europa, L'Europa liberata), e ne era ritornato con spiriti ancor più ardenti. E non soltanto per simpatia verso l'oppressa Polonia, lanciò il suo furibondo anatema contro lo zar (Czaris, 1833); ma mentre in giovinezza la sua lirica era stata in molta parte anche di natura intima e personale - la stella della poesia è Hulda Malthe, che per tre volte respinse l'innamorato poeta, col risultato di farlo innamorare sempre più - ora invece divenne anch'essa soprattutto di ispirazione civile e politica, provocata di volta in volta dai più diversi avvenimenti nelle più diverse parti del mondo (Spaniolen, Erobrerens Sanger, Bolivar, ecc.), ma soprattutto dalla sua passione per il suo popolo. Ognuno in Norvegia doveva diventare "cittadino del suo paese, cittadino del mondo e cittadino del cielo" (Normandens catechisme, 1832); ed è facile riconoscere in tale ideale l'equivalente nordico della triade mazziniana di "Dio, popolo ed umanità", che esprime così tipicamente gl'ideali di tutta Europa in quell'epoca. Per propugnare quest'ascesi del popolo, W. si prodigò in attività d'ogni genere: tenne discorsi su discorsi, fondò scuole, associazioni politico-culturali, biblioteche; pubblicò poesie, opuscoli; diresse pubblicazioni periodiche, giornali: la stessa maggiore lotta politica del tempo si svolse sostanzialmente sotto forma di polemica fra il Konstitutionnelle del gruppo di Welhaven e lo Statsborger, di cui egli aveva assunto la direzione. E singolare è la causa della crisi che, nel 1838, intervenne improvvisamente nella situazione del poeta. Ciò che i fischi dei seguaci di Welhaven al suo dramma Campbellerne (1838) non erano riusciti a ottenere, fu segnato dalla lirica Kongens ankomst di W. stesso, con la quale il poeta repubblicano s'inchina davanti a re Carlo XIV, Giovanni Bernardotte, uscito dalla grande rivoluzione con una duplice corona regale sopra il proprio capo. In quello stesso anno W. si era fidanzato con Amalie Sophie Bekkevold e siccome, per dare una base finanziaria alla sua esistenza famigliare, accettò dal re una pensione - a cui più tardi succedette nel 1841 un impiego all'archivio - lo scalpore che ne sorse fu enorme. Fu trattato come un rinnegato e abbandonato anche dagli amici. In realtà la sua fede continuò invece a essere sempre la medesima; e fu precisamente in questo tempo che egli iniziò la sua campagna e compose i suoi cicli di poesie per l'emancipazione degli ebrei (Jøden, 1842; Jødinden, 1844). Anche la fiducia del popolo gli venne così a poco a poco tornando, e cresceva anzi in sempre più vasta misura, quando nella primavera del 1844 una malattia polmonare lo atterrò, consumandone le forze, ancora per un anno intero, fino alla morte. Già l'anno delle nozze era stato ricco di nuove liriche; nel 1840 egli aveva pubblicato la raccolta Jan van Huysums Blomsterstykke, che contiene alcune delle più suggestive sue composizioni: nel 1843 era uscita anche la sua Storia della costituzione norvegese (Konstitutionshistorie). Anche durante la malattia egli continuò a scrivere e a poetare: nelle memorie che allora scrisse (Hasselnødder), così come nelle ultime liriche, c'è, dopo tante tempeste, la bellezza di una grande luce che con malinconica serenità lentamente quietamente si spegne.

Opere: Samlede Skriften, ed. critica a cura di H. Jaeger e D. A. Seipp, voll. 22, Oslo 1925 e segg.

Bibl.: H. Lassen, H. W. og hans samtid, Cristiania 1869; B. Bjørnson, Discorso commemorativo in occasione dell'inaugurazione del monumento a W. in Oslo 1881; O. Skavlan, H. W., Cristiania 1892; H. Koht, H. W., Cristiania 1908; H. Møller, H. W., Copenaghen 1915; R. Laache, H. W. og procurator Praëm, Oslo 1927-30.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata