Suso, Heinrich

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Forma latinizzata del cognome del mistico tedesco H. Seuse (n. forse Costanza o Ueberlingen 1293 circa - m. Ulma 1366). Allievo di Eckhart, improntò la sua dottrina sull'analisi delle sue frequenti esperienze estatiche. Nella sua opera Büchlein der Wahrheit  (1327 circa) appare chiara, svolgendo i temi della creazione, dell'incarnazione, dell'unione dell'anima con Dio, la traccia profondamente platonica della teologia e della mistica di S., influenzato, oltre che da Eckhart, dallo pseudo Dionigi e da Giovanni Scoto Eriugena: l'Uno Dio come "nulla eterno", la processione del molteplice dall'Uno e il suo ritorno all'Uno, il rapimento dell'anima che muore a sé e nasce al divino "nulla" come termine dell'ascesa mistica.

Vita

Unica e non sempre sicura fonte di notizie sulla sua vita è l'autobiografia. Destinato al sacerdozio, a 13 anni entrò nel convento dei domenicani a Costanza. A 18 anni ebbe una prima esperienza estatica; iniziò allora lo "sposalizio spirituale con l'Eterna Sapienza", che improntò di sé tutta la sua vita. Dopo aver studiato per otto anni teologia e filosofia, fu mandato all'univ. di Colonia ove fu scolaro di Eckhart, le cui dottrine modellarono profondamente il suo pensiero; per difenderne la memoria dalle accuse di eresia e di spirito "begardico" scrisse il Büchlein der Wahrheit , l'unica sua opera di contenuto puramente teorico, dove si sforza di conciliare l'insegnamento di Eckhart con la scolastica ortodossa. Richiamato a Costanza in sospetto di eresia, combatté, con le sue prediche e i suoi scritti, il disgregamento della vita religiosa e della disciplina monastica, conseguenza delle lotte tra Ludovico di Baviera e la Curia, e dell'interdetto papale onde la città fu colpita, e fu perciò fatto segno a persecuzioni e calunnie. Sui quarant'anni, S. rinunciò al tirocinio ascetico, dedicandosi al proselitismo religioso; confessore nei conventi femminili, ebbe tra le sue "figlie spirituali" E. Stagel. Durante l'esilio dei domenicani, rimasti fedeli al papa, S. fu eletto priore del convento, ma dopo il ritorno dell'ordine a Costanza fu destituito e, malgrado la sua assoluzione, trasferito a Ulma (1348 circa), ove continuò la sua opera di predicazione, e curò la redazione di un Esemplare normativo delle sue opere (in dialetto alemanno) che circolavano in copie inesatte. Il culto di cui era oggetto fra i domenicani fu confermato da Gregorio XVI (1831); festa: 2 marzo, per l'ordine.

Opere

L'Esemplare si apre con un'autobiografia tutta incentrata sulla sua esperienza mistica: in quest'opera (redatta da E. Stagel sugli insegnamenti del maestro) sono narrate le esperienze personali di S. (dalle mortificazioni che si imponeva alle grazie di cui si sentiva fatto segno); ritoccando il testo, S. vi aggiunse una seconda parte che costituisce un breve trattato didattico di spiritualità, fino all'unione con Dio. Importanza maggiore, sotto il profilo della pratica e della teoria mistica di S., hanno altre due opere: il Büchlein der Wahrheit e il Büchlein der ewigen Weisheit, scritti che cadono tra gli anni 1329-36. Il Büchlein der Wahrheit, dialogo tra il discepolo e la verità sull'educazione alla vita interiore, svolge un'ampia polemica contro le correnti dei begardi eterodossi e i fratelli del libero spirito, soprattutto per negare la validità del loro richiamo a Eckhart. Si tratta quindi sostanzialmente di una difesa delle dottrine di Eckhart (delle tesi condannate nel 1329) interpretate in senso ortodosso, spesso riportandole agli insegnamenti di Tommaso d'Aquino. Il Büchlein der ewigen Weisheit è articolato come un dialogo tra il servo (Suso) e la Sapienza eterna: la prima parte insiste sulle sofferenze di Cristo e della Vergine a causa dei peccati degli uomini, per svolgere poi il tema del severo giudizio di Dio e dell'espiazione; la seconda parte descrive la vita di chi si deve apprestare a morire e trova consolazione soprattutto nella frequente pratica dell'eucaristia; la terza parte presenta "cento considerazioni e cento domande che si debbono fare tutti i giorni con devozione". Nelle toccanti pagine dell'opera, e soprattutto in quelle dedicate ai dolori della Vergine, ha trovato ispirazione il tipo iconografico della Vergine addolorata. Di quest'opera S. fece un'adattamento in latino con il titolo Horologium sapientiae (1335-38).

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