Heine, Heinrich

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Poeta tedesco (Düsseldorf 1797 - Parigi 1856). Di famiglia borghese ebrea, si formò in un ambiente aperto alle istanze di rinnovamento conseguenti alla Rivoluzione francese e alla cultura illuministica. Negli anni 1816-19 si trasferì ad Amburgo, presso il ricco zio banchiere Salomon, che lo avviò senza successo alla professione di commerciante. Negli anni 1819-24 fu a Bonn, Gottinga e Berlino a compiervi studî giuridici, ma dove seguì in pari tempo, e di preferenza, corsi di germanistica e di filosofia; fu in quegli anni che ascoltò le lezioni di A. W. Schlegel e conobbe Fouqué, Chamisso, Hoffmann, Grabbe. Nel 1825, pochi giorni prima di laurearsi a Gottinga, ricevette il battesimo, senza il quale gli sarebbe stata preclusa la carriera forense. Fallito ben presto quale avvocato, dopo soggiorni a Londra, a Berlino, a Monaco, ad Amburgo e per poco anche in Italia, nel 1831 si trasferì a Parigi dove rimase sino al termine della sua vita. Indesiderato politicamente in Germania, messo al bando come scrittore al pari degli appartenenti al "Junges Deutschland", cui lo si assimilava, dal tristemente famoso decreto del 1835, trascorse anni finanziariamente precarî e ciò lo indusse a cercare dei compromessi col potere pubblico francese che difficilmente si conciliavano coi suoi pronunciamenti politici. Dall'ottobre del 1834, si unì sentimentalmente a una giovane di Parigi, Eugenie Mirat, che sposò nel 1841 e a cui rimase legato fino alla morte, avvenuta agli inizî del 1856, dopo otto anni di tormenti, originati da una paralisi progressiva che lo inchiodò a quello che egli definiva il proprio "sepolcro di materassi". H. fu sepolto nel cimitero di Montmartre. Il lungo calvario degli ultimi anni orientò H. al pessimismo, ma non lo fece sostanzialmente deviare da quell'ironico distacco che connota l'intera sua opera e in virtù del quale poté essere considerato tardo esponente del Romanticismo; e dal Romanticismo H. ereditò anche la rinuncia alla ricercatezza aristocratica, la propensione al facilmente comprensibile, ma ciò che radicalmente lo distacca da esso è l'impossibilità di un recupero di memorie patrie e quindi di un ritorno al passato come a rifugio di evasione. Per questo, pur essendo il più grande poeta tedesco dell'epoca post-goethiana, H. ha sempre stentato a essere recepito in Germania come autenticamente tedesco quale egli invece è. H. esordì nel 1822 come lirico (Gedichte), subito svelando una singolare abilità formale in un genere a lui particolarmente congeniale. Seguì la composita pubblicazione Tragödien nebst einem lyrischen Intermezzo (1823), contenente le due tragedie Almansor e Ratcliff, romanticamente ridondanti, prove infelici su una strada che H. subito abbandonò. Ma il contesto lirico delle due tragedie è già una convalida della sua originalità, fatta di tenerezza sentimentale, di malinconia e di umorismo. La celebrità, che fu immediata e assai vasta, gli venne di lì a poco dalla pubblicazione dei primi due volumi dei Reisebilder (1826-27; gli altri due seguirono nel 1829 e nel 1831), in cui egli impone le sue doti di prosatore agile e raffinatamente aggressivo, sentimentale fino alla fantasticheria e insieme controllato fino al cinismo. Le poesie sparse nel contesto dei Reisebilder insieme con quelle già note e altre nuove furono pubblicate a parte nel Buch der Lieder (1827), uno dei canzonieri più preziosi di tutta la letteratura europea. Fu la definitiva consacrazione di un modo di poetare inedito, ancora romanticamente sognante e insieme distaccato da ogni eccitazione, persino elementare nel linguaggio, eppure ritmato su cadenze di squisita musicalità (i canti di H. ispirarono alcune fra le più belle pagine liederistiche di R. Schumann). Trasferitosi a Parigi, in un ambiente più aperto, assunse la funzione di mediatore tra le due culture, svolgendo un'attività saggistica multiforme e per alcuni anni assai intensa. Spirito per sua stessa natura portato alla polemica, H. vi si abbandonò senza riserve, cadendo più volte in eccessi, ma sempre attento alla dignità letteraria dei suoi interventi giornalistici. Voltando decisamente le spalle al Romanticismo che si era involuto in senso reazionario e provinciale, H. seguì ogni canale per esaltare l'emancipazione dello spirito, per sferzare il filisteismo, per favorire una comprensione dei popoli, in specie di quello francese e di quello tedesco, fra di loro, anche in vista di un'Europa democratica e libera. A Parigi H. conobbe nel 1844 il giovane Karl Marx, che era uno dei suoi tanti estimatori; ma, più che lasciarsene influenzare, subì il fascino del saint-simonismo, personalmente evolvendolo verso una concezione della vita sensualisticamente gioiosa in opposizione alla concezione cristiano-giudaica. Raccogliendo gli articoli spediti da Parigi per la Allgemeine Zeitung di Augusta, pubblicò i Französische Zustände (1832), indi, in 4 volumi, Der Salon (1835-40). Dal lavoro critico, a lui tanto congeniale e sempre finalizzato alla polemica, nacquero i saggi Zur Geschichte der neueren schönen Literatur in Deutschland (1833), poi ripresi e coordinati in Die romantische Schule (1835), galleria di scintillanti e irriguardosi profili dei principali esponenti del Romanticismo tedesco; il lungo saggio Zur Geschichte der Religion und Philosophie in Deutschland (1834), esposizione del pensiero tedesco da Lutero a Schelling, con intenti demitizzanti (va anche ricordato l'impietoso opuscolo Ludwig Börne, del 1840). Intanto, sin dal 1828 H. veniva componendo quei canti che nel 1844 furono presentati sotto il titolo di Neue Gedichte, dove, rispetto a quelli precedenti, si coglie il sensibile incremento delle poesie espressamente politiche. E piglio politico hanno anche i poemetti epico-satirici Deutschland, ein Wintermärchen (1844), e Atta Troll, ein Sommernachtstraum (1847), sui costumi di vita in Germania. H. era già da alcuni anni costretto all'immobilità quando pubblicò quasi contemporaneamente (1851) il fantasioso poema Der Doktor Faust, ein Tanzpoem, e la nuova raccolta di liriche Romanzero, nelle tre parti Historien, Lamentationen e Hebräische Melodien, integrate da un Nachwort, in cui H. giustifica il recupero dell'esigenza di una superiore, non panteistica istanza divina. Nel Romanzero il tono si fa più nostalgico, gli equilibrî più studiati, l'orizzonte tematico si allarga a dimensioni inusitate, la speranza del nuovo si fa pressante e insieme trepida, nel timore che ciò che è nobile e bello venga sopraffatto da ciò che è brutto e meschino. Nella stessa atmosfera si collocano i Gedichte 1853 und 1854 (1854) e la parte di più tarda concezione delle Vermischte Schriften (3 voll., 1854). Postumi uscirono Letzte Gedichte und Gedanken (1869) e, varî anni più tardi, ciò che si è trovato delle sue memorie (Memoiren, 1884).

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