Häxan

Enciclopedia del Cinema (2004)

Häxan

Monica Dall'Asta

(Svezia 1922, La stregoneria attraverso i secoli, colorato, 112m a 20 fps); regia: Benjamin Christensen; produzione: Svensk Filmindustri; soggetto e sceneggiatura: Benjamin Christensen; fotografia: Johan Ankarstjerne; scenografia: Richard Louw; montaggio: Edla Hansen; musica: Lanny Grøndahl.

Il film si apre con un'esposizione della storia della magia dall'antico Egitto al Medioevo da parte di un conferenziere. Si passa quindi alla ricostruzione immaginaria di frammenti di vita delle streghe nel quindicesimo secolo: la preparazione di un filtro d'amore in un antro sudicio e buio; la visita del demonio nella camera di una giovane donna, che lo accoglie nel suo letto; il volo notturno di una strega su una scopa; un castello incantato dove una vecchia arpia sdentata e dai capelli arruffati vede realizzarsi i suoi unici desideri: una pioggia di monete d'oro, una tavola magica che si imbandisce da sola. In una casa borghese, un uomo agonizza nel suo letto. Mentre la moglie e le domestiche tentano di curarlo come possono, in cucina si presenta Maria, una vecchia mendicante, a elemosinare qualcosa da mangiare. Il modo animalesco con cui la vecchia si avventa sul cibo che le viene offerto scandalizza i presenti e una donna la denuncia. Maria viene arrestata e accusata di stregoneria. I suoi tentativi di discolparsi vengono annientati, nel corso di un crudele interrogatorio, da torture sempre più atroci. Maria confessa allora di aver partorito figli del diavolo e di aver partecipato ai sabba, mentre una serie di falsi flashback illustrano crudamente il suo racconto; infine si vendica della sua accusatrice e la denuncia a sua volta come strega. Con un ardito salto nell'epoca contemporanea, si documentano le forme moderne della superstizione e della tortura e, richiamandosi alla teoria sull'isteria formulata dalla psicanalisi, si offre una spiegazione scientifica per tutta una serie di comportamenti anomali che una volta venivano ritenuti opera del demonio.

Singolare incrocio tra il documentario e la fantasticheria, tra l'opera didattica e il racconto fiabesco, nato da un lavoro di documentazione rigoroso (tra le fonti vi è La sorcière di Michelet), ma attento anche alla ricerca plastica e luministica sull'immagine, crudo a tratti fino al disgustoso, ma sostenuto da un sincero desiderio di denuncia di tutte le forme di superstizione: Häxan è per certo uno dei film più strani (ed estremi) che siano mai stati realizzati. Ciò che colpisce è soprattutto l'equilibrio grazie al quale tutti questi elementi riescono a convivere l'uno con l'altro. La cornice documentaria, estremamente rigorosa, sviluppata come una lezione, permette di cogliere quello che segue da una posizione distanziata, e dunque di vedervi, invece che un semplice racconto di streghe, un inquietante catalogo delle fantasie, dei desideri e delle paure di un'epoca dominata dalla superstizione. Ecco allora il filtro d'amore, le scope volanti, i sabba e i figli del diavolo, con gran dispendio di nudi e altri particolari scabrosi, ma il tutto presentato come una raffigurazione delle superstizioni e delle illusioni del mondo medievale. Quello che Benjamin Christensen cerca di mostrare ricorrendo alla finzione è come la credenza possa cristallizzarsi fino a sostituire la realtà, in una sorta di delirio paranoico che può arrivare a coinvolgere intere comunità e portare alla rovina gli esseri più sfortunati. Proprio nella descrizione delle 'streghe', Häxan trova infatti la sua dimensione più intensa e penetrante. Vediamo bene che queste donne malvage e perverse, in combutta con Satana, sono invece delle vecchie povere e brutte, sole e prive di tutto, il cui più sfrenato desiderio, come mostra la commovente visione del castello fatato, è quello di sedersi a una tavola imbandita. C'è un grande amore nel modo in cui Christensen ritrae i loro poveri corpi, la loro miseria, la sporcizia, la sgradevolezza dei loro visi rugosi, ma anche in come ne descrive la rivalsa immaginaria: la loro trasformazione, operata dal diavolo, in splendidi, giovani corpi di baccanti, danzanti nella notte e dediti a ogni sorta di eccessi.

Film crudele, volutamente scioccante, fotograficamente superbo, Häxan ha il suo momento più memorabile nella scena dell'interrogatorio di Maria, l'attrice non professionista Emmy Schønfeldt, capace di offrire, in una sequenza che sortì un profondo effetto su Dreyer, un'interpretazione degna di Artaud. Nel film compare lo stesso Christensen, che ironicamente si riserva, nel contesto di un'opera esplicitamente anticlericale, il ruolo di Satana. In seguito, la figura del diavolo comparirà in altri due film dell'autore, The Devil's Circus, 1926, e Seven Footprints to Satan (Sette passi verso Satana, 1929), entrambi realizzati durante la parentesi hollywoodiana. Spesso equiparato dal punto di vista iconografico ai dipinti di Bosch, Bruegel e Goya e impreziosito da viraggi in diverse tonalità di colore, Häxan si fa ammirare anche per la cura sapiente riservata alle scene e ai costumi, la cui potenza di suggestione è aumentata da una gamma di effetti di illuminazione che vanno dal chiaroscuro al controluce. Il film fu fatto oggetto di ripetuti attacchi da parte della censura e poté circolare negli Stati Uniti solo nel 1929. Una nuova versione uscì in Danimarca nel 1941, identica all'originale salvo che per l'aggiunta di una lunga sequenza introduttiva in cui Christensen presenta la sua opera al pubblico. Un ruolo decisivo nella riscoperta moderna di Häxan e per il suo recupero al consumo cinefilo hanno avuto William Burroughs e il suo collaboratore Anthony Balch, che nel 1967 ne curarono una riedizione ridotta a 76 minuti. Questa versione differisce dalla vecchia copia di circa un'ora e mezza circolante prima del restauro (realizzato dallo Svensk Filminstitut) solo per l'eliminazione delle didascalie, che qui vengono sostituite dalla voce narrante di Burroughs, e per l'aggiunta di una colonna sonora jazz firmata da Daniel Humair che si apre con la registrazione di un breve testo del poeta.

Interpreti e personaggi: Benjamin Christensen (Satana), Karen Winther (la moglie dell'ammalato), Emmy Schønfeldt (Maria), Tora Teje (cleptomane), Maren Pedersen (Maria Väverska, strega), Clara Pontoppidan (suor Cecilia), Elsa Vermehren, Alice O'Fredericks, Carina Bell, Gerda Madsen (suore), Johannes Andersen (Pater Henrik, capo inquisitore), Elith Pio (Johannes, giudice inquisitore), Aage Hertel, Ib Schønberg (giudice), Poul Reumert (gioielliere), Elisabeth Christensen, Astrid Holm, Ella la Cour, Kate Fabian, Oscar Stribolt.

Bibliografia

J. Ernst, Benjamin Christensen, København 1967.

M. Tessier, Le règne du Sabbat, in "Cinéma 68", n. 130, novembre 1968.

P. Cannière, Un pur chef-d'oeuvre païen, in "Cinéma 79", n. 241, janvier 1979.

T.C. Kelly, Witchcraft through the ages, in Magill's Survey of cinema. Silent Films, 2° vol., a cura di F.N. Magill, Englewood Cliff (NJ) 1982.

Häxan, in Svensk Filmografi (1920-1929), 2° vol., Stockholm 1982.

H. Komatsu, Benjamin Christensen, l'Europa e l'America, in Schiave bianche allo specchio, a cura di P. Cherchi Usai, Pordenone 1986.

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