KEITEL, Harvey

Enciclopedia del Cinema (2003)

Keitel, Harvey


Attore cinematografico statunitense, nato a New York il 13 maggio 1939. Dotato di una grande presenza scenica e noto per la sua noncuranza nei confronti delle leggi dello show business, nel corso della sua lunga carriera ha saputo delineare con estrema efficacia i ruoli più disparati, sia come protagonista sia in parti minori, interpretando, in oltre 90 film, personaggi carismatici e di forte spessore caratteriale. Con il suo volto particolare e intenso e derivando parte del suo fascino proprio dalla capacità di porsi fuori da tutte le regole, è risultato convincente sia nel ruolo del fuorilegge sia in quello del virile e irresistibile amante. Attore dalle grandi risorse e figura poliedrica, ha offerto le prove migliori quando ha potuto contare su sceneggiature basate su personaggi carichi di complessi e a volte oscuri risvolti psicologici cui K. conferisce sempre lo spessore della sua recitazione fisica, nervosa, intensa e trasgressiva. La sua carriera, pur segnata da alcuni periodi di crisi, è ricca di interpretazioni di notevole valore artistico legate ai nomi di grandi registi, ma anche al cinema indipendente e alla coraggiosa scelta di ruoli scomodi ed estremi che lo hanno consacrato attore cult.

Proveniente da una famiglia ebrea di origini romeno-polacche, appena conseguito il diploma di scuola media superiore si arruolò nei marines e successivamente iniziò gli studi di recitazione sotto la guida di Frank Corsaro, Stella Adler e Lee Strasberg. Membro dell'Actors Studio, prima di entrare nel mondo del cinema fece una gavetta di ben dieci anni come attore teatrale nei circuiti off di Broadway. Debuttò nel cinema nel 1968, nel lungometraggio di esordio di un giovanissimo Martin Scorsese, Who's that knocking on my door? (Chi sta bussando alla mia porta?), un dramma duro e allucinato in cui K. è un immigrato di Little Italy ossessionato dalla propria educazione cattolica. Passarono alcuni anni prima che Scorsese lo chiamasse nuovamente a recitare in Mean Streets (1973; Mean Streets ‒ Domenica in chiesa, lunedì all'inferno) e in Taxi driver (1976), i due film che segnarono il successo presso il grande pubblico sia dell'attore sia del regista, nel primo dei quali K. riprende il forte segno caratteriale del personaggio del precedente film con Scorsese, conferendogli la medesima instabilità umorale. Questo sodalizio ‒ secondo solo a quello tra il regista e Robert De Niro ‒ risultò subito estremamente convincente. L'attore, infatti, con la sua forza recitativa riesce a rendere con estrema efficacia il rapporto intenso e conflittuale tra gli italoamericani interpretati e la loro cultura d'origine.

A partire dalla metà degli anni Settanta, e per circa un decennio, la carriera di K. conobbe un periodo particolarmente fecondo (sarebbe apparso in ben venti film e in tre rappresentazioni teatrali) ma relativamente poco felice. Fu scelto infatti da Francis Ford Coppola come interprete principale per Apocalypse now (1979), ma un litigio tra K. e il regista (avvenuto nelle Filippine quando le riprese del film stavano per cominciare) determinò la rottura del contratto. K. ripiegò quindi su The duellists (1977; I duellanti) di Ridley Scott, da un racconto di J. Conrad, che, pur non ottenendo un grande successo commerciale, consentì a K. di offrire una straordinaria prova di attore. Egli infatti rivelò definitivamente le sue doti impersonando un ufficiale napoleonico posseduto da una pervicace ossessione che si trascina per l'intera vita: la sfida ininterrotta a duello. Dal successivo periodo di crisi l'attore è uscito grazie al ruolo di Giuda offertogli da Scorsese in The last temptation of Christ (1988; L'ultima tentazione di Cristo), film che lo ha riportato all'attenzione del pubblico grazie a una interpretazione percorsa da dilanianti dubbi morali. Nel 1991 ha ottenuto importanti ruoli in tre grandi produzioni: Mortal thoughts (L'ombra del testimone), giallo diretto da Alan Rudolph in cui interpreta un detective alle prese con un duplice omicidio; Thelma & Louise di R. Scott, in cui delinea una figura positiva rispetto agli altri personaggi maschili, e negativi, del film, e Bugsy di Barry Levinson, dove è un irruento mafioso, ruolo per il quale ha ottenuto una nomination all'Oscar come attore non protagonista. Di grande rilievo le prove offerte da K. nel 1992 in due produzioni indipendenti: la complessa interpretazione del poliziotto drogato nel film di Abel Ferrara The bad lieutenant (Il cattivo tenente), in cui l'attore ha lasciato emergere a un tempo ambiguità e dolorosa pietà, pur non rinunciando a una radicale rappresentazione dei lati oscuri della psicologia del personaggio, e la parte di Mr White, il rapinatore dal volto umano in Reservoir dogs (Le iene) dell'esordiente Quentin Tarantino. Nel 1993 ha recitato in Point of no return (Nome in codice: Nina) di John Badham, in Rising sun (Sol Levante) di Philip Kaufman e nel pluripremiato The piano (Lezioni di piano) di Jane Campion, interpretando un personaggio tutto giocato tra erotismo e aspro romanticismo; con la regista neozelandese sarebbe tornato a lavorare in Holy smoke (1999), nella parte di un arido manipolatore della psiche che finisce preda di una passione amorosa. Sempre nel 1993, è stato nuovamente chiamato da Ferrara a recitare nell'opera, newyorkese e metafilmica, Snake eyes, noto anche come Dangerous game (Occhi di serpente), in cui ha disegnato la figura di un regista violento e compulsivo, sempre sul filo della commistione tra realtà e finzione. Nel 1994 Tarantino è tornato ad affidargli una parte nel film Pulp fiction, quella dell'elegante e distaccato gangster in smoking Mr Wolf, imperturbabile consulente del crimine. Nel 1995 K. ha continuato a offrire brillanti performances in numerose produzioni: ruvido ma affascinante proprietario di una tabaccheria in Smoke di Wayne Wang, implacabile e truce detective in Clockers di Spike Lee e nuovamente protagonista del secondo ma meno fortunato capitolo di Smoke, Blue in the face di Wang e Paul Auster. Nello stesso anno K. ha recitato in To vlemma tu Odyssea (Lo sguardo di Ulisse) di Theo Anghelopulos il ruolo di un cineasta greco esiliato al suo ritorno in patria, una coscienza smarrita resa con assorta partecipazione. Tra le successive interpretazioni sono da ricordare quella del sassofonista Izzy, che in punto di morte ripercorre la sua vita e il suo amore, offerta nel sofisticato esordio ufficiale nella regia di Auster Lulu on the bridge (1998); quella del maggiore Steve Arnold in Taking sides (2001; A torto o a ragione) di István Szabó, film ambientato nella Germania del nazismo, e quelle di un dolente siciliano, umiliato e offeso, in Vipera (2001) di Sergio Citti e di un agente del FBI alle prese con una complicata inchiesta in Ginostra (2002) di Manuel Pradal.   *

Bibliografia

M. Fine, Harvey Keitel: the art of darkness, New York 1988.

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