Andersen, Hans Christian

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Scrittore danese (Odense 1805 - Copenaghen 1875). Uno dei grandi autori di fiabe dell'Ottocento, riutilizzò in modo originale il grande patrimonio delle fiabe nordiche, infondendo in esso un caratteristico spirito ottimista. Un profondo sentimento idillico-religioso e un'amara conoscenza della vita si fondono, nelle migliori fiabe, a creare quella duplicità e simultaneità di visione fantastico-realistica, che gli consente i più arditi cambiamenti di registro, i più audaci impasti di tinte.

Vita e opere

Figlio di un povero calzolaio, trascorse l'infanzia nel suo chiuso mondo di sensitivo e fantasioso perdigiorno. Nel 1819 andò, in cerca di fortuna, a Copenaghen e si cimentò nel canto, nella recitazione e nella danza, ma senza successo. I suoi primi tentativi letterarî nello stile romantico-ironico di Hoffmann, di Heine e di Waiblinger: Fodrejse fra Holmens kanal til Østpynten af Amager ("Viaggio a piedi dal canale di Holmen alla punta orientale di Amager", 1829), Skyggebilleder af en rejse til Harz og det sachsiske Schweiz ("Schizzi d'un viaggio nel Harz e nella Svizzera sassone", 1831), Digte ("Poesie", 1830), sono cose molto modeste; superficiali e sconnessi, ma non privi di colore, sono invece i romanzi Improvisatoren ("L'improvvisatore", 1834-35) e Kun en spillemand ("Un semplice violinista", 1837).

Pur continuando a coltivare il romanzo (De to baronesser, "Le due baronesse"; trad. inglese e ed. danese 1848) e la sua infelice passione per il teatro (Den ny barselstue, "La nuova camera della puerpera", 1845), già nel 1835 A. aveva cominciato a scrivere le prime Eventyr portalte for børn ("Fiabe narrate ai bambini"), cimentandosi in quel "genere minore" che, per semplicità di struttura e duttilità di materia, meglio s'adattava al suo estro fantastico. Tra il 1835 e il 1872 ne uscirono, in fascicoli quasi annuali, circa centocinquanta. La materia tradizionale tenue e umile, fiabesca, mitica, leggendaria, è qui sollevata a dignità d'arte da una lingua viva parlata antiletteraria, vibrante d'immediatezza e d'intimità. Intimamente legati al mondo delle fiabe, per tono e prospettiva, sono il Billedbog uden billeder ("Libro figurato senza figure", 1840) e singole parti dei molti libri di viaggio scritti tra il 1840 e 1857 in Italia e in Grecia, in Turchia, in Svezia e in Spagna. Importante per la ricostruzione biografica, ma di scarso valore artistico la prolissa autobiografia Levnedsbogen ("Il libro della vita", scritto 1832-33: dall'infanzia alla prima affermazione letteraria intorno al 1830; trad. ted. Das Märchen meines Lebens premessa alla prima ed. dei suoi scritti completi, 1847), poi rielaborata e condotta fino al 1855 in Mit livs eventyr ("La fiaba della mia vita"); una continuazione che giunge fino agli ultimi anni è stata pubblicata nel 1877.

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