HAITI

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)

HAITI (XVIII, p. 319; App. I, p. 705; II, 1, p. 1175; III, 1, p. 805)

Giandomenico Patrizi
Renato Piccinini

Dal 1962 la Repubblica di H. è divisa in 9 dipartimenti, per effetto dell'istituzione di quattro nuove circoscrizioni (Nord-Est, Centre, Sud-Est e Grande Anse).

Nel 1964 sono state apportate diverse modifiche alla Costituzione, le quali, fra l'altro, hanno sancito il principio del bilinguismo, per cui, pur restando il francese la lingua ufficiale, nei pubblici servizi viene impiegato anche il linguaggio creolo usato dalla maggior parte della popolazione.

Tra i censimenti 1950 e 1971 gli abitanti sono saliti da 3.097.304 a 4.314.628 (incremento medio annuo dell'1,8%). Nel 1975, secondo una stima, erano 5.888.000, cioè 212 ab. per km2. La capitale, unico vero centro urbano, nel 1971 contava 306.053 ab. nella città e 493.932 nell'agglomerato.

Ben il 77% della popolazione attiva è ancora occupato nell'agricoltura: un'agricoltura in gran parte di sussistenza, che contribuisce alla formazione del prodotto nazionale lordo per quasi il 50% (più che in ogni altro paese dell'America latina). Il caffè (350.000 q nel 1973) è sempre la voce principale dell'esportazione; diffuse sono pure le colture della canna, dell'agave sisalana, del banano e del mais.

Negli anni Sessanta fu avviato lo sfruttamento di giacimenti di bauxite e di minerali di rame; mentre la prima continua a essere attivamente estratta ed esportata (800.000 t nel 1973), l'estrazione del rame è praticamente cessata.

Nel 1971 è entrato in funzione il nuovo impianto idroelettrico di Péligre, destinato al rifornimento della capitale. Nel 1973 la potenza installata era di 80.000 kW; nel 1972 l'energia prodotta è stata di 110 milioni di kWh.

Modesto è il ruolo delle manifatture, che occupano appena il 6% della popolazione attiva e contribuiscono per il 13% al prodotto nazionale lordo; prevalgono quelle alimentari (zuccherifici, distillerie di rum).

Il commercio estero si svolge soprattutto con gli Stati Uniti; tra i fornitori principali figurano anche Giappone e Canada, tra i clienti Belgio e Francia. La bilancia commerciale è passiva.

I turisti, in aumento, nel 1973 hanno raggiunto le 170.000 unità.

Le strade si estendono per quasi 4000 km, ma meno di 1000 sono praticabili tutto l'anno; gli autoveicoli erano 13.000 nel 1972; le ferrovie si sviluppano per 350 km. Port-au-Prince è dotata dell'unico porto importante e dispone di un aeroporto internazionale.

Nel complesso, H. rivela allarmanti condizioni di sottosviluppo, come appare da vari indicatori, quali lo scarso consumo di energia, il modesto tasso di urbanizzazione, l'esiguità delle esportazioni e il valore del reddito pro capite, che è il minore dell'America latina e uno dei più bassi del mondo e tende a diminuire ulteriormente (calo medio annuo dello 0,9% nel decennio 1960-70).

Bibl.: P. Moral, Le paysan haïtien. Étude sur la vie rurale en Haïti, Parigi 1961; G. Pierre-Charles, L'économie haïtienne et sa voie de développement, ivi 1967; R. W. Logan, Haiti and the Dominican Republic, New York 1968; H. Blume, Die Westindischen Inseln, Braunschweig 1968; G. Lasserre, Les Amériques du Centre, Parigi 1974.

Storia. - Consolidato il suo potere personale, F. Duvalier, noto come Papà Doc per il suo "paternalismo", si circondò di una speciale milizia, i tonton-macoutes, sgherri che terrorizzarono il paese spingendo l'intelligencija sulla via dell'esilio. Nel 1961 il parlamento fu sciolto e sostituito da una parvenza di congresso costituito da fedelissimi. Nello stesso anno Duvalier si fece inutilmente rieleggere (mancavano due anni alla scadenza del mandato) e nel giugno 1964 volle farsi nominare presidente a vita. In seguito alle persecuzioni religiose e all'espulsione di vescovi e preti Duvalier fu scomunicato dal papa.

I rapporti con la vicina Repubblica Dominicana si guastarono a causa dei numerosi rifugiati haitiani che da quell'asilo disturbavano il tiranno. Nell'aprile del 1963 - dopo che i tonton-macoutes avevano violato l'ambasciata dominicana - la guerra fra i due paesi sembrava inevitabile, ma l'intervento dell'OAS riuscì a frenare i contendenti, senza peraltro evitare incidenti nella zona di frontiera. Nella primavera del 1966 l'imperatore etiopico Hāyla Sellāsē visitò Duvalier che lo ricevette con grande fasto, in netto contrasto con la miseria del paese, nella palese ricerca di un'identificazione con il nazionalismo africano. Ciò che spiega il riconoscimento ufficiale da parte di H. del Biafra secessionista (25 marzo 1969).

La morte di Duvalier, annunziata a Port-au-Prince il 22 aprile 1971, produsse un pericoloso vuoto di potere. Egli infatti era il signore assoluto del paese: presidente della Repubblica, capo del governo, comandante dell'esercito, sommo sacerdote del rito afro-haitiano vodù. Ma un emendamento costituzionale, effettuato pochi mesi prima della sua scomparsa, permise l'ascesa alla presidenza del figlio ventenne Jean-Claude Duvalier, che si affrettò a promettere radicali cambiamenti. Tuttavia le repressioni sono continuate e non pare che vi siano mutamenti di rilievo nella piccola repubblica caribica. Alla fine di luglio 1973, il ministro del turismo francese Olivier Guichard visitò Port-au-Prince. Dalla proclamazione dell'indipendenza, nel 1804, nessun uomo politico francese aveva più messo piede in Haiti.

Bibl.: R.W. Logan, Haiti and the Dominican Republic, Oxford 1968; F. Duvalier, Mémoirs d'un leader du Tiers Monde, Parigi 1969; H. Herring, A history of Latin America of the beginning to the present, New York 1970; E. De Kadt, Patterns of foreign influence in the Caribbean, Londra 1972.

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