NEBBIA, Guido

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 78 (2013)

NEBBIA, Guido

Alfredo Buccaro

NEBBIA, Guido. – Nacque a Campobasso il 20 maggio 1894, da Filippo e da Giuseppina De Feo.

Restò nella città natale fino al conseguimento del diploma di liceo classico e si trasferì poi a Napoli per frequentare la Regia Scuola di ingegneria. Dovette interrompere gli studi con lo scoppio della prima guerra mondiale, cui partecipò come ufficiale di artiglieria, meritando la croce di guerra e subendo una dura prigionia in Austria (1918-19). Solo nel 1920 poté conseguire la laurea in ingegneria civile. Mai coniugatosi, si dedicò in un primo tempo unicamente all’attività professionale in campo idraulico, progettando e dirigendo l’esecuzione di importanti acquedotti, tra cui il Foce di Campobasso, ma già conducendo studi scientifici e tecnici di vasto respiro.

In una prima nota, pubblicata nel 1930 sugli Annali d’ingegneria, si occupò del progetto di un acquedotto sussidiario per l’alimentazione della città di Napoli, approfondito poi negli atti di una conferenza tenuta nel 1931 per i soci del Sindacato ingegneri. Avvertendo sempre più forte il richiamo della ricerca scientifica, iniziò la carriera universitaria nella Scuola superiore politecnica napoletana (denominazione assunta dalla Regia Scuola di ingegneria nel 1905): qui fu allievo di Udalrigo Masoni, tra i più esperti cultori della materia idraulica in quell’epoca, divenendo prima assistente di ruolo nel 1922, poi libero docente nel 1934, infine professore ordinario di impianti speciali idraulici dal 1937 al 1942 e di idraulica fino alla morte. Dal 1943 fu prorettore dell’Università di Napoli e preside della facoltà di ingegneria fino al 1946, collaborando con il rettore Adolfo Omodeo alla rinascita dell’ateneo. Nel luglio 1943 fu tra i fondatori del Partito liberale italiano. Fu inoltre presidente dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Napoli e della Fondazione politecnica per il Mezzogiorno d’Italia, nonché membro dell’Associazione nazionale ingegneri e architetti italiani, del Consiglio nazionale delle ricerche e del Consiglio superiore dei lavori pubblici.

Di particolare significato fu l’apporto che dette alle pubbliche istituzioni dal 1943 in poi, con l’assunzione di più cariche cittadine contemporaneamente: nei frangenti degli ultimi anni di guerra e dell’immediato dopoguerra, per spirito di servizio e con grande sacrificio personale, si assunse l’onere di colmare il vuoto aperto nei ruoli civili e accademici in quei momenti drammatici. Contribuì, così, alla rinascita della città e al suo riemergere dai disastri materiali e morali subiti durante il conflitto.

Dotato di una solida preparazione anche nel campo della meccanica e della matematica superiore, nella produzione scientifica si occupò soprattutto del moto delle correnti idriche, oltre che di altri significativi argomenti d’idraulica, spesso di carattere tecnico-applicativo e specificamente riguardanti il territorio meridionale. Accanto a un’opera di sistematizzazione, a quell’epoca preziosa, di concetti fondamentali relativi alle correnti in moto permanente, introdusse alcuni strumenti innovativi per il loro studio, quale l’impiego delle linee delle quantità di moto totale (1936-38). Di notevole rilevanza furono inoltre i coevi studi sulle correnti permanenti a pelo libero, su fenomeni di alternanza del moto – di cui diede originali interpretazioni – e sulle escavazioni a valle di opere fluviali di scarico. Passò poi ad approfondire tematiche quali i dissipatori a risalto idraulico (1938-42) – di cui elaborò regole pratiche di proporzionamento – nonché la compatibilità dell’equazione specifica e dell’equazione globale applicate alle correnti (1942-47). Tra le sue ricerche più significative vanno pure ricordate quelle Sulla distribuzione della velocità nelle correnti fluide (1933) e sui cosiddetti ‘canali Venturi’, con il relativo calcolo mediante i ‘venturimetri’ (1936-47). Tali attività sperimentali furono possibili grazie all’efficienza del primo laboratorio di idraulica costruito a Napoli nel 1936, su iniziativa dello stesso Nebbia, nella sede della Scuola politecnica in via Mezzocannone 16.

Il problema del funzionamento dei venturimetri per canali, che all’epoca rappresentavano una vera novità, fu affrontato per la prima volta da Nebbia proprio nel 1936, nel corso dell’allestimento del laboratorio dell’Istituto di costruzioni idrauliche. Nel programma del laboratorio era stato infatti previsto di sottoporre a prova un venturimetro a canale, di sezione utile a misurare le portate di arrivo a impianti di depurazione delle acque di fogna. In particolare, il venturimetro serviva a misurare le portate di arrivo alla Stazione sperimentale che l’Ente autonomo dell’acquedotto pugliese aveva accettato di costruire a Foggia: ciò allo scopo di avere, secondo gli auspici di Nebbia, norme idonee al progetto degli impianti nella particolare situazione italiana. Grazie, quindi, alla sperimentazione immediatamente avviata in laboratorio, poté porre le basi teoriche del funzionamento di questi venturimetri, destinati a funzionare con minime perdite di carico nelle reti di canale in cui andavano inseriti: constatò che, per evitare gli effetti di rigurgito nel canale recipiente a valle, era opportuno che dalla sezione ristretta, analoga a quella dei venturimetri per condotte forzate, fuoriuscisse una corrente veloce, assicurata dalla formazione di un risalto idraulico all’atto del passaggio in corrente lenta.

La possibilità di avvalersi di dati sperimentali consentì a Nebbia di abbandonare la linea dell’analisi teoretica: la convinzione di Masoni, che riteneva in buona parte sufficiente al progresso della scienza idraulica quanto derivante dalle impostazioni matematiche di Joseph Boussinesq, cedette quindi il posto a una nuova visione della scienza idraulica, favorita proprio dal ricorso ai laboratori, il cui numero andava rapidamente crescendo in Italia.

Negli studi dati alle stampe negli anni 1930-31, concernenti il problema dell’approvvigionamento idrico della città di Napoli, Nebbia affrontò questioni quali l’insufficienza delle sorgenti del Serino e la scarsa sicurezza degli impianti di adduzione. Nell’opera edita nel 1933 sulla distribuzione della velocità nelle sezioni trasversali delle correnti fluide, pervenne a una formula interpolare che poté poi applicare alle esperienze eseguite sul fiume Sarno con riferimento ai moti gradualmente vari. Nel 1935 fu impegnato in attente ricerche sulle correnti a pelo libero – con conseguenti studi sul tracciamento dei profili di corrente e sulla metodologia della misura della loro portata – e sul valore del rapporto tra la profondità dell’acqua e il carico totale per lo stato critico di una corrente permanente defluente in alveo a sezione parabolica. Il decennio 1936-46 fu il periodo di più proficua produzione scientifica, allorché approfondì tematiche quali l’individuazione delle equazioni caratteristiche di alcune correnti liquide e del moto permanente vario, lo studio dei fenomeni di escavazione di fondo a valle di luci a battente e a stramazzo, il tracciamento dei profili di correnti liquide permanenti gradualmente varie per alvei di diversa sezione, l’individuazione della quantità di moto totale in correnti liquide libere e dei relativi problemi di rigurgito, l’estensione della teoria dei venturimetri per la misura delle portate nei canali a sezioni di tipo monomio, e altri argomenti connessi. Un esempio significativo di sperimentazione su modelli di laboratorio finalizzata all’orientamento della progettazione esecutiva di importanti opere idrauliche è dato dal contributo apparso nel 1942 negli atti della Fondazione politecnica, relativo alla condotta tra la derivazione del fiume Tacina e il serbatoio dell’Ampollino.

Anche nella didattica diede contributi degni di nota, aggiornando molte trattazioni di altri docenti e conservando nel contempo un personale rigore nell’esposizione. Fu autore di pregevoli testi di supporto alla formazione universitaria, tra cui un trattato di idraulica (1942), rimasto incompleto, di cui venne pubblicato un solo tomo nel 1946, poco prima della scomparsa. Ha lasciato allievi che, insieme con l’inseparabile amico Girolamo Ippolito, hanno più che degnamente continuato la sua opera, tra cui Michele Viparelli, Andrea Russo Spena, Giuseppe Pistilli.

Morì a Napoli il 24 aprile 1947 a seguito di una lunga malattia.

Opere: Tra le principali pubblicazioni scientifiche: Il problema dell’acqua a Napoli: osservazioni e proposte, in Annali di ingegneria, IV (1930), 11, pp.1-28; L’alimentazione idrica nella città di Napoli, ibid., V (1931), 1-2, pp. 20-28; Sulla distribuzione della velocità nelle correnti fluide, in Atti della R. Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, s. 2, XX (1933), 1, pp. 1-48;Venturimetri per canali a sezioni di forma generica, in Acqua e gas, XXV (1936), 11, pp. 3-30; ibid.,12, pp. 326-333; Correnti liquide permanenti e venturimetri per canali, in Atti della Fondazione politecnica per il Mezzogiorno d’Italia, I (1937), pp. 167-188; Le linee delle quantità di moto totali correnti liquide permanenti gradualmente varie, in Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, Classe di scienze fisiche matematiche e naturali, s. 6, XXVI (1937), 12, pp. 433-439; Linee dell’energie, profili e linee delle quantità di moto totali di correnti libere permanenti gradualmente varie in alvei cilindrici, in Acqua e gas, XXVII (1938), 2, pp. 1-17; Sul proporzionamento di traverse a soglia prolungata per dissipatori a risalto, ibid., 3, pp.1-28; Sui fenomeni di escavazione di fondo a valle di luci a battente od a stramazzo, ibid., 4, pp. 1-28; Venturimetri per canali a sezione di forma generica. Primi risultati sperimentali, ibid., 5, pp. 3-30; Sui dissipatori a salto di Bidone. Basi teoriche, in L’Energia elettrica, XVII (1940), 3, pp. 125-138; Sui dissipatori a salto di Bidone. Ricerca sperimentale, ibid., 6, pp.325-355; Sui dissipatori a salto di Bidone. Norme di proporzionamento, ibid., XVIII (1941), 7-8, pp.441-454, 533-546; I coefficienti di Coriolis nelle equazioni del moto di corrente, in Atti della Fondazione politecnica per il Mezzogiorno d’Italia, II (1942), 1, pp.1-17; Le equazioni del moto permanenti gradualmente vario e i mezzi grafici ausiliari, ibid., 2, pp. 3-34; Condotta tra la derivazione dal fiume Tacina ed il serbatoio dell’Ampollino e opere di scarico in questo. Esperienze su modello, ibid., 3, pp. 3-30; L’attività dell’Istituto di costruzioni idrauliche ed impianti speciali idraulici nel secondo quinquennio della Fondazione politecnica per il Mezzogiorno d’Italia, in La ricerca scientifica, XIII (1943), 10-12, pp. 1-29; Ulteriori precisazioni sull’uso dei coefficienti di Coriolis nelle equazioni del moto di corrente, in Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei, VIII(1947), 2, pp. 422-430;Venturimetri per canali e loro impiego a servizio di vasche di dissabbiamento, in Atti della Fondazione politecnica per il Mezzogiorno d’Italia, XI (1947), 2, pp. 3-44; Affouillement au pied des ouvrages de déversement (recherches expérimentales), ediz. postuma in L’opera di Guido Nebbia, Napoli 1960, pp. 18-23.

Fonti e Bibl.:R. Università di Napoli, Annuario per gli anni accademici 1941/42-1946/47, Napoli 1947, pp. 433-437; G. Pistilli, La vita e l’opera del prof. G. N., in L’opera di G. N., cit., pp. 11-18; La Scuola di ingegneria in Napoli 1811-1967, a cura di G. Russo, Napoli 1967, pp. 300-302; M. Viparelli, Commemorazione di G. N., in XXIV Convegno di idraulica e costruzioni idrauliche...1994, IV: Relazioni generali, Napoli 1995, pp. 41-63; B. Bertolini - R. Frattolillo, Molisani, milleuno profili e biografie, Campobasso 1998, pp. 34-38; W.H. Hager, Hydraulicians in Europe 1800-2000: a biographical dictionary of leaders in hydraulic engineering and fluid mechanics, Delft 2003, p. 412; La tradizione degli studi di idraulica a Napoli negli ultimi due secoli. Intervista a Michele Viparelli, in Dalla scuola di applicazione alla facoltà di ingegneria. La cultura napoletana nell’evoluzione della scienza e della didattica del costruire, a cura di A. Buccaro - S. D’Agostino, Benevento 2003, pp. 263-269.