RIGHINI, Guglielmo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 87 (2016)

RIGHINI, Guglielmo

Simone Bianchi

RIGHINI, Guglielmo. – Nacque a Castelfranco Veneto il 16 gennaio 1908, da Francesco, capostazione, e da Margherita Simoni, maestra.

Seguendo i trasferimenti del padre, visse in varie località del Friuli e della Liguria. Tornato in Veneto, frequentò la Scuola industriale di Belluno. Nel settembre del 1926 ottenne la licenza fisico-matematica presso l’Istituto tecnico Belzoni di Padova; in novembre si iscrisse al corso di laurea in fisica e matematica dell’Università di Firenze, passando al corso di fisica l’anno seguente.

Affascinato dalla lettura dei testi di Giovanni Schiaparelli e Camille Flammarion, a Firenze Righini iniziò ben presto a frequentare l’osservatorio di Arcetri. Diretto da Giorgio Abetti, l’osservatorio aveva assunto in quegli anni un indirizzo marcatamente astrofisico, dotandosi di una torre solare, strumento allora unico in Europa, per lo studio dello spettro solare. Con Abetti, titolare della cattedra di astrofisica dell’Università, Righini si laureò a pieni voti nel dicembre del 1930, discutendo una tesi su osservazioni ottenute con lo spettrografo della torre solare.

Dopo aver assolto gli obblighi militari di leva, nell’agosto del 1933 Righini diventò assistente di ruolo all’osservatorio (precedentemente era stato assistente volontario). Nell’ottobre del 1933 prese l’aspettativa per frequentare il laboratorio eliofisico dell’Università di Utrecht. Vi trascorse un anno, grazie a una borsa di studio della Rockefeller Foundation, svolgendo ricerche teoriche e di laboratorio sotto la guida di Marcel Minnaert.

I suoi primi lavori vertono sullo studio delle righe prodotte dai metalli nello spettro solare, e sull’influenza di rotazione e trasporto radiativo sul loro aspetto.

In Sul profilo del tripletto del Magnesio 13P-13S nello spettro del Sole (in Memorie della Società astronomica italiana, 1931, vol. 5, pp. 283-295), estratto dal lavoro di tesi, misurò con innovative tecniche spettrofotometriche i profili delle righe del magnesio al bordo e al centro del Sole, determinando l’opacità dello strato che le produce e l’abbondanza dell’elemento. In Die Intensitäten der Natriumlinien im Sonnenspektrum (in Zeitschrift für Astrophysik, X (1935), pp. 344-352), realizzato durante la permanenza a Utrecht, confrontò i profili teorici e osservati delle righe del sodio, mettendo in evidenza l’influenza delle collisioni nel determinare l’ampiezza delle righe. Entrambi questi lavori gli valsero rinomanza internazionale, venendo citati su importanti monografie: il primo su Theoretical astrophysics di Svein Rosseland (Oxford 1936); il secondo su Physik der Sternatmosphären, di Albrecht Unsöld (Berlino 1938).

Righini prese parte alla spedizione in Russia organizzata da Abetti per l’osservazione dell’eclisse totale di Sole del 19 giugno 1936. Durante un’eclisse, la diffusione della radiazione solare da parte dell’atmosfera viene soppressa ed è possibile osservare la tenue ed estesa atmosfera esterna del Sole, la corona. Dalle osservazioni del 1936 Righini trasse numerosi lavori, fra cui: Indice di colore e temperatura della corona solare (in Atti della Reale Accademia d’Italia, XIV (1943), pp. 75-95), dove fu tra i primi a mostrare che parte della radiazione della corona è dovuta a luce diffusa dalla polvere interplanetaria; Lo spettro di emissione della corona solare (ibid., pp. 113-157), in cui derivò che la corona è costituita principalmente da protoni ed elettroni alla temperatura di un milione di gradi.

All’inizio del 1937 venne trasferito alla Stazione astronomica di Carloforte in Sardegna, diventandone direttore incaricato nel 1938. Il soggiorno a Carloforte era considerato una sorta di pedaggio obbligatorio nella carriera di un astronomo, che doveva dedicarvisi a misure di posizioni stellari proprie dell’astronomia classica, nell’ambito delle osservazioni per il Servizio internazionale delle latitudini. Riuscì comunque a continuare gli studi di astrofisica, frequentando l’istituto di fisica dell’Università di Cagliari dove fu incaricato di corsi di fisica teorica, fisica superiore e astronomia dal 1938 al 1941 (aveva conseguito la libera docenza nel novembre del 1937).

Nell’ottobre del 1939 Righini fu trasferito di nuovo ad Arcetri. Richiamato più volte alle armi, prima e durante il secondo conflitto mondiale, nel 1942 iniziò a insegnare all’Università di Firenze come incaricato del corso di spettroscopia (fino al 1946); nel 1949-50 tenne un corso libero di fisica solare. Grazie a una borsa del British Council, dall’ottobre del 1947 soggiornò per dieci mesi a Cambridge dove, presso il Cavendish Laboratory, studiò le tecniche della nascente radioastronomia.

In quegli anni i suoi lavori furono eterogenei, spaziando dalla costruzione di un dispositivo analogico per il calcolo degli integrali (Integratore ottico per la determinazione del profilo vero delle righe spettrali, in Memorie della Società astronomica italiana, 1941, vol. 14, pp. 169-183); allo studio delle caratteristiche delle righe in spettri di laboratorio (La calibrazione della scala di King, ibid., 1949, vol. 20, pp. 141-157); all’analisi delle routinarie osservazioni solari fatte ad Arcetri (Riduzione del materiale spettroeliografico raccolto alla Torre solare di Arcetri nel periodo 1932-1949, ibid., 1950, vol. 21, pp. 333-344, con G. Godoli).

La sua carriera raggiunse l’apice all’inizio degli anni Cinquanta: primo astronomo dal novembre 1951, nel 1952 diventò direttore incaricato del Centro di studio per l’astrofisica del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e dell’osservatorio astronomico di Asiago (con incarico del corso di astronomia all’Università di Padova nell’anno accademico 1952-53). Con il pensionamento di Abetti, dal novembre del 1952 Righini venne incaricato anche dell’insegnamento di astronomia all’Università di Firenze e della direzione di Arcetri dall’inizio del 1953. Nel dicembre del 1953 fu infine nominato professore straordinario di astronomia (ordinario dal 1956) e confermato direttore.

Sotto la direzione di Righini, l’osservatorio di Arcetri, già centro di preminenza nello studio del Sole con il maestro Abetti, raggiunse un elevato livello di specializzazione nel campo della fisica solare. Pionieristica fu la sua attività nel campo della radioastronomia solare. Alla fine del 1956 fu messo in funzione il primo radiotelescopio italiano per le onde metriche, per lo studio della corona e il monitoraggio dei bursts solari. A questo strumento aveva lavorato fin dal suo ritorno da Cambridge, in collaborazione con il Centro di fisica delle microonde diretto da Nello Carrara e con il radiotecnico Maurizio Piattelli. Vennero poi progettati ad Arcetri altri radiotelescopi per le onde centimetriche e decimetriche, fino alla grande antenna parabolica da 10 metri inaugurata alla fine del 1963. Genesi e prospettive di queste prime attività vennero descritte da Righini in La radioastronomia solare in Italia (in La ricerca scientifica, I (1961), pp. 25-37).

Righini colse l’importanza delle missioni spaziali per le ricerche scientifiche: seguì i primi esperimenti italiani per lo studio dell’alta atmosfera (L’esosfera terrestre ed il contributo italiano alle ricerche spaziali, Firenze 1961); fece installare ad Arcetri antenne per ricevere dati dai satelliti artificiali statunitensi SOLRAD, dedicati allo studio del Sole nelle bande UV e X (Misure dei raggi X solari per mezzo dei satelliti, in Annali di geofisica, XVII (1964), 1, pp. 155 s.); partecipò alla collaborazione scientifica italo-americana per il telescopio solare per spettrografia in raggi X S054, operante dalla stazione orbitale NASA Skylab (Skylab solar Workshop... 1974, a cura di G. Righini, in Osservazioni e memorie dell’osservatorio astrofisico di Arcetri, CIV, Firenze 1975). Sulle missioni spaziali di quegli anni, e su altri temi di astronomia e fisica dello spazio, Righini scrisse numerosi articoli di giornale, raccolti nel postumo Momenti della vita di un astronomo (Firenze 1979). Alla missione dell’Apollo 11 dedicò un testo divulgativo, Terra Luna Anno 1 (Milano 1969, con G. Masini) in cui la cronaca del primo sbarco lunare viene affiancata da una descrizione dei concetti basilari della meccanica celeste e della geologia lunare.

L’Osservatorio di Arcetri continuò anche il tradizionale studio ottico del Sole, e in particolare quello di cromosfera e corona durante le eclissi solari. Dopo aver partecipato a missioni in Sudan (1952) e Svezia (1954), Righini approntò un’estesa serie di osservazioni per l’eclisse del 15 febbraio 1961, la cui fascia di totalità passava per Arcetri.

Con un piccolo gruppo di collaboratori osservò l’eclisse a quota 5000 metri da bordo di un aereo C-119 dell’aeronautica militare, al fine di evitare possibili condizioni meteorologiche avverse e approfittare di un’atmosfera più rarefatta e buia. La serie di queste osservazioni fu descritta in L’organizzazione di Arcetri per osservare l’eclisse totale del 15 febbraio 1961 (Bollettino di geodesia e scienze affini, XXI (1962), pp. 167-173).

A riconoscimento di queste attività, Righini venne invitato a partecipare alla missione della National geographical Society per l’osservazione dell’eclisse totale del 1963 da bordo di un quadrigetto DC 8; e a quelle organizzate dalla NASA nel 1965 e nel 1966 a bordo del Convair 990 Galileo. L’esperienza nelle osservazioni aeree è descritta in L’aereo come mezzo per osservare le eclissi solari (Atti dei convegni astronomici di Arcetri-Firenze e di Bologna, Pavia 1968). Dagli spettri ottenuti durante l’eclisse del 1963, Righini rilevò la presenza di gas a più bassa temperatura all’interno della corona solare, una delle prime osservazioni di ‘buchi coronali’ (An airborn observation of the coronal spectrum at the eclipse of July 20, 1963, in The astrophysical journal, CXL (1964), pp. 313-318, con A. Deutsch). Scrisse inoltre un saggio scientifico, L’energia solare e le sue applicazioni (Milano 1966, con G. Nebbia), che spazia dai meccanismi di produzione di energia all’interno del Sole al suo utilizzo per l’ottenimento di energia meccanica ed elettrica.

Righini fu convinto sostenitore della collaborazione internazionale nella ricerca scientifica. Partecipe alle attività dell’Unione astronomica internazionale dal 1935, fu in questa membro di molte commissioni e vicepresidente e presidente di alcune. Fece aderire l’osservatorio di Arcetri alle campagne di monitoraggio dell’attività solare dell’Anno geofisico internazionale (1957-58) e dell’Anno internazionale del Sole quieto (1964-65); della seconda campagna, Righini fu vicepresidente. Fu inoltre promotore del progetto Joint organization for solar observations, collaborazione europea per la realizzazione di un grande osservatorio solare. In ambito italiano, fu presidente della commissione di studio per l’Osservatorio astronomico nazionale.

A Righini si debbono anche alcuni studi sulla storia dell’astronomia fiorentina e un’accurata analisi delle osservazioni di Galileo Galilei, pubblicata postuma in Contributo alla interpretazione scientifica dell’opera astronomica di Galileo (Firenze 1978).

Nel marzo del 1941 sposò Beatrice Crinò, dalla quale ebbe due figli, Alberto e Giovanna, che seguirono la carriera astronomica del padre. Rimasto vedovo, si risposò nell’aprile del 1966 con Maria Luisa Bonelli, direttrice dell’Istituto e museo di storia della scienza di Firenze.

Righini fu Accademico dei Lincei, dell’Accademia dei XL e dell’Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria, presidente della Società astronomica italiana, membro dei comitati di consulenza del CNR, dei consigli di amministrazione dell’Università di Firenze, dell’Istituto e museo di storia della scienza e dell’Istituto nazionale di ottica. Fu cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica e medaglia d’oro di benemerito della scuola, della cultura e dell’arte.

Morì a Firenze il 30 maggio 1978, pochi mesi prima del pensionamento.

Fonti e Bibl.: Firenze, Università degli studi, Archivio storico, Fascicoli studenti e docenti; comunicazioni personali tra l’autore e Alberto Righini.

Osservazioni e memorie dell’Osservatorio astrofisico di Arcetri, numeri da 46 (1929) a 69 (1954), passim; M.G. Fracastoro, G. R. Necrologio, in Giornale di astronomia, IV (1978), pp. 321-326; L. Rosino, G. R., in Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei. Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Rendiconti, LXVIII (1980), pp. 463-478 (con elenco di 168 pubblicazioni); A. Righini, One century of solar physics in Italy 1850-1950, in Memorie della Società astronomica italiana, 2003, vol. 74, pp. 556-563.

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