MONCADA, Guglielmo Raimondo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 75 (2011)

MONCADA, Guglielmo Raimondo

Simona Foà

MONCADA, Guglielmo Raimondo (Šemu’el ben Nissim Abū l-Farağ, Flavio Mitridate). Nacque intorno al 1450 a Caltabellotta, in Sicilia, dal rabbino Šabbetai, e da Stella, della quale è stato di recente scoperto il testamento, rogato nel 1491, dal quale si è potuti risalire al nome di nascita del M. nonché al luogo e alla famiglia di origine (Scandaliato).

Il nome di nascita del M. fu infatti Šemu’el; egli assunse il nome del nobile siciliano Guglielmo Raimondo Moncada conte di Adernò al momento della conversione al cristianesimo, che dovette avvenire tra il 1466 e il 1467. Non sono note le motivazioni né le circostanze della conversione, che è forse da mettere in relazione con la presenza in Sicilia del predicatore domenicano Giovanni da Pistoia, mentre la data si ricava in particolare da una testimonianza di Jacopo Gherardi, che nel suo Diarium romanum annota nell'anno 1481 che «Guglielmus Siculus» aveva ricevuto il battesimo circa quattordici anni prima. Il nome Flavio Mitridate, con il quale il M. fu conosciuto dai suoi contemporanei, deve risalire invece al periodo in cui egli soggiornò a Roma e fu in contatto con l’Accademia romana di Pomponio Leto, e fu probabilmente un nome accademico attraverso il quale veniva indicata la sua perizia in molte lingue, antiche e moderne: si racconta infatti che Mitridate VI Eupatore, re del Ponto, protagonista delle guerre mitridatiche contro la repubblica romana,  conoscesse oltre venti lingue.

La nascita in una dotta famiglia della comunità ebraica di Caltabellotta fece sì che il M. apprendesse sin da giovane l’ebraico; egli possedeva inoltre la padronanza della lingua araba. Nel 1468, quindi poco dopo la conversione, chiese il permesso di frequentare lo studium di Catania. Dal 1470 frequentò l'università di Napoli, presso la quale intraprese gli studi di medicina. Successivamente si recò a Roma, trovando protezione presso papa Sisto IV e presso Giovanni Battista Cybo, futuro papa Innocenzo VIII.

Nel 1476 il re Giovanni d'Aragona concesse al M., «dilecto et fideli nostro», di usufruire di cento fiorini d'oro provenienti da un legato dell'ebreo agrigentino Salomone de Anello per l'istituzione di una scuola ebraica. Nel 1477 il M. fece quindi ritorno in Sicilia, dove soggiornò fino al 1479 tra Agrigento, Sciacca e Caltabellotta. Nel 1479 entrò in contrasto con alcuni canonici del capitolo di Agrigento i quali opponevano resistenza all'acquisizione da parte del M. di alcuni benefici ecclesiastici.

Rientrato a Roma, ma costretto nel 1480 a un nuovo breve soggiorno in Sicilia per curare i suoi interessi nella contesa sui benefici ecclesiastici da lui reclamati, nel venerdì santo del 1481 predicò  il Sermo de passione Domini di fronte a papa Sisto IV e ai cardinali. Il M. insegnò le lingue orientali presso lo Studium Urbis e a questo periodo risalgono anche i suoi contatti con la corte urbinate di Federico da Montefeltro, per la biblioteca del quale compose e tradusse diversi testi arabi, tra i quali alcune parti del Corano, conservati nel codice della Biblioteca apostolica Vaticana Urb. lat. 1384.

Nel 1482, dopo essere stato nominato dal papa priore del monastero annesso alla cattedrale di Cefalù, fu accusato di un misterioso delitto e fu costretto a fuggire da Roma. Soggiornò a Colonia, Lovanio, Heidelberg e Basilea, entrando in contatto con i più importanti studiosi del tempo della kabbalah cristiana, tra i quali Rudolf Agricola e Johann Reuchlin. Al rientro in Italia, la sua fama di conoscitore delle lingue orientali e della letteratura cabbalistica spinse il conte Giovanni Pico della Mirandola a prenderlo al suo servizio in qualità di insegnante di lingue orientali e di traduttore dall'ebraico. Con il M., Giovanni Pico apprese l'ebraico, l'aramaico e l'arabo e studiò le principali opere della kabbalah ebraica. L'imponente lavoro di traduzione compiuto dal M. per Giovanni Pico influenzò notevolmente non solo il pensiero pichiano, ma l'intera cultura fiorentina del tempo, e trova riscontro anche in alcuni aspetti dell'opera di Marsilio Ficino.

I rapporti con il Pico e con la sua cerchia si mantennero fino al 1489, quando il M., per motivi ancora una volta non chiariti, fu catturato e imprigionato a Viterbo, su istanza rivolta al papa Innocenzo VIII proprio di Pico. Da questa data si perdono le tracce del M., che doveva essere comunque ancora vivo nel 1491, quando fu rogato in Sicilia il testamento della madre Stella.

Un elenco delle edizioni degli scritti e delle traduzioni del M. è in Bibliographia Mithridatica, curata da Michela Andreatta e Saverio Campanini (in G. R. M. alias Flavio Mitridate. Un ebreo converso siciliano..., p. 242).

Fonti e Bibl.: Una Bibliographia Mithridatica curata da Michela Andreatta e Saverio Campanini è in G. R. M. alias Flavio Mitridate. Un ebreo converso siciliano. Atti del Convegno internazionale, Caltabellotta (Agrigento) 23-24 ott. 2004, a cura di M. Perani, Palermo 2008, pp. 241-257;  C. Wirszubski, Pico della Mirandola’s Encounter with Jewish Mysticism, Cambridge (MA) - London 1989; B.P. Copenhaver, Maimonides, Abulafia and Pico. A secret Aristotle for the Renaissance, in Rinascimento, XLVI (2006), pp. 23-51; G. Bartolucci, Il De christiana religione di Marsilio Ficino e le ‘prime traduzioni’ di Flavio Mitridate, ibid., pp. 345-355; A. Scandaliato, Judaica minora sicula, Firenze 2006, ad ind.; G. Bartolucci, Marsilio Ficino, Yohanan Alemanno e la ‘scientia divinum nominum’, in Rinascimento, XLVIII (2008), pp. 137-163; G. Busi, Toward e new evaluation of Pico’s Kabbalistic sources, ibid., pp. 165-183; Id., Vera relazione sulla vita e i fatti di Giovanni Pico conte della Mirandola, Torino 2010, ad indicem.