Messico-statunitense, guerra

Dizionario di Storia (2010)

messico-statunitense, guerra


Conflitto scoppiato nel maggio del 1846 per una controversia sul confine del Texas dopo che il presidente statunitense James K. Polk aveva cercato per mesi di trovare un pretesto per dichiarare una guerra che consentisse la conquista dei territori nordoccidentali del Messico. Segnò la fase più efferata dell’espansionismo continentale degli Stati Uniti dopo le guerre indiane e fu giustificata dalla convinzione, espressa dalla teoria del «destino manifesto» formulata da John O’Sullivan, che la Provvidenza avesse assegnato al Paese il controllo dell’America Settentrionale per diffondervi le libere istituzioni democratiche. Rallentata nelle operazioni militari dai contrasti politici in campo statunitense tra Polk, democratico, e i comandanti militari, simpatizzanti del partito whig, si concluse con la resa del Messico dopo che le truppe degli Stati Uniti ne ebbero occupato la capitale nel sett. 1847. Con il trattato di pace del 2 febbr. 1848 il Messico accettò la rettifica del confine nei termini voluti da Polk e vendette agli Stati Uniti per 15 milioni di dollari un terzo del proprio territorio, corrispondente agli odierni California, Nevada e Utah, nonché a parte di Colorado, Wyoming, Arizona e New Mexico.

CATEGORIE