GRIGIONI

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1996)

GRIGIONI

C. Jäggi

(lat. Raetia; ladino Grischun; ted. Graubünden; franc. Grisons; Recia, Raetia Curiensis, ducatus Curiensis nei docc. medievali)

Cantone della Svizzera sudorientale, confinante con l'Austria, l'Italia, il Liechtenstein e con i cantoni Ticino, di Uri, di Glarona e di San Gallo, di cui il principale centro è Coira (v.). Regione spiccatamente montuosa, con numerose valli (Reno, Engadina, ecc.) e passi (Spluga, Giulia, Settimo, Maloja), i G. già nell'Antichità divennero un'importante zona di collegamento tra la regione del lago di Costanza e l'Italia settentrionale. In epoca romana l'area dell'od. cantone apparteneva alla provincia Raetia Prima, il cui governatore (praeses) al più tardi dal sec. 5° sembra risiedesse a Coira; alla stessa epoca risale anche la prima menzione di un vescovo in questa città (Bündner Urkundenbuch, 1955-1985, I, nr. 2).Sotto Teodoberto I, re d'Austrasia (m. nel 548), la regione venne annessa al regno franco, ma continuò a essere amministrata dai praesides risiedenti a Coira, che, fino al regno di Carlo Magno, spesso detenevano contemporaneamente anche il potere vescovile. Nel 926 la Raetia Curiensis venne soppressa come parte dell'impero e da quel momento fu organizzata in tre contee. In seguito si formarono diverse signorie nobiliari di estensione relativamente modesta, dei cui castelli in numerosi casi sono ancora oggi conservate imponenti rovine, come per es. il grandioso impianto di Mesocco, dei secc. 11°-12°, oppure i castelli su rocce, spesso edificati in posizioni estreme, come Marmorera o Jörgenberg. Nel corso del Tardo Medioevo i Comuni acquistarono un considerevole peso politico rispetto ai feudatari. Dalle leghe di questi Comuni sorsero nel 1367 la lega Caddea, nel 1395, confermata nel 1424, la lega Grigia e infine nel 1436 la lega delle Dieci Giurisdizioni. Nell'ultimo terzo del sec. 15° queste tre leghe si associarono sotto il nome di die drey Grawen Pundt in un libero Stato, che durò fino alla Rivoluzione francese. Nel 1801 venne creato il cantone dei G., che entrò a far parte dello stato nazionale svizzero nel 1803.Il cristianesimo non è documentato nell'area dell'od. cantone prima del sec. 5°; riti e culti pagani sono inoltre rintracciabili ancora nel 6° secolo. Particolarmente interessante è una caverna cultuale, scoperta recentemente presso Zillis, dove i ritrovamenti archeologici hanno consentito di concludere che qui, presso l'accesso superiore alla pericolosa via Mala, dal sec. 3° fino al 6° si offrivano sacrifici a una divinità orientale (Rageth, 1994). Poco lontano da questa caverna era sorto, probabilmente intorno al 500, un primo piccolo edificio, che con il suo corpo presbiteriale libero si collega alla chiesa superiore di St. Stephan a Coira (sec. 6°) e a una serie di chiese paleocristiane dell'area adriatica settentrionale. A esclusione di Coira, nei G. non si è conservata nessun'altra costruzione della prima età cristiana. Da ricordare è tuttavia un reliquiario marmoreo in forma di sarcofago, del sec. 5° (Coira, Domschatz), scoperto nel 1957 nell'altare, più tardo, della chiesa di St. Lorenz presso Paspels, all'interno del quale era conservata, fra l'altro, una cassetta reliquiario d'argento degli inizi del 5° secolo. Nei pressi di St. Lorenz, inoltre, nel corso di scavi è venuto alla luce un piccolo crocifisso in stagno, generalmente datato al 600 ca. (Coira, Domschatz).Maggiori sono le testimonianze per quanto riguarda l'Alto e il pieno Medioevo. All'epoca dei Vittoridi (sec. 8°), che spesso ricoprirono contemporaneamente le cariche di praeses e vescovo, appare essersi sviluppata una ricca tradizione architettonica, che si può cogliere in complessi costruttivi come la chiesa di St. Peter a Ems e quella dedicata a s. Colombano a Sagogn (Vorromanische Kirchenbauten, 1990-19912, II, pp. 114-115).Il vescovo di Coira dovette svolgere un ruolo determinante anche nella fondazione dei monasteri carolingi di Disentis e Müstair. La chiesa di St. Johann a Müstair - prescindendo dai sostegni inseriti nel 1492 - ha conservato fino a oggi la sua struttura altomedievale. Di particolare importanza sono gli affreschi, risalenti all'800 ca., che ne rivestono interamente le pareti (Das Benediktinerinnenkloster, 1986, pp. 15-30). Suddivisi in trentanove campi rettangolari per parete, raffigurano, lungo il corpo longitudinale, scene della Vita di Cristo - in cui è da sottolineare il fatto che, come nell'antico S. Pietro in Vaticano, la Crocifissione occupa due riquadri - e, al di sopra, come nel registro superiore della parete occidentale, Storie della vita di Davide. Sulla parete occidentale compare inoltre, come principale soggetto, una raffigurazione del Giudizio universale, che costituisce il più antico esempio monumentale di questa iconografia nell'arte occidentale. La decorazione pittorica delle absidi, in parte rifatta in epoca romanica, è in rapporto con i relativi altari; l'abside centrale pertanto mostra scene della Vita di s. Giovanni Battista, quella settentrionale episodi delle Vite dei ss. Pietro e Paolo e quella meridionale raffigurazioni presumibilmente di scene delle Vite dei ss. Giorgio e Desiderio. Nelle corrispondenti calotte sono ancora oggi visibili un Cristo Salvatore tra gli angeli e i simboli degli evangelisti, una Traditio legis, così come una croce gemmata ornata da medaglioni-ritratto. Sopra le absidi, infine, una raffigurazione che combina l'Ascensione e la Pentecoste conclude in alto la parete orientale. Lo stile e l'iconografia degli affreschi sembrerebbero indicare l'operato di pittori dell'Italia settentrionale, i quali tuttavia dovevano avere grande familiarità con le diverse correnti della scuola di corte della prima età carolingia.Per quanto riguarda la tipologia architettonica, la chiesa di Müstair corrisponde al tipo ad aula triabsidata che - sia, come in questo caso, dotato di annessi laterali sia senza - fu ampiamente diffuso nella Raetia Curiensis e nel vicino Tirolo meridionale: per es. le due chiese monastiche carolinge a Disentis, St. Peter a Mistail, presso Tiefenkastel, o S. Benedetto a Malles, in Alto Adige (Sennhauser, 1979b, p. 208). Mentre negli studi precedenti (Steinmann-Brodtbeck, 1939) tali 'aule triabsidate retiche' erano state messe in relazione con prototipi siriaci, in quelli più recenti ne è stata individuata piuttosto la derivazione da esempi dell'Italia settentrionale, come S. Maria d'Aurona a Milano e Sirmione. Tra le ulteriori conquiste dell'architettura sacra altomedievale nella Raetia Curiensis sono da menzionare le cripte, come quella anulare di St. Luzius a Coira e quella di St. Martin a Disentis (fase I) - nota soprattutto per la sua decorazione con figure a stucco -, che si presentano come ambienti sotterranei circolari con copertura a cupola destinati alle reliquie (Müller, Steinmann, 1954; Sennhauser, 1979b, p. 210). Nell'ambito dell'architettura civile viene fatto ripetutamente riferimento alle 'rocche di rifugio' o ai 'castelli-chiesa', che però solo in rarissimi casi sono stati indagati archeologicamente e sono di conseguenza databili con precisione (Schindler, 1994).I grandi monasteri carolingi durante tutto il Medioevo costituirono anche importanti centri di produzione artistica. In proposito vanno ricordati, a Müstair, la decorazione a stucco della c.d. Ulrichskapelle nel chiostro, così come, nella chiesa, il rilievo con il Battesimo di Cristo e la statua in stucco di Carlo Magno, collocata sul pilastro sud del coro: tutte opere probabilmente del sec. 11° (Wirth, 1995). Anche nell'ambito delle chiese parrocchiali si produssero opere di alto livello; va menzionato al riguardo il soffitto ligneo romanico di St. Martin a Zillis, che in ben centocinquantatré riquadri presenta, oltre a svariate figure fantastiche, la Vita e le opere di Cristo, così come scene della Vita di s. Martino, patrono della chiesa.Inoltre si sono conservate alcune Madonne lignee romaniche originarie dei G., per la maggior parte custodite in vari musei svizzeri (Schmedding, 1974).Sempre all'ambito della decorazione delle chiese appartengono alcuni importanti affreschi, come quelli di S. Maria di Pontresina (1200 ca.) o quelli, di poco più recenti, di St. Lorenz presso Paspels (Brenk, 1963, pp. 62-68). Quest'ultimo edificio è notevole anche dal punto di vista architettonico, poiché la sua navata (sec. 11°-12°) corrisponde al raro tipo della chiesa 'a sala' a due navate, le cui singole campate dovevano essere un tempo coperte a volte. Per il resto - a parte la nuova costruzione del duomo di Coira e alcuni campanili, come quelli delle chiese di Waltensburg e di Pontresina o del S. Gian presso Celerina - non si sono conservate altre costruzioni di epoca medievale degne di nota.Nei secc. 14° e 15° gli interessi artistici appaiono concentrati non tanto sull'architettura quanto sulla sua decorazione pittorica. Una personalità artistica domina su tutte le altre: quella del Maestro di Waltensburg (attivo intorno al 1320-1350), che deriva il suo nome dalle pitture scoperte nel 1932 nella chiesa riformata della città. Sulla parete nord della chiesa si sono conservati un suggestivo ciclo della Passione, su due registri, e alcune figure di santi. Altre opere di questo pittore si trovano nella cattedrale di St. Maria a Coira (Crocifissione nella navata laterale nord), nella chiesa di St. Georg e nella parrocchiale di St. Paul a Rhäzüns, nella Magdalenenkapelle a Dusch (presso Paspels), ma anche in costruzioni civili, come nel castello Brandis a Maienfeld, dove il secondo piano della torre è decorato con scene tratte dalla leggenda di Teodorico (Dietrichsage) e dalla vita di Sansone e con immagini ambientate in osteria (Raimann, 1983). Lo stile raffinato del Maestro di Waltensburg richiama opere del primo Gotico della Germania meridionale e dell'Alto Reno, come la Crocifissione del duomo di Costanza, del 1348, o altri affreschi nella scia del celebre Canzoniere di Manesse (Heidelberg, Universitätsbibl., Pal. germ. 848; Michler, 1992).Contemporaneamente si trovano nei G. anche pitture di impronta italiana, in primo luogo la decorazione giottesca della chiesa riformata a Stugl, presso Bergün (Trachsler, 1977). Realizzate presumibilmente intorno al 1350 o poco dopo, queste pitture mostrano, al culmine della volta a botte che sovrasta la navata, Cristo nella mandorla e accanto, in pochi riquadri di grandi dimensioni, scene della Vita e della Passione di Cristo e la Sepoltura di Maria. Più legato alle tradizioni locali è infine il Maestro di Rhäzüns, che nella seconda metà del sec. 14° completò la decorazione pittorica del Maestro di Waltensburg in St. Georg a Rhäzüns, facendo così di questa chiesa uno dei più ricchi esempi in Svizzera di uno spazio sacro medievale interamente rivestito di pitture.Stilisticamente confrontabili, sebbene probabilmente di poco più recenti, sono le pitture della chiesa riformata di Tenna, presso Safien. Appartengono già al sec. 15° gli affreschi in S. Maria del Castello a Mesocco, eseguiti da due artisti, Nicolao e Cristoforo da Seregno, attivi alla metà ca. del secolo anche in Ticino (Eggenberger, Eggenberger, 1989, pp. 102-103), nelle cui opere si rispecchiano in modo evidente tendenze della contemporanea pittura italiana. Più 'gotici', o piuttosto tedeschi, appaiono invece gli affreschi quasi contemporanei nella Eusebiuskapelle della parrocchiale di Mariä Himmelfahrt presso Breil (Steinmann, 1977, p. 8), dove si trova anche un altare intagliato di Ivo Strigel di Memming, che poco più tardi eseguì un dossale d'altare anche per la chiesa di St. Johann Baptist a Disentis (Jaccard, 1992, pp. 78-82). Il grande altare a sportelli proveniente dalla chiesa di S. Maria Assunta a Santa Maria in Calanca (Basilea, Historisches Mus.), anch'esso opera di Strigel, risale al 1512.

Bibl.:

Fonti. -Codex diplomaticus ad historiam Rhaeticam, a cura di T. von Mohr, C. von Mohr, 3 voll., Chur 1848-1865; Bündner Urkundenbuch. Herausgegeben durch die historisch-antiquarische Gesellschaft von Graubünden, a cura di E. Meyer-Marthaler, F. Perrin, 3 voll., Chur 1955-1985.

Letteratura critica. -E. Poeschel, Die Kunstdenkmäler des Kantons Graubünden, 2 voll., Basel 1937; S. Steinmann-Brodtbeck, Herkunft und Verbreitung des Dreiapsidenchores. Untersuchungen im Hinblick auf die karolingischen Saalkirchen Graubündens, ZSchwAKg 1, 1939, pp. 65-95; E. Poeschel, Die Kunstdenkmäler des Kantons Graubünden, III-VII, Basel 1940-1948; I. Müller, O. Steinmann, Zur Disentiser Frühgeschichte, in Frühmittelalterliche Kunst in den Alpenländern, "Akten zum III. internationalen Kongress für Frühmittelalterforschung, Lausanne 1951", Olten-Lausanne 1954, pp. 133-149; B. Brenk, Die romanische Wandmalerei in der Schweiz, Bern 1963; Kunstführer durch die Schweiz, I, Bern 1971; O.P. Clavadetscher, W. Kundert, Das Bistum Chur, Bern 1972, pp. 449-494; B. Schmedding, Romanische Madonnen der Schweiz. Holzskulpturen des 12. und 13. Jahrhunderts, Fribourg 1974; E. Steinmann, Brigels/Breil GR, Basel 1977; B. Trachsler, Die Reflexe von Giottos Malerei in den Wandbildzyklen von Brione (Verzasca), Stugl/Stuls und Campione, ZSchwAKg 34, 1977, pp. 157-186; H.R. Sennhauser, Kirchen und Klöster, in Ur- und frühgeschichtliche Archäologie der Schweiz, VI, Basel 1979a, pp. 133-148; id., Spätantike und frühmittelalterliche Kirchen Churrätiens, in Von der Spätantike zum frühen Mittelalter. Aktuelle Probleme in historischer und archäologischer Sicht, a cura di J. Werner, E. Ewig (Vorträge und Forschungen, 25), Sigmaringen 1979b, pp. 193-218; G. Schneider-Schnekenburger, Churrätien im Frühmittelalter auf Grund der archäologischen Funde, München 1980; S. Brugger-Koch, Die romanische Bilderdecke von Sankt Martin. Zillis (Graubünden). Stil und Ikonographie, Muttenz 1981; A. Raimann, Gotische Wandmalerei in Graubünden, Disentis 1983; W. Meyer, O.P. Clavadetscher, Das Burgenbuch von Graubünden, Zürich 1984; W. Meyer, E. Maurer, Mesocco. Castello e chiesa S. Maria del Castello, Bern 1985; Das Benediktinerinnenkloster St. Johann in Müstair. Graubünden, Bern 1986; L. Högl, Burgen im Fels. Eine Untersuchung der mittelalterlichen Höhlen-, Grotten- und Balmburgen der Schweiz, Olten 1986; I. Müller, Die Frühzeit des Klosters Disentis, Forschungen und Grabungen, Bündner Monatsblatt 1-2, 1986, pp. 1-45; C. Davis-Weyer, Müstair, Milano e l'Italia carolingia, in Il Millennio Ambrosiano, a cura di C. Bertelli, I, Milano, una capitale da Ambrogio ai Carolingi, Milano 1987, pp. 202-237; C. Eggenberger, D. Eggenberger, Malerei des Mittelalters (Ars Helvetica, 5), Disentis 1989 (trad. it. La pittura medievale, Disentis 1989); D. Rudloff, Zillis. Die romanische Bilderdecke der Kirche St. Martin, Basel 1989; M. Janosa, Die Kirche St. Mariae Himmelfahrt, in Archäologie in Graubünden, Chur 1992, pp. 298-303; Vorromanische Kirchenbauten. Katalog der Denkmäler bis zum Ausgang der Ottonen, a cura di W. Jacobsen, L. Schaefer, H.R. Sennhauser (Veröffentlichungen des Zentralinstituts für Kunstgeschichte in München, 3), 2 voll., München 1990-19912; P.A. Jaccard, Skulptur (Ars Helvetica, 7), Disentis 1992; J. Michler, Gotische Wandmalerei am Bodensee, Friedrichshafen 1992; J. Rageth, Ein spätrömischer Kultplatz in einer Höhle bei Zillis GR, ZSchwAKg 51, 1994, pp. 141-172; M. Schindler, Auf dem Ochsenberg in Wartau stand kein Kirchenkastell, Werdenberger Jahrbuch 7, 1994, pp. 88-107; J. Wirth, Die Bildnisse von St. Benedikt in Mals und St. Johann in Müstair, in Für irdischen Ruhm und himmlischen Lohn. Stifter und Auftraggeber in der mittelalterlichen Kunst, a cura di H. R. Meier, C. Jäggi, P. Büttner, Berlin 1995, pp. 76-90; H.R. Meier, Suisse romane, La Pierre-qui-Vire (in corso di stampa); Die Schweiz im Frühmittelalter (in corso di stampa).C. Jäggi

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