GRECI D'ITALIA

Enciclopedia Italiana (1933)

GRECI D'ITALIA

Ernesto Pontieri

Esistono in Italia due isole linguistiche greche, che costituirebbero la cosiddetta Grecìa d'Italia: una in terra d'Otranto, e comprende nove comuni (Martano, Calimera, Martignano, Zollino, Sternatia, Soleto, Corigliano, Melpignano, Lastrignano dei Greci), l'altra nell'estremità meridionale della Calabria, e comprende il comune di Bova e i paesi limitrofi (Amendolea, Galliciano, Roccaforte, Rogudi, Condofuri, S. Caterina, Cardeto). La popolazione di queste isole linguistiche ascenderebbe a circa 36 mila ab., di cui 25 mila in Terra d'Otranto.

Più esteso era in passato il territorio di esse. Nel sec. XV, il gruppo salentino era costituito da almeno 27 villaggi, ridotti a circa 15 nel secolo scorso; e maggiore era il numero dei Greci di Calabria, che, omogenei e compatti nella parte meridionale, s'infiltravano anche, qua e là, nel centro e nel nord della regione. L'importanza di queste colonie è oggi puramente linguistica ed etnografica; ma molto più grande essa fu nei secoli trascorsi, poiché greci erano clero, liturgia, usi e consuetudini giuridiche, e nel Medioevo le lettere trovarono in esse un vero rifugio.

Non si è d'accordo circa l'origine di codesti Greci: per alcuni essi continuano senza interruzione le colonie della Magna Grecia; per altri, discendono dalla posteriore colonizzazione bizantina nell'Italia meridionale dal sec. VI al X. Durante questi secoli, nonostante i rivolgimenti avvenuti nell'aspetto politico dell'Italia meridionale, gran parte della Calabria e la terra d'Otranto restarono continuamente soggette all'Impero bizantino. Tento e continuo fu il flusso di elementi greci dall'Oriente e altresì dalla Lelia, allorché questa fu conquistata dai Musulmani. Si trattò talvolta di vere immigrazioni, per cause politiche e militari, economiche e religiose, come al tempo dell'iconoclastia. Questi Greci trovarono un punto d'appoggio e centri d'attrazione nei monasteri basiliani, che erano numerosi nel paese e costituivano una forza considerevole per il dominio bizantino. La lingua, il rito e il clero, gli usi e i costumi si grecizzarono e facilitarono la penetrazione di fonti e d'istituti giuridici bizantini. Oggi di tale ellenizzazione restano solo i due raggruppamenti linguistici predetti, che rappresentano l'ultimo stadio evolutivo, autonomo, del greco bizantino medievale, permeato di relitti arcaici o magno-greci, che, abbarbicati o innestati ai nuovi rampolli, si son potuti così conservare (v. italia: Lingua e dialetti).

Bibl.: Rodotà, Dell'origine, progresso e stato presente del rito greco in Italia, voll. 4, Roma 1758-63; F. Trinchera, Syllabus graecarum membranarum, Napoli 1865; D. Comparetti, Saggi dei dialetti greci dell'Italia meridionale, Pisa 1866; G. Morosi, I dialetti romaici del mandamento di Bova in Calabria, in Arch. Glottol. ital., IV (1878); F. Brandileone, Il diritto bizantino nell'Italia mer. dall'VIII al XII sec., in Rend. Accad. dei Lincei, 1886; P. Batiffol, L'Abbaye de Rossano, Parigi 1891; M. Vogel e V. Gardthausen, Die griech. Schreiber des Mittelalter, Lipsia 1909; G. Rohlfs, Griechen und Romanen in Unteritalien, Ginevra 1924; id., Etymol. Wörterbuch der unterital. Gräzität, Halle 1930; A. Albertoni, Per una espos. del diritto biz. con riguardo all'Italia, Imola 1927.

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