Gran Chaco

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Vasta regione interna dell’America Meridionale (700.000 km2 ca.), che si stende, come prosecuzione delle Pampas, dal Río Salado a S alle colline dei Chiquito a N, e dal piede orientale delle Ande a O al fiume Paraná a E. È comunemente diviso in: Chaco Australe, tra il Río Salado e il Río Bermejo; Chaco Centrale, tra il Bermejo e il Pilcomayo; Chaco Boreale, a N del Pilcomayo. È un bassopiano uniforme, inclinato da NO (300 m) a SE (80 m). Attraversato quasi a metà dal Tropico del Capricorno, ha un clima tropicale, che verso S trapassa in quello temperato steppico delle Pampas. Le piogge diminuiscono rapidamente da E a O. Rare le acque dolci; quelle sotterranee, inoltre, sono spesso salmastre. La vegetazione è varia: le foreste, con palme (Copernicia cerifera) e con essenze da cui si ricava il quebracho colorado, si alternano a boscaglie xerofile e savane. L’allevamento si è sviluppato soprattutto nella regione orientale. La maggior ricchezza è data dal legno quebracho, usato per fabbricare traverse ferroviarie e da cui si ricavano numerosi prodotti tannici. L’agricoltura progredisce solo nella regione rivierasca del Paraguay e del Paraná.

La regione è divisa politicamente tra l’Argentina (Chaco Australe e Centrale), e la Bolivia e il Paraguay, che si si sono contesi il possesso del Chaco Boreale. Nel 1928 si verificarono i primi scontri armati e la guerra continuò con alcune interruzioni fino al 1935, quando il Paraguay occupò la regione. Nel 1936, con il Protocollo di Buenos Aires, si giunse a un primo accordo, e nel 1938 i due contendenti firmarono a Buenos Aires un trattato che conferiva al Paraguay 225.000 km2 su 300.000 di territorio conteso, ma concedeva alla Bolivia diritti di transito e di porto franco in Puerto Casado.

Il Chaco, per la sua particolare posizione geografica, è una zona di confluenza di direttrici culturali provenienti da O (area andina), da N ed E (area amazzonica) che hanno modificato notevolmente l’originaria cultura, assai affine a quella patagonica. Questa protocultura si presentava come una cultura di cacciatori-raccoglitori nomadi, divisi in piccoli gruppi dispersi. Alle influenze andine è dovuta molto probabilmente la conoscenza dell’agricoltura.

Attualmente le popolazioni indigene, costituite da un insieme di società con economia basata principalmente sulla caccia, pesca e raccolta e solo sussidiariamente sull’agricoltura, sono in parte scomparse, in parte modificate nei modi della loro esistenza da un incalzante processo di acculturazione sul modello europeo. Linguisticamente, si raggruppano in diverse famiglie isolate, delle quali la più importante ed estesa era la guaicurú, seguita da mataco-macá, mascoi, lulevilela, zamuco.

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