GORSIUM

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

Vedi GORSIUM dell'anno: 1973 - 1994

GORSIUM (v. vol. III, p. 728, s.v. Fövenypuszta e S 1970, p. 358)

J. Fitz

Si è approfondito lo studio dei resti di edifici scavati nelle campagne precedenti; in particolare, il grande complesso di età adrianea individuato al centro della città, per il quale era stata già riconosciuta una funzione pubblica e rappresentativa, è stato definitivamente identificato come Templum Provinciae.

Gli scavi proseguiti ininterrottamente dal 1958 hanno portato alla luce nel centro della città, fra il 1970 e il 1985, il foro che è ubicato a O dell'area sacra; resta dunque incerta la destinazione del vasto spazio a S cui l'area sacra è raccordata da un ninfeo provvisto di due vasche semicircolari. Queste sono ornate di rilievi con figure recumbenti, eseguiti forse (è una recente ipotesi) da scultori di origine palmirena. Il foro con i suoi 53,5 x 35 m è uno dei più piccoli finora conosciuti. I lati occidentale, meridionale e orientale erano delimitati da botteghe; il lato settentrionale era chiuso dalla basilica, dalla curia e da tre locali adibiti all'amministrazione. A Ν del foro si ergeva il tempio capitolino con tre celle, nonché l'area con un ambiente annesso per i sacrifici. Le statue di culto erano alte metà della grandezza naturale; sono state ritrovate una testa di Giove e un busto di Minerva. Il tempio era circondato su tre lati da una fila di colonne. Precedentemente (seconda metà del I sec. d.C.) nel sito dove poi sarebbe sorto il centro della città esisteva un campo militare: in corrispondenza dei resti del tempio - nello strato sottostante - si apriva la porta settentrionale del campo costruita in legno (porta decumana). Sopra il fossato antistante la porta, in quel periodo passava un ponte di legno, di cui è stato possibile ricostruire la struttura.

Dal fossato del campo, dallo strato di macerie del tempio e dagli edifici del foro sono venuti alla luce mattoni con il bollo della Legio X Gemina: questi ritrovamenti permettono di datare la distruzione del campo e la prima fase di costruzione della nuova città (che si sovrappose a esso) negli anni 105-106, periodo in cui la legione era stanziata ad Aquincum. Il tempio e il foro andarono distrutti durante l'assalto dei Roxolani nel 260. Sopra le rovine, durante la ricostruzione al tempo di Diocleziano, fu tracciato il nuovo cardo maximus (con abitazioni lungo i lati), che conduceva alla porta settentrionale della città. La cinta muraria costruita al tempo di Diocleziano circondava un'area di forma quadrangolare irregolare, dell'estensione di c.a 7 ha. Il muro, dello spessore di 1,80-2 m, era interrotto su ogni lato da una porta, cui conducevano le vie che attraversavano la città. Su ogni angolo delle mura perimetrali sorgeva una torre di fortificazione a forma di ventaglio, mentre altre torri erano disposte lungo i lati della cinta alla distanza regolare di 33 m, a eccezione del lato occidentale, rivolto verso il fiume, dove la distanza fra le torri stesse era di 45 m.

Gli scavi in corso nelle zone settentrionale e orientale dell'area stessa del Templum Provinciae hanno riportato alla luce, a E dei grandi portici già rinvenuti nelle campagne precedenti, un edificio di rappresentanza (nel quale si distinguono due periodi) riccamente decorato da affreschi e da stucchi. Qui è stato ritrovato il tesoro del Concilium provinciae: 3134 antoniniani, nascosti sotto il pavimento di uno dei vani nel 258 (anno cui appartiene il più recente fra quelli databili) o non molto dopo, cioè probabilmente nel periodo immediatamente precedente alla sconfitta di Ingenuus, «antimperatore» illirico. Accanto all'edificio di rappresentanza si ergeva un'altra imponente costruzione, usata probabilmente per i banchetti legati alle cerimonie di culto dell'imperatore. Nella cantina dell'edificio sono stati ritrovati i servizi da tavola usati nei banchetti: brocche di bronzo, piatti di ogni tipo, vasi, c.a 200 brocche in ceramica, tutte della stessa forma. Del locale situato sopra la cantina, che venne incendiato al tempo delle guerre marcomanniche e i cui resti crollarono nella sottostante cantina, sono rimasti frammenti di ricchi affreschi, lucerne di bronzo, e anche lucerne in forma di torre. A Ν dei due edifici di rappresentanza è stata riportata alla luce un'area in cui si sono susseguiti vari edifici sacri. Il tempio meglio riconoscibile risale alla fine del lI-inizio del III sec. d.C., come si desume da un'iscrizione (CIL, III, 3345): fu dedicato probabilmente a Marco Aurelio divinizzato. La più antica delle tre costruzioni era un santuario di legno costruito intorno a una sorgente, che durò dalla metà del I sec. fino alle guerre marcomanniche: fra i materiali ivi rinvenuti, si trovavano anche vasi di ceramica, invetriata color verde provenienti dall'Asia Minore.

Gli scavi non hanno riportato alla luce molti monumenti di pietra: alcune sculture erano state inserite nella cinta muraria, ricostruita nel IV sec. e di cui conosciamo il tratto occidentale, mentre i tratti settentrionale, orientale e meridionale furono abbattuti nel Medioevo per costruire Székesfehérvár, e le pietre furono trasportate altrove. Le iscrizioni e le sculture romane provenienti dalle rovine della basilica, dalla cinta muraria e dalle antiche abitazioni, negli ultimi anni sono state ritrasferite a Gorsium. La porta di Székesfehérvár nel Medioevo era decorata da un'iscrizione, dedicata a Settimio Severo, che aveva fatto parte di un arco di trionfo eretto nel 202. Ma una parte delle pietre scolpite era stata riutilizzata già in età romana a Intercisa (Dunaujváros) per la ricostruzione dell'accampamento militare. La città, dopo il 260, per parecchi decenni giacque in rovina, e in quegli anni furono asportate (e sono state poi recuperate lungo il Danubio) sculture a soggetto mitologico raffiguranti Ercole, Bellerofonte, Pandora, la nascita di Venere, la leggenda di Troia, ecc., che forse adornavano i porticati dell'area sacra.

I nuovi cimiteri testimoniano la vita della città nel periodo tardo. Dopo l'abbandono del quartiere che era sorto a S delle mura (dal 378 c.a) il suo cimitero fu usato fino al 430. Nella metà del V sec. i defunti venivano seppelliti nei pressi della torre sud-orientale, in un cimitero più piccolo. A partire dal VI-VII sec., le sepolture avvenivano ormai fuori delle mura cittadine. Il cimitero più tardo si formò nell'VIII sec., intorno alla basilica paleocristiana che la popolazione ivi rimasta usò fino all'invasione tartara del 1241. Al posto della basilica - che in quell'occasione andò distrutta - fu costruita una piccola chiesa di campagna, che durò fino alla conquista turca avvenuta nel XVI secolo.

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