Gorizia

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Comune del Friuli-Venezia Giulia (41,26 km2 con 33.569 ab. nel 2020), capoluogo della provincia omonima  fino al 30 settembre 2017. È situata allo sbocco dell’Isonzo in pianura in un’ampia conca chiusa a N dai rilievi del Collio e dal gradino dell’altopiano di Tarnova (ora in territorio sloveno) e delimitata a S dall’altopiano del Carso. Il colle isolato sul quale sorse il nucleo originario dell’abitato è alto 148 m s.l.m. Con l’aiuto di particolari provvedimenti legislativi, quali l’istituzione di una zona franca e di altri strumenti di agevolazione, la città si è lentamente ripresa dalle gravi conseguenze derivate dalla separazione del centro urbano dal suo retroterra naturale, che ne faceva un importante mercato agricolo. Operano nel comune numerose industrie dei settori tessile, metalmeccanico, della carta e del legno.

Ricordato dal 1001, in un diploma di Ottone III, al punto d’incrocio di importanti vie transalpine, il centro abitato, cresciuto intorno al castello dei conti di Pusteria, ottenne nel 1307 privilegi di città; alla borgata sorta contemporaneamente nella pianura furono estesi gli stessi diritti nel 1455 (i due abitati si fusero poi in un’unica città). Estintasi nel 1500 la casa comitale, vi si affermarono gli Asburgo. Sotto l’amministrazione austriaca, nel 18° sec., G. divenne centro notevole di cultura italiana; dopo il 1815 partecipò al movimento di liberazione nazionale e fu centro attivissimo dell’irredentismo italiano tra il 1866 e il 1918. Dagli Italiani G. fu conquistata nella Prima guerra mondiale, nel corso della 6ª battaglia dell’Isonzo (battaglia di G.: 6-17 agosto 1916). Per il trattato di pace del 10 febbraio 1947 con la Iugoslavia, il confine italiano con la Slovenia include G., escludendo, a N, la stazione di Montesanto.

Al di là della frontiera, a partire dal 1947, si è formato il centro di Nova Gorica. Nel 2004, in vista dell’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea, è stata smantellata la rete che separava i due nuclei. L’integrazione si è completata nel 2007, dopo l’ingresso della Slovenia nell’area del Trattato di Schengen sulla libera circolazione di persone e merci.

Provincia di G. Dopo la cessione alla Iugoslavia dell’83,4% del suo territorio, la provincia di G. (467 km2 con 137.795 ab. nel 2020), divisa in 25 comuni, e soppressa il 30 settembre 2017 in attuazione del piano di riordino del sistema della autonomie locali della regione Friuli-Venezia Giulia, risulta compresa tra la regione collinare del Collio a N, la valle dell’Iudrio a O e il Golfo di Panzano a S; a E il confine taglia la valle dell’Isonzo alle falde del Monte Sabotino, attraversa i sobborghi orientali del capoluogo e corre sulle propaggini dell’altopiano del Carso fino alla foce del Timavo. Il dato demografico provinciale ha registrato negli anni 1980 un netto decremento che si è, tuttavia, progressivamente affievolito con il trascorrere degli anni 1990. Oltre che nel capoluogo, il dato demografico è in regresso in altri comuni, mentre dinamiche demografiche positive, sia pure in misura contenuta, hanno interessato alcuni insediamenti localizzati lungo la statale dell’Isonzo. L’apparato economico locale registra complessive condizioni di ripresa produttiva. L’agricoltura continua a sostenere un ruolo chiave nell’economia provinciale, soprattutto grazie alla viticoltura dell’area del Collio. Lo sviluppo industriale appare in ripresa soprattutto nel settore della vecchia cantieristica (Monfalcone), nel comparto delle grandi navi da crociera. Si conferma, invece, in crisi l’industria cotoniera. La provincia ha registrato un notevole incremento nel settore dei servizi. Con l’apertura dell’autoporto di Sant’Andrea, al valico con la Slovenia, G. si sta attrezzando come snodo per il traffico di confine. Le attività turistiche, soprattutto balneari (Grado), si confermano in forte progresso.

La città è stata designata capitale europea della cultura per il 2025 insieme a Nova Gorica e a Chemnitz.

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